0.1 accostuma, accostumada, accostumare, accostumarli, accostumata, accostumate, accostumati, accostumato, accostumatu, accostumerai, accustumadi, accustumado, accustumai, accustumata, accustumate, accustumati, accustumatu, acostuma, acostumâ, acostumaa, acostumada, acostumado, acostumai, acostumante, acostumao, acostumarono, acostumata, acostumate, acostumati, acostumato, acostumiamo, acustumadhi, acustumadi, acustumaru, acustumata, acustumati, acustumato, acustumatu, acustumau, acustumausi, acustumava, acustumavannu, acustumavanu.
0.2 Da costume 1 (DEI s.v. accostumare).
0.3 <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>: 1.
0.4 In testi tosc.: <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>; <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>.
In testi sic.: Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).
0.7 1 Far assumere un costume, un contegno, un modo d'essere; educare. 2 Avere per costume; avere o prendere una determinata abitudine; essere avvezzo o avvezzarsi a qsa (anche pron.). 3 Apprendere, imparare; anche pron.
0.8 Paolo Squillacioti 23.03.1999.
1 Far assumere un costume, un contegno, un modo d'essere; educare.
[1] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 2, pt. 2, cap. 15, pag. 178.30: La terza cosa si è, che l'uomo die accostumare ei cítoli a sostenere freddura per due cose, l'una per la sanità del corpo, l'altra per l'opere della battaglia, acciò ch'elli possa meglio sostenere l'arme...
[2] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 88.1: E però si dee l'uomo i fanciulli gastigare, e di presso tenere tanto come elli sono giovani, e accostumarli, e tenerli, e guardarli, e addottrinalli di buoni insegnamenti.
[3] Libro del difenditore della pace, 1363 (fior.), diz. 1, cap. 16, par. 16, pag. 98.4: Per la qual cosa come così per tutto la moltitudine suggietta sia accostumata a ubbidire alle leggi e alle principazioni, non tanto noccia la mutazione di persone secondo lingnaggio, quanto profitta per ellezzione nuova la sufficienza di colui, per la reverenza del quale per la vertù cresscie l'ubbidienza alle leggi e alle principazioni.
- Accostumare bene.
[4] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 88.3: E il filosafo dice, che non è picciola cosa d'accostumare bene, e male fare in sua giovinezza; che siccome l'uomo dice, chi addottrina puledro in dentatura, tener lo vuole tanto com'elli dura.
[5] Fisiognomia, c. 1320 (tosc.), cap. 8, pag. 33.17: chi l'ha piccolo [[scil. il viso]], sì è malvagio ed ingegnatore e lussurioso: e chi ha lo visagio che non è ben fatto nè di bella fogia, a gran pena può essere bene acostumato...
2 Avere per costume; avere o prendere una determinata abitudine; essere avvezzo o avvezzarsi a qsa (anche pron.).
[1] Trattato di virtù morali, XIII/XIV (tosc.), cap. 40, pag. 105.8: Chè voi non vedete neuno di fisica, s'elli no lo vuole accostumare e aoperare, che già grande lode n'abbia.
[2] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 117, pag. 391.17: Ancora oltre a questo l'animo nostro s'accostuma più a dilettare, che a guerire, recando la filosofia in diletto, conciossiacosacch'ella sia remedio, e medicina.
[3] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 8, cap. 7, vol. 2, pag. 163.4: E dicisi eciandeu que issu acustumava di parlari multu et longamenti con petrulli in buca per tal que la buca vacua fussi plù prunta e plù solta a parlari.
[4] Deca terza di Tito Livio, XIV (fior.), L. 8, cap. 27, pag. 332.18: «Io non credetti che mai mi dovesse orazione mancare, colla quale io al mio esercito favellassi; non per quello che io più tosto le parole, che le cose, avessi esercitate, ma perciò che presso che dalla mia fanciullezza stato ne' campi, accostumato m'era a' militari ingegni.
[5] Francesco di Vannozzo, Rime, XIV sm. (tosc.-ven.), [son.] 123.6: Tornato è 'l velo, Amor, che mi dà pena, / tornato è quel che l'anima consuma, / per star dinanzi a la luce ch'aluma / tutti i mie sensi e consola ogni vena; / tornato è quel ch'a la morte mi mena, / se omo che sia sì buono medico, che sappia sì bene insegnare a così far s'aveza o s'acostuma; / tornato è quel che 'l cor mi rode e ruma, / che 'nfrange l'osse e le polpe e [la] lena.
3 Apprendere, imparare; anche pron.
[1] Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.), pag. 84, col. 2.6: Et ancora si prendono significationi da quello che discende giù di sotto nel fondo dell'orinale o da quello chi pende nel meçço, però che da questo significa la digestione che ssi fae nelle vene, la quale cosa noi insegniamo trattando nella cognitione della matureçça delle febri e questo è quello che noi ci acostumiamo e che noi seguitiamo.
[2] Libro del difenditore della pace, 1363 (fior.), diz. 2, cap. 22, par. 14, pag. 374.29: E alla perfine è convenente al vescovo di Roma di quelle chiese la principalità, quest'è per costuma, però che costui vescovo e lle chiese tutti i fedeli apresero e acostumarono di più ridottare e onorare, e alle esortazioni e comandamenti di quelle a vertù e rreverenzia di dio isvelgliare, e di quelle la conosscienza o interpretazione e cominazione della etternale dannazione de' vizi e malvagità rappellare.
[u.r. 22.03.2017]