0.1 accenda, accendano, accendansi, accendarà , accendare, accendarenlo, accendaretevi, accendarvi, accendasi, accende, accendea, accendean, accendeano, accendeasi, accendele, accendendo, accendendogli, accendendole, accendendolo, accendendosene, accendendosi, accendendovi, accendeno, accendente, accendentesi, accendenti, accender, accenderà , accenderá, accendera'lo, accenderai, accenderalla, accenderallo, accenderanno, accenderannola, accenderannole, accenderassi, accenderci, accendere, accenderebbe, accenderebboro, accenderei, accenderete, accenderla, accenderle, accenderli, accenderlo, accendermi, accenderò, accendersi, accenderti, accendesi, accendesse, accendesselo, accendessero, accendessi, accendessono, accendeste, accendete, accendetevi, accendeva, accendevami, accendevano, accendevansi, accendevasi, accendi, accendiamo, accendiate, accendila, accendo, accendon, accendonli, accendono, accendosi, accendovi, accendrebbe, accenne, accennese, accenno, accensa, accense, accenseno, accensi, accenso, acces', accesa, accese, accesele, accesemi, acceseno, acceser, accesero, accesesi, accesi, accesilo, acceso, accesono, accesosi, accesse, accesso, accessu, accienda, acciende, acciendendo, accienderà , acciendesi, acciendesse, acciendono, acciesa, acciese, acciesi, accieso, acciesono, accisa, accisi, acciso, aceisa, aceise, açeise, aceisem, aceisi, aceiso, acend, acenda, acendarà , acende, açende, acende', acendea, acendela, acendem, acendendolo, açendendomi, acendeno, acender, acendere, acendese, acendesene, acendesi, acendesse, acendessero, acendeste, acendete, acendeva, acendi, acendili, acendono, acenso, acesa, açesa, acese, açese, aceseno, acesi, aceso, acessa, açessi, açexa, acexe, acexo, aceyze, acienda, aciesa, aciese, aciesero, aciesi, acieso, acixi, adcesa, axeisa, axeiso, azende, azesi; x: açendo.
0.2 Lat. accendere (LEI s.v. accendere).
0.3 Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.): 1.2.
0.4 In testi tosc.: Bonagiunta Orb. (ed. Contini), XIII m. (lucch.); Poes. an. sang., 1270-71 (1); Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.); Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.); Stat. fior., a. 1284; Stat. prat., 1295; Panuccio del Bagno, XIII sm. (pis.); Lett. sen., XIII u.v.; Microzibaldone pis., XIII/XIV; Stat. pist., 1313.
In testi sett.: Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.); Matteo dei Libri, XIII sm. (bologn.); x Jacopo Flabiani, XIV in. (padov.); Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Dondi dall'Orologio, Rime, XIV (padov.).
In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.); Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.); Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.); Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.); Anonimo Rom., Cronica, XIV; Destr. de Troya (ms. Parigi), XIV (napol.).
In testi sic.: Angelo di Capua, 1316/37 (mess.).
0.5 Locuz. e fras. accendere a desiderio 4.4; accendere di desiderio 4.4; accendere il desiderio 4.4; accendere il disio 4.4; accendere in desiderio 4.4; accendere la voglia 4.4.
0.7 1 Provocare una combustione, prendere o dar fuoco, divampare (anche pron.). 1.1 [Detto di vapori]. 1.2 Fig. (anche in cooccorrenza con fuoco, fiamma altrettanto fig.). 1.3 Sost. 2 Pron. Subire un aumento di calore, avvampare, riscaldarsi. 2.1 Fig. 2.2 [Detto del volto:] arrossire. 3 Illuminare, far splendere. 3.1 [Detto del cielo, delle stelle:] brillare (anche pron.). 3.2 Pron. Rifulgere (di luce spirituale). 3.3 Fig. 4 Fig. Produrre o provare un forte fervore morale, sentimentale, intellettuale; animare, eccitare, esaltare, agitarsi (anche pron.). 4.1 [In senso amoroso ed erotico]. Ardere della fiamma amorosa, innamorare (anche pron.). 4.2 [In senso mistico-religioso:] ardere di amore divino. 4.3 Pron. Ardere d'ira, infuriarsi. 4.4 Fras. Accendere il desiderio, il disio, la voglia: aver voglia, desiderare ardentemente. 4.5 Crescere o far crescere d'intensità. 5 Fig. Suscitare (come un fuoco), provocare, dare inizio; nascere, emanare (anche pron.). 5.1 Indurre, stimolare, incitare, aizzare. 5.2 Pron. Disporsi a fare qsa.
0.8 Paolo Squillacioti 11.10.1998.
1 Provocare una combustione, prendere o dar fuoco, divampare (anche pron.).
[1] Bonagiunta Orb. (ed. Contini), XIII m. (lucch.), 1. Avegna che partensa, 15, pag. 261: La gioi' ch'eo perdo e lasso, / mi strugg'e mi consunma / como candela ch'al foco s'accende.
