DIMENTICARE v.

0.1 demantegâ, dementecarano, dementecare, dementega, dementegà , dementegade, dementegai, dementegandose, dementegar, dementegare, dementegase, dementegava, dementeghe, dementegó, dementicano, dementicar, dementicaraio, dementicare, dementicata, dementicato, dementico, dementiga, dimentare, dimentica, diménticagli, dimenticai, dimenticale, dimenticami, dimenticammo, dimenticando, dimenticandomi, dimenticandone, dimenticandosi, dimenticano, dimènticano, dimenticar, dimenticaranno, dimenticare, dimenticarebbe, dimenticarli, dimenticarlo, dimenticaro, dimenticarò, dimenticarono, dimenticasesi, dimenticasi, dimènticasi, dimenticasse, dimenticassero, dimenticassi, dimenticassono, dimenticaste, dimenticata, dimenticatane, dimenticate, dimenticati, dimenticato, dimenticatosi, dimenticava, dimenticavano, dimenticavasi, dimenticha, dimenticharà , dimentichare, dimentichasero, dimentichasse, dimentichata, dimentichate, dimentichati, dimentichato, dimenticherà , dimenticherae, dimenticherai, dimenticheranno, dimenticherebbono, dimenticherei, dimenticheremo, dimenticherò, dimenticheroe, dimenticherolla, dimentichi, dimentichiamo, dimentichiate, dimentichino, dimèntichino, dimèntichisi, dimentichò, dimentico, dimenticò, dimenticoe, dimenticòe, dimenticono, dimenticorono, dimenticoronsi, dimenticossi, dimestica, diminticare, diminticari, diminticata, diminticati, diminticato, domentè, domenteien, domenten, domentiche.

0.2 DELI s.v. dimenticare (lat. tardo dementicare).

0.3 St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.): 1.1.

0.4 In testi tosc.: Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.); Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.); <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>; Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.); Simintendi, a. 1333 (prat.); Mazz. Bell., Storia (ed. Gorra), 1333 (pist.).

In testi sett.: Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Sermoni subalpini, XIII (franco-piem.); Disticha Catonis venez., XIII; Anonimo Genovese (ed. Cocito); Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342.

In testi mediani e merid.: St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.); Poes. an. urbin., XIII; Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.); Stat. cass., XIV; Destr. de Troya, XIV (napol.).

In testi sic.: Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.); Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.).

0.7 1 Non ritenere più nella memoria. 1.1 Non avere più affetto, considerazione o cura per qno o per qsa; distogliere l'attenzione, il pensiero da qno o da qsa, trascurare. 1.2 Considerare con indulgenza, perdonare. 1.3 Abbandonare un'usanza o un comportamento consueto; non attenersi più a una regola o a una condizione. 1.4 Omettere qsa durante un discorso orale o scritto, tralasciare. 1.5 Non portare qsa con sé, lasciare qsa altrove, abbandonare qsa. 1.6 Cessare di subire gli effetti di una condizione o di un'azione. 1.7 Mancare di fare qsa. 2 [Come trad. errata di ulciscor].

0.8 Daniele D'Aguanno; Giulio Vaccaro 26.05.2009.

1 Non ritenere più nella memoria.

[1] Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.), cap. 6, pag. 16.4: Ed ella disse :- Credo bene che l'abbi dimenticato, perché se l' avessi a mente tenuto, nel mal che tu hai non t'avrebbe lasciato cadere.

[2] Giordano da Pisa, Pred. Genesi, 1309 (pis.), 16, pag. 125.17: Ed dice: 'Messere, ben imparai, ma io dimenticai et però peccai'. Anco non è però scusato, però che tante volte quante dimenticava, tante dovea dimandare.

[3] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 1, cap. 30, pag. 108.30: e considerando quello che è detto, ci ingegnamo di dimenticare quello che ancora non vuole fuggire delle nostre memorie.

[4] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 5, S. Tommaso ap., vol. 1, pag. 75.3: Lo 'ngegno si è che quello che tu non hai appreso, tu l'apprendi; la memoria è quello che tu hai appreso non dimentichi...

[5] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 31, pag. 71.32: Però che s'e' nostri di Casentino sapessono come dimenticammo la loro commessione, e tornassimo dinanzi da loro come smemorati, non che ci mandassono mai per ambasciadori...

1.1 Non avere più affetto, considerazione o cura per qno o per qsa; distogliere l'attenzione, il pensiero da qno o da qsa, trascurare.

