0.1 acaffa, accaffa, accaffato, accaffi, aciaffi.
0.2 Da caffo 'capo' (non presente nel TLIO), dall'ar. qafa (DEI s.v. accaffare).
0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 1.
0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321.
0.7 1 Prendere con forza, afferrare.
0.8 Paolo Squillacioti 16.12.1999.
1 Prendere con forza, afferrare.
[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. c. 21.54, vol. 1, pag. 351: Poi l'addentar con più di cento raffi, / disser: «Coverto convien che qui balli, / sì che, se puoi, nascosamente accaffi».
[2] Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 21, pag. 337.22: Questo se intende cossì: che come tu atufasti, idest prendesti ascosamente pagandoti, vendendo la iustitia, cossì nascosto in questa bolente pece aciaffi.
[3] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 302.208, pag. 357: E cosí ciaschedun di ruffa in raffa / con forza il piú che puote sempre acaffa, / e que' che reggon per comuni stati / per questo sono molto avillupati, / tenendo pochi quell<o> ch'a molti tocca, / non rimovendo mai o core o bocca...
[u.r. 27.11.2017]