[2] Stat. fior., a. 1284, I, par. 26, pag. 39.22: Anche ordiniamo che ciascuno dela Compagnia, quando vede, la sera, acciese le candele nela chiesa di San Gilio a cantare le laude, debbia intrare nela detta chiesa, e, in cantando e rispondendo, debbia ubidire i suo' capitani.
[3] Microzibaldone pis., XIII/XIV, 7, pag. 204.6: Trovò Allexandro arte di .M. spechi di ferro forbiti, li quali ponea contra lo sole di contra ali suoi nimici, e llevando e dirissando catuno di quelli dela sua gente li dicti .M. spechi forbiti, li quali erano d'andanico di genneratione di ferro indico, ben forbiti et purgati et risprendenti, sì che, ferendovi dentro lo sole in quelli spechi, .C. braccia dinançi ad sé et fine in .x. migla da lunga accendean sì come fuoco.
[4] Stat. pist., 1313, cap. 7, pag. 184.8: [A]ncora ordiniamo ke li ditti operari, overo l'uno di loro, quello ke terrà e avrà le chiavi, sia tenuto e debia ciascheduna mattina p(er) tempo aprire la sacristia et acce(n)dere le luminaria in quella sacristia ke usate vi sono d'acendere...
[5] Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.), cap. 14, pag. 75.18: Chavalcando egli [[scil. Alessandro]] sua chavallaria per l'India, arrivò in uno paiese caldissimo, nel quale cadevano dall'aria fiammelle di fuocho a larghe falde, sì come alchuna volta caggiono falde di nieve senza vento; le quali fiammelle accendevano alcuna volta la terra e le trabacche e' padiglioni...
[6] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), quart. 790, pag. 181: Set non foxe uno remedio lo quale vi fo priso, / Alli quarti delli morti non forrìa ciro acciso, / Se nce avesse un florino nella libra despiso.
[7] San Brendano tosc., XIV (ven.>tosc.), pag. 101.12: L'abate del munistero con Santo Brandano e gli altri frati del luogo [tras]sono ciascuno seco uno frate forestiero e menòllo alle sue celle, l'abate del munistero e 'l sagrestano mostra come le lampane s'acendono.
[8] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 8, pag. 33.22: Dice Aristotile, nella Metaora, ca questa [[cometa]] non è verace stella; anche ène una [...] fatta nella sovrana parte de l'airo, e faose de materia umida e calla, la quale salle su e accennese e dura tanto quanto la materia donne se fao.
[9] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 1, cap. 5, pag. 89.13: Or avene che un iorno, non abiando olio per le lampe e in nixum modo veiva de poé-ne avei', cum grande fe' tute le lampe impì d'aiga e segundo la usança mise lo stupim e aceise.
- Accendere il fuoco.
[10] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. II, dist. 6, pt. 4, cap. 7, pag. 172.10: 'l calore del sole [[...]] trova la mineria del solfo, la quale è esca del fuoco e è aconcia a recévare lo fuoco; per lo calore del sole scaldase per longo tempo e acendesene lo fuoco; e quando questo fuoco trova la terra aperta e forata, vedemone uscire fore lo fumo, e per stasione la fiamba.
[11] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 6, cap. 9, pag. 373.7: Per lo quale fatto il vento accendea il fuoco per le tettora delle case.
[12] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 95.227, pag. 447: Oi reeza chi ge vegne: / ê lo forno aceise fogo: / g'icontrá far un mar zogo.
[13] San Brendano tosc., XIV (ven.>tosc.), pag. 199.22: io pensai [be]ne che Iddio m'aveva mandate queste cose e parevami [ch'io] dovessi fare fuoco e dovessi cuocere di questo pesce e mangiare a mia volontà, onde io trassi del fuoco e accesilo co lle legne e tolsi un pezzo di quello pesce e arrostì'-lo, e poi ne mangiai e seppemi buono.
- Accendere di fuoco.
[14] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 7, cap. 6, pag. 446.8: Sabino fratello di Vespasiano, non pensando ancora neuna cosa di male, cogli altri Flaviani nel Capitolio rinchiuse: e acceso di fuoco il tempio, e insieme mescolata la fiamma colla ruina, tutti in una morte e una sepoltura li racchiuse.
[1] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.), L. II, pt. 2, cap. 3.d, pag. 66.12: Credo magiurmente ke sia vapore acceso e levato per vertude solare.
[2] Dante, Convivio, 1304-7, II cap. 13, pag. 127.6: e questo è quello per che esso [[scil. Marte]] pare affocato di colore, quando più e quando meno, secondo la spessezza e raritade delli vapori che 'l seguono: li quali per loro medesimi molte volte s'accendono, sì come nel primo della Metaura è diterminato.
[3] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 22, 13-24, pag. 533, col. 2.13: In men che non balena. 'Ballenare' si è quando de stade è grande caldo: in aere si è asesi alcuni vapuri umidi e sutili, e per lo gran caldo, sí s'accendono e per la loro sutilità si è tosto consumà quel'umido che s'azende; e appellase lucinero, ch'è quasi in uno bater d'occhio.
