ACERBO agg./s.m.

0.1 acerb', acerba, acerbe, acerbi, acerbissima, acerbissime, acerbissimi, acerbissimo, acerbo, acerbu, acerva, acervi, acervo, acherbi, acherbu, acierba, acierbe, acierbi, acierbo, aserbe, aserbi, aserbissima, axerba, axerbi, axerbo.

0.2 Lat. acerbus (LEI s.v. acerbus).

0.3 Bonagiunta Orb. (ed. Contini), XIII m. (lucch.): 1. || V. 0.6 A.

0.4 In testi tosc.: Bonagiunta Orb. (ed. Contini), XIII m. (lucch.); Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.); Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.); Folgóre, Semana, c. 1309 (sang.); Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi); Stat. pis., 1321; Mazz. Bell., Storia (ed. Gorra), 1333 (pist.); Cenne de la Chitarra, XIII ex.-a. 1336 (aret.).

In testi sett.: Cronica deli imperadori, 1301 (venez.); Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Poes. an. bologn., 1321; Matteo Corr. (ed. Corsi), XIV pm. (padov.?); Niccolò de' Scacchi, p. 1369 (ver.); Dondi dall'Orologio, Rime, XIV (padov.).

In testi mediani e merid.: Poes. an. urbin., XIII; Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); Poes. an. perug., c. 1350; Anonimo Rom., Cronica, XIV; Stat. castell., XIV sm.

In testi sic.: Angelo di Capua, 1316/37 (mess.); Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.); Stat. palerm., 1343.

0.6 A Doc. fior., 1211: Ataviano del'Acierbo; Doc. castell., 1261-72: Açerbo de Golante de Montecastelli.

N Il dimin. Acerbuzzo è usato come antrop. da Rustico Filippi, XIII sm. (fior.), son. 6.2: lo stesso personaggio è chiamato Acerbo in 7.1 e 8.4.

0.7 1 Aspro, irritante al gusto. 1.1 Fig. Amaro, doloroso. 1.2 [Detto di un suono]. 1.3 Non pienamente sviluppato, non maturo; anche fig. 2 Fig. Duro, aspro, crudele. 2.1 Di atteggiamento superbo, ostile. 2.2 [Detto di giudizio, pena, penitenza:] severo, inflessibile. 2.3 [Detto di rimprovero:] brusco. 2.4 [Detto di persona]. 3 [Detto dell'allume]. 4 Sost. 4.1 Ciò che è amaro al gusto, ciò che dà amarezza. 4.2 Ciò che non è giunto a maturazione.

0.8 Paolo Squillacioti 18.05.1999.

1 Aspro, irritante al gusto.

[1] Bonagiunta Orb. (ed. Contini), XIII m. (lucch.), son. 7.10, pag. 272: Ma questo ag[g]io veduto: per istando / l'acerbo pomo in dolce ritornare; / ma vostro core già non s'inamora.

[2] Amico di Dante, XIII ex. (fior.), Son. 38.13, pag. 756: Ohimè dolente, s'i' desin'o cceno, / puot'uom pensar son li miei cibi acerbi / e contra' a mme, purch'io saccia trovarne.

[3] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), Son. 38.5, pag. 43: Lo cor mi pasma - che s'asma - quel passo / o' amore scontra - che contra - li passo, / et a proferto - per certo - si passo / quel'erba - acerba - che da vita passo...

[4] Matteo Corr. (ed. Corsi), XIV pm. (padov.?), 2.14, pag. 151: Padre, mercé per lo tuo caro Verbo, / che per aprirci la beata strada / su la croce gustò l'aceto acerbo.

[5] Ricette di Ruberto Bernardi, 1364 (fior.), pag. 47.28: E se in esso si rauna soperchio, per te ofendere, sì te ne potrai avedere per questi sengni, cioè: graveça ne la lingua, falso e grosso apetito, e nella bocha e nello stomacho sentire lo cibo acierbo, sentire dolie nel petto dentro e di fuori, e avere tosse umide e ascutte.

