ABOMINAZIONE s.f.

0.1 abbominatione, abbominazione, abbominazioni, abomenazïone, abominacion, abominacione, abominatio, abominatione, abominazione, abominazioni, abuminacioni, habominacione.

0.2 Lat. eccl. abominatio, abominationem (LEI s.v. abominatio).

0.3 Andrea da Grosseto (ed. Segre), 1268 (tosc.): 1.2.

0.4 In testi tosc.: Andrea da Grosseto (ed. Segre), 1268 (tosc.); <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>; Paolino Pieri, Cronica, 1305 c. (fior.); <Cavalca, Disc. Spir., a. 1342 (pis.)>;.

In testi sett.: Elucidario, XIV in. (mil.); Paolino Minorita, 1313/15 (venez.).

In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.); Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.); Destr. de Troya, XIV (napol.).

In testi sic.: Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.).

0.5 Locuz. e fras avere in abominazione 1.2; in abominazione 1.1.

0.7 1 Atto o atteggiamento di rifiuto morale, orrore, esecrazione. 1.1 Locuz. agg. In abominazione (essere, venire, tornare): oggetto di rifiuto morale e di vituperio; privo di stima. 1.2 Locuz. verb. Avere in abominazione: esecrare, detestare, abominare. 1.3 Accusa con infamia. 2 Cosa o atto tale da suscitare orrore, esecrazione, rifiuto morale; infamia, empietà, nefandezza. 2.1 Con abominazione: in modo efferato. 3 Fenomeno mostruoso, anomalia. 4 [Med.] Malessere di stomaco con tendenza al vomito, nausea.

0.8 Pär Larson 26.02.1999.

1 Atto o atteggiamento di rifiuto morale, orrore, esecrazione.

[1] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 1, pt. 3, cap. 1, pag. 86.23: E quando l'uomo odia il male, elli il fugge, e brigaselo di schifare, e di tanto à abbominazione e orribilità: e quando elli à acquistato il male che elli intendeva a fuggire, elli à tristizia e dolore.

[2] Dante, Convivio, 1304-7, I cap. 1, pag. 3.9: Le due di queste cagioni, cioè la prima dalla parte [di dentro e la] [prima dalla parte] di fuori, non sono da vituperare, ma da escusare e di perdono degne; le due altre, avegna che l'una più, sono degne di biasimo e d'abominazione.

[3] Elucidario, XIV in. (mil.), L. 1, q. 181, pag. 131.13: Ma la forma de lo pan e de lo vino g'è romaxa azò che nuy no habiemo error ni abominatione de tocharlo con la bocha e con li dinti e azò ke nuy habiemo maior merito se nuy crezemo senza vederlo.

[4] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 53.31: Sono alcuni che bene lasciano i peccati, ma volontieri n'odono parlare; ma chi bene si ripente elli non dee udire volontieri parlare di peccato, anzi ne dee avere grande abominazione.

[5] Paolino Minorita, 1313/15 (venez.), cap. 31, pag. 42.3: VJ de queste passion se trova in la vertude de l'anema che è dita concupiscibile, çoè amor, desiderio, delectacione overo allegreça, odio, abominacione, [tristicia] overo dolor; e se' oltre en la vertude irascibele, çoè sperança, desperança, ira, mansuetudene, ardimento, paura.

[6] Ugo Panziera, Trattati, a. 1330 (tosc.occ.), 12, cap. 8, pag. 86, col. 18.27: le vili proprietadi dell'huomo el quale è corporalmente morto. Delle quali voglio tre cose brevemente narrare. La prima si è impotentia in ogni operatione. La seconda si è corruptione la quale tende in sua anichilatione. La tertia si è abominatione in humana consideratione.

[7] Gl Senisio, Declarus, 1348 (sic.), 3v, pag. 19.18: Abominacio onis... orror, abuminacioni.

[8] Gregorio d'Arezzo (?), Fiori di med., 1340/60 (tosc.), pag. 45.20: vogliendo che la generatione delgli animali fosse ferma et stabile per quella operatione, et disponendo che si rinovasse per generatione, mise nel congiungnimento del maschio cola femina mirabile vertude et amabile delectatione, acciò che lgli animali non venissero meno per abominatione di quell'opera brutta et villana.