[4] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 15, pag. 347.18: E dice, che bene parrebbe stella che tramutasse luogo, se [non] che [dal]la parte, onde esso vapore s'[ac]cende, nulla [se ne perde], [e]d esso vapore tosto si disfà.
[5] Metaura volg., XIV m. (fior.), L. 1, cap. 18, ch. 109, pag. 200.2: La cagione de la diversitade de le figure di questi fuochi si è secondo che la lor materia è diversa di quello vapore che·ssi accende.
1.2 Fig. (anche in cooccorrenza con fuoco, fiamma altrettanto fig.).
[1] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 708, pag. 553: ogno fogo s'astua per l'aqua quando 'l moia, / mai quelo de le femene se n'acend et orgoia.
[2] Poes. an. sang., 1270-71 (1), 3, pag. 69: Ardente foco al core s'è ap(re)so: / disaveduto mai nol vidi tale; / e tanto forte i(n) ello s'è acceso / che no(n) discende ma tuttora sale, / E no(n) allena poi che sia co(n)teso / p(er) aqua nè p(er) çelo, tanto cale.
[3] Jacopo Cavalcanti, a. 1287 (fior.), 2.2, pag. 236: gli occhi di costei mi fanno / aprender dentr'al cor, sì che s'accende, / una fiamma amorosa che discende / a le mie membra angosciose, che stanno / vinte e distrutte per paura c'hanno / di questa donna mia che merzé fende...
[4] Matteo dei Libri, XIII sm. (bologn.), 12, pag. 44.9: questa discordia k'è intra N. et M. se debia dare in manu de la nostra potestate e del nostro communo, habiando questo intendimento in noi k'elli non lo dema[n]dano per soplar nel foco, ançi volno kel foco, ke par ke se vogla accendere, in tuto amortare e prendere e sì fare, cum vostro aiutorio et consiglo, ke la visenda se reconçi e torni in bon stato...
[5] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 13.11, pag. 43: E`cce acceso fuoco d'Ira, / che a mal far la voglia tira: / vòlvose d'entorno e gira, / mordenno co arrabiata.
[6] Dante, Convivio, 1304-7, III cap. 1, pag. 149.15: Lo quale amore poi, trovando la mia disposta vita al suo ardore, a guisa di fuoco, di picciolo in grande fiamma s'accese; sì che non solamente vegghiando, ma dormendo, lume di costei nella mia testa era guidato.
[7] Giovanni da Vignano, XIII/XIV (bologn.>ven.), cap. 69, pag. 314.2: e senno li falsi et hodiosi penseri de coloro chi pensano de guastare questa terra e turbare lo vostro honore siano in tal guisa destructi che altri prenda exemplo de no fare ma' somiente cose e che le vostre overe laudevele e solicite togam via questo fogo lo quale è acenso in questa terra...
[8] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 73.32, pag. 375.21: No piaxe donca zogo / chi de guerra acende fogo...
[9] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 3, cap. 2.39, pag. 255: Così costei, che alterna al tempo muore / Per la grifagna gente oscura e cieca, / Accende fiamma di disïo nel cuore; / Ardendo, canta delle viste note, / Con dolce fuoco l'ignoranza spreca / E torna al mondo per l'eccelse rote.
[10] Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.), 12.2, pag. 557: Ligiadra donna, tanto ardente foco / non s'accese giamai en alcun core, / quant'io per vostro onore / ve tegno ascoso, semblandome poco!
[11] Dondi dall'Orologio, Rime, XIV (padov.), 22.3, pag. 53: Io son stato compagno, et or sun streto / molto più forte per novo legame: / ma sì nel cuor aciese eran le fiame / de l'amicicia et de l'afecto dretto, / che non dovrey zà vostro esser più creto.
[12] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 8, pag. 39.29: Assai abbe fatto e ditto, che abbe acceso lo fuoco tra Veneziani e missore Mastino.
[13] Legg. sacre Mgl. XXXVIII.110, XIV sm. (sett.), 7, pag. 17.30: Vu, madona l'abadessa, andariti e sì renderiti la risposta a quel çentil homo chi ve mandòe, e diritili che la sor Dea sì à grandissimo male, emperçò che s'e' ge vegno, e' dubito ch'el foco più no s'acendesse.
[1] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. XIV (i), par. 30, pag. 641.24: E l'accender di questa rena avveniva a, per, doppiar lo dolore, de' miseri peccatori che su vi stavano.
2 Pron. Subire un aumento di calore, avvampare, riscaldarsi.
[1] Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.), cap. 17, pag. 87.23: [[Feton]] come giovane e none usato di tale mestiere, quando montò all'alte cose, uscì di memoria, e non tenne a mente gli amaiestramenti del padre, e chavagli usciro de la via e sença correggimento corrìeno per l'aria, unde el cielo del caldo s'acciese, e ancho da sera sì ti pare, quando el vedi affiammato nel ponente, e la terra avampò del caldo, e 'l fumo e 'l caldo ispaurì Feton, e così ispaurito del tutto abbandonò e freni...
