ADDITARE v.

0.1 addetata, addita, addita'lo, additando, additandomi, additandoti, additato, additava, addite, additi, addito, additò, additommi, adetare, adita, aditava, adite.

0.2 Da dito.

0.3 Guido Cavalcanti (ed. Contini), 1270-1300 (fior.): 1.1.

0.4 In testi tosc.: Guido Cavalcanti (ed. Contini), 1270-1300 (fior.); Cecco Angiolieri, XIII ex. (sen.).

In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); Anonimo Rom., Cronica, XIV.

0.7 1 Indicare puntando il dito (per sottoporre alla vista). Anche fig. 1.1 Segnare a dito, indicare qno col dito per attirare su di lui attenzione, lode o (più frequentemente) biasimo. 1.2 Manifestare un giudizio (su qno o qsa che si indica all'attenzione). 1.3 Fig. Indicare con parole, prove o segni; dichiarare, esporre; manifestare, rivelare; far conoscere, render noto; segnalare, far notare.

0.8 Milena Piermaria 29.01.2001.

1 Indicare puntando il dito (per sottoporre alla vista). Anche fig.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. c. 26.116, vol. 2, pag. 453: «O frate», disse, «questi ch'io ti cerno / col dito», e additò un spirto innanzi, / «fu miglior fabbro del parlar materno. / Versi d'amore e prose di romanzi / soverchiò tutti; e lascia dir li stolti / che quel di Lemosì credon ch'avanzi.

[2] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 1, cap. 10.72, pag. 32: Lusitan vede di Castella i liti / e Maiolica, che nel mare è fitta; / Portogallo e Ragona par che additi.

[3] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 5, cap. 3.52, pag. 344: Apresso m'additò d'una che v'era / in atto d'assassin crudo e villano, / orribile a veder quanto una fera. / Questo tenea ne la destra mano, / come ferir volesse, un gran coltello; / l'altra, la testa di un corpo umano.

[4] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 11.249, pag. 77.1: Ora vedesi lo bello commattere e·llo delettevole armiare che·lli iannetti facevano. Currevano per lo campo commattenno, ferenno e lancianno. Non era chi li potessi adetare, tanta era la loro velocitate e leierezze.

1.1 Segnare a dito, indicare qno col dito per attirare su di lui attenzione, lode o (più frequentemente) biasimo.

[1] Guido Cavalcanti (ed. Contini), 1270-1300 (fior.), 32.24, pag. 537: Dunque d'amar perché meco ragiona? / Credo sol perché vede / ch'io domando mercede / a Morte, ch'a ciascun dolor m'adita. || Nel senso: 'mi indica come bersaglio' (De Robertis, Cavalcanti: «fa di me 'segno', oggetto; mi espone»).

[2] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 7.24, pag. 23: La carne dice: « Eo ardo, no lo posso portare; / satesfamme esta fiata, che me possa pusare; / vogliote poi iurare de starte poi soietta: / sirò sì casta e netta che te sirà en piacire». / Responne la rascione: «Seri detoperata, / e poi da onne gente seri sempre addetata: / 'Ecco la mal guidata, confusion de parente, / che fa tutta sua gente con gran vergogna gire!'».

[3] Cecco Angiolieri, XIII ex. (sen.), 88.8, pag. 206: e non avrò già tanto a la mia vita, / o lasso me! ch'io ne faccia gran torsa, / da poi che la ventura m'è sì scorsa, / ch'andando per la via ogn'uom m'addita.

[4] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), Son. 360.13, pag. 223: Ma s'el pur dura ver' me cusì schivo, / dolmi del fallo, dolmi del gran danno, / dolmi ch'io perda quella per cuy vivo. / Et ancor mi struççe maçor affanno, / s'alcun m'adita, monstrando ch'eo sia / en odio d'Amore per colpa mia.

1.2 Manifestare un giudizio (su qno o qsa che si indica all'attenzione). || Costr.: additare qno per.

[1] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 43.4, pag. 32: Lasso, ch'ogni vertù veggio fugita / in parte, che nessun la vuol trovare; / venuto è tempo che chi sa mal fare / per valoroso ciaschedun l'adita. / Tant'è la voglia altrui dal ben partita / che niente val chi vuol vertù usare; / speme non ci è se non in ragunare / tesoro assai e con misera vita.

[2] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 7.7, pag. 9: et è sí spento ogni benigno lume / del ciel, per cui s'informa humana vita, / che per cosa mirabile s'addita / chi vòl far d'Elicona nascer fiume.

1.3 Fig. Indicare con parole, prove o segni; dichiarare, esporre; manifestare, rivelare; far conoscere, render noto; segnalare, far notare.

[1] Dante, Convivio, 1304-7, IV cap. 6, pag. 299.14: e dico a voi, Carlo e Federigo regi, e a voi altri principi e tiranni -; guardate chi a lato vi siede per consiglio, e annumerate quante volte lo die questo fine dell'umana vita per li vostri consiglieri v'è additato!

[2] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. c. 16.61, vol. 2, pag. 267: Lo mondo è ben così tutto diserto / d'ogne virtute, come tu mi sone, / e di malizia gravido e coverto; / ma priego che m'addite la cagione, / sì ch'i' la veggia e ch'i' la mostri altrui; / ché nel cielo uno, e un qua giù la pone».

[3] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 4, cap. 3.132, pag. 341: Dello sbatter degli occhi qui ti dico / Che ben è segno di futuri eventi: / Ascolta la ragion che qui t'applico. / Questi due lumi della nostra vita / Sono cagione di questi accidenti / Per la natura che da lor s'addita. / L'alma gentile, che è rammemorata / Dalli superni lumi e da lor guida, / Mostra per segno sì com'è informata.

[4] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 1, cap. 12.9, pag. 36: E tanto li fu dolce questo sito, / che per riposo a la sua fine il prese, / con darmi piú del suo, ch'io non t'addito.

[5] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 6, cap. 4.90, pag. 439: prima che tu schince / altrove, perché poni questo sito / che quasi ogni altro in su la terra vince». / Rispuose: «Io penso ben che l'hai udito, / ma che, per piú chiarezza, il vogli ancora / saper da me; e però dove addito / l'animo poni». E incominciò allora.

[u.r. 28.09.2018]