0.1 afamà , afamado, afamae, afamai, afamao, afamat', afamata, afamate, afamati, afamato, afamatu, affamata, affamate, affamati, affamatissimi, affamatissimo, affamato, affamatu, affamaty, affammati, affammato, 'famao, 'famato.
0.2 V. affamare.
0.3 Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.): 2.
0.4 In testi tosc.: Quindici segni, 1270-90 (pis.); Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.); Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.); Bestiario toscano, XIII ex. (pis.); Conti morali (ed. Segre), XIII ex. (sen.); Simintendi, a. 1333 (prat.); Dom. Benzi, Specchio umano, a. 1347 (fior.); Lett. volt., 1348-53.
In testi sett.: Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.); Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.); Tristano Veneto, XIV.
In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.); Armannino, Fiorita (13), p. 1325 (abruzz.); Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.); Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.); Anonimo Rom., Cronica, XIV; Destr. de Troya, XIV (napol.).
In testi sic.: Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.); Simone da Lentini, 1358 (sirac.).
0.7 1 Che ha fame; che è ridotto alla fame. 1.1 [Di animali:] avido di preda, famelico. 1.2 [Di una città o di un popolo:] privato di viveri, ridotto alla miseria a causa di un assedio o di una carestia. 1.3 Estens. Povero, miserabile. 1.4 Fig. [Con connotazione negativa:] avido, bramoso (di beni e piaceri materiali). 2 Sost. Chi ha fame; chi è ridotto alla fame. 2.1 [Di una città o di un popolo:] chi è privato dei viveri a causa di un assedio o di una carestia. 2.2 Estens. Povero, miserabile. 2.3 [In senso sessuale:] l'amante anelante. 2.4 [Relig.] Chi si nutre dell'Eucaristia.
0.8 Rossella Mosti 17.07.1998.
1 Che ha fame; che è ridotto alla fame.
[1] Pietro da Bescapè, 1274 (lomb.), 2295, pag. 70: Vu me vedisi afamao, / Nudo e crudo et amalao; / De mi non avisi pietá / Ke a mi vu fisi caritá.
[2] Quindici segni, 1270-90 (pis.), 379, pag. 258B: e i buoni dirano comunamente: / quando, Rei omnipotente, / ti vedemmo affamato, / et quando cusì asetato, / et quando noi t'albergammo, / et quando noi ti viçitamo, / che unqua mai non ti vedemmo?...
[3] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 5, cap. 18, pag. 325.9: Per la quale cosa consideri ora Roma i tempi suoi, perchè allotta siccome il ventre affamato, ch'ogne cosa consuma, e sempre ha maggiore fame, così tutte le cittadi, cui ella facea misere, ella più misera, nulla loro lasciando, via meno di loro avea.
[4] Conti morali (ed. Zambrini), XIII ex. (sen.), 10, pag. 84.21: e, senza neuno riposo, fece tanto, che gionse a Felice, che sedeva latesso uno fossato; e pareva ch'elli uscisse d'uno forno, tanto era salavo e afamato, e magro e palido...
[5] Ugo Panziera, Trattati, a. 1330 (tosc.occ.), 4, pag. 41V.8: Questo amoroso Iesu Christo visse scalzo, malvestito, in silentio, in vigilie e affamato. Et voi vivete calzate, ben vestite, parlatrici, dormitrici e satollate.
[6] Bosone da Gubbio, Avv. Cic., a. 1333 (eugub.>fior.), L. 2, cap. 12, pag. 217.17: S'io diciessi che tu come bestia affamata, Brundisbergo, fossi preso; s'io comandassi che tu fossi morto, credo che tutti direbbono ch'io avessi fatto bene...
[7] Lett. volt., 1348-53, pag. 165.7: Avendo inteso p(er) relatio(n)e veridica e modi che si te(n)gono p(er) li Sangimignanesi e fa(n)no tenere a loro rectori i(n) impedirvi el vostro officio, in verità vi diciamo che ce ne i(n)cresce e duole assai, co(n)sidera(n)do ch'eglino sieno cagione che ' beni de' poveri sieno usurpati, e gli usurpatori se ne pascano lassando e poveri affamati e nudi, no(n) pote(n)do doma(n)dare nè avere...