[1] Ceffi, Epistole eroiche, 1320/30 (fior.), ep. Paris, pag. 146.11: Spesse fiate volli costrignere la mia ardente fiamma; ma il grande calore d'amore pur crescea, ed insieme s'accendea col calore del corpo; e spesse fiate volsi io il capo per non vedere molte cose; ma la tua bellezza richiama incontanente li miei occhi.
[2] Cecco Nuccoli (ed. Marti), XIV pm. (perug.), 4.4, pag. 697: TRE anni e più fa mo', ch'Amor mi prese, / MA 'N ben so' certo che mai non mi lassa; / BALenò uno splendor, ch'ogn'altro passa: / FREdd'era il tempo e di calor m'accese.
2.2 [Detto del volto:] arrossire.
[1] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 4, cap. 9.76, pag. 380: E tu a me: «Perchè non è fermezza / In cuor di donna che, sì come vento, / Si muove or qua or là per sua vaghezza?» / In fin che il viso accende, tanto dura / Fermo volere in donna, e ciò consento; / Stando divisa, più di te non cura.
[2] Rim. Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.), pag. 144.7: Ma esiandio accenderai li visii e provocheraili vietando, se a' suoi tempi no li assagli.
[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. c. 2.101, vol. 3, pag. 31: Tre specchi prenderai; e i due rimovi / da te d'un modo, e l'altro, più rimosso, / tr'ambo li primi li occhi tuoi ritrovi. / Rivolto ad essi, fa che dopo il dosso / ti stea un lume che i tre specchi accenda / e torni a te da tutti ripercosso.
[2] Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), c. 23, 25-39, pag. 511, col. 2.13: Un sole; qui manifesta le qualità, çoè che simele modo accendea e inluminava, com'è ditto.
[3] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 4, cap. 74, pag. 458.32: E in questa volontà dimorando, e rimirando verso il cielo, gli parea quello vedere aprire e uscirne una luce mirabilissima, risplendente e grande, la quale parea che tutto il mondo dovesse accendere, e quella parte del mondo, che tal luce sentiva, più bella che alcuna altra gli parea che fosse.
3.1 [Detto del cielo, delle stelle:] brillare (anche pron.).
[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. c. 20.4, vol. 3, pag. 327: Quando colui che tutto 'l mondo alluma / de l'emisperio nostro sì discende, / che 'l giorno d'ogne parte si consuma, / lo ciel, che sol di lui prima s'accende, / subitamente si rifà parvente / per molte luci, in che una risplende...
[2] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 22.4, pag. 24: A qualunque animale alberga in terra, / se non se alquanti ch'ànno in odio il sole, / tempo da travagliare è quanto è 'l giorno; / ma poi che 'l ciel accende le sue stelle, / qual torna a casa et qual s'anida in selva / per aver posa almeno infin a l'alba.
3.1.1 Sost. L'illuminarsi (della luna).
[1] Jacopo Alighieri, Inf., 1322 (fior.), cap. 26, pag. 135.23: cinque volte era acceso e spento il lume di sotto della luna, il quale di sotto della luna s'intende la mezza parte di lei che in verso la spera terrestre continuamente rimira, la quale di necessità tutto il suo corso dall'uno accendere all'altro misurato aopera, per cui cinque mesi lunari già per lo grande Oceano navigati si segue: per lo quale, figurativamente, si considera il suo trascorrere della mente per le mondane operazioni, per le quali a secura altezza finalmente pervenne.
3.2 Pron. Rifulgere (di luce spirituale).
[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. c. 21.8, vol. 3, pag. 344: E quella non ridea; ma «S'io ridessi», / mi cominciò, «tu ti faresti quale / fu Semelè quando di cener fessi: / ché la bellezza mia, che per le scale / de l'etterno palazzo più s'accende, / com'hai veduto, quanto più si sale, / se non si temperasse, tanto splende, / che 'l tuo mortal podere, al suo fulgore, / sarebbe fronda che trono scoscende.
[1] Stat. prat., 1295, pag. 446.15: Anco che ciascheduno debbia preghare mess(er) Domenedio p(er) questa Compagnia, che lla accrescha (e) acce(n)da nel suo amore.
[2] Poes. an. pis., XIV in. (?) (2), 6, pag. 74: O glorïoso cavalier bëato / et martiro di Cristo san Torpè, / noi ricoriamo a·tte / perché tu sia di noi sempre avocato / dinasi alla divina Sapïentia, / che nostra mente allumi[ni] et accenda...
[3] Poes. music., XIV (tosc., ven.), Piero madr. 1.3, pag. 3: A l'ombra d'un perlaro / su la rivera d'un corrente fiume / donna m'accese col suo vago lume.
4 Fig. Produrre o provare un forte fervore morale, sentimentale, intellettuale; animare, eccitare, esaltare, agitarsi (anche pron.).
[1] Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.), cap. 70, pag. 79.9: E come nella fine d'alcun detto il ritener della boce è rimedio della boce, così è molto utile all'uditore, perché s'accende e riscalda quando ode le belle ragioni, onde si conferma il detto di colui che favella, le quali si dicono in quelle ristate.
