ADUSARE v.

0.1 adusa, adusandoci, adusandosi, adusanolo, adusare, adusarsi, adusarvisi, adusata, adusate, adùsate, adusati, adusato, adusatu, adusavano, adusi, adusiate, adusoe, ausa, ausando, ausandose, ausandosi, ausansi, ausare, ausarlovi, ausarono, ausarsi, ausarte, ausassi, ausatasi, ausate, aüsate, ausati, ausato, ausava, ausavano, ausen, auserà , auserai, auserannosi, auserò, ausi, aüsi, ausimi, ausino, ausoe, ausossi.

0.2 Lat. *adusare (LEI s.v. *adusare).

0.3 Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260-61 (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260-61 (fior.); Conti morali (ed. Segre), XIII ex. (sen.); Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.); Boccaccio, Esposizioni, 1373-74.

In testi sett.: Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.); Lett. bologn., XIV pm.

In testi mediani e merid.: Regimen Sanitatis, XIII (napol.); Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.).

In testi sic.: Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.).

0.6 N In Patecchio, Splanamento, XIII pi.di. (crem.), 71, pag. 564.3 un ausase inteso 'osasse' ma che potrebbe anche intendersi 'adusasse' («Mal abia, qi plui pò e qi ben far l'ausase, / qe non arma un o doi, sì q'ig autri pausase...»).

0.7 1 Rendere abituato, assuefatto a qsa. Pron. Prendere l'abitudine, divenire avvezzo a qsa. 2 Usare con assiduità. Assol. Abitare, stare.

0.8 Elena Artale 21.12.1998.

1 Rendere abituato, assuefatto a qsa. Pron. Prendere l'abitudine, divenire avvezzo a qsa.

[1] Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260-61 (fior.), pag. 32.11: Intra' quali furono alcuni calidi e vezzati- cioè per la fraude e per la malizia che in loro regnava parea ch'avesse in loro sapienzia -; e questi s'ausarono tanto a parlare che, per molta usanza di dire parole e di gridare sopra le vicende delle speciali persone, montaro in ardimento e presero audacia di favellare in guisa d'eloquenzia...

[2] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 3.37, pag. 10: «Ecco lo letto: pòsate, iace en esto graticcio; / lo capezal aguardace, ch'è un poco de pagliccio; / lo mantellino còprite, adùsate co 'l miccio; / questo te sia deliccio a quel che te vòi fare!».

[3] Conti morali (ed. Segre), XIII ex. (sen.), 11, pag. 504.30: Uno buono uomo laico fue ch'ebbe moglie. l'uomo intese a salvare l'anima, e ischifò tutti e' vizi e tutti e' peccati e tutti e' diletti, e ausossi a fare tutti e' beni.

[4] Trattato de' falconi, XIV in. (tosc.), cap. 4, pag. 14.8: E quando si darà all'astore il pasto, dà anche manicare al cane in sul medesimo traime; e vuolsi fare spesse volte; e auserannosi sì insieme, che quando l'astore si largherà alle grue o all'oche, incontanente, sanza alcuno indugio, il cane il soccorrerà, e aiuterallo.

[5] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 145.339, pag. 636: De fin che zoven e', te sforza, / quando tu pòi, d'andar a orza, / s[t]renze lo cor in astinentia / e ausarte a penetentia; / ché quando tu invegerai / strenze lantor tu no porrai...

[6] Fr. da Barberino, Doc. Am., 1314 (tosc.), pt. 1. docum. 2.14, vol. 1, pag. 48: Sì che convien ciascuno / usar coi buoni, exercitar sé spesso, / giusto acquistar, fin ch'esso / aggia che basti, e non curar del troppo, / far a la gola groppo, / ch'ella si può, come vuoli, adusare, / viltà di giocho hodiare, / femina vil fuggir come tempesta...

[7] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 11, 1-9, pag. 310, col. 2.14: E sozunse che 'l fetor gl'era sí grande, che avrave corotto ogne senso; ... e però provide Virg. ch'era meglio ad entrare adaxo, quasi a dir: lo senso s'auserà a tal fetore...

