ABITURO s.m.

0.1 abitur, abituri, abiturii, abiturio, abituro, habituri.

0.2 Da abitare 1, sul modello di tugurio (DELI 2 s.v. abitare). || Cfr. habiturium negli statuti di Pistoia del sec. XII, cit. da DEI e DELI 2, prima att. della forma latina.

0.3 Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.); Doc. fior., 1274-84; Doc. sen., 1289.

0.5 Locuz. e fras. abituro terrestre 1.5.

0.6 N Nei volgarizzamenti dal lat., abituro viene usato per tradurre domicilium.

0.7 1 Luogo in cui si abita; dimora, domicilio, sede. 1.1 Sede di culto divino. 1.2 [Dir.] Uso di abitazione, diritto di risiedere. 1.3 [Filos.] Fig. Sede, collocazione. 1.4 Luogo abitato. 1.5 Locuz. nom. Abituro terrestre: la terra abitabile. 2 La parte abitata di un edificio, appartamento, quartiere. 2.1 [Rif. a ripari di animali]. 2.2 Residenza, sede signorile. 2.3 Casa abitabile? 3 Edificio in genere.

0.8 Pär Larson 19.02.1999.

1 Luogo in cui si abita; dimora, domicilio, sede.

[1] Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.), pag. 164.6: Quanto più savio è l'uomo, tanto muore più apagato nell'animo, nè non si pente d'essere vissuto, per ciò ch'ha menata la vita sì che nonn è nato indarno e partesi di questa vita sì come viandante d'albergho e non di suo abiturio.

[2] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 90, pag. 259.40: Veramente quel secolo era beato innanzi, che fossero i maestri di pietra, perché bastava ad avere abituri, chente si truovano fatti per natura, e sanz'arte.

[3] Lancia, Eneide volg., 1316 (fior.), L. 5, pag. 247.29: qui fondiamo una città: confortatevi e con meco pigliate faccelline, e ardiamo il navilio, però che la immagine della 'ndovina Cassandra in sogno vidi, che mi dava ardenti fiaccole; ella mi disse, qui fate Troja, qui fia vostro abituro. || Cfr. Verg. Aen. V, 637-8: «Hic quaerite Troiam; / hic domus est, inquit, vobis».

[4] Lancia, Eneide volg., 1316 (fior.), L. 6, pag. 305.6: E 'l signore con poche parole così rispuose: Neuno di noi ha propio abiturio: noi abitiamo nelli oscuri boschi e le ripe sono nostri letti e abitiamo in prati verdi per li rivi e fiumi; ma passate questi gioghi, e io vi fermerò in lieve sentiero. || Cfr. Verg. Aen. VI, 673: «nulli certa domos».

[5] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 8, cap. 15, pag. 593.10: disse [[Alessandro]] ad Anasarco suo compagno (dicente per l'autorità di Democrito suo maestro, ch'erano innumerabili mondi): «Oi me misero, ch'io non ò ancora acquistato uno mondo!» Stretta possessione fu quella all'uomo, la quale bastoe ad abiturii di tutti li dei! || Cfr. Val. Max. VIII, 14 Ext. 2: «deorum omnium domicilio sufficit».

[6] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. VI, cap. 7, vol. 1, pag. 237.6: quegli del borgo di Marti, impauriti de' Fiorentini, [[...]], sì ordinarono di concordia di disfare le loro terre, e di porresi in su il bello poggio ove fu poi il detto castello, in sul quale era una selva d'uno terrazzano ch'avea nome Bonizzo, e dal detto il suo nome fu derivato; e questo in brieve tempo ripuosono e afforzaro, però che il luogo da sua natura è forte e agiato e bello, e partirlo ad abituro in VIIII contrade...

1.1 Sede di culto divino.

[1] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 5, cap. 3, pag. 364.2: tu adori l'ossa d'Edippo, contaminate ciecamente nella occisione del padre, nel matrimonio della madre, poste intra quello santo Ariopago, di umano e divino quistionare venerevole abiturio, e nell'alte fortezze di Minerva la rocca con onore d'altare ornate come molto santissime. || Cfr. Val. Max., V, 3, Ext. 3: «Arium pagum, divini atque humani certaminis venerabile domicilium».

[2] Valerio Massimo, sec. red., c. 1346 (fior.), L. 4, cap. 8, pag. 465.11: E sì come le magioni dove si fanno i sacrifici sono sacrati abituri, così sono templi pieni d'uno santo spirito li fidati petti de gli uomeni, che sono magioni di queste forze dell'amistade. || Cfr. Val. Max., IV, 7 Ext. 1: «aedes sacra domicilia».

1.2 [Dir.] Uso di abitazione, diritto di risiedere.