[2] Rinuccino, Rime, XIII sm. (fior.), 9n.11, pag. 114: Perciò l'amor piacere e noia porta, / ca si nodrisce e ferma in piacimento, / ma, se di noia s'ac[c]ende, più gradisce.
[3] Conti morali (ed. Zambrini), XIII ex. (sen.), 1, pag. 3.5: E quanto più presso era, più s'acendea: e tanto andoe, ch'entroe ne la terra co·llei.
[4] Bart. da San Concordio, 1302/08 (pis.>fior.), dist. 39, cap. 2, par. 5, pag. 553.7: E siccome gli onori accendono gli studj, così eziandio le lode.
[5] Lancia, Eneide volg., 1316 (fior.), Libro 7, pag. 315.38: Ma ella, veggendo Latino immobile, furiosa discorre per mezzo la città; infinta la deità di Bacco, vola alle selve e la figliuola in fronzuti monti nasconde, e tutta la città commuove. La fama vola, accendendosi le madri; e abbandonano le case e dànno i capelli e 'l collo al vento.
[6] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), Son. 398.4, pag. 242: Donna mi parve di nuovo splendore, / che ne la mente, liçadra, mi scese, / dove süave gli spiriti acese...
[7] Dondi dall'Orologio, Rime, XIV (padov.), 34.6, pag. 81: Così l'huom, qual temperanza costuma, / se tardo et grave suo voler acende, / sta forte al fato; et chi lezir se rende / ne l'opra, langue et si stesso consuma.
4.1 [In senso amoroso ed erotico]. Ardere della fiamma amorosa, innamorare (anche pron.).
[1] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 24, 40-54, pag. 496, col. 2.3: Femmina è nata. Qui predixe lo ditto Bonaçunta a D. d'alcuna dongelletta, nella quale lo preditto A. mise amore e da lui per lei fo acceso.
[2] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), Son. 357.2, pag. 222: Spesso lo spirito meo si va a porre / presso la donna che senpre m'acende, / e da ch'el torna, quanto ch'el comprende, / rediçe a l'alma, e cussì la secorre.
[3] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 2, cap. 2, pag. 125.14: Ma poi Cupido, presa Biancifiore, e spirandole nel viso con piccolo fiato, l'accese non meno che Florio avesse davanti acceso.
[4] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 1, pag. 28.31: Ma Venus pensa nel cuore suo nove arti, e nove consigli: come Cupido, mutato la faccia e la persona, venga in vece del dolce Ascanio, ed accenda la reina co li suoi doni e ponga in furia, e 'l foco dell'amore involla nell'ossa sue; perciò che ella teme la dubbiosa casa e li fallaci Affricani.
[5] Boccaccio, Decameron, c. 1370, V.2, pag. 343.18: un giovane che dell'isola era, chiamato Martuccio Gomito, assai legiadro e costumato e nel suo mestier valoroso, s'innamorò [[di Gostanza]]. La quale sì di lui similmente s'accese, che mai ben non sentiva se non quanto il vedeva...
[6] Antonio da Ferrara, XIV s. e t.q. (tosc.-padano), 31.62, pag. 292: «I' vi scongiuro per quella ferita / scolpita in Anteoccio, che l'accese / senza difese della suo matrigna; / i' vi scongiuro per 'st' ardente sita / sempre gradita da ciascun cortese, / e che in ogni paese vince e regna...
[7] Poes. music., XIV (tosc., ven.), Landini, ball. 46.11, pag. 166: Veggio uno a morte correre / e io d'atarlo struggomi; / ma non l'oso soccorrere / se da onor non fuggomi: / ond'io ora ben purgomi / s'a Dio mai volli offendere, / ch'amor m'ha fatto accendere / e 'l timor mi disanima.
- Accendere d'amare, d'amore, in amare, in amore.
[8] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), Son. 135 (?).8, pag. 206: però non disconforto la mia mente, / ancora d'amar voi non fui sí acceso.
[9] Sonn. ann. Vat.Lat. 3793, XIII/XIV (tosc.), 27.5, pag. 89: Al primo ch'io vi vidi, Amor mi prese / ed a voi sottopose lo mio core, / e 'l meo voler da ciò non si divise, / ma fue contento d'essere servidore; / di voi amare sì forte s'acese, / che 'n ciascun membro ne portò dolore: / non fosse che pietate in voi discese, / credo morto saria già mille ore.
[10] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 283.13, pag. 357: Et se come ella parla, et come luce, / ridir potessi, accenderei d'amore, / non dirò d'uom, un cor di tigre o d'orso.
[11] Destr. de Troya (ms. Parigi), XIV (napol.), L. 32, pag. 274.10: Certamente questa Clitemestra in absentia de lo re Agamenone avea peccato nella lege dello matrimonio, ponendo a terra omnen vergogna, e lo suo matrimoniale liecto avea conceduto ad uno prevete chi avea nome Egisto, nello quale amore Clitemestra tanto se accese e perseverao, che de lluy appe una figlyola chyamata Erigona...
4.1.1 [In senso sessuale:] eccitare (anche pron.).