1.1 Fig. Amaro, doloroso.

[1] Dante, Vita nuova, c. 1292-93, cap. 31 parr. 8-17.65, pag. 132: e però, donne mie, pur ch'io volesse, / non vi saprei io dir ben quel ch'io sono, / sì mi fa travagliar l'acerba vita...

[2] Brunetto Latini, Pro Ligario, a. 1294 (fior.), pag. 176.10: Ma io diroe a te, Cesare, pienamente ciò ch'io sento. Se in cotanta tua vittoria e in cotanta tua fortuna non avessi cotanta pietade, quanta tu hai per te medesimo e per la tua buona natura, in acerbissimo pianto e lutto sarebbe tornata la tua vittoria.

[3] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 16.390, pag. 195: Queli faxeam dozi canti / per onorar lo so segnor / e Maria axerbi pjanti / pim de szheso e d'amaror.

[4] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. c. 9.75, vol. 1, pag. 152: Li occhi mi sciolse e disse: «Or drizza il nerbo / del viso su per quella schiuma antica / per indi ove quel fummo è più acerbo».

[5] Stat. palerm., 1343, Esordio, pag. 6.6: Et Illu adimandandu, putimu rispundiri certu: ad memoria di la sua acerbissima passioni, ad evitari di li nostri inimichi omni mala sugestioni, ad animari chascunu a divucioni, e finalimenti essiri partichipi di la vera resurressioni e finali glorificacioni.

[6] Guido da Pisa, Fatti di Enea, XIV pm. (pis.), cap. 50, pag. 92.31: A queste parole Cammilla accesa di furore e d'acerbo dolore gittossi incontanente in terra del destriere e recossi lo scudo in braccio e mette mano alla spada.

[7] Poes. an. perug., c. 1350, 115, pag. 18: O filgliuoi miei che sotto nel bel manto / de libertà sì v'alevaie essusse / chi v'à conducti ne l'acerbo canto?

1.1.1 Intollerabile, non sopportabile.

[1] Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi), dist. 1, cap. 4, vol. 1, pag. 45.15: Intanto che da le fini d'Italia, spetialmente da le parti di Lombardia, ne le quali per certo ci siamo accorti che la loro iniquità più latamente abonda, et già infino al reggimento nostro di Cicilia ànno derivato li rivoli de la loro perfidia; la quale cosa noi reputando acerbissima, statuimo in prima, che lo peccato de la eresia et li seguitatori di ciascuna dannata setta, secondo che ne le vecchie legi è comandato, intra li publichi peccati sieno numerati.

1.2 [Detto di un suono].

[1] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 56, pag. 121.8: I' abito sopr'a questo bagno, e però considera tutte le boci, che possono annojare gli orecchi. Quando questi giovani forti, e rubesti s'esercitano in gittare la pietra, e 'n fare alle braccia, e 'n travagliandosi, o farne sembianti, io odo guai, e rammarichii, con acerbissimi soffiarj, e alitarj.

1.3 Non pienamente sviluppato, non maturo; anche fig.

[1] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), Son. 117.2, pag. 197: Eo sono sordo e muto ed orbo fatto / per uno acerbo amore che m'ha priso.

[2] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. c. 26.55, vol. 2, pag. 446: Io, che due volte avea visto lor grato, / incominciai: «O anime sicure / d'aver, quando che sia, di pace stato, / non son rimase acerbe né mature / le membra mie di là, ma son qui meco / col sangue suo e con le sue giunture.

- Acerbo a conversione: non preparato, non pienamente evoluto.

[3] Dante, Commedia, a. 1321, Par. c. 11.103, vol. 3, pag. 184: E poi che, per la sete del martiro, / ne la presenza del Soldan superba / predicò Cristo e li altri che 'l seguiro, / e per trovare a conversione acerba / troppo la gente e per non stare indarno, / redissi al frutto de l'italica erba, / nel crudo sasso intra Tevero e Arno / da Cristo prese l'ultimo sigillo, / che le sue membra due anni portarno.

1.3.1 [Detto di frutti].

[1] Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.), cap. 7, pag. 18.9: si dice nella Bibbia: «I padri nostri manicaro l'uve acerbe, e' denti de' figliuoli ne sono allegati».

