0.1 abagli, abaglia, abagliai, abagliano, abagliar, abagliarti, abagliate, abagliati, abagliati, abagliato, abagliava, abaglie, abaglio, abagliòe, abalgliaro, aballia, abayato, abbagli, abbaglia, abbagliai, abbagliala, abbaglian, abbagliar, abbagliare, abbagliata, abbagliate, abbagliati, abbagliato, abbaglieresti, abbagliò, abbagliono, abballiati.
0.2 LEI s.v. *balyo- 'lucente'.
0.3 Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.): 1. || Ma cfr. abbagliato agg.
0.4 In testi tosc.: Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.); Folgóre, Mesi, c. 1309 (sang.); Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.); Mino Diet., Sonn. Inferno, XIV m. (aret.); Neri Pagliaresi, XIV sm. (sen.).
In testi mediani e merid.: Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.).
0.7 1 Provocare una cecità temporanea o permanente, (detto di una luce eccessiva); [senza oggetto:] essere eccessivamente luminoso; [anche fig., positivo e negativo:] provocare cecità intellettuale o stato di confusione (detto di amore, bellezza, virtù, vizi ecc.). 1.1 [Detto di chi si espone a una luce eccessiva]. 1.2 Perdere, anche temporaneamente, la vista a causa di una luce eccessiva, o dello sforzo visivo, (anche in senso fig. per effetto della bellezza ecc.). 1.3 [Generic.:] perdere la vista, o subirne una diminuzione. 2 Trarre in inganno, confondere (l'intelletto), far perdere il senno. 2.1 Cadere in inganno, errare. 3 Signif. non accertato.
0.8 Pietro G. Beltrami 10.03.1998.
1 Provocare una cecità temporanea o permanente, (detto di una luce eccessiva); [senza oggetto:] essere eccessivamente luminoso; [anche fig., positivo e negativo:] provocare cecità intellettuale o stato di confusione (detto di amore, bellezza, virtù, vizi ecc.).
[1] Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.), cap. 3, pag. 6.9: Allora apersi li occhi, e guarda'mi dintorno, e vidi appresso di me una figura tanto bellissima e piacente, quanto più inanzi fue possibile a la Natura di fare. E della detta figura nascea una luce tanto grande e profonda, che abagliava li occhi di coloro che guardare la voleano, sicché poche persone la poteano fermamente mirare.
[2] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 23.64, vol. 1, pag. 388: Di fuor dorate son, sì ch'elli abbaglia; / ma dentro tutte piombo, e gravi tanto, / che Federigo le mettea di paglia.
[3] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), proemio, pag. 3.31: E sì come negligenzia può venire all'uomo per cinque cagioni; così l'Autore, di questi negligenti fa V parti: la prima cagione puote essere per vana dilettazione, la quale li hae abballiati che non si sieno accorti se non nelli estremi, che non hanno meritato; e di queste così fatte anime tratta nel primo e nel II Capitolo:...
[4] Libri astron. Alfonso X, c. 1341 (fior.), Libro delle stelle fisse, L. 1, pag. 79.43: Ché l'aguila si è come re e signore di tutti li altri uccelli... E sença questo si è quello uccello che più guarda fiso nel sole che neun altro del mondo, ché il sole non l'aballia né le muove acqua nelli occhi.
[5] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 13, vol. 1, pag. 100.24: parla il Decreto, e dice, che per verità questo è opera di spirito maligno, il quale, poichè ha la mente della stolta persona indotta a questo credere, sì la ludifica per lo predetto modo ed abbagliala...
1.1 [Detto di chi si espone a una luce eccessiva].
[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 25.122, vol. 3, pag. 422: Qual è colui ch'adocchia e s'argomenta / di vedere eclissar lo sole un poco, / che, per veder, non vedente diventa; / tal mi fec'ïo a quell'ultimo foco / mentre che detto fu: «Perché t'abbagli / per veder cosa che qui non ha loco? / In terra è terra il mio corpo, e saragli / tanto con li altri, che 'l numero nostro / con l'etterno proposito s'agguagli.
1.2 Perdere, anche temporaneamente, la vista a causa di una luce eccessiva, o dello sforzo visivo, (anche in senso fig. per effetto della bellezza ecc.).
