AFFARE (1) s.m.

0.1 adfare, afar, afare, afari, afaro, affà , affar, affare, affari.

0.2 Etimo incerto: prob. francesismo o appoggiato al fr. affaire (cfr. DEI s.v. affare 1).

0.3 Ritmo lucchese, 1213: 1.

0.4 In testi tosc.: Ritmo lucchese, 1213; Ruggieri Apugliese (ed. Contini), XIII m. (sen.); Brunetto Latini, Favolello, 1260/66 (fior.); Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.); Stat. sen., 1298; Bestiario toscano, XIII ex. (pis.); Lett. volt., 1348-53.

In testi sett.: Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.); Patecchio, Splanamento, XIII pi.di. (crem.); Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Giacomino da Verona, Babilonia, XIII sm. (ver.); Matteo dei Libri, XIII sm. (bologn.); Serventese Lambertazzi, XIII u.v. (bologn.); Doc. venez., 1307 (7); Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311.

In testi mediani e merid.: Elegia giudeo-it., XIII in. (it. mediano); St. de Troia e de Roma Laur., 1252/58 (rom.); Poes. an. urbin., XIII; Regimen Sanitatis, XIII (napol.); Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.); Armannino, Fiorita (14), p. 1325 (abruzz.); Perugia e Corciano, c. 1350 (perug.); Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.).

In testi sic.: Simone da Lentini, 1358 (sirac.).

0.5 Locuz. e fras. andare al proprio affare 1; andare nel proprio affare 1; avere affare con 1.3.2; avere affare di 1.3.2; avere affare di carte con 1.3.1; avere affare di moneta con 1.3.1; avere affare in 1.3.3; da tanto affare 2.1; dare tutto il proprio affare 2.8; di alto affare 2.1; di basso affare 2.3; di buon affare 2.2; di crudele affare 2.4; di grande affare 2.1; di maggiore affare 2.1; di malo affare 2.4; di malvagio affare 2.4; di minore affare 2.3; di molto buon affare 2.2; di nessuno affare 2.1.3; di nobile affare 2.5; di piccolo affare 2.3; di poco affare 2.3; di povero affare 2.3; di reo affare 2.4; di vano affare 2.3; di vile affare 2.3; infra dell'altro affare 1; mettere in mal affare 2.6; montare in grande affare 2.7; per nullo affare 3.1; venire in grande affare 2.7.

0.7 1 Cosa da farsi; occupazione; faccenda in genere, faccenda personale. 1.1 Estens. Incarico, incombenza; dovere. 1.2 Rapporto che si instaura tra persone, relazione. 1.4 [Ciò che crea affanno, preoccupazione:] problema, difficoltà. 2 [Con signif. fondamentale di condizione, stato:] l'insieme delle caratteristiche, delle qualità, delle capacità di qno o qsa, natura, valore; l'insieme delle azioni o atteggiamenti di qno, condotta, modo di vivere. 2.1 [In locuz., con connotazione positiva o negativa determinabile dall'agg.]. 2.2 Fras. 2.3 Estens. Vita. 3 Situazione in cui si trova qno; circostanza, ragione. 3.1 Locuz. avv. Per nullo affare: in nessun caso, circostanza. 3.2 Fatto (per lo più personale) raccontato o vissuto, avventura, storia.

0.8 Rossella Mosti 19.05.2000.

1 Cosa da farsi; occupazione; faccenda in genere, faccenda personale.

[1] Ritmo lucchese, 1213, 40, pag. 48: Punisca in prima li cittadini / ka metta mano ai contadini! / Dell'un faccia tal vendetta, / l'altro a casa non l'aspetta. / Alli altri affar ogn'om tenrà, / che già Lucca non stroprà.

[2] Guido delle Colonne, XIII pm. (tosc.), 1.17, pag. 97: Certo a gran torto lo mal blasmeria, / ché per un male ag[g]io visto avenire / poco di bene andare amegliorando, / ed atardando- per molto adastiare / un grand'afare- tornare a neiente: / chi vole amar, dev'essere ubidente.

[3] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), son. 103.11, pag. 190: Ma s'elli è conto, in oso e 'n dire e 'n fare, / ed ella in ascoltare e 'n consentire, / hanno più agio a far ciascuno afare, / sì che grave li può gioia fallire...

[4] Regimen Sanitatis, XIII (napol.), 666, pag. 582: Si multo si' familico o multo si' repleto, / de usar con femena in onne modo te veto; / poi ch'ài mangiato, aspectate per fin che sia completo / lo paidar e [lo] stomaco si remanga quieto, / e chesta ora agia per electa / chillo che de st' afare se delecta.