[2] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), Canz. 48.203, pag. 131: Come tutta valenza, / vertú, libertá, scienza, / alma e Dio defendendo, / pregio e amor reggendo, / e degnitá d'umanitate e nome / non pugni? Acerbe pome, / misero, fugge, e non venen, gustando.

[3] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc.), L. I, pt. 1, cap. 9, pag. 16.6: I' ò udito che Dio disse per lo profeta: «Non voglio che abbia loco il proverbio anticho, fermato e osservato in passato tempo, il quale dicie «Patres comederunt uvas acerbas e[t] dentes filiorum ostupescient»», cioè 'i padri mangiaro l'uva acierba e i denti de' figliuoli s'alegarono', cioè i padri feciono male e i figliuoli ne saranno puniti...

[4] Folgóre, Semana, c. 1309 (sang.), 33.5, pag. 392: e tal cosa è matura e pare acerba, / e tal se par doler che se conforta...

[5] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 3, cap. 5, pag. 154.26: Uve sono di diverse maniere: mature e acierbe e seche.

[6] Poes. an. bologn., 1321, 34, pag. 213: Chi vender sa sol mesorar la sponda; / cusì dà cosa per matura acerba.

[7] Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.), pag. 76.21: Item la cognossença de le noxie muschate: elle vuol essere grosse e sallde e vuol tegnir lo quarto de crespe che vien domandade aserbe e cossì sé 'lle bone e tante quanto da men d'aserbe ell'è meio e le fine se vol ponçere cum un ago e s'elle geta aqua l'è bone et inn alltra magnera non val.

[8] Cenne de la Chitarra, XIII ex.-a. 1336 (aret.), 7.9, pag. 428: Sorbi e pruni acerbi siano lìe, / nespole crude e cornie savorose...

[9] Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.), cap. 20, pag. 31.7: [9] Item li pira acherbi, cocti in achitu, ristringi multu omni fluxu si li mania.

[10] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 13, par. 14, 78.192, pag. 182: Ma penso ben che li peccati antichi / li farà mo' gustar acierbi fichi».

[11] San Brendano ven., XIV, pag. 262.11: E questo presente luogo, segondo natura, si è senpre plen de ogno ben, et abonda li fruteri e li fruti aserbi e maduri e sta 'nde suso per ogno tenpo...

1.3.1.1 [Detto estens. dell'erba:] appena nato, tenero.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. c. 11.117, vol. 2, pag. 187: La vostra nominanza è color d'erba, / che viene e va, e quei la discolora / per cui ella esce de la terra acerba».

[2] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 11, pag. 191.2: Ancora fa un'altra comparazione l'Autore della fama de' mortali, ed agguagliala all'erba, la quale per virtù del Sole nel tempo della primavera esce acerba della terra, che trae delle sue radici; poi nel processo del tempo crescendo la caldezza del Sole, si discolora e secca, come appare nella biada.

1.3.1.2 [Detto di persona o età:] giovane.

[1] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 2, cap. 17.5, pag. 236: O voi, Lombardi, con l'ampiata gola, / Faretevi ribelli di San Piero / Pur risguardando l'aquila se vola, / Venirà il tempo, dico, nello quale / Giovani acerbi con lor atto fiero / Di sovra il tempo spanderanno l'ale...

[2] Alberto della Piagentina, 1322/32 (fior.), L. 4, 3.8, pag. 147: L'adorna Circe con dolci parole / La giovanaglia, allor d'etade acerba, / Riceve, donde Ulisse ancor si dole...

[3] Poes. an. perug., c. 1350, 408, pag. 26: Se non v'achosterite ver le sponde / del bel navilio cho· cholui che rema / stancho de navigar per glie profonde / natura converrà che pur die tema / sì nella terra che renda per fructo / giovene acerbe che ve rendan tema.

1.3.2 [Detto della morte:] prematuro.

[1] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 280.13, pag. 354: Ma tu, ben nata che dal ciel mi chiami, / per la memoria di tua morte acerba / preghi ch'i' sprezzi 'l mondo e i suoi dolci hami.