[1] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 2, cap. 15.56, pag. 231: O servi tristi, o comperati schiavi, / Perchè l'atto carnal così vi affanna / Che contro Dio vi fa cotanto pravi? / Deh non credete a una femmina sciocca / E non v'accenda sua finta bellezza, / Ma riguardate come dentro fiocca!
- Accendere a, di, in, la lussuria.
[2] Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.), 2843, pag. 273: Certo per ghiottornia / s'aparecchia la via / in commetter lusura: / chi mangia a dismisura, / la lussura s'acende, / sì ch'altro non intende / se non a quel peccato, / e cerca d'ogne lato / come possa compiére / quel suo laido volere.
[3] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.), L. V, pt. 5, pag. 155.11: al tempo de Noè quelli k'erano del p(o)p(u)lo de Dio vedendo le filgliuole de quelli k'erano del p(o)p(u)lo gentile, k'erano belle, acesi de luxuria presarle per molglie...
[4] Valerio Massimo, Libro II volg. B, a. 1326 (fior.), 3, c.7, pag. 3.30: anticamente gl'uomini, quando mangiavano con le donne, sedevano in luogo comune e palese, acciò che per morbideze né per agio non s'acendesseroa luxuria...
[5] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), L. 7, pag. 132.1: et eranchi unu ki avia nomu Picu, adumaturi di cavalli, et auzati li vistimenti tinia a la manu sinistra unu scutu a modu di unu tavulacchu, lu quali la risplandenti Circes accisa di luxuria firiu cum una virga et fichilu divintari auchellu pintu di diversi culuri.
[6] Comm. Rim. Am. (C), XIV pm. (tosc.occ.>fior.), ch. 130, pag. 975.10: Questo Egisto ogni fatica fuggiva né a Troia andò, né alle corte né ad altri luoghi di fatica andava, sicché così si accesenella lussuria, non volendosi afaticare.
[7] Bestiario Tesoro volg., XIV pm. (sen.), cap. 68, pag. 324.1: Li cogloni del toro, mangiati im polvare, fortemente accendono la luxuria.
4.2 [In senso mistico-religioso:] ardere di amore divino.
[1] Lett. sen., XIII u.v., pag. 51.10: l'alto Iddio omnipotente del suo amore accenda et renpia e' vostri animi, diriççi le vostre operationi et dievisi força et vectoria contr'a' vitii et le temptationi...
[2] Cronica fior., XIII ex., pag. 98.28: Questo Loctieri, doppo la sua coronatione, fue fortemente acceso dell'amore di Cristo, e del tucto si fece difenditore e campione della Chiesa di Roma.
[3] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 72, pag. 353.17: Non è vero che non ci vengono mai, ma è detto serrafino, quando venne in virtù di lui, c'hanno ad accendere ad amore come sono accesi eglino.
[4] Cavalca, Specchio di croce, a. 1342 (pis.), cap. 34, pag. 159.4: Cristo ci mostra sì forte amore, ponendo la vita per noi, e morendo in croce, che ogni uomo di cuore gentile si dee accendere fortemente ad amare lui infino alla morte.
[5] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 4, cap. 46, pag. 275.11: Unde in lo me' monester fu un monego chi ave nome Antonio, lo qua per gram desiderio de andar a la celestià patria continuamenti piançea e meditando monto studiosamenti e cum gram frevor la Santa Scritura non cercava sotigeça de sciencia, ma pianto de compuntium, sì che, per questa meditatium, la sua mente exercitava che s'acendese e montase per contenplatium a l'amor e a lo pensar de la patria celestrià, lasando lo pensar de le cose de sota.
4.3 Pron. Ardere d'ira, infuriarsi.
[1] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 30, pag. 515.6: ora riguarda il Cielo, ora la terra, ora il volto del figliuolo, ora le fedite; acendesi, e armasi ne l'ira, e prese partito di vendicarsi.
- Accendere l'ira (o il furore), d'ira (o di furore), nell'ira (o in furore); anche pron.
[2] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 1, cap. 14, pag. 50.8: E accesa l'ira contro i nimici, per li morti mariti, tutti quelli di finitima uccisero...
[3] Simintendi, a. 1333 (tosc.), L. 6, vol. 2, pag. 55.3: E non dicendo più, s'apparecchia di fare lo tristo peccato; e accendesi nella cheta ira.
[4] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 146.30, pag. 642: E sì como e' oì contar / a pusor omi chi lì vìn, / chi, lor odando disputar, / me recointàn zo ch'eli oìm, / che, l'un con l'atro contrastando, / tanto inter lor furor s'aceise, / no so e' ben como ni quando, / ma pur 'li fon a soze prese.
[5] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 146.345, pag. 654: «E' so che tu di' monto ben, / ma cossa ài dito, zo me par, / che monto pocu n'è stao men / che no me azeside furor / e no te fei un re' asbrivo...
[6] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 1, cap. 26, pag. 99.12: Le spente fiamme de' barbari cuori alquanto per le parole di costui si ravvivarono; e voltarono i visi. Scurmenide accendei furori con le sue voci...
- Accendersi in bestia.