[8] Gregorio d'Arezzo (?), Fiori di med., 1340/60 (tosc.), pag. 48.4: Ancora, neuno lo dee usare [[scil. l'uomo colla donna]] quando èe affamato, né quando èe uscito di bangno, né dopo alcuna purgatione, né dopo sangue perduto, né dopo fatica...
[9] A. Pucci, Libro, 1362 (fior.), cap. 30, pag. 220.22: Leggessi ch'essendo uno condannato a morte e dato al soprastante che 'l facesse morire di fame nella pregione, una sua figliuola il vicitava, e non possendogli portare alcuna cosa, che tuttavia era cerca, quando andava a lui gli dava la poppa ed elli afamato poppava, e dopo più dì, maravigliandosi il soprastante ch'elli non era morto, guardò dietro ala fanciulla e vide com'ella il pasceva ogni dì due volte del latte del petto suo.
1.1 [Di animali:] avido di preda, famelico.
[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De vanitatibus, 109, pag. 190: Intant un lov 'famao ge fo apress arivao, / Ke pos lo can correva k'aveva 'l có guazao: / Lo câ era amatazio ke fiva incolzao...
[2] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 1, pag. 8.2: Vagho son non-pogho alcuna fiata de grossi pesci mangiare, e, a 'l gosto considerando grande, sostegnio la volontà; e cierto leggieramente, ché la charestisia d'essa tolle me voglia; e affamato uciello sostene de prendere esca o' crede laccio.
[3] Itinerario luoghi santi, XIII u.q. (fior.>lucch.), pag. 162.12: Lo sengnore avea comandato bene da VIIJ giorni dinanzi che non fosse dat'a mangiare a quelle bestie. Und'ell[e] funo sie afamate che pocho fallio che non divoron(n)o tali e quali.
[4] Bestiario toscano, XIII ex. (pis.), cap. 33, pag. 54.25: E lo primo anno [[li falconi]] pigliano l'anatra, e lo secondo anno sì abatteno le gruve gentiliscamente di suo cuore e quando ae abattuta la gruva già mai possa non pigliarebbe l'anatra, non sapperebbe essere tanto affamato...
[5] Conti morali (ed. Segre), XIII ex. (sen.), 11, pag. 507.6: E videle apiccati serpenti a le go[t]e magri e afamati, che le pendevano a la bocca e manicavalle tutto el volto...
[6] Lancia, Eneide volg., 1316 (fior.), Libro 9, pag. 502.19: Turno, dinanzi volando con venti eletti cavalieri, alla città sprovveduto è presente e l'entrata addomanda, siccome lupo affamato intornea il pecorile.
[7] Armannino, Fiorita (14), p. 1325 (abruzz.), pag. 392C.12: Catalina se inbriaca de sticza, in fra li nimici se mette como lopo affamato, facendovene grande maravelgia.
[8] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 6, 19-21, pag. 180, col. 2.3: Urlar gli fa ... Qui toca D. comme le anime se lammentano de cotale pena e dixe urlar , lo quale sonito proprio è o de cane affammato, o di lupi.
[9] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), Son. 107.2, pag. 84: Quando che l'aseno vette venuto / lo lyone 'famato, quasi tremante / disse: «Meseri, non ày tu leçuto / breve ch'i' porto per doya de dente?
[10] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 2, vol. 1, pag. 90.6: Lo dio ragguarda loro tornanti quindi; e veloce si volse non per diritta via, ma fece uno giro, sì come fae l'affamatissimo nibbio, vedute le 'nteriore...
[11] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), L. 9, pag. 156.14: Et intandu Turnu tostamenti tornau a la chitati cum XX electi cavaleri; et vinendu a la 'ntrata di la porta adimandau comu lupu affamatu ki omni homu ixissi a la baptagla...
[12] Cavalca, Specchio di croce, a. 1342 (pis.), cap. 23, pag. 102.28: ma dritto fu fatto star dinanzi al pontefice, e disaminato della sua dottrina, come se fusse eretico; e tutti come lupi e cani affamati lo 'ntorniavano...