[9] Libro del difenditore della pace, 1363 (fior.), diz. 2, cap. 24, par. 11, pag. 398.17: Ché llassciando i prelati delle chiese e lli altri qurati le esortazioni, ossecrazioni e rriprensioni secondo sana dottrina, e conmettendo malvagitati piene di biasimo e d'abominazioni, apertamente si scandalizza il popolo dell'essenpro di quelli, ché come sangue a ttraiendo, così al popolo sono costituiti essenpro per verità aspettano.

[10] Miracoli di Caterina di Iacopo, c. 1374 (fior./sen.), cap. 29, pag. 25.20: «Dunque ti fuggisti, Caterina, e abandonasti la 'nferma che non si può aiutare, e vennetene puzzo con abbominazione? E io col puzzo te ne pagherò». E ponendosi il bicchiere a bbocca tutto il beve.

1.1 Locuz. agg. In abominazione (essere, venire, tornare): oggetto di rifiuto morale e di vituperio; privo di stima.

[1] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 37, pag. 193.14: L'uomo ch'è rognoso pare sozzo, e più il lebroso, e però è in abominazione delle genti.

[2] Stat. fior., c. 1324, cap. 27, pag. 60.23: le quali tutte cose ritornano in danno e menomamento de' popolari e degli artefici del Comune di Firenze, ed in vituperio e disinore ed abbominazione del reggimento del Comune di Firenze...

[3] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 2, cap. 8, vol. 2, pag. 195.13: per un dispetto dice: Io vi getterò in su la faccia lo sterco delle vostre solennitadi, e lo vostro incenso mi è in abbominazione, e lo tumulto delli vostri canti mi è nojoso. || Cfr. Is, 1, 13: «incensum abominatio est mihi».

[4] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. VIII, cap. 147, vol. 1, pag. 622.9: il re Filippo il Bello di Francia, per consiglio di Biccio e Musciatto Franzesi, fece prendere tutti gl'Italiani ch'erano in suo reame, sotto protesto di prendere i prestatori; ma così fece prendere e rimedire i buoni mercatanti come i prestatori; onde molto fu ripreso e in grande abbominazione, e d'allora innanzi il reame di Francia sempre andò abassando e peggiorando.

[5] Gl Jacopo Passavanti, Tratt. superb., c. 1355 (fior.), cap. 5, pag. 214.27: l'uomo superbo offende il prossimo col quore, avendolo a vile e spregiandolo. Onde dice il savio Ecclesiastico: Sicut abominatio est superbo humilitas, ita execratio diviti pauper: Come al superbo è in abbominazione l'umilità, così all'uomo ricco è in dispregio il povero.

[6] Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.), lett. 98, pag. 236.17: Sia laldato Iddio. È vero che questa nostra povertà è in abominazione quasi al più delle genti, come se mai non fusse essuta, e qui cade la pazienzia, e prelati ci ànno in abominazione e grande dispetto.

[7] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. XIII (i), par. 13, pag. 606.6: sopravennero uccelli, li quali sono chiamati «Arpie», li quali rapivano i cibi posti davanti ad Enea e a' suoi; e non solamente gli rapivano, ma ancora bruttavano sì quegli li quali toccavano, che egli erano in abominazione a coloro che gli vedevano...

[8] S. Caterina, Epist., 1367-77 (sen.), lett. 7. (1372/73), pag. 36.8: Verràvi in tedio e abominatione el mondo e ogni sua operatione, nella memoria di questo sangue...

1.2 Locuz. verb. Avere in abominazione: esecrare, detestare, abominare.

[1] Andrea da Grosseto (ed. Segre), 1268 (tosc.), L. 1, cap. 1, pag. 142.26: «o tu che amaestri un altro e non amaestri te medesmo, tu predichi che neun furi e tu vuoli furare, e di' che neuno non sia lussurioso [e sei lussurioso], ed hai in abbominazione li santi e fai sacrilegio, cioè dirubi l'ecclesie e non onori Dio».