1.3.3 [Detto della lacca:] immaturo. || Attributo in realtà di una lacca invecchiata, il cui colore viene assorbito col tempo: Evans, Pegolotti. Pratica, pag. 420.

[1] Pegolotti, Pratica, XIV pm. (fior.), pag. 366.1: Lacca si è di due maniere, cioè matura e acerba; la matura è miglore e l'acerba la meno buona. Ed è assomiglata alla mora però che 'l suo cannone è granato come la mora, e lacca matura si è del colore della mora, bruno e sanguigno pendente a nero, e lacca acerba è del colore della mora acerba, rosso acerbo torbido; e l'una e l'altra vuol essere bene incannollata a modo di bracciuole piccioli pezzolini, e allora quando è cannollata si dice ganbainti, ispezialmente la matura.

2 Fig. Duro, aspro, crudele.

[1] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 3, cap. 1, pag. 129.4: Rade volte due segnori così pari di bontà si rincontraro in battaglia, i quali di acerbissime e dure battaglie affaticati, e molto sangue sparto tra loro, neuno vinto dalla battaglia si partio.

[2] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 12, pag. 57.10: Mostrasi in questa sentenzia le crudeli pene che fieno date ai dannati, però che quelle saranno le più crudeli pene, le più acerbe, le maggiori che mmai possano essere.

[3] Dante, Rime, a. 1321, 43.46, pag. 154: e tanto è la stagion forte ed acerba / c'ha morti li fioretti per le piagge, / li quai non poten tollerar la brina: / e la crudele spina / però Amor di cor non la mi tragge...

[4] Bosone da Gubbio, Avv. Cic., a. 1333 (eugub.>fior.), L. 1, cap. 5, pag. 120.19: I quali perseguitandogli gli Tunisei, molti Arabi uccisono, e quelli che poterono fuggire non ebbono altro scampo che l'alte fortezze di quello luogo; e quelli che per fuga non si poterono guarentire, per ferro furono morti, e con morte acerba isciolsono la vita.

[5] Mazz. Bell., Storia (ed. Gorra), 1333 (pist.), pag. 457.20: Pensate voi che 'l furto di Paris possa trapassare sanza grave pena e acerba vendetta, per la quale a voi sarà finale morte ventura?

[6] Simintendi, a. 1333 (tosc.), L. 14, vol. 3, pag. 163.3: Ma poi che la fuga v'ebbe campati dall'acerba morte, quello piagnente andoe per tutto lo monte Etna, e colle mani tenta le selve; e non vedendo lume, perquote per gli scogli...

[7] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 6, cap. 6, vol. 2, pag. 89.8: Eu criyu que intandu issa la fidi considerandu li ingenij humani facissi unu tristu vultu, videndu que lu perseverantissimu cultu so era dannatu di cussì acerba fini per iniquu et malvasu judiciu di la fortuna.

[8] Cavalca, Specchio di croce, a. 1342 (pis.), cap. 22, pag. 99.14: Ancora fu acerba, se consideriamo l'angustia che ebbe la sera dinanzi, aspettando d'essere preso, che fu sì grande che sudò gocciole di sangue.

[9] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 5, cap. 5.24, pag. 350: Io lasciai Plinio in barca a la marina, / dove il trovai, e seguitai Solino / per via solinga, acerba e pellegrina.

[10] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 3, cap. 14.35, pag. 224: Dedalo fabbro, dopo la fortuna / acerba del figliuol, qui si governa / con altri Greci che seco rauna.

[11] Niccolò de' Scacchi, p. 1369 (ver.), 113, pag. 574: Mylle e trecento cum sexanta nove / Anni currendo del carnato verbo / Tributo al mondo cum virgineo parto, / Del mese che più gielo in terra piove, / Marte sdegnato cum furor acerbo, / De quel un giorno duodecimo quarto, / Fu el nobel sangue sparto / Del prince degno ch'in cielo s'anida.

[12] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 13, pag. 114.11: Forte se dole la corte della acerva morte dello patriarca, della rotta de Cristiani.