[13] Simone da Lentini, 1358 (sirac.), cap. 17, pag. 79.15: Rimanendu lu Conti et sapendu di certu ki zo ki illu aquistava ormay di Sichilia era so, et nullu altru chi avia parti, et illu fichi comu leoni afamatu et avidu di preda [et] non cessava may di scurriri per diversi parti di Sichilia per viniri supranu di la sua intentioni.
[14] Gregorio d'Arezzo (?), Fiori di med., 1340/60 (tosc.), pag. 68.4: Ancora un'altra speriença: pestinsi noci buone, et pongansi sopra 'l morso incontanente, et deansi a mangiare a galline o a gallo affamato; et se le manic[a]ranno et non morranno, lo cane nonn- è rabbioso...
[15] Cicerchia, Passione, 1364 (sen.), ott. 61.8, pag. 324: Quella ria gente 'ntorno si raccolse / al buon Iesù, dicendo: - Or non fuggisti? - / Missergli adosso le spietate mani / trattandol sì com'afamati cani.
[16] Atrovare del vivo e del morto, a. 1375 (emil.), i. st. 40.8, pag. 155: E sape che in purgatorio è altre pene / molcto diverse e de gran mene; / là sì è serpenti e dragi incadenati / che sempre stano lì dentro afamati.
[17] Tristano Veneto, XIV, cap. 341, pag. 307.7: Elo non regardava miga ali pochi et separadi dali chavalieri, ma tuto cussì como lo lion sè ben afamado et desiroso de viande et refiere in la gran quantitade dele bestie et sì le desparte e sparpagna in pocho d'ora, altrosì fese Tristan...
[18] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 3, cap. 11, pag. 171.14: E stagando ello cum monto povo a vei', fu traito l'orso afamà de la gabia e incitao contra lo vesco.
1.2 [Di una città o di un popolo:] privato di viveri, ridotto alla miseria a causa di un assedio o di una carestia.
[1] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 100.16: Chi vuole prendere una città o uno castello, elli dee tanto come puote sottrarre le vivande, e l'acqua per lei affamare, che poi che 'l castello è affamato elli non si puote tenere contra suo avversario...
[2] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 12, pag. 214.1: Judit spuose ad Eloferne, come era uscita della affa[ma]ta terra. [[...]] Quella dicea, sè essere del popolo di Judea, ed uscita dalla terra, perchè l'assedio suo la strignea, tanto ch'elli non poteano più sostenere...
[3] Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.), L. 2, cap. 32, pag. 108.5: In quel tempo che tutta Campania era in grandissima carestia e fame, lo pietoso Benedetto per compassione che avea alli poveri affamati distribuì e diede loro ciò che nel monasterio potè trovare da dare in tanto, che non vi rimase altro che un poco di olio in un vasello di vetro.
[4] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), CCCXXXVI, pag. 74: Poy che lo grano de Pullia venne, che era mandato, / Però che alle genti subito non fo dato, / Anchi sedea in Paganica in una casa serrato, / Non è majure resecho che popolo affamato!
[5] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 2, cap. 32, pag. 144.8: In quelo tempo che tuta Campagna era in grandissima carestia e fame, lo pietoso Beneto, per compasium ch'elo avea a li poveri afamai, destribuì e dè-go ço che in lo moster poé trovà' a dà', intanto che no ge romase se non un poco d'orio in un vaselo de vereo.
[6] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 26, pag. 221.15: Era lo grano carissimo. La canaglia non comportava la fame e·llo deiuno. Non sao temere lo puopolo affamato.
[7] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 31, pag. 261.29: e [[Ayas]] voltandose allora inver de lo re Ulixe parlavale in quisto muodo: «Tu messere Ulixe, te tiene lo Palladio a tyrannia lo quale non conquistasti per toa virtute, nén ay facto tanto in quisto exiercito quanto ayo facto eo, concessa de cosa che per francheze de mio curayo e per li grandi affanni periculusi, ove per diverse fiate me sottomisi, lo nuostro exiercito lo quale era affamato quase che non avea donde potere vivere, e che plu volte essendo quasy sconficto da li Troyani, eo sulo l'assecuray...