[1] St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.), pag. 107.23: E Bruto sio patre [[...]] fecese paço e disse ad alta voce: «Iammai non serraio sapio, se non me dementicaraio de Tarquinio». || Ma cfr. Liber Yst. Rom., p. 107: «Cuius vero pater qui Brutus dicebatur . qui se dementem finxerat ut minas posset vitare Tarquinii».

[2] Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.), L. 3, cap. 9, pag. 210.20: non t'aconpagniare co' nemici tuoi, conciosia[chè] [possa trovare altri] compagni; perciò ch'eglino terranno ad mente quelle cose che tu farai rie, et dementecarano le buone.

[3] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De peccatore cum Virgine, 104, pag. 52: Donca argorda 't del ben tu he per mi trovao, / Apress zo te dementega del mal k'è strapassao.

[4] Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.), Liber cons., cap. 36: (Et) vollesti soprastare in quelle (et) in tucte quelle cose che li tuoi occhi (con)sideravano, dimenticando la scriptura che dice: no(n) berai mele se(n)sa veneno...

[5] Sermoni subalpini, XIII (franco-piem.), 3, pag. 226.18: o' il se deleiten tant que il tenent los oilz serrai e se domenten la vita eternal. Perquè se la domenteien? Per lo soig qui est dolz.

[6] Disticha Catonis venez., XIII, L. 4, dist. 45, pag. 85.5: La primera causon viaçamentre e da fir ravida da ti, né tu d'altre cavo no dema(n)de quele cause, le qual ia avràs dementegade dananti.

[7] Poes. an. urbin., XIII, 17.36, pag. 577: Fai lo core amoroso, / famolent'e angossoso, / e cquasi desïoso / fin a lo consumare. / Poi lo vèni e delati, / tanto cu· llui T'affrati, / e ttuct'altre ammistati / li fai dementecare.

[8] Conti morali (ed. Segre), XIII ex. (sen.), 11, pag. 508.27: ché bene perde lo suo tempo chi dimentica Idio per li diletti di questo mondo.

[9] Palamedés pis., c. 1300, pt. 2, cap. 99, pag. 167.33: abbo io perduto assai dei miei homini che giammai alli giorni di mia vita nol dimenticherò.

[10] Dante, Convivio, 1304-7, I, cap. 1, pag. 4.12: per la dolcezza ch'io sento in quello che a poco a poco ricolgo, misericordievolemente mosso, non me dimenticando, per li miseri alcuna cosa ho riservata...

[11] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 14.195, pag. 159: Lo terzo comando de la lei / dementegar no te dei.

[12] Mazz. Bell., Storia (ed. Gorra), 1333 (pist.), pag. 457.32: E lamenti della quale se fussero stati agli uomini di Troia esauditi, Troia non sarebe stata distrutta, chè ancora infine al dì d'oggi se ne compiagne e per nessuno tenpo che debbia venire non se ne dimentica, che non se ne ragioni.

[13] Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.), pt. I, cap. 10, pag. 626.4: [[l'anima]] per consumato, cioè compiuto amore di Dio e di virtú, dimentica sé ed ogni cosa terrena, e pare che ogni cosa visibile gli sia pena.

[14] Cavalca, Specchio di croce, a. 1342 (pis.), cap. 44, pag. 207.11: avvengachè fusse stanco, ed avesse fame e sete corporale, per convertire la Samaritana parve che dimenticasse il bere ed il mangiare...

[15] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 4, cap. 69, vol. 1, pag. 572.14: si truovano esurpatori de· reggimento [[...]] i quali abracciato i· reggimento del Comune intendono a loro propi vantaggi e de' loro amici con tanta sollicitudine e fede, che in tutto dimenticano la provisione salutevole al nostro Comune...

[16] Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.), 71, pag. 186.1: E pertanto, dolcissime mie madri in Cristo, carissimamente vi prego che ora dimenticando le begole delle rocche e de' naspatoj, il dì e la notte gridate Jesù Cristo benedetto...

[17] Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.), Di la guardia..., pag. 571.31: e nun esti da diminticari dàlli a rudiri baxu, apressu a li pedi davanti, kí apena pigli la pruvenda: fenu, oi oriu, oi zò ki tu li dài...

[18] Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.), Prologo, cap. 5, vol. 1, pag. 22.13: et nullu animali cunucxi parintela, si no l'omu. Unde, per beni ki li pullichini di li perdirichi cunucxanu la propria matri siandu pichuli, tostu poi si dimentica lu parentatu...

[19] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 35, pag. 293.3: E cussy se inebriano de quillo canto li misery che dementicano onne altra cura e pensiero, et intanto quella dolcecza le ammollesse che quasy dementicano se styssy, né curano né de manyare né de vevere...