[1] Doc. sen., 1289, 18, pag. 48.17: Ancho lasso a madonna Fine mia madre tucto l'abituro e le rendite che abbo per la mia metià de le case di Galgaria a sua vita, et in fine sua le decte case sieno di Viva mio fratello et dei filliuoli...

[2] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 1, cap. 6, pag. 34.8: E questi medesimi, poco tempo passato, per battaglia vinti, iscacciati del loro paese, e non conoscendo le cose, ma credendo che togliessero loro l'abiturio di tutto il mondo, l'isola di Rodo, quasi sicura abitazione, presero. || Cfr. Oros. Hist. I, 7: «credentes quod se penitus a congressu totius humanae habitationis abstraherent...»

1.3 [Filos.] Fig. Sede, collocazione.

[1] Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.), pag. 216.11: «Che è l'uomo?» «È mente incarnata, fantasma del tempo, aguardatore de la vita, servente a la morte, romeo trapassante, oste forestiere di luogo, anima di fatica, abiturio di piccol tempo».

[2] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 70, pag. 166.4: Se tu vuogli essere franco contra al tu' corpo, pensa d'abitarlo, come colui, che se ne de' partire, e votare per forza in alcun tempo questo abituro. E se tu il farai, tu sarai più coraggioso, quando te ne converrà uscire. || Cfr. Sen. Ep. 79, 17: «Propone tibi quandoque hoc contubernio carendum».

[3] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 84, pag. 233.20: Lascia stare questi scaglioni di quest'alti palagj, perocché così sono ruvinosi. Se tu mi credi, addirizzati alla sapienza, perocché 'l suo abituro è pacifico, e largo.

[4] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 7, cap. 2, pag. 482.9: Le cose, che sono serrate ne lo abituro della mente, non si possono contaminare colle mani delli uomini nè con quelle delli dii... || Cfr. Val. Max. VII, 2 Ext. 3: «Quae domicilio mentis inclusa...».

1.4 Luogo abitato.

[1] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 91, pag. 269.32: Ancora verrà tempo, che tutte le cittadi, ch'al presente son grandi, e nobili, e pregiate, saranno sì consumate, che non vi si mostrerrà alcuna insegna, che giammai sieno state abituri.

1.5 Locuz. nom. Abituro terrestre: la terra abitabile.

[1] Intelligenza, XIV in. (tosc.), 234.3, pag. 206: Ed èvi come, in man del su' maestro, / dispese il mondo tutto a' suoi baroni; / segnor di tutto l'abiturterrestro, / come lo spese, dicerovi i nomi...

2 La parte abitata di un edificio, appartamento, quartiere.

[1] Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi), dist. 1, cap. 3, pag. 36.16: Et se lo signore di quella casa avarà con essa altre case congionte, con ciò sia cosa che una medesma casa alcuna volta si divida per diversi et accostati abituri...

[2] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 15, pag. 356.26: Non v'era giunto ancor Sardanapalo ec.. Detto della temperanza circa il vestire ed abito del corpo, e circa le dote, e circa li abituri; ora a contrario sensu dice [de]ll'astinenzia dalli lisci ed affazzonamenti, ed altre viltadi corporali...

[3] Jacopo Passavanti, Tratt. vanagl., c. 1355 (fior.), cap. 4, pag. 270.19: la donna graziosa e onesta, amabile, bella, di nobile sangue e di chiara fama, e di lei assai e begli figliuoli; avere begli palazzi co' gli abituri agiati, larghi verzieri co' poderi coltivati.

[4] Doc. fior., 1353-58, (1357), pag. 104.16: I predecti operai tutti di concordia allogharono a Giovanni di Lapo Ghini e a Piero di Gianbono, per loro e per Giovanni Gherardini loro compagno, a disfare tutti gli abituri che s'abitano dentro al corpo della chiesa...

[5] Ristoro Canigiani, 1363 (fior.), cap. 43.125, pag. 124: Deh! non voler, che le belle casette / E' gran palagi, e' morbidi abituri, / D'abitator rimanghin vedovette. / Facci, Signor, da tal peste sicuri, / E riposaci in pace, e facci armare / De' tuo' precetti con cuor netti e puri.

- Camera, cella.

[6] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 3, cap. 9.107, pag. 211: Cercato il monte ognor Solino e io / e veduto la chiesa e gli abituri, / raccomandammo que' buon frati [[della Verna]] a Dio.

[7] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. V (i), par. 15, pag. 283.27: ma egli [[scil. il labirinto]] fu, e ancora è, un monte tutto dentro cavato e tutto fatto ad abituri quadri a modo che camere, e ciascuna di queste camere ha quatro usci, in ciascuna faccia uno, li quali vanno ciascuno in camere simiglianti a queste, e così poco si puote avanti andare, che l'uomo vi si smarrisce entro senza saperne fuori uscire, se per avventura non è.