1.3 Estens. Povero, miserabile.
[1] Conti morali (ed. Segre), XIII ex. (sen.), 7, pag. 496.8: Tristo me, gattivo affamato innudo per lo mio grave coraggio; e fuore d'ogne bene, e messomi ad ogne viltae.
[2] Dom. Benzi, Specchio umano, a. 1347 (fior.), pag. 320.11: Ma volto il dolce chiamare in isventurato accomiatare, così disse: «Andate affamati e mendichi a perire insiememente colle vostre necessità, ché da' signori di qui n'è comandato lasciarvi perire nelle vostre miserie...
1.4 Fig. [Con connotazione negativa:] avido, bramoso (di beni e piaceri materiali).
[1] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 3, cap. 23, pag. 181.2: Adunque Alessandro per dodici anni con ferro domò lo spaventato mondo; e i suoi Baroni in quattordici anni dipo' la sua morte lo squarciaro, e come una grassa e fina preda da leone presa e posta innanzi a' figliuoli affamati, e isquarciata, e disiderosi della preda si tencionano tra loro, così si squarciaro e tencionarsi tra loro.
[2] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.), L. V, pt. 7, pag. 162.15: unde dice Salamone innei Proverbii «Furatur enim ut exurientem inpleat animam, deprehensus quoque reddet septuplum (et) omnem substantiam domus sue tradet», cioè 'l'omo fura acciò ke satii l'a(n)i(m)o affamato (et) cupido, essendo preso rende septe cotanto più (et) tutta la substantia de la sua [chasa dà'...
[3] Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.), 18.26, pag. 129 : Lassato sì l'ho [[scil. 'l mondo]] nel vestire, / de peco me voglio coprire, / e dentro sì so', al mio parere, / lupo crudele affamato. / Affamato sì so' en mustra fare / perc'altri me deia laudare...
[4] F Jacopone, XIII ui.di. (tod.), Que farai, Pier da Morrone?, 52: Guàrdate da prebendate, / che sempre i trovara' affamate; /e tant'è sua seccetate / che non se 'n va per potasone! || Mancini, Iacopone.Laude, pag. 220.
[5] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 19, pag. 39.16: Ma ora l'abbondanza delle cose, che tu hai, non ti può empiere, nè saziare. Qual di queste cose ami tu più, o avere abbondanza delle cose, e sempre stare affamato, o averne difetto, e sempre stare sazio.
[6] Armannino, Fiorita (13), p. 1325 (abruzz.), pag. 24.24: oro inlicitamente radunare volesty, per zo plumbo era lo vostro pasto, sia de lezero, de lo quale yo dixi fanno li usurary affamaty.
[7] Guido da Pisa, Fatti di Enea, XIV pm. (pis.), cap. 2, pag. 3.9: Ma il traditore Polinestore, sì tosto come ebbe novelle che Troia era presa, e Priamo era morto, affamato dell'oro, che appo lui lo detto Priamo avea riposto, uccise Polidoro.
[8] Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.), 97.1, pag. 642: Quello affamato, ensazïabel lupo, / che s'è, non è gran tempo, incappucciato, / sotto la vista del qual monacato / preda non lassa in loco alto né cupo, / e d'encesto non cura né de strupo, / per poder devorar ciò che li è grato...
[9] Torini, Brieve collezzione, 1363-74 (fior.), pt. 2, cap. 14, pag. 253.18: E guarda perversissima condizione c'hanno in sé le ricchezze, che, quantunque n'abbi molte ragunate, non chetano l'animo dell'uomo già mai, ma il mettono in maggiore cura e sollicitudine accendendo sempre il suo appetito, e più il fa affamato.
[10] Atrovare del vivo e del morto, a. 1375 (emil.), st. 27.5, pag. 169.17: In questa pena èno tormentati tuti quelli che la soa lengua hano vilana, che pure de li fati altrui se stanno pensosi, diranno conse che mai non sono pensade, e come cani de dire mali stano afamati de metere in mala fama altrui...
1.4.1 [In senso bellico:] feroce.
