0.1 acume.
0.2 Lat. acumen (LEI s.v. acumen).
0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 1.1.
0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321.
In testi mediani e merid.: Bosone da Gubbio, Capit., c. 1328 (eugub.); Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.).
0.7 1 Intensità acuta e penetrante, vivezza (fig.). 1.1 [Rif. al desiderio]. 1.2 [Rif. alla luce]. 2 Capacità di penetrazione (da parte degli organi sensoriali, dell'intelletto). 2.1 Disposizione alla visione.
0.8 Paolo Squillacioti 23.03.1999.
1 Intensità acuta e penetrante, vivezza (fig.).
[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. c. 1.84, vol. 3, pag. 12: La novità del suono e 'l grande lume / di lor cagion m'accesero un disio / mai non sentito di cotanto acume.
[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. c. 28.18, vol. 3, pag. 460: un punto vidi che raggiava lume / acuto sì, che 'l viso ch'elli affoca / chiuder conviensi per lo forte acume...
[2] Dante, Commedia, a. 1321, Par. c. 33.76, vol. 3, pag. 551: Io credo, per l'acume ch'io soffersi / del vivo raggio, ch'i' sarei smarrito, / se li occhi miei da lui fossero aversi.
[3] Gl Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), c. 33, 67-81, pag. 740, col. 1.7: Io credo. Qui comença a dirne, e dixe: che tanto era l'acume del raço della divinità, çoè l'excellentia, che s'ello avesse torto 'l viso sería smarito.
[4] Bosone da Gubbio, Capit., c. 1328 (eugub.), 34, pag. 377: Ma perché l'arra che ssi prende al fonte / del nostro batisteo ci dà un lume, / lo qual ci fa le cose di Dio conte, / venne del lustro del superno acume / una gratia di fede, che ssi dice / che 'nfonde l'alma come terra il fiume...
2 Capacità di penetrazione (da parte degli organi sensoriali, dell'intelletto).
[1] Ottimo (sec. red.), a. 1340 (fior.), c. 2, pag. 438.2: Memoria è una doppia naturale, la quale così si vede nella cellola dirietro del celabro, però che in quella dinançi si forma la ymaginaçione, e nella meçana la ragione overo ingengno. Qui si puote dire lo 'ntelletto speculativo, overo uno acume e sottilitade dello intellecto, per lo quale sottilmente inmagina e aprende la cosa; sì come noy diciamo nelli operatori meccanici, dicendo d'uno sottile aurifice...
[2] Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.), tenz. 14, son. 2.13, pag. 800: Se dritto e con vertù per le soi lame / te guiderai, ben ce se trova acume, / del qual se veggion ben molte reame.
[3] Boccaccio, Decameron, c. 1370, I, 1, pag. 27.1: E ancor più in Lui, verso noi di pietosa liberalità pieno, discerniamo, che, non potendo l'acume dell'occhio mortale nel segreto della divina mente trapassare in alcun modo, avvien forse tal volta che, da oppinione ingannati, tale dinanzi alla sua maestà facciamo procuratore che da quella con eterno essilio è iscacciato...
[4] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. X, par. 88, pag. 532.23: i dannati, offuscati dalla propinquità della caligine infernale, non posson le cose propinque vedere, ma, ficcando con la meditazione l'acume dello 'ntelletto per le cose superiori, veggion le più lontane.
2.1 Disposizione alla visione.
[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. c. 32.75, vol. 3, pag. 533: Dunque, sanza mercé di lor costume, / locati son per gradi differenti, / sol differendo nel primiero acume.
[2] Gl Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), c. 32, 61-75, pag. 716, col. 1.26: E dixe: 'se tale predestinazione è donqua cença mercé, çoè proprio merito, si pò essere in paradixo, e solo èno differenti nelli scagni perché sono differenti in la voluntà de Deo', la quale l'A. apella primo acume, çoè prima causa a che se reduxe tutte le casune.
[3] Gl Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 32, pag. 711.8: E dice: tale predestinazione senza merito propio è; e solo sono differenti nella volontà di Dio, la quale l'Autore appella - primiero acume, cioè prima causa, alla quale si riducono tutte le cagioni.
[u.r. 22.03.2017]