ABBORRARE v.

0.1 abborra, abborri, aborra, aborre.

0.2 Da borra.

0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 1.

0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321; Jacopo Alighieri, Capitolo, 1322 (fior.).

In testi sett.: Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.).

0.6 N Il senso originario del verbo sembrerebbe 'avviluppare nella borra'. In alcuni casi sembrerebbe una variante di aberrare: cfr. DEI e ED, s.v. abborrare.

GDLI cita come forma di abborrare anche il dantesco «ciò che vede aborre» (Par. XXVI 73), qui riportato sotto il lemma aborrire.

Doc esaustiva.

0.7 1 Mettere insieme alla meglio, abborracciare. 2 Intendere confusamente, ingannarsi.

0.8 Pär Larson 10.03.1998.

1 Mettere insieme alla meglio, abborracciare.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 25.144, vol. 1, pag. 433: disse a l'altro: «I' vo' che Buoso corra, / com'ho fatt'io, carpon per questo calle». / Così vid'io la settima zavorra / mutare e trasmutare; e qui mi scusi / la novità se fior la penna abborra. || Secondo alcuni commentatori antichi abborra sarebbe invece una variante di 'aberra'.

[2] Jacopo Alighieri, Capitolo, 1322 (fior.), 105, pag. 368: Nell'infiammato septimo martiro / ermafrodita, Soddoma e Gomorra / cantar dimostra il lor aspro disiro. / Et poi di sopra, per c'altri vi corra, / della felicità dimostra i segni / a cui la sua scriptura non aborra.

[3] Gl Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 25, 136-144, pag. 614, col. 2.4: Abborra, cioè: azavatta.

2 Intendere confusamente, ingannarsi.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 31.24, vol. 1, pag. 527: me parve veder molte alte torri; / ond'io: «Maestro, dì, che terra è questa?». / Ed elli a me: «Però che tu trascorri / per le tenebre troppo da la lungi, / avvien che poi nel maginare abborri. / Tu vedrai ben, se tu là ti congiungi, / quanto 'l senso s'inganna di lontano...

[2] Gl Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), c. 26, 67-78, pag. 582, col. 2.19: Aborre, çoè non distingue o ver aviluppa. || Cfr. aborrire, 2 [1], e ED s.v. aborrire.

[3] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 5, cap. 12.31, pag. 371: E tanto fa la coscienza grossa [[Macometto]], / che i maschi usando Sodoma e Gomorra, / vuol che senza peccato far si possa. / Loda il battesmo e odi s'ello abborra: / dice che, quando l'uom fa un peccato, / ch'al fiume per lavarsi tosto corra.

[4] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 2, cap. 31.30, pag. 177: Omai vien oltre e potrai veder quali / funno li miei castelli e l'alte torri / e i gran palagi e gli archi triunfali. / E dico ben che, se tu non trascorri, / maraviglia sarà se, riguardando, / la mente in tante cose non abborri».

[u.r. 14.04.2017]