[1] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 54.60, pag. 321: Ma si è [[una isola]] de li ennimixi, / con atre terre entorn[ai], / donde è guerré sì afamai, / chi àn lo cor tanto crudel / e tuto pin de mala fel, / che sempre fam aguito forte / per ocie e dar morte.
1.4.2 [Con implicazione sessuale:] anelante, voluttuoso.
[1] Guittone, Rime (ed. Contini), a. 1294 (tosc.), Canz. 7.40, pag. 219.20: Ché 'l principio n'è reo: ch'attende [[scil. l'amante]] e brama ciò che maggiormente ama; mangiar, dormir, posar non può, pensando pur di veder lei che lo stringe amando; e 'l mezzo è reo, ch'adessa el fa geloso; / afamat'e bramoso / sta manti giorni, e poi pascesi un'ora / u pogo u troppo in angostia e in paura...
[2] Rim. Am. Ovid. (C), XIV pm. (tosc.occ.>fior.), pag. 462.5: Che giova all'amante di riscaldarsi di magistero? Inn altra contrada, se puoti, ti conviene usare; però che ttu, affamato, malagevolemente poterai essere ritenuto quando la mensa ti fia posta, e llo cibo molto insalato sì commuove la sete.
[3] Petrarca, Disperse e attribuite, a. 1374, 124.9, pag. 190: Da indi in qua non ho de' cibi cura, / Nè mi nutrican più cose diverse: / Sol per gli occhi onde pria l'alma si perse, / Dai vostri sguardi il mio la vita fura. / Di questi pasco l'affamato core, / E de l'alta dolcezza ch'indi libo, / Mi nutro sì che a morte non arrivo.
1.4.3 [Con valenza positiva:] agognante, desideroso (della scienza; dei beni spirituali).
[1] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 10, pag. 133.12: Unde manifesto è intra voi che quella che parlare e vedere homo deletta, non deletta ella Dio nè Dio essa; unde affamata pascie e mendica senpre.
[2] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 44, pag. 232.15: così è de la sete spirituale: quegli che nne assaggiano, quegli n'hanno la sete, quelli ne sono affamati, e quegli che più ne sentono maggior sete n'hanno.
[3] Dante, Convivio, 1304-7, I cap. 1, pag. 3.13: Manifestamente adunque può vedere chi bene considera, che pochi rimangono quelli che all'abito da tutti desiderato possano pervenire, e innumerabili quasi sono li 'mpediti che di questo cibo [[della scienza]] sempre vivono affamati.
[4] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), 12, pag. 36.10: ma, per zo ky li miraculj su testimoniu de la bona vita, preguti - dichi Petru a sanctu Gregoriu -, si tu say altrj miraculj de autri patri sancti, recuntamillj, a zo chi tu me ricrij de civj spiritualj, de li qualj eu su multu affamatu».
[5] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 2, cap. 20, vol. 2, pag. 322.23: Segno di questa miserabile povertà è la nudità, e la fame, che pate lo peccatore, perciocchè perduto Dio nullo ben terreno lo può saziare, e sempre sta in desiderj, e affamato. E però dice Dio nell'Apocalisse al peccatore: Tu sei cieco, e povero, e nudo, e misero, e miserabile.
[6] S. Caterina, Epist., 1367-77 (sen.), lett. 58. (1376), pag. 234.2: Dico adunque che l'anima, raguardando in questa fonte, assetata e affamata della virtù, beie subbito, non vedendo né amando sé per sé, né veruna cosa per sé: ogni cosa vede nella fonte della bontà di Dio, e per lui ama ciò che ama, e senza lui nulla.
1.4.3.1 [Rif. al pane spirituale dell'Eucaristia].
[1] Garzo, S. Chiara, XIII sm. (fior.>pis.), 110, pag. 21: Puose 'l pane in sull'altare, / doppo lor prese ad andare, / disse :«Mai non vo' mangiare, / non sarò sì affamata, / fin ch'i' non sappo dove sono / l'un e l'altro così buono, / oimè, di sì ricco dono, / come ne sono dilungata!».