[20] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 47, pag. 104.23: Niuna cosa si passa e dimentica, quanto la morte; e la femmina che più si percuote e nel pianto e nel lamento, è quella creatura che più tosto la dimentica...

1.1.1 Privare del proprio amore.

[1] Tristano Ricc., XIII ex. (tosc.), cap. 132, pag. 236.1: «Cierto io credo che ss'io avroe Isotta dele bianci mani al mio volere, forse per aventura io sì dimenticheroe l'altra bella Isotta la bionda di Cornovaglia, la quale io amo sopra tutte le dame e le damigielle del mondo».

[2] Bind. d. Scelto (ed. Gozzi), a. 1322 (sen.), cap. 277, pag. 305.25: E vi diremo de la damigella, che crede veracemente morire quand'ella si die partire da Troylus, ch'ella l'amava sopra tutte cose. Ella lo pregha molto dolcemente ch'elli no la dimenticasse...

[3] Ceffi, Epistole eroiche, 1320/30 (fior.), ep. Filis, pag. 12.23: non credo ch'abbia trovato altra donna tanto fervente del tuo amore, quanto Filis. Ahi me misera! Se tu mi domande qual io sono, o Demofonte, io sono quella Filis la quale tu hai dimenticata...

[4] Guido da Pisa, Fiore di Italia, XIV pm. (pis.), cap. 104, pag. 204.19: Ed ecco non andò grande tempo, che Ercule s'innamorò fortemente d'una figliuola d'uno re, [la] quale aveva nome Iole, ed essendone innamorato la prese per moglie. E fu sì grande questo amore, che dimenticò Deianira.

[5] Boccaccio, Decameron, c. 1370, III, 9, pag. 243.29: E essendo ella [[Giletta]] già d'età da marito, non avendo mai potuto Beltramo dimenticare, molti a' quali i suoi parenti l' avevan voluta maritare rifiutati n'avea senza la cagion dimostrare.

- Dimenticare l'amore.

[6] Distr. Troia, XIII ex. (fior.), pag. 179.13: E tutta la notte non finarono di piangnere, senpre pregando l'uno l'altro che il carissimo amore non si dimentichasse tra lloro.

[7] Guido da Pisa, Fatti di Enea, XIV pm. (pis.), cap. 12, pag. 22.8: Cupidine la infiammò d'uno infiammato amore verso d'Enea, facendole in prima dimenticare l'amore che aveva portato a Sicheo.

[8] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 139, pag. 527.2: Conta la vera storia, che, dimorando lo re Artù e sua baronía in Cammellotto, messer Lancialotto niente avea dimenticatol'amore della bella reina Ginevra; anzi n'era più bramoso che mai.

1.1.2 Abnegare (?).

[1] S. Caterina, Libro div. dottr., 1378 (sen.), cap. 163, pag. 394.3: Nel quale lume della santissima fede ha dimenticato sé, non cercando sé per sé, perché nell' obbedienzia, acquistata col lume della fede, ha mostrato che nella volontá sua egli è morto a ogni proprio sentimento.

1.2 Considerare con indulgenza, perdonare.

[1] Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.), De amore, L. II, cap. 4: L'amistà delo stolto (et) del no(n) savio no(n) dèi amare, che li stolti li altrui visii guardano e li loro dime[n]ticano.

[2] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 2, cap. 17, pag. 116.15: tra loro questo fondamento alla loro pace fecero, che per saramento fermaro di dimenticare tutti i misfatti, e discordie, e male volontadi, che per addietro fossero state tra loro...

[3] Conti morali (ed. Zambrini), XIII ex. (sen.), 10, pag. 67.2: E quando aviene cosa che li sovenga de' suoi peccati e dollisene, allora muove da Dio, che illumina in poca d'ora anima e corpo; sì che Dio dimentica i suoi peccati e la sua villania tanto, quanto si vuole in bene mantenere.

[4] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 1, cap. 46, vol. 1, pag. 86.11: E ricevuti i rettori, cominciarono a vivere tra lloro i· molta concordia e pace, e catuno intendea a ffare i fatti suoi, dimenticando le cittadine contenzioni e li altri sospetti che lli conturbavano...

- Dimenticare le ingiurie.

[5] Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.), L. 2, cap. 48, pag. 153.23: Addunque, adomanda la pace e dimentica la guerra; perciòe che dicie Seneca ne la pistola: che noi dovemo le 'ngiurie dimenticare, e' benefici ricordare...

[6] Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.), Liber cons., cap. 46: [14] Du(n)qua richiere la pace (et) dime(n)ticala ingiulia, che p(er)ò dice Senaca in nele Pistule: le ingiulie dovemo dime(n)ticare, deli benefici ricordarci, imp(er)ò che remedio dele ingiulie è lo dime(n)ticare.