[8] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 8, pag. 275.1: Io ancora questo Pallante, speranza nostra e sollazzo, t'agiungerò a sostenere sotto te maestro la cavallaria, e la grave opera di Marte. Acciò che s'ausi di vedere i fatti tuoi, e maravigliando ti segua dai primi anni. Io darò a lui dugento cavalieri d'Arcadia, eletti giovani, forti e arditi, e Pallante te ne darà in suo nome altrettanti.

[9] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 50, vol. 2, pag. 124.32: Lo quinto è lo errore delli Ofiti, li quali riputando li serpenti Cristo, hanno un colubro, cioè serpente, e adusanolo a leccare il pane con la lingua, e per questo modo par, che li facciano sagrificio.

[10] Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.), Di la maynera di li freni, pag. 574.27: poi, cun salvamentu di illu IIII denti di la maxilla di ssuta, li fa livari: dui da l'una parti e dui da l'altra, li quali denti sun dicti scaglunati e prani; et omni iornu lu morsu di lu frenu adusa la bucca, si l'omu vidi ki lu cavallu aia la bucca molla e tennira, mutali lu frenu ki si chama a barra, poi ki li ài cavati li denti...

[11] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. IV (i), par. 207, pag. 223.5: Le quali non a stare oziose o a filare o a cucire né ad alcuno altro feminile uficio adusavano, ma in domare cavalli, in cacce, in saettare ed in fatica continua l'essercitavano.

[12] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 3, cap. 15, pag. 182.5: Perché, condescendando <...> a parlar alcune cose desotil, a poco a poco ausandose çà se deleta de odir quele cose che inprima n'eram greve, sì che cum penna e despiacença è besogno se spantea la mente a odir quele cose, per le quai inprima odir cum penna condeseise...

2 Usare con assiduità. Assol. Abitare, stare.

[1] Regimen Sanitatis, XIII (napol.), 162, pag. 568: Ma per ço che ['m]possebele per certo a mene pare / che dell'altri cibarij tu te poçe guardare, / per lo to amore sforçome, vogllote demostrare / como tu usare póctilli sença fare male; / darete vogllo una tale cautela / che tu l'aüsi sença corruptela.

[2] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), canz. 14.24, pag. 54: Madonna, rimembrando / ove credo avenire, / non m'è noia languire, / ma disïosa vita veramente: / però mi vo alegrando, / so nno de lo disire / ch'aio di pervenire / a l'adornezza che 'n voi è piagente: / ché, là ove aüsate, / non pò parir nebiore, / ma tut[t]a claritate e benenanza; / non eb[b]e in voi mancanza, / ma tut[t]a potestate, / ché l'altre riparate, / quando tra esse fate dimoranza.

[3] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 2, cap. 1, pag. 124.6: dinanzi ch'eglino avessero avuto moglie e figliuoli, e si fossero congiunti e accompagnati insieme tra loro, e innanzi ch'eglino fossero presi dell'amore del novello paese, dove si conviene ausare per lungo tempo? Certo la loro compagnia avrebbe avuta corta durata, se un poca di discordia vi fosse intervenuta innanzi ch'ella fosse bene barbata e affermata.

[4] Lett. bologn., XIV pm., pag. 58.20: Non despresiare queste cose che so' scrite in questo libereto, inperò che le sono de grandisima virtù; e se tu le auserai, speso troverai la verità.

[5] Andrea Cappellano volg., a. 1372 (fior.), L. 1, pag. 215.7: Adunque, per certo, delli due amori l'uno eleggere dovete». Risponde la femmina: «Cose non udite e non credibili profferete. Maravigliomi se in alcuno astinenzia tanta si truova, che ausando atti d'amore, nello usare di quelli rifrenare possa l'assalto dal carnale compimento. So bene che a tutti maraviglioso parrebbe chi, posto nel fuoco, non ne ardesse.

[u.r. 03.08.2005]