[13] Francesco di Vannozzo, Rime, XIV sm. (tosc.-ven.), [1388-89, canz.] 1.68: E questo è quel che l'uom si chiama offeso / dal ciel, quando è caduto enfra le reti; / certo non son pianeti, / non è fortuna acerba, / ma sua superba - o lor cieca sochezza / veder non soppe il fin de sua legrezza.

2.1 Di atteggiamento superbo, ostile.

[1] Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.), 2600, pag. 265: o s'hai mostrato faccia / crucciata per superba, / e la parola acerba, / vedendo altrui fallare, / e te stesso peccare...

[2] Poes. an. urbin., XIII, 29.35, pag. 604: Si ssi' superbo, / torna all'umel[e]tate, / si à' core acervo, / implil de caritate, / così lo servo / pervene in degnetate...

[3] Francesco di Vannozzo, Rime, XIV sm. (tosc.-ven.), [son. a M. F.] 95.12: et io, per non turbare el mio viaggio, / tuttor seguendo Cato e 'l suo consiglio, / risposi: timor fugge da l'uon saggio; / se no che po' [con] un acerbo piglio / detto mi fo: non teme il divin raggio / chi non à tema del mortal asiglio.

2.2 [Detto di giudizio, pena, penitenza:] severo, inflessibile.

[1] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 34, pag. 586.38: E però in questo profondo, sì come in convenente seggia, e co[n] sì acerbo giudicio di Dio è tormentato, e dimora l'angelo tenebroso Lucifer; però che levato contra il suo Fattore per mattezza di superbia, volle apparere simile a·llui...

[2] Stat. castell., XIV sm., pag. 143.13: Et se alchuno della detta fratenita facesse co(n)tra le predette cose, sia coretto durissimamente p(er) lo priore overo sopriore della detta fratenita de ponare penetençe ace(r)be et dure.

2.3 [Detto di rimprovero:] brusco.

[1] Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.), pag. 162.2: Li amici sono d'amonire e da riprendere sovente in tal guisa che l'amonimento non sia acerbo e la riprensione non sia con villania.

2.4 [Detto di persona].

[1] Monte Andrea (ed. Contini), XIII sm. (fior.), tenz. 1, canz. 1.75, pag. 452: Ma s'io dicesse ciò ch'a me ne serbo, / già non saria null'om ver' me sì acerbo, / nol movesse pietà a far di me preghi.

[2] Amico di Dante, XIII ex. (fior.), Son. 43.3, pag. 761: Amico, tu fai mal, che tti sconforti / e tti lamenti sì di starmi servo, / dicendo ch'i' ti sono crudo e acervo, / vogl[i]endoti però gittar tra i morti.

[3] Cronica deli imperadori, 1301 (venez.), pag. 185.32: Questo Antonio in tanto fo piathoso, che a nessun fo axerbo, fazando ali boni honore, el qual non [ven ?] dito che avesse dito chotal parola...

[4] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 2, cap. 16.2, pag. 233: O bel paese con i dolci colli, / Perchè non conoscete, o genti acerbe / Con gli atti avari, invidïosi e folli?

2.4.1 Sdegnoso, superbo.

[1] Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.), pag. 158.10: Conviensi a l'uomo cortese in donare essere allegro e in ricevere non acerbo.

[2] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 143.42, pag. 600: Pensa se tu e' stao superbo / o inver'atrui tropo acerbo...

[3] Dante, Rime, a. 1321, 45.60, pag. 164: che se mi giunge lo tuo forte tempo / in tale stato, questa gentil petra / mi vedrà coricare in poca petra, / per non levarmi se non dopo il tempo / quando vedrò se mai fu bella donna / nel mondo come questa acerba donna.

2.4.1.1 [Detto di città].

[1] Dondi dall'Orologio, Rime, XIV (padov.), 10.5, pag. 29: Se la gran Babilonia fu superba, / Troia, Cartago et la mirabel Roma, / che anchor si vede (quelle altre si noma, / ma dove steter pria stan selve et erba); / et se altra possa fu may tanto acerba / a metter sopra altruy gravosa soma, / tute san già quant'ogno orgoglio doma / al fin Cholui che a sé vendeta serba.