[7] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 3, pt. 2, cap. 21, pag. 264.29: Donde Cesaro era molto da lodare di ciò, ch'elli non teneva a mente ingiurie né villanie che l'uomo gli facesse, anzi le dimenticava tutte.

[8] Dino Compagni, Cronica, 1310-12 (fior.), L. 3.37, pag. 214.16: La giustizia di Dio quanto fa laudare la sua maestà, quando per nuovi miracoli dimostra a' minuti popoli, che Iddio le loro ingiurie non dimentica!

1.3 Abbandonare un'usanza o un comportamento consueto; non attenersi più a una regola o una condizione.

[1] Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.), L. 1, cap. 28, pag. 37.10: che prima l' usanza della cavalleria negligentemente si fece, e poscia si fece all' infinta, e alla fine si conosce che la dimenticaro al postutto.

[2] Bestiario toscano, XIII ex. (pis.), cap. 40, pag. 61.11: e quando li corbi e le cornachie la vedeno, elli credendo che ssia morta vannoli adosso per beccarla; e quella, non dimenticate le suoi malitie, apre la boccha e or le magnia...

[3] Conti morali (ed. Segre), XIII ex. (sen.), 6, pag. 493.19: In constume aveva questa abbadessa di comunicarsi ogne semmana; ma ora l'aveva dimenticato per lo Nemico unde ella era ingombrata; e tanto...

[4] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 85.8: E perciò si debbono elli molto umiliare a Dio, e non glorificare, nè di lor belli adornamenti, nè di lor belle robe, all'asemplo del re David ch'avea dimenticata sua dignità, quand'elli pregava Dio...

[5] Cavalca, Vite eremiti, 1321-30 (pis.>fior.), Vita di Ilarione, cap. 3, pag. 161.36: fulle detto come Ilarione monaco stava quivi presso in una solitudine; onde costretta di tenerezza e pietà materna, dimenticandosi la pompa della sua nobiltà, prese compagnia d'alquanti servi e ancelle, e umilmente in su un asinello se n'andò al deserto...

[6] Elucidario, XIV in. (mil.), L. 2, quaestio 74, pag. 171.6: La quale uxanza illi avevano imprexa in Egipto. Etiamdé perzò li menà quaranta anni per lo deserto per fare dementegare quella usanza ke illi avevano de fare sacrifitii a le ydole.

[7] Ceffi, Epistole eroiche, 1320/30 (fior.), ep. Elena, pag. 156.20: Ma sia villana quantunque ti piace, pur ch'io non dimentichi la mia castitade e mantenga il mio onore senza biasimo.

[8] A. Pucci, Libro, 1362 (fior.), cap. 26, pag. 187.5: Egina fu una contrada di Grecia nela quale venne sì grande corruzione d'aria che gl'uomini e le bestie vi morivano e le fiere dimenticando loro ferocità tutte si pelavano e venivano meno...

[9] Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.), 17, pag. 71.16: e così chi di Cristo parla, di Cristo sente. E però vi ricordo che mai questa santissima arte non si dimentichi fra voi.

[10] San Brendano tosc., XIV (ven.>tosc.), pag. 139.22: e stando così, uno grandissimo odore venne inverso e' frati, lo quale menò uno piccolo vento che venne inverso loro, e per questo dimenticorono il digiuno e mangio[rono].

[11] Boccaccio, Decameron, c. 1370, V, introduzione, pag. 331.15: E quello ordinatamente e con letizia fatto, non dimenticato il preso ordine del danzare, e con gli strumenti e con le canzoni alquante danzette fecero.

[12] Stat. cass., XIV, pag. 136.24: (Et) no(n) se dementega p(er) la occasione de <lu> lu p(re)biterato la obediancia de la r(e)gula (et) la disciplina, s(et) maiorme(n)te acresca i(n)nello s(er)vicio de Dio...

1.3.1 Disimparare.

[1] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 34, pag. 121.11: e per lo molto mirare, l'uno conosce il disio e la volontà dell'altro. E a quel punto dimenticarono lo giuoco degli scacchi; chè quando Tristano pensava giucare dello dalfino, ed e' giucava assai volte della reina..

[2] Esopo tosc., p. 1388, cap. 5, pag. 81.15: e per astio e per invidia di maggiore guadagno del suo vicino abandona quella propia della quale egli è maestro e seguita quella onde non ha alcuno provedimento: e in tale maniera aviene che la sua arte dimentica e l'altrui non apara.

