0.1 acapricia, accapriccia, accapricciano.
0.2 Da capriccio.
0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 1.
0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321; x Mino Diet., Chiose, XIV m. (aret.).
0.7 1 Essere preso da un brivido (di orrore, di paura).
0.8 Paolo Squillacioti 16.12.1999.
1 Essere preso da un brivido (di orrore, di paura).
[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. c. 22.31, vol. 1, pag. 366: sì stavan d'ogne parte i peccatori; / ma come s'appressava Barbariccia, / così si ritraén sotto i bollori. / I' vidi, e anco il cor me n'accapriccia, / uno aspettar così, com'elli 'ncontra / ch'una rana rimane e l'altra spiccia...
[2] Simintendi, a. 1333 (tosc.), L. 9, vol. 2, pag. 199.13: E io non potea già più sostenere la fatica; e ora ch'io me ne racordo, tutte le mia membra mi s'accapricciano; e racordarmene è parte del dolore.
[3] x Mino Diet., Chiose, XIV m. (aret.), pag. 443: perchè non ti gravi, / Sappi, che 'l primo candido scaglione / Non vuol dir altro, e così per certo avi, / Che la verace nostra contrizione; / L'oscur secondo, che sì 'n accapriccia, / La paurosa intera confessione... || Chiosa a Purg. IX, 94-99.
[4] Gl Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 22, pag. 346.22: Qui D. dice che esso vidde uno, e ancora lo cor gli ne acapricia, idest tremola, el qual aspetò como fa una rana la qual resta.
[u.r. 22.03.2017]