[5] Memoriali bologn., 1279-1300, 7 [Fabruzzo dei Lambertazzi].2, pag. 17: Omo nun prese ancor sí sazamente / nesun afare, a quel ch'ora devene, / che l'usanza che corre infra la gente / no ·l faza folle, se gli esmenovene.

[6] Conti morali (ed. Segre), XIII ex. (sen.), 7, pag. 495.33: Intanto si partie quinde, e andossi dottando del suo affare; e disse che Dio no l'amava perché non faceva quello unde dovesse essare amato.

[7] Legg. S. Margherita, XIII ex. (piac.>ver.), 834, pag. 47: E Margarita molto tosto / Sì ge tolo lo pe d'adoso, / E quel començà del parlar / E sì ge diso lo so afar: / 'Eo ò nomo Baçabù / Ch'è fora de l'inferno enxù, / Principo sun de gran torment / Sì çeto lançe entra la çent / [[...]] / E sun principo d'ogne mal, / .......... / Homeni e femene comunament, / Religiosi e penitent / E de lo mondo sapïent / Eo li pugno durament...

[8] Bind. d. Scelto (ed. Carlesso), a. 1322 (sen.), cap. 517, pag. 553.18: «Faccialla legare ad uno palo e ive sia lapidata, ançi che noi viviamo in questo martirio». Agamenon lo consentì, sì mise l'affare sopra Ditis.

[9] Legg. S. Caterina ver., XIV in., 176, pag. 262: et è questa madona regina precïosa, / de tuti gi soi fideli ella sì è pietosa, / eo non cognosco nexuno sì desagurao, / ke sia male a pleto né sì desconsejado, / s'el recore a le de bon cor e de fé, / s' el se ge çeta agi pei e clama marçee, / k'el no sen torne alegro e tuto confortao; / de tuti gi soi afare da lei n'è consejao...

[10] Paolino Minorita, 1313/15 (venez.), cap. 5, pag. 4.20: Toncha fase mister a lo retor aver vertude de fe', açò che ello heba verasio conoscimento de Dio; vertude de sperança, açò che da Dio ello sia alturiado en li soi afari...

[11] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 2, cap. 3.937, pag. 184: Mostrasi audace chi ha i denti rari; / Concupiscenza tien carnosa faccia / E forte teme piccolini affari.

[12] Boccaccio, Filostrato, 1335-36 (?), pt. 5, ott. 43.8, pag. 168: e tanto bene avea, quanto pensare / a lei potea, lasciando ogni altro affare.

[13] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 2, cap. 27, pag. 163.22: Allora fu Appio infiammato e adirato fortemente, e biasimava il suo compagno che metteva la cosa a non calere; e diceva che ciò non era altro affare che tradire il comune di Roma...

[14] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), quart. 1113, pag. 259: Ad nullo altro adfare l'omo non potea gire / Set non ad fare li fuxi, per soa parte fornire...

[15] Destr. de Troya (ms. Parigi), XIV (napol.), L. 33, pag. 290.12: In questa ysola erano doy polcelle multo belle, le quale erano donne de la dicta ysola, et erano multo savie nell'arte de la negromancia et incantatione, e qualunqua persona per fortuna navecando nce incappavano, erano sì tenacemente prisi che iammay più non sperano de poteresi partire de quella ysola, et adementecavano tutti li altri loro affare e sollecitudine.

- Affare del secolo, del popolo, di Dio.

[16] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 47, pag. 245.2: Suttilissimamente viene Idio, non con romore. È mistieri dunque che tti parti da tutto l'affare del secolo, e non tegni neente d'alcuno suo ramo...

[17] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 3, cap. 51, pag. 316.19: Quando Icilio udì la novella de' tribuni ch'erano stati fatti in Aventino, sì come quegli che molto sapeva dell'affare del popolo...

[18] Bibbia (05), XIV-XV (tosc.), Pr 23, vol. 5, pag. 715.6: [5] [[...]] e perciò è troppo folle chi si intramette dello affare di Dio...

- Fras. Andare a, nel (proprio) affare: andare per i fatti propri.

[19] Perugia e Corciano, c. 1350 (perug.), cap. 24, pag. 120.28: Lassame fare a me che io la saperò biene. - E Forandano va a suo afare.