[7] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 7, cap. 2, pag. 430.12: E così di mansueto e umile prencipe, in crudele bestia s'accese, perchè molti senatori isbandio, e molti ne uccise.
4.4 Fras. Accendere il desiderio, il disio, la voglia: aver voglia, desiderare ardentemente.
[1] Dante da Maiano, XIII ex. (fior.), 38.4, pag. 111: Com' più diletto di voi, donna, prendo, / o più vi tegno ed aggio a voglia mia, / più par ch'eo n'aggia e prenda gelosia / e più di voi voler la voglia accendo...
[2] Dante, Commedia, a. 1321, Par. c. 1.83, vol. 3, pag. 12: La novità del suono e 'l grande lume / di lor cagion m'accesero un disio / mai non sentito di cotanto acume.
[3] Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.), 27.5, pag. 572: Deh, or pensate puoi come s'accese / ne la mente 'l disio, qual convèn cresca, / tanto che l'alma del cor fuggend'esca, / se nol defende chi prima l'offese.
[4] Boccaccio, Decameron, c. 1370, III.4, pag. 203.19: E postole l'occhio adosso e una volta e altra bene astutamente, tanto fece che egli l'accese nella mente quello medesimo disidero che aveva egli...
- Fras. Accendere a, di, in desiderio.
[5] Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.), L. 3, cap. 14, pag. 150.4: E andando molti a visitarlo, ricevettero alquanti sì grande mutamento per le sue parole ferventissime, che accesi a desiderio della superna vita dispregiarono lo mondo e fecersi suoi discepoli nel servizio di Dio.
[6] Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.), lett. 71, pag. 183.21: come piacque a Dio cominciammo a parlare di quella verità santa, la quale tiene glieto ogni cuore che ne pensa o parla, unde che i frati s'aciesero a grande desiderio, e chi pianse e chi sospirò.
[7] Boccaccio, Decameron, c. 1370, VII.7, pag. 475.26: La qual cosa ascoltando Lodovico, che d'alcuna ancora inamorato non s'era, s'accese in tanto disidero di doverla vedere, che a altro non poteva tenere il suo pensiere...
[8] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 3, cap. 14, pag. 175.32: A lo qua andando monti per vixitarlo, recevém alquanti sì gran muamento per le soe parole ferventissime che aceise de desiderio de la superna vita, desprexiàm lo mundo e fénse soi discipori in lo servixo de De'.
4.5 Crescere o far crescere d'intensità.
[1] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 23, pag. 121.5: E questo è quello che dice Salamone: «che l'avaro mai non si sazia, anzi quanti più n'ha, più s'accende la fame».
[2] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 22, pag. 422.21: a denotare, che come li ghiotti ebbero qui le vivande e li beri, così là sono loro i cibi e li dolci licori vietati: il quale vietamento accende la fame e la sete.
[1] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 5, vol. 1, pag. 196.23: Come Fineo e Perseo cuminciaro a combattere, e 'l popolo s'accese nell'arme.
5 Fig. Suscitare (come un fuoco), provocare, dare inizio; nascere, emanare (anche pron.).
[1] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 5, cap. 8, pag. 289.2: E con ciò sia cosa che il die de' Comizii, cioè dell'entrata della segnoria, accendesse le discordie del popolo, infiammata la gentilezza, essendone Nasica capitano, co' pezzi delle panche, ove si sedea, cacciaro via il popolo.
[2] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), Canz. 38.122, pag. 106: dator di scienza e di vertú, fortezza / vit'e bellor del mondo e lume, al quale / parva valenza sole hav'e chiarezza, / che dentro alluman cori e i fan fruttare, / accendon caritate, / ischiaran veritate, / diseccan vizi e fan vertú granare.
[3] Panuccio del Bagno, XIII sm. (pis.), 7.49, pag. 53: La doloroza pena / ov'[e]o sono distretto interamente, / la qual mi dà sovente / morte passïonal tuttor vivendo, / e c'un'or' non m'allena, / da quella ch'i' amo in me pro[pïo] scende, / che ciascun'ora accende / gravozo in me languir, lasso!, dolendo, / ché crudeltà mi mostra in sua senbiansa / e con fèr'orgogliansa, / servendo lei, disdegna il meo servire...
[4] Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.), 16.70, pag. 122: L'altra mano se prende, / ennella croce se stende / e lo dolor s'accende, / ch'è più moltiplicato.
[5] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 53.280, pag. 316: E lo diavoro fa atretar, / encomenzando de tentar, / che tosto un peccao acende / chi da primer no se defende.
[6] Bosone da Gubbio, Avv. Cic., a. 1333 (eugub.>fior.), Proemio, Osservazioni, pag. 1.11: E quanto più cresce la virtù del fanciullo, tanto più la 'nvidia s'accende nel Re.
[7] Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.), pt. II, cap. 5, pag. 667.9: E molte volte il cuore per sua negligenzia non cura e non sta sollecito a difendersi da' male assalimenti che fa il nimico, ma ritienli e rivolgisi con essi, e per questo modo s'accende il peccato, e non si studierá di prendere battaglia co' vizii, né di prendere argomento d'avere le virtudi necessarie a salute, sí nel cuore, sí nell'atto di fuori.
