ABITÙDINE s.f.

0.1 abitudine.

0.2 Lat. habitudo, habitudinem (DELI 2 s.v. abituale).

0.3 Dante, Vita nuova, c. 1292-93: 1.

0.4 In testi tosc.: Dante, Vita nuova, c. 1292-93.

N Att. solo fior.

0.6 N L'accezione oggi prevalente, 'consuetudine', non è attestata nel corpus.

0.7 1 Disposizione naturale, modo di essere, stato.

0.8 Pär Larson 06.05.1998.

1 Disposizione naturale, modo di essere, stato.

[1] Dante, Vita nuova, c. 1292-93, cap. 29, parr. 1-4, pag. 124.10: questa potrebbe essere una ragione: con ciò sia cosa che, secondo Tolomeo e secondo la cristiana veritade, nove siano li cieli che si muovono, e, secondo comune oppinione astrologa, li detti cieli adoperino qua giuso secondo la loro abitudine insieme, questo numero fue amico di lei per dare ad intendere che ne la sua generazione tutti e nove li mobili cieli perfettissimamente s'aveano insieme.

[2] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 29, pag. 639.1: Sono alcune cose che inchinano in bene solo per una abitudine naturale senza altro conoscimento, sì come le piante e li corpi non animati. Le piante al tempo del calore hanno grande appetito d'umido, nella primavera appetito d'alimento, come letame; nelli non animati, appetito di luogo, come li gravi in basso, li lievi in alto: la quale inclinazione in buono si è appetito naturale.

[3] Jacopo Passavanti, Tratt. sogni, c. 1355 (fior.), pag. 329.10: E però i medici antichi (e ancora s'usa in alcuno paese) soleano domandare lo 'nfermo de' sogni, come degli altri segni e accidenti per li quali si conosce l'abitudine e la disposizione del corpo dentro.

[4] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. XIV (i), par. 16, pag. 638.2: e però quello che per accidente adiviene non è diletto della natura, sì come ne' nostri medesimi corpi noi possiam vedere, li quali il più la natura produce sani e in buona abitudine, e noi poi, col disordinatamente vivere, corrompiamo e facciamo infermi.

[u.r. 27.11.2017]