2.1 [Rif. a ripari di animali].

[1] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 31.9, pag. 681.9: La gloria di colui, cioè Iddio, che lei innamora, e il quale per sua e da sua propria bonitade la fece così grande, da Dio discendeva nella rosa, e dalla rosa salìa in Dio, a guisa d'una schiera d'api che portano fiori alli loro abituri, e quelli scaricano, e ritornano vote per anche.

[2] F Piero de' Crescenzi volg., XIV (fior.), lib. 9, cap. 86: Se dugento [[galline]] nudrire ne vorrai, luogo chiuso è da havere, nel quale due gabbie di loro abituro congiunte sieno, le quali verso l'oriente guardino et siano di lungheza dieci piedi e d'amplitudine et in alteza poco meno. || Crescenzi, [p. 324].

2.2 Residenza, sede signorile.

[1] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 5, cap. 49, pag. 611.25: Queste cose così fatte, gli piacque nella più alta parte della sua terra edificare a sé reale abituro, il quale magnifico fece, e, sopra esso dimorando, potea tutto il suo popolo vedere: nella gran corte del quale avea ordinato di dare leggi al popolo, per le quali essi debitamente vivessero.

[2] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 6, cap. 3, pag. 423.10: a lui ucciso fece gittare la casa adosso, acciò che fosse eziandio punito per la ruina de la casa. Et in quello terreno fece la magione di dea Tellure. Adunque quella casa, la quale era pria abituro del potente uomo, è ora ammaestramento di santa rigidezza.

[3] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 12, pag. 41.18: Vero è che a quel tempo la maggiore parte del mondo era in diserti. Anche la Savia Donzella aveva fatta quella torre e quello abituro in tale valle del diserto, che niuna persona vi poteva andare se non per uno picciolo sentiere...

[4] A. Pucci, Libro, 1362 (fior.), cap. 8, pag. 56.29: Havi ancora nel detto cerchio uno abituro nobilissimo, tutto di canne, ordinato per modo ch'a sua richiesta si puote disfare e rifare ed è dentro tutto lavorato ad oro e suoi legami sono tutti di seta, [[...]] e in questo dimora il Gran Cane tre mesi dell'anno...

[5] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 59, pag. 131.13: Il signore andò a desinare, e come ebbe desinato, montò a cavallo e andò a Chiaravalle, dove è una gran badìa, e uno bellissimo abituro per lo signore...

2.3 Casa abitabile? || I quattro ess. in Doc. fior., 1274-84 compaiono sempre insieme a casa; una volta si ha inoltre risedio e una murato: ma non sembra trattarsi di iterazioni sinonimiche. I due ess. qui cit. potrebbero forse essere da spostare sotto 1.2.

[1] Doc. fior., 1274-84, pag. 475.27: MCClxxj, dì xiiij intrante giennaio. Conperamo da Donosdeio f. Federighi de' Magli un podere, chassa (e)d aia (e) risedio (e) abiturio posto ala Romola nel populo San Donato a Schopeto...

[2] Doc. fior., 1274-84, pag. 491.8: Conperamo da Bacialieri f. Rinieri Gianini (e) da Iacopina sua serochia (e) figliuola del detto Rinieri un podere (e) una chassa (e) due murati (e) piaçça (e) abituro chon u· peçço di terra (e) colto (e) vignia (e) aia (e) capana posta a Guerile nel populo Santa Maria Oltrolme...

3 Edificio in genere.

[1] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 1, cap. 5, pag. 62.22: Et essendo [[Pompeo Magno]] arrivato alla riviera della città di Pafo vide uno bellissimo abituro, e domandò il nocchiere della nave come ha nome quello, et elli disse, che quello albergo era chiamato Captio, ciò è a dire, presura o inganno... || Cfr. Val. Max. I, 5, 6: «conspexit in litore speciosum aedificium».

[2] Boccaccio, Ameto, 1341-42, cap. 35, par. 21, pag. 787.10: Una lingua, uno abito e que' medesimi iddii erano all'uno che all'altro; solamente gli abituri erano divisi. E in picciolo tempo di teatri, di templi e d'alti abituri bellissima si poté riguardare; e ciascuno giorno multiplicando di bene in meglio, poté essere dalle circustanti città menomanti invidiata...

[3] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. V, cap. 8, vol. 1, pag. 175.6: Dapoi che ' Fiesolani tornarono in grande parte ad abitare in Firenze, come detto è dinanzi, la città s'empié più di gente e di popolo, e crescendo in borghi e abituri di fuori della vecchia e piccola città, poco tempo appresso convenne di nicessità che lla città si crescesse di cerchio, prima di fossi e di steccati...

[u.r. 22.03.2017]