[8] Antonio da Ferrara, XIV s. e t.q. (tosc.-padano), 25.8, pag. 277: Tu sei il mio ben, tu si' el mio paradiso, / al mio cader ferma colonna e trave, / tu fai ligier omne mio pensier grave / e là dove era pianto accendi riso.
[9] Passione genovese, c. 1353, pag. 27.39: Conven doncha a queste piante adur aygua che le faza acender in l'amor de Dhee e render fructo de caritae.
- Accendere guerra, battaglia, zuffa; anche fig.
[10] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), Son. 248.9, pag. 273: L'arco sí spon lo fonte del piacere, / unde avene sman[ï]ante furore; / dal fuoco, unde accese son le guere, / e' par che sia un encendivo ardore, / il qual sí 'ntende lo fiero volere, / che per nulla copia si stuta fiore...
[11] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 143.62, pag. 601: o se tu e' stao xarer, / traitor, scotr[i]o ni guerré / se maramenti ài acosao / ni se incontra alcun e' stao / sperzur o fazo o lusenguer, / per inganar pu de lenger; / e se per ti, in alcun logo, / s'aceise unca guerra o fogo, / omecio, breiga o ira.
[12] Dino Compagni, Cronica, 1310-12 (fior.), L. 2.35, pag. 182.2: Della sua morte molti ne furono contenti e allegri, perchè crudamente reggea, e accendea guerre, disfaccendo molta gente e raunando assai tesoro...
[13] Lancia, Eneide volg., 1316 (fior.), Libro 6, pag. 298.12: e vegnendo nel lido, [[Enea]] trovò il corpo di Miseno figliuolo d'Eolo, di non degna morte ucciso, del quale neuno n'era più dotto di trombare a stormo e d'accendere la battaglia con suono di tromba.
[14] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 12, pag. 425.28: Tu ài potuto turbare i Troiani per terra e per mare; ài potuto accendere battaglia che non si converrebbe ricordare, rompere la concordia, e mischiare il matrimonio in tristi lutti: più oltre vieto di tentare.
[15] Sacchetti, La battaglia, 1353 (fior.), cant. 4, ott. 30.1, pag. 62: Cresce lo stormo e la zuffa s'accende / con gravi strida e con urli mortali...
[16] Passione genovese, c. 1353, pag. 31.22: E de questo sì n'aceyze in Criste una sì grande batagla, zoè inter lo spirito e la carne, ch'ello sì gue vegne un suor de sangue da la testa fim alli pyè, che sgotava fortementi.
5.1 Indurre, stimolare, incitare, aizzare.
[1] Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.), cap. 66, pag. 71.10: Per via d'abbominamento si fa conclusione quando colui che parla, nella fine della sua diceria, dice parole per le quali amplifica e agrandisce il detto suo, e provoca l'animo dell'uditore ad ira, inzigandolo e accendendolo contra l'aversario suo; la qual cosa si può fare in dieci modi, i quali sono appellati luoghi comuni.
[2] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 6, cap. 6, pag. 363.21: Igli animi degli Elvezi, gente di Gallia sopra l'altre fortissima, ed è la cagione perchè quasi perpetualemente con quelli di Germania per battaglia si combattono, de' quali si sceverano soltanto per lo fiume chiamato Reno, Orgetorige uno segnore di quella gente gli avea accesi d'assalire i Galli già da lui riguardati, cioè considerata la loro potenzia.
[3] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 11.14, pag. 36: Meglio è si tu me occide, / che tu, Segnore, si offeso, / ch'eo non m'emendo, già 'l vide, / 'nante a far male so acceso; / condanna ormai questo appeso, / ché so caduto nel banno.
[4] Dino Compagni, Cronica, 1310-12 (fior.), L. 1.13, pag. 142.16: Giano, giustamente crucciandosi sopra loro dicea: «Faccinsi leggi, che siano freno a tanta malizia». E quando l'ebbono così acceso alla giustizia, segretamente mandavano a' giudici e a' beccai e agli altri artefici, dicendo che Giano li vituperava, e che facea leggi contro a loro.
[5] Canzoniere del sec. XIV, a. 1369 (tosc.occ.), 35 [Antonio da Ferrara].11, pag. 74: Maladetto il voler<e> ch'accese il padre / de le mie triste membre / di spargere el suo seme e 'l mio dol[e]re.
[6] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 26, pag. 226.1: Per le paravole de Nicola da Buscareto lo legato fu acceso de persequitare li Malatesti.
5.2 Pron. Disporsi a fare qsa.
[1] x Jacopo Flabiani, XIV in. (padov.), Çentil Mesaço, 9, pag. 138: Et y non so ançi sempre M'açendo / Di lui servir e di lui ço, credo, sallo / Ma torna e digli ch'alquanto el rep(re)ndo / Di ço ch'el men p(ro)misse en breve stallo / E non M'atese, e po' el salu gli rendo, / E quan gli dici da un disparte trallo.
[u.r. 17.05.2023; doc. parzialm. aggiorn.]