ADAGIO avv.

0.1 adagio, adascio, ad asio, adaxo.

0.2 Da agio 1.

0.3 Paolino Minorita, 1313/15 (venez.): 1.

0.4 In testi tosc.: Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.).

In testi sett.: Paolino Minorita, 1313/15 (venez.); Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.).

In testi mediani e merid.: Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.).

0.6 N I commentatori della Commedia glossano con l'avv. adagio (assente nel poema, così come il solo sost. agio) gli agg. lento e tardo.

0.7 1 Con lentezza, senza fretta, piano.

0.8 Redazione interna 16.04.1999.

1 Con lentezza, senza fretta, piano.

[1] Paolino Minorita, 1313/15 (venez.), cap. 74, pag. 105.9: Ancora, non de' frezar li consejeri de dir zò ke lli par, ma de' lagar empensar quant'elli vol, en fin k'elli à delliberado ben. Onde dise Aristotele: «Ad asio se de' consejar e le cose consejade tosto se de' metre en ovra.» E proverbio de Socrate si era: «Viazo consejo seve empentixon.»

[2] Gl Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 11, 103-117, pag. 206, col. 1.2: Colui che del cammin... Colui che inanci a me va cussì caregao, e per lo carego va... cussì adagio o ver tardo,... sì avea çà grande stado in Toscana e de lui sonavano molte novelle...

[3] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 4, pag. 44.15: e dice con occhi tardi e gravi, a·ddenotare la maturitade e autorità loro. Ed è morale, che dessi muovere li occhi adagio, e non guardare più suso che sua statura, nè avere velocitade in suo moto, perchè la mobilità de li occhi significa instabilità d'animo.

[4] Libri astron. Alfonso X, c. 1341 (fior.), Libro delle stelle fisse, L. 1, pag. 49.32: E per che sì come lo avoltoio si leva di terra adagio e vola nel cominciamento pigramente come chi vuol cadere, così questa testuggine si muove molto male a notare, e molto gravemente, a simiglianza di cosa molto grave che vuol discendere in fondo del acqua.

[5] Boccaccio, Amorosa Visione, c. 1342, c. 36, pag. 158: Se 'n parer posto forse ad alcun sia / ch'ella [[la vendetta di Dio]] si muova con un lento passo, / non è così, ma que' troppo disia; / o se va forse adagio al tristo lasso / ch'aspetta quella per la fatta offesa, / non giova già...

[6] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), DCCCXCII, pag. 204: Et anchi quilli cento lo re non vedero, / Cha de qua alla Guardia tanto adascio gero, / Quatro jorni vi misero; or ecco vitupero! / Lo re era partuto, illi tornaro, de vero.

[u.r. 27.11.2017]