AFFAMARE v.

0.1 afamà , afamado, afamae, afamai, afamao, afamare, afamat', afamata, afamate, afamati, afamato, afamatu, afamò, affama, affamano, affamare, affamarla, affamassi, affamata, affamate, affamati, affamato, affamatu, affamaty, affamava, affamavano, affameranno, affamisi, affammati, affammato, 'famao, 'famato; f: affami.

0.2 Da fame.

0.3 Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.): 1.2. || Ma v. in affamato agg. Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.).

0.4 In testi tosc.: <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>; Cronaca sen. (1202-1362), c. 1362.

In testi mediani e merid.: Buccio di Ranallo, S. Caterina, 1330 (aquil.); Anonimo Rom., Cronica, XIV.

0.7 1 Trans. Rendere affamato, ridurre alla fame. 1.1 Estens. [Di città o popolo:] privare di viveri, ridurre alla miseria per mezzo di un assedio o a causa di una carestia. 1.2 Fig. Rendere bramoso. 2 Intrans. Avere fame, patire la fame. 2.1 Fig. Avere un gran desiderio, bramare.

0.8 Rossella Mosti 17.07.1998.

1 Trans. Rendere affamato, ridurre alla fame.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. c. 23.37, vol. 2, pag. 393: Già era in ammirar che sì li affama, / per la cagione ancor non manifesta / di lor magrezza e di lor trista squama...

[2] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 2, cap. 32, pag. 172.28: E volendo domare ed affamare il ventre, le membra medesime e tutto il corpo furono sì indeboliti ch'elli non si poténo sostenere nè aiutare.

[3] Buccio di Ranallo, S. Caterina, 1330 (aquil.), 950, pag. 386, col. 2: Poi [[la vergene biata]] abe commandato / che un cane foxe trovatu / e sia factu affamare / per ella moczecare.

1.1 Estens. [Di città o popolo:] privare di viveri, ridurre alla miseria per mezzo di un assedio o a causa di una carestia.

[1] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 100.16: Chi vuole prendere una città o uno castello, elli dee tanto come puote sottrarre le vivande, e l'acqua per lei affamare...

[2] Dino Compagni, Cronica, 1310-12 (fior.), L. 3.13, pag. 194.3: La città era nel piano, piccioletta, e ben murata e merlata, con forteze e con porti da guerra, e con gran fossi d'acqua; sì che per forza avere non si potea, ma attesono ad affamarla...

[3] Cronaca sen. (1202-1362), c. 1362, pag. 125.25: Chome ne l'anno MCCCXXII venne charestia in Siena per li malvagi uomini e' quai volevano afamare Siena.

[4] Velluti, Cronica, 1367-70 (fior.), pag. 284.12: e l'ordine e 'l trattato era, ch'essa gente dovesse pigliare il Cardinale e correre Lucca per messer Barnabò, e poi fornire Saminiato, e la compagnia prendere Livorno, e poi ingegnarsi d'avere Pisa e fare muovere guerra agli Ubaldini, sì che a uno tratto si rompessono le strade di Mugello e da Pisa, sì che grano non potesse venire a Firenze nè da Pisa nè da Bologna e Romagna, onde si forniva Firenze, e per consequentemente affamare Firenze...

- Intrans. e pron.

[5] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 13, pag. 104.3: Stava l'oste sopra Negroponte. Intorno intorno guastava lo paiese, olive, vigne, arbori fruttevili; serrano le strade. Per la moita iente Negroponte affamava.

[6] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 27, pag. 252.13: Quelli uomini portano farina e grascia per infoderare la terra che non affamassi».

1.1.1 [In partic. rif. all'azione di incettare il grano, facendolo sparire dai mercati per poi rincararlo].

[1] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 61, pag. 134.12: Costui, [[Bonifazio]] maravigliandosi, dice: - Signor mio, che cagione vi muove a farmi pigliare così furiosamente? - Dice il signore: - Tu 'l saprai bene: dunque mangi tu il pane col pane? e guardi d'affamare il mondo, che vedi il caro esser sì grande?

1.2 Fig. Rendere bramoso.

[1] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 48, pag. 252.3: Se ttu vuoli ricchezze per saziarti, e elle t'affamano più che prima, dunque non sono pane, non sono ricchezze.

[2] Alberto della Piagentina, 1322/32 (fior.), L. 3, 10.18, pag. 117: Chè tutto questo a che 'l voler vi chiama, / In bassa terra e vile è nutricato; / Deh, che vil cosa posseder v'affama! / Ma dove 'l canto mio v'ha invitato, / È 'l lume di splendor, col quale è retto, / E vive il ciel così glorificato.

[3] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 3, cap. 18.82, pag. 237.1: 79 E io a lui: «Quando veder potremo il Parnaso, del quale ho tanta brama, che quasi a questo ogni pensier m'è scemo?» Ed ello a me: «Se cotanto t'affama di ciò la voglia, vienne pur, ché 'n brieve prender potrai il frutto de la rama».

2 Intrans. Avere fame, patire la fame.

[1] Libro del difenditore della pace, 1363 (fior.), diz. 2, cap. 13, par. 35, pag. 264.20: Il q[u]ale appare di ciò che ddi ciò Giesù Cristo comanda distribuire alle conpangnie de' poveri che affamavano, siccome Matteo 14 assai elli appare.

2.1 Fig. Avere un gran desiderio, bramare.

[1] F Laude pseudoiacoponica trecentesca Dolce amor di povertade: Povertade chi ben t'ama, / Com' più t'assaggia più n'affama; / Che tu se' quella fontana, / Che già mai non può scemare. || Tresatti, p. 101.

2.1.1 [Con implicazione sessuale].

[1] F Laude pseudoiacoponica trecentesca O voi ch'avete fame de l'amore: Mostrasi ch'ello [[l'amoroso]] vuole che tu l'ami; / Fuggesi ch'ello vuole che tu 'l brami; / Ascondesi, ch'el vuol che tu n'affami; / Et in cercarlo non sij negligente. || Tresatti, p. 631.

2.1.2 [Relig.] [Rif. al sacramento dell'Eucaristia].

[1] Bibbia (06), XIV-XV (tosc.), Ecli 24, vol. 6, pag. 260.17: [29] Coloro che mi mangiono, ancora affameranno di me; e coloro che mi bevono, ancora averanno sete di me.

[u.r. 05.08.2005]