ABITUALE agg.

0.1 abituale, habituali.

0.2 Lat. mediev. habitualis (DELI 2 s.v. abituale).

0.3 Dante, Convivio, 1304-7: 1.

0.4 In testi tosc.: Dante, Convivio, 1304-7; Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.).

In testi sic.: Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.).

0.6 N Non è sempre agevole distinguere negli ess. tra le due accezioni, anche se sembra chiaro che debba essere originaria quella filosofico-teologica (si tratta infatti di un latinismo dottrinale: cfr. ED s.v.), dalla quale deriva il signif. oggi usuale.

0.7 1 Che appartiene alle caratteristiche proprie di qsa, intrinseco; potenziale (spesso contrapposto ad attuale). 2 Che tende ad essere o agire sempre in un modo determinato.

0.8 Pär Larson 17.04.1998.

1 Che appartiene alle caratteristiche proprie di qsa, intrinseco; potenziale (spesso contrapposto ad attuale).

[1] Dante, Convivio, 1304-7, III cap. 13, pag. 232.6: l'umana natura - fuori della speculazione, della quale s'appaga lo 'ntelletto e la ragione - abisogna di molte cose a suo sustentamento; per che la nostra sapienza è tal volta abituale solamente, e non attuale: che non incontra ciò nell'altre intelligenze, che solo di natura intellettiva sono perfette.

[2] Jacopo Passavanti, Specchio, c. 1355 (fior.), dist. 4, cap. 1, pag. 73.22: La seconda condizione che dee avere questo dolore, si è che sia continovo: e non si dee intendere continovo quanto ad attuale memoria con attuale dolore, ma quanto ad abituale dispiacere; cioè a dire, che sempre che all'uomo ricorda del peccato, gli spiaccia, e mai non se ne ricordi che non gli dispiaccia.

[3] Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.), cap. 28, par. 3, pag B156.28: comu lu meu intellectu intendi tuctu zo ki esti in la mia fantasia discurrendo per tucta la mia fantasia, cussì l'anima di Cristu discurri per tucta la memoria divina, et la divina memoria esti noticia di l'anima di Cristu comu habituali.

2 Che tende ad essere o agire sempre in un modo determinato.

[1] Dante, Convivio, 1304-7, IV cap. 18, pag. 376.18: Nel precedente capitolo è diterminato come ogni vertù morale viene da uno principio, cioè buona e abituale elezione; e ciò importa lo testo presente infino a quella parte che comincia: Dico che nobiltate in sua ragione.

[2] Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.), cap. 25, pag. 120.10: E nota, che in questo luogo si punischono choloro che sono habituali ad essare ladri, e che in ciò si dilettano. E anchora nota, che ciaschuna persona da principio per natura à alchuna dispositione, buona o rea; unde questi cotali si possono quasi dire naturali ladri...

[u.r. 22.03.2017]