[20] Tristano Veneto, XIV, cap. 608, pag. 555.15: Et apresso queste parole se desparte l'uno cavalier da l'altro. Lo chavalier sì va in lo so afar et Sagremor chavalchà tanto qu'ello vene ala corte uno luni, da maitin...

- Locuz. avv. Infra dell'altro affare: fra l'altro, fra le altre cose.

[21] Regimen Sanitatis, XIII (napol.), 562, pag. 579: un'altra cosa dicote, digiate arrecordare: / de aprili providiti infra dell'altro affare / e no mangiare nulla radicata, / astienete de radice a la fiata.

- Da tale affare: adatto ad una tale cosa da fare.

[22] Legg. sacre Mgl. XXXVIII.110, XIV sm. (sett.), 20, pag. 83.8: E pensava e sì dixea enfra si: «S'e' la denuncio on s'e' l'acuso denanci a li Çudei, ella serave lapidata en mia casone, e s'eo no la denuncio et eo fidesse accusà, e' serò lapidato cum essa ensemel, imperçò ch'e' i promisi de mantenire castitae sempre a la mia vita cum lei, che ognomo vedea bene ch'e' no son da tal afare, e sì diraveno ch'e' fosse asentidore de questo peccato che l' à comesso.»

1.1 Estens. Incarico, incombenza; dovere.

[1] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 1, pt. 4, cap. 3, pag. 116.2: Ed anco disavviene molto ai re ed ai prenzi ched ellino sieno paurosi e di piccolo animo, perciò ch'ellino debbono essere forti e di gran cuore, acciò ch'ellino possano intèndare sopra ei grandi e forti affari, e' bisogni che possono venire ai reami ed alla città.

[2] Doc. venez., 1318 (2), 97, pag. 158.7: item cum ço sia ch'eo fosse tignudo per una inproferta de visitar miser san Pero de Roma e madona sancta Maria de Valverde, la qual inproferta eo no (con)plisse né fese per plusor afari o negligentia, in restoro de quella inproferta lago XX sol. de gss. ...

[3] Armannino, Fiorita (05), 1325 (tosc.), pag. 551.15: La terza fu el male consiglio che prese el re Priamo, el quale non volle credere a' savi consigli di coloro che gli diceano el vero; con superbia cominciò el suo affare e con viltade finì sua vita.

[4] Armannino, Fiorita (12), p. 1325 (abruzz.), pag. 533.4: E pensati che ciasschuno de questi perfecti avieno sotto di loro moltissimi offitiali acciò che spacciare potessaro li molti affari che a loro achapetavano per li mani. De lo offitio de' pretorij.

[5] Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), c. 18, 52-69, pag. 410, col. 1.1: Il mio dovere, çoè 'l so affare.

[6] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 2, cap. 3, vol. 2, pag. 156.1: Chè se naturalmente ciascuno è indotto a provvedere alla sua figliuola del miglior marito che può trovare; certo molto più è tenuto chi ha l'affare di provvedere alla Chiesa di Dio di più sufficiente sposo, che trovar puote, lo quale più frutto le faccia fare...

[7] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. XII, cap. 72, vol. 3, pag. 158.13: E poi conseguente non potendo il re d'Inghilterra passare di qua da mare, come promesso avea alli allegati, per molti affari di là e perché venia il verno, volendo fornire la promessa di gaggi, sì mandò CCC cocche e CXX batti a remi armati...

[8] Tristano Veneto, XIV, cap. 372, pag. 336.34: Disse l'Amorato: «Sì m'aida Dio, io non sè cià là o' che vui lo possé trovar oramai, ma se vui in tal zorno et in la tal ora seré ala Fontana de Upin, la qual sè ala intrada de questa foresta, vui poré trovar lui et mi, perché in tal magniera se despartissemo nui che in tal ora nui se devessemo là retornar, salvo se tropo grande afar non havessemo».

- Domandare qno di suo affare.

[9] Bind. d. Scelto (ed. Gozzi), a. 1322 (sen.), cap. 101, pag. 165.12: apresso lo' contiò tutta la verità che sapea dell'affare di Calcas. Agamenon, quando ebbe ciò inteso, si fece venire Calcas dinanzi da lui e lo dimandò di suo essere e di suo affare. Calcas gli disse come quelli di Troia l'avevano mandato ad Appollo, per sapere come dovea intervenire di quello affare, che sì grande era.

[10] Novelle Panciatich., XIV m. (fior.), 154, pag. 193.16: Et quelli rendèo saluto molto cortesemente; et il merchatante domandò messer Dianese di suo afare, et cciò che li era avenuto, et perch'elli andava.