[1] Frate Ubertino, XIII sm. (tosc.), 1a.33, pag. 5: [[Lo planeta mag[g]ior]] e a tut[t]e dà spend[ï]ente luce / con diversi splendori / insieme operatori; / in molte guise varia, chi li guarda, / e molte volte d'abagliar [[ms. abalgliare]] non tarda. || Cfr. CLPIO V 199 FrUb.33.
[2] Folgóre, Mesi, c. 1309 (sang.), 6.8, pag. 410: Di maggio sì vi do molti cavagli /... / vïuol'e ros'e fior', ch'ogni uom v'abagli...
[3] Sacchetti, La battaglia, 1353 (fior.), III, ott. 39.8, pag. 48: Il ciel non credo che di maggior lume / mostrasse mai virtù per suo grandezza, / né altro cerchio sovra 'l suo caccume / non porse in occhio mai tanta allegrezza; / quivi d'ogni diletto corre un fiume, / che cerchia l'universo per altezza, / e io, che tanto lume rimirai, / non porría dirlo, sí forte abagliai.
1.3 [Generic.:] perdere la vista, o subirne una diminuzione.
[1] Ant. da Tempo, Rime (ed. Grion), 1332 (tosc.-padov.), 12.14, pag. 93: Al començiar stà forte a la travaglia, / Perchè la medicina troppo giace, / A cui per lunga malatia s'abaglia.
[2] Contemptu mundi (I), XIV sm. (tosc.), L. 1, cap. 10, pag. 88.18: Ma se alcuno giugnerá alla vecchiaia, esso fatto el suo cuore è afflitto, el capo si diguazza, lo spirito languisce, el fiato gli pute, la faccia fa grinze, la statura si piega, gli occhi abbagliono, e nodi delle dita vacillono, el naso gocciola, e capegli cascono, el toccare triema, l'atto perisce, e denti anneriscono e gli orecchi doventono sordi.
2 Trarre in inganno, confondere (l'intelletto), far perdere il senno.
[1] Fiore, XIII u.q. (fior.), 103.8, pag. 208: «Ancor sì no· mi par nulla travaglia / Gir per lo mondo inn- ogne regione / E ricercar ogne religione; / Ma della religion, sa· nulla faglia, / I' lascio il grano e prendone la paglia, / Ch'i' non vo' che ll'abito a lor faz[z]one / E predicar dolze predicazione: / Con questi due argomenti il mondo abaglia.
[2] Mino Diet., Sonn. Inferno, XIV m. (aret.), 15.6, pag. 26: L'ypocriti incappati tristi et stanchi / con cappe et cappucciuol di fuor dipinti / sono in inferno affatigati et vinti, / tanto ch'appena movono i lor fianchi, / di piombo carchi, abbarbagliati zanchi / chome altrui abbagliar qui per un vinti / di male bolge ne la fossa i quinti / maladecti da Dio d'ogne ben manchi.
[4] Torini, Brieve collezzione, 1363-74 (fior.), pt. 3, cap. 27, pag. 323.25: E noi ciechi possiamo fare così ingordo e estreminato guadagno! [[...]]. E tanto ci abagliano le cose del mondo, che nol sappiamo fare!
[5] Neri Pagliaresi, XIV sm. (sen.), pt. 14, 19.5, pag. 180: Figliuol, non t'abaglie / sotto ombra di ben far chi fare el sane, / ma sappiti guardar da' suoi inganni / sì che tu fugga gl'infernali affanni.
2.1 Cadere in inganno, errare.
[1] Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.), 91.8, pag. 636: De quanta engiuria pieno è quel travaglio, / dove fo messo el superbo furore, / el qual se perdonate, tanto errore / ne seguirà, che nel pensèro abaglio.
[2] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 15, terz. 11, vol. 1, pag. 171: l'anno mille dugento, e poi ragguaglia / sessantacinque coll'ultimo giorno / del mese di Febbraio, se non ti abbaglia.
[1] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 159.319, pag. 159: E 'l pan azzimo / fece monna Cincipote, / e 'l bellegote poi la rigaglia, / e scaglia / ed abbaglia / e dagli uno ingoffo / in su lo scoffo, / ed ella schiamazza. || Ageno, Sacchetti, Rime, p. 212, propone «prende abbaglio».
[u.r. 04.09.2019]