2 Sost. Chi ha fame; chi è ridotto alla fame.
[1] Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.), 1134, pag. 65: Mai sì l'ai' audid en antigo / Da un meu molto bon amigo / Q'el san no cree a l'amalato, / Né 'l ben pasüo a l'afamato; / No cre' l'alegro a l'ocïoso / Q'è molto gram e coroçoso.
[2] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 95, pag. 300.12: Coloro, ch'ancora non erano corrotti, e fracidi ne' diletti, erano liberi, e netti di questi mali, e' non aveano altri segnori, nè altri servi, che lor medesimi, affaticando il corpo con verace travaglio, e fatica, e questo era in cacciando, o correndo, o lavorando la terra, poi mangiavano vivande, che non poteano piacere, se non agli affamati.
[3] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), L. 6, pag. 115.25: Et illocu sunnu li tavuli nobilimenti apparichati, in li quali sunu misi diversi vidandi, et staynu dananti li occhi di li affamati: ma veramenti li Furi infernali stanu actornu et non li lassanu mectiri manu a prindiri di killi vidandi.
[4] Cavalca, Specchio di croce, a. 1342 (pis.), cap. 36, pag. 166.20: Le opere della misericordia corporali sono sette, cioè: Visitare gl'infermi e miseri: dare mangiare agli affamati: dare bevere agli assetati: ricomperare gli prigioni: vestire li nudi: alloggiare li poveri peregrini: seppellire gli morti.
[5] Legg. sacre Mgl.II.IV.56, 1373 (fior.), Legg. di S. Tedora, pag. 96.22: non ti volere saziare di sonno e di cibo, acciò che tu sia saziato in vita eterna; porgi il pane tuo allo affamato, e 'l vestimento tuo allo ignudo, e non desiderare l'altrui, e non portare odio a niuno...
- [Prov.].
[6] Garzo, Proverbi, XIII sm. (fior.), 424, pag. 310: 204. Saccolo sazïato / non crede all'affamato.
[7] Bart. da San Concordio, 1302/08 (pis.>fior.), dist. 30, cap. 6, par. 8, pag. 455.26: Antico proverbio è: dallo stanco si cerca briga, e così dall'affamato e dall'assetato e da ogni uomo, il quale per alcuna altra cosa è infiammato.
2.1 [Di una città o di un popolo:] chi è privato dei viveri a causa di un assedio o di una carestia.
[1] Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.), L. 3, cap. 3, pag. 82.19: Spesse volte interviene che la necessità si raddoppia, e l'assedio spesse volte più che non si pensa è lungo; conciossiacosachè gli avversarj medesimi non cessino d'andare intorno agli affamati, cui egli credono vincere per fame... || Cfr. Veg. Mil. 3, 3: «cum adversarii etiam ipsi esurientes circumsidere non desinant ».
2.2 Estens. Povero, miserabile.
[1] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 3, pag. 38.23: E Beata Maria nell'Inno suo: «Inpiè gli afamati di bene, e' ricchi a neente mise».
[2] Arrighetto (ed. Battaglia), XIV (tosc.), L. I, pag. 223.11: Sono come l'affamato, che sogna tetti d'oro, e come il povero che sogna avere vestimenti a suo uso.
2.3 [In senso sessuale:] l'amante anelante.
[1] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 67.42, pag. 279: Amore, chi mostrasse lo pane a l'affamato, / e no i volesse dare, or non serìa blasmato? / Da puoi che 'l m'hai mustrato e videme morire, / pòimene sovvenire, e non par che 'l facci, amore.
2.4 [Relig.] Chi si nutre dell'Eucaristia.
[1] Laudario S.M. d. Scala, XIII ex./XIV po.q. (tosc.), 21.24, pag. 298: Tu se' quel pane / ch'i' veggio ogni mane / ci se' rapresentato. / Fructo sovrano, / pan cotidiano / che pasci ogn'afamato.
[2] S. Caterina, Libro div. dottr., 1378 (sen.), cap. 135, pag. 306.3: Sí come in un altro luogo Io ti narrai, è il corpo e 'l sangue di Cristo crocifisso tutto Dio e tutto uomo, cibo degli angeli e cibo di vita. Cibo che sazia ogni affamato che di questo pane si diletta, ma none colui che non ha fame...
[u.r. 05.08.2005]