1.2 Avere affare: avere da fare in relazione con la propria attività, per il proprio interesse.

[1] St. de Troia e de Roma Laur., 1252/58 (rom.), pag. 295.13: Et poi ke fo imperatore, caczao Berenice, soa molie, ke fo signo de tempera[n]tia et ad li soi fo sì larkissimo, ke nulla die non fo, ke non dunasse de lo suo. Et scordaoli una die ke non dunao kebelle per affare molto ke abbe et poi ke li racordao, dixe: «Perké se non feco nocte quella bellidissima die ke perdiemino?».

[2] Libro dei Sette Savi, XIII ex. (tosc.), pag. 88.28: e appresso se n' andò navicando dov' egli avea affare.

1.3 Rapporto che si instaura tra persone, relazione.

[1] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 73.32: non dire all'amico tuo, va' e torna domane io tel darò, avendo tu podere di donare la cosa. E questo è contra molte genti e uomini ricchi, che fanno tanto gridare i poveri che hanno affare con loro...

[2] Stat. pis., 1321, cap. 69, pag. 248.20: Lo quale notaio sia tenuto et debbia dimorare continuamente in della botega della corte dei Mercatanti della cità di Pisa, et quine tenere la prospera sua; sì che, se li consuli lui volesseno et alla corte bizogno fusse, quine da loro, et dalli autri mercatanti, et d'homini et persone in della dicta corte avendo affare, sia trovato et richiesto.

[3] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. XII, cap. 138, vol. 3, pag. 278.2: E molti suoi baroni e prelati e altri del Regno ricchi uomini, ch'aveano dipositati loro danari alle compagnie e mercatanti di Firenze, per la detta cagione entraro in tanto sospetto, che ciascuno volle esere pagato, e fallì a' Fiorentini la credenza in tutte parti dove avieno affare, per modo che poco tempo apresso per cagione di ciò, e gravezze di Comune e per la perdita di Lucca, apresso molte buone compagnie di Firenze falliro...

1.3.1 [Econ./comm.] Fras. Avere affare (di carte, di moneta) con qno.

[1] Doc. venez., 1307 (7), 39, pag. 50.10: Avanti voi, signor çudesi de Peticion(e), testemonio eo pre Vendramin de sen Martin et digo ch'eo sè per veritade che dona Bevegnuda Paçinata dela contrada de sen Martin, sosera de ser B(ar)tho(lo)m(i)o Filacanevo, avea afar cum ser B(ar)tho(lo)mio de carte per dnr. ch'ela li avea dadhi, deli qual elo li fe carte.

[2] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 19, pag. 445.14: 139. E quel di Portogallo e di Norvegia ec.. Riprende il re di Portogallo, però che tutto dato ad acquistare avere, quasi come uno mercatante mena sua vita, e con tutti li grossi mercatanti del suo regno hae affare di moneta...

1.3.2 Relazione amorosa. Fras. Avere affare con o di qno: avere rapporti sessuali.

[1] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. III, cap. 8, vol. 1, pag. 113.23: E morto il suo signore, e per lo suo buono servigio, a la donna piacque, e ebbe affare di lui; e poi morto il marito, il si fece secondo loro costuma suo marito...

[2] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. VII, cap. 46, vol. 1, pag. 339.25: Il detto re Manfredi fue nato per madre d'una bella donna de' marchesi Lancia di Lombardia, con cui lo 'mperadore ebbe affare...

[3] Paolino Pieri, Merlino (ed. Sanesi), XIV pm. (fior.), pag. 39.11: E quella, non volendo, gridò; ma finalmente egli ebe affare di lei.

[4] Tristano Veneto, XIV, cap. 170, pag. 159.37: Sì qu'ella retene la damisela perqué ella vete quiaramentre ala fin che lo scudo fo reçonto la prima fiada che Lanciloto avea afar con lié' carnalmentre.

1.3.3 [In ambito politico:] interferenza, ingerenza. Fras. Avere affare in qsa.

[1] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. XI, cap. 224, vol. 2, pag. 792.10: che Massa rimanesse libera rimettendo dentro ogni parte che n'era fuori, e non v'avessono affare né Pisani né Sanesi...

1.3.4 Accordo, patto. Estens. Condizione.

[1] Serventese Lambertazzi, XIII u.v. (bologn.), 576, pag. 869: E' sono aparechiado, / hostadixi e segurtade a voi daraço; / vegnì tosto, ch'el no sia spiato / lo nostro afare. / A vui, signuri, me voglio fidare, / ché creço ch'el no faliràe / cosa che promessa m' açae / de presente...