2.4.2 Severo.

[1] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 2, cap. 17, vol. 2, pag. 281.12: dice Valerio Massimo: Caccia, o uomo, e perseguita li tuoi vizj, ma delli altrui non sii curioso investigatore, nè acerbo riprenditore.

2.4.3 Ostile.

[1] Francesco di Vannozzo, Rime, XIV sm. (tosc.-ven.), [1388, son.] 158, 7.9: «Pur venga, venga fuor de la campagna!». / Però ti prego, non estare acerbo; / Udene per Friuli è qui dallato, / e per lo Patrimonio qui è Viterbo.

2.4.4 Ribelle.

[1] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 46.32, pag. 180: O vita mia maledetta, villana, engrata, soperba! / Sprezanno la vita celeste, a Deo stata so sempre acerba, / rompenno la lege e statuti, le suoi santissime verba...

2.4.5 Malvagio, crudele.

[1] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 4, cap. 7, pag. 217.19: [[i nemici di Dio]] i quali pensano che sieno più gravi le battiture del padre, che gl'incendi de' nemici; e chiamano più acerbo Iddio lusingando e ammonendo e redimendo, che il Diavolo che perseguita, domina e uccide.

[2] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. c. 21.32, vol. 1, pag. 348: Ahi quant'elli [[scil. un diavolo]] era ne l'aspetto fero! / e quanto mi parea ne l'atto acerbo, / con l'ali aperte e sovra i piè leggero!

[3] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), Son. 210.14, pag. 138: Nì de mia vita so trovar remeço, / per che da ti duvisso tu m'unçidi, / possa consumo sempre ch'eo ti veço, / ché sol di tormentarmi te confidi, / tu rëa, tu sdegnosa, tu soperba, / tu plu che donna crudel et acerba.

[4] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), L. 5, pag. 90.8: Allura Eneas non volci ki cumbaptissiru plui, nin ki l'animu di lu acherbu Entellu si crudilixissi plui contra lu dictu Dares...

[5] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 1, pag. 10.28: E spezialmente lo pietoso Enea, ora piange il caso dell'acerbo Oronte, ora quello dell'Amico suo, e seco li crudeli fati di Lico, e 'l forte Gian, e 'l forte Cloanto.

[6] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 4, cap. 23.67, pag. 321: Vidi la landa e la fonte del pino, / lá dove il cavaliere al nero scudo / con pianto e riso guardava il cammino: / io dico quando il nano acerbo e crudo, / dinanzi a gli occhi di messer Galvano, / battendo il menò via con grande studo.

3 [Detto dell'allume].

[1] Stat. pis., 1321, cap. 126, pag. 316.1: E per ciascheduno cantare d'alume acerbo, et di Castilio, et da Alapo, dare farò per rata, cioè per sacco et fune, rotuli due.

4 Sost.

4.1 Ciò che è amaro al gusto, ciò che dà amarezza.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. c. 18.3, vol. 3, pag. 293: Già si godeva solo del suo verbo / quello specchio beato, e io gustava / lo mio, temprando col dolce l'acerbo; / e quella donna ch'a Dio mi menava / disse: «Muta pensier; pensa ch'i' sono / presso a colui ch'ogne torto disgrava».

[2] Gl Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 18, pag. 411.10: e temperava il dolce collo acerbo, cioè quello che v'avea entro delettabile, con quello che proferea d'aversitade e d'essilio.

4.1.1 Fig. Chi è aspro nell'animo.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. c. 25.18, vol. 1, pag. 419: e io vidi un centauro pien di rabbia / venir chiamando: «Ov'è, ov'è l'acerbo?» [[scil. Vanni Fucci]].

4.2 Ciò che non è giunto a maturazione.

[1] Fr. Ismera Beccanugi, Per gran, XIV pm. (fior.), 59, pag. 62: Tempo che passa ben matura acerbo.

[2] Boccaccio, Argomenti, 1353/72 (?), Purgatorio, 110, pag. 246: L'abate lí di San Zen da Verona / con altri assai correndo vede poi / e con lui parla, e seguel nell'oscuro / tempo, con altri retro a' passi suoi, / come sentendo si rifá maturo / d'accidia l'acerbo.

[u.r. 22.03.2017]