[2] Paolino Minorita, 1313/15 (venez.), cap. 37, pag. 49.19: È manefesto etiamdio ke se de' aver en abominacion quele cose le qual è contrarie a conseguer lo bon stado de la comunança.

[3] Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.), pt. I cap. 10, pag. 629.6: Dovemo ancora per la speranza della superna vita avere in odio e in abbominazione, chi in tutto e chi in parte, ogni cosa terrena: e questo è manifesto segno di coloro che hanno ferma speranza dell'altra vita, che di questa poco curano, ovvero niente.

[4] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 4, cap. 57, pag. 182.19: et si per aventura lu malato, venendo ad fini, disiassi e chiamasse li frati, e facessese maravella perkè li monaci no lu visitassero, dìli ca li monaci l'àveno multo in habominacione per quilli tre dinari d'auro ke avea'.

[5] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 25, vol. 1, pag. 208.33: ama li vivi per grazia, e non vuol la morte del peccatore, ma vuol che si converta, e viva, ed ha in odio, ed in abominazione quelli, li quali in peccato sono morti, più che non abbiamo noi li morti fetenti secondo lo corpo...

[6] Gl Jacopo Passavanti, Tratt. superb., c. 1355 (fior.), cap. 5, pag. 205.16: Onde dice per Amos profeta: Detestor ego superbiam: Io ho in abbominazione e in dispiacere la superbia; e nei Proverbi di Salamone dice: Io ho in odio l'arroganza e la superbia.

[7] Gl Jacopo Passavanti, Tratt. superb., c. 1355 (fior.), cap. 3, pag. 192.24: come dice il profeta: Iniquitatem odio habui, et abominatus sum: Io ho avuto in odio e in abominazione il peccato.

[8] Torini, Brieve collezzione, 1363-74 (fior.), pt. 3, cap. 25, pag. 307.13: Questo nome semplice, noi, non intendendolo, l'abiamo in abominazione come cosa che importi difetto. Ché dicendo d'alcuno: elli è uno semplice, intenderemo sia difettuoso...

1.3 Accusa con infamia. || Cfr. abominare.

[1] Paolino Pieri, Cronica, 1305 c. (fior.), pag. 72.16: Et in questo tempo a dì IIII d'Aprile essendo quel Messer Carlo sanza terra tornato in Firenze al bando del detto Messer Podestà, et essendoli per li Neri fatte grandi et orribili abbominazioni d'alquanti de' Bianchi di tradimento, feceli richiedere et citare, che dovessero venire dinanzi da lui...

2 Cosa o atto tale da suscitare orrore, esecrazione, rifiuto morale; infamia, empietà, nefandezza.

[1] Bestiario moralizz., XIII (tosc./aret.-castell.), 13.11, pag. 764: Simiglia d'omo per creatïone, / de bestia, kè vive malamente / in abominatione de peccato; / rado se piglia per confessïone / del peccato o' sta sciordinatamente; / e per la barba a beccho è semeliato.

[2] Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.), 11.82, pag. 100: Alcun è che perde 'l mondo, / altri el larga como a sonno, / altri el caccia en profonno; / deversa han condizïone: / chi lo perde, è perduto; / chi lo larga, è pentuto; / chi lo caccia arproferuto, / ègli abomenazïone.

[3] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 59, pag. 296.2: Teme l'uomo la puzza del peccato suo, di non confessarlo, di non aprire questo sepolcro: ecco che 'l Segnore vuole pur che si scuopra e aprasi, e esca fuori l'abominazione; e acciò che ssi curi e risuciti vuole Cristo più volontieri patire il puzzo tuo che non vuoli tu, acciò che risuciti.

[4] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 15. proemio, pag. 282.24: E Levit[ic]o, capitolo XVIIJ dice: con maschio non userai giacimento di femmina, tu maschio, però ch'è abominazione.

[5] <Cavalca, Disc. Spir., a. 1342 (pis.)>, cap. 20, pag. 162.11: perlochè poi che Dio venne in terra a prendere forma di servo, e affaticarsi, è grande abominazione, che il cristiano voglia riposarsi, e stare come signore.