1.4 Omettere qsa durante un discorso orale o scritto, tralasciare.

[1] Milione, XIV in. (tosc.), cap. 173, pag. 271.4: Avemovi contato de' costumi di questi idolatri; dirovi una novella ch'avavamo dimenticato de l' isola di Seilan.

[2] Scienza fisiognomia, XIV pm. (tosc.), pag. 3.5: tucto ciò dicendo che loro avea risposto Fisonomo de la sua figura, et la sentenzia che di lui avea data, non lassandone nè dimenticandone sola una paraula.

[3] Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.), L. 3, cap. 1, pag. 125.8: Gregorio [[...]] avea lasciato di dire d' altri maggiori fatti in tanto, che la vita del venerabile Paolino vescovo di Nola, lo quale fu molto più virtuoso che tali di cui abbiamo fatto menzione, pare che mi sia dimenticata.

[4] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 3, cap. 1, pag. 159.5: avea lasao de dir li faiti d' atri maoi sancti intanto che la vita de lo veneraber Paulin vesco de Nola, lo qua fu monto pu vertuoso avanti che monti de li quai ò faito mention, par che me sea demantegâ.

1.5 Mancare di portare qsa con sé, lasciare qsa altrove, abbandonare qsa.

[1] Fiore, XIII u.q. (fior.), 228.7, pag. 458: Ché quel sì era il mi' dritto camino; / E sì v'andai come buon pellegrino, / Ch'un bordon noderuto v'aportai, / E la scarsella non dimenticai, / La qual v'apiccò buon mastro divino.

[2] Bestiario toscano, XIII ex. (pis.), cap. 38, pag. 59.37: et quando elli [[lo struzzo]] ave veduta la stella, se lassa stare le ova e dimenticale in tale mainera che mai non torna a lloro...

[3] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Sal. L. 2, cap. 15, pag. 63.2: Fuggiva Drapel Brenno e non dimenticava li speroni.

[4] Bosone da Gubbio, Avv. Cic., a. 1333 (eugub.>fior.), L. 2, osservazioni, pag. 316.1: Dimenticare fa lo Re in parte le cose, perocchè teme per lo seguito della maggior parte di suoi baroni che lui seguivano.

[5] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 87, pag. 332.31: Onde che lo cavaliere [a ciò s'accorda], e torna al grande palagio; e, per vanaglor[ia] [o per] ignoranza, egli dimenticòe sua lancia...

[6] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. I, cap. 19, vol. 1, pag. 26.16: onde si battezzò per mano di santo Remigio arcivescovo di Rens; e nel battesimo dimenticando la clesima, venne visibilemente da cielo una colomba che in becco l'adusse al beato Remigio...

1.6 Cessare di subire gli effetti di una condizione o di un'azione.

[1] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc. L. 4, cap. 12, pag. 147.14: le cinghie si ruppero di loro scudi: caddero, e per ciò non dimenticaro lo ferire de le spade.

[2] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 2, cap. 56, pag. 213.18: Ora se Biancifiore sapesse che un poco di sonno, sopravenuto ne' tuoi occhi, t'avesse fatto dimenticare li suoi affanni...

[3] <Cavalca, Disc. Spir., a. 1342 (pis.)>, cap. 15, pag. 121.13: lo rimorso della coscienza, la quale massimamente tribola questi cotali; in tanto che non potendo sostenere questo rimorso, e non trovandovi scusa, per lo gran conoscimento che ebbono, e hanno, dannosi ad ogni dissoluzione per fuggirlo, e per dimenticarlo.

1.7 Mancare di fare qsa.

[1] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 4, vol. 1, pag. 183.6: Egli ignorante trae i fuochi dell'amore, e meravigliasi; e preso per la imagine della veduta bellezza, ebbe quasi che dimenticato di menare le sue penne per l'aria.

[2] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 8, cap. 7, pag. 562.13: [[Carneade]] Sì meraviglioso a l'opera de la scienza s' avea aggiunto, che conciofossecosa che per cagione di mangiare sedesse a tavola, accostato a' pensieri, si dimenticava di porgere la mano alla mensa.

2 [Come trad. errata di ulciscor]. || Così anche nel ms. Laurenziano: cfr. St. de Troia e de Roma Laur., 1252/58 (rom.), p. 263.20. Errore nei due mss. da devendicare?

[1] St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.), pag. 263.20: Allora Antonio adunao grande hoste e gio a dementicare la morte de Cesari encontra de Bruto e de Cassio. || Cfr. Liber Yst.Rom., p. 263: «collecto exercitu ad ulciscendum Cesarem».

[u.r. 15.12.2017]