[6] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 12, vol. 1, pag. 86.1: Questo peccato è sì orribile, che Dio nol chiama peccato semplicemente, ma chiamalo abominazione, come si narra nel Deuteronomio: e s. Agostino lo chiama apostasia.

[7] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. V (ii), par. 60, pag. 339.14: [[la lussuria]] debilita il vedere e ogni corporal forza quasi a niente riduce; ella è morte de' giovani e amica delle femine, madre di bugie, nemica d'onestà, guastamento di fede, conforto di vizi, ostello di lordura, lusinghevole male, e abominazione e vituperio de' vecchi.

2.1 Con abominazione: in modo efferato.

[1] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 7, pag. 106.33: O taupine dompne troyane, matre de figlyoli, con quanto dolore plangirrite la vostra ventura, chà vederriteve trayre da li vuostri vientre con grande abominatione li parti vuostri e demembrare senza nulla pietate!

3 Fenomeno mostruoso, anomalia.

[1] Contemptu mundi (I), XIV sm. (tosc.), L. 1, cap. 5, pag. 85.26: alcuni nascono sí brutti e sí monstruosi che non paiono uomini, ma piuttosto abbominazioni, a' quali per avventura meglio sarebbe stato provvisto, se mai non fussino usciti a esser veduti, imperò che si mostrano come cose monstruose, e sono dimostrati a miracolo.

[2] Sacchetti, Sposizioni Vangeli, 1378-81, (fior.), Sp. 18, pag. 174.17: Abominatio dicitur 'ab', quod est 'extra', et 'homine', cioè 'fuori d'uomo'. Verbigrazia: se uno avesse cinque occhi, o quattro piedi, o altre cose fuor di natura, serebbe abominazione; e così è fuor di natura quando le potenze intelettive e sensitive sono tratte di loro natura.

4 [Med.] Malessere di stomaco con tendenza al vomito, nausea.

[1] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), pag. 214.10: E s'elli avenisse ch'elli vi convenisse navichare per mare, prima ch'elli entri i· mare tre giorni o quatro, sì mangi meno che no suole; [[...]]. E s'elli avesse abominazione che-l convenisse vomire non è perciò reo, se ciò no ffosse a oltragio. E il troppo vomire e la grande abominazione rimuovere si puote [e] ristringniere in questo modo, sì come di bere un poco di seme d'appio in vino o in sugho d'allume...

[2] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 40, vol. 2, pag. 36.19: Quelli ci danno olio, vino, e balsamo, ed altri liquori buoni: e tu getti sputi, urina, e sterco, e sangue. Quelli rendono soavità di odore, e tu abominazione di fetore. Dunque al frutto, che getti, vedi, che arbore sei.

[3] F Piero de' Crescenzi volg., XIV (fior.), lib. 1, cap. 4: l'acqua tiepida genera abominatione et quando sarà più calda che questa, cioè più tiepida, e sarà beuta ad digiuno molte fiate laverà il stomacho e solverà il ventre... || Crescenzi, [p. 7].

[4] Metaura volg., XIV m. (fior.), L. 2, cap. 9 ch., pag. 238.29: l'acqua ch'è risoluta e istrutta di gragnuola impedisce la fertilità de la terra. E quando tocca i frutti spegne i· lloro il caldo naturale, e l'erbe somigliantemente, onde rimangono crude e indigeste, e fanno abominatione alli animali.

[5] Gregorio d'Arezzo (?), Fiori di med., 1340/60 (tosc.), pag. 58.17: E quando voi dubitate del veleno, guardatevi di prender cose molto dolci, o molto salse, o molto acetose, o molto acute; però k'e' sapori che segnoregiano nascondono l'abbominatione del veleno più agevolmente, però ke ll'uomo si spaventa del veleno, come l'angnello del lupo.

[6] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), Prol. par. 2, vol. 1, pag. 104.29: Ancora considerato, che quando il corpo dell'uomo d'un solo, e continuo cibo si pasce genera allo stomaco abominazione, e variando nutrica e diletta, pensò soggiugnere alle dette Fiorentine storie le peregrine novità, e di strani paesi sì, che d'un fiore non fosse ornato il cappello, ma distinto di più colori all'occhio piacesse.

[u.r. 27.11.2017]