[2] Tristano Veneto, XIV, cap. 45, pag. 78.21: Adonqua io lo afido - disse lo re - che da mi non averà mal, ma se queste parole che tu me disesti non fosse, malamentre li andarave». E cussì romase a questo afar qu'ello non parlà plui a questa fiada.

1.3.5 Disputa, contesa. [Milit.] Duello, guerra.

[1] Armannino, Fiorita (05), 1325 (tosc.), pag. 544.30: Eletti furono ambasciadori Ulisse e Diomedes, grandi compagni, che sempre furono insieme a' grandi trattati dell'affare de' Greci contra e Troiani, che dovessono mettere loro ingegno in ritrovare Achille.

[2] Armannino, Fiorita (07), p. 1325 (ven.), pag. 118.26: Argia in prima començà a parlar e dise: - Chi se' vu che per pietà se' vegnude al nostro afar? - Antigone respoxe: - Nu semo le triste sorele de questi do, che semo vegnude far tal mestier. -

[3] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 1, cap. 11, pag. 23.4: Intanto che i Romani intendeano a quest'affare, quelli d'Antenna corsono sopra la terra di Roma. || Cfr. Liv., I, 11, 1: «Dum ea ibi Romani gerunt».

[4] Tristano Veneto, XIV, cap. 485, pag. 447.30: et in tal magnera conmenzà lo lor afar intro li do cavalieri dura et aspra.

1.4 [Ciò che crea affanno, preoccupazione:] problema, difficoltà.

[1] Patecchio, Splanamento, XIII pi.di. (crem.), 17, pag. 574: Agnunca afar ch'à l'omo, per si o per alt[r]ui, / al bon amig lo diga, e sì 'l trate con lui.

[2] Memoriali bologn., 1279-1300, App. f.58, pag. 99: Va' serventese coperto di flori, / saluta da mia parte li amadori, / quelli c'hanno fermi li lor cori / in ben servire; / e dilli che ssi degiano sbaldire / e loro affare in gioia convertire / e aspectare lo bene che dé venire / per amare.

[3] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 117, pag. 385.8: Molto mi dai affare, e sanza saperlo, tu mi metti in grande, e nojosa lite, facendomi quistioni, nelle quali i' non posso scordarmi da' nostri, salva la loro grazia, nè consentire a loro, salva la mia conscienzia.

[4] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. IX, cap. 78, vol. 2, pag. 153.3: e perché nol trovarono coll'armi reali indosso, nol conobbono, che di certo morto l'avrebbono, che n'aveano il podere, e avrebbono finita la loro guerra, se Idio l'avesse asentito; e pur così sconosciuto, ebbe lo re troppo affare a montare a cavallo; e furongli morti a' piè parecchi grandi borgesi di Parigi, ch'aveano l'uficio di metterlo a cavallo.

[5] Simone da Lentini, 1358 (sirac.), cap. 15, pag. 66.22: Essendu lu Duca in Pugla et audendu chi so frati, lu conti Rugeri, in Sichilia havia grandi affari, affanni et periculu di l' osti, chi li supravinianu, volendu essiri partichipi di lu affannu et periculu di la conquesta, et illu si partiu di Pugla et vinni in Calabria, per viniri in Sichilia in ayutu di so frati.

[6] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 302.376, pag. 362: La grazia tua in noi cresca e radoppi / anzi che 'l fine nel mondo c'intoppi, / levandoci ogni affar<e>, che più ci danna / e che nel secol la più parte inganna.

2 [Con signif. fondamentale di condizione, stato:] l'insieme delle caratteristiche, delle qualità, delle capacità di qno o qsa, natura, valore; l'insieme delle azioni o atteggiamenti di qno, condotta, modo di vivere.

[1] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 493, pag. 544: De l'afar de le femene veritate diraio: / de Satanàs è spleco lo so clero visaio...

[2] Giacomo da Lentini, c. 1230/50 (tosc.), [canz.] 11.8, pag. 147: Meravigliosamente / mi sforzo s'io potesse / ch'io cotanto valesse, / c'a voi paresse- lo mio affar piacente.

[3] Ruggieri Apugliese (ed. Contini), XIII m. (sen.), Genti, intendete, 36, pag. 904: «Messere, volentieri voglio giurare; / non credea ke [[i pattarini]] fussero di tale affare.

[4] Bonagiunta Orb. (ed. Contini), XIII m. (lucch.), ball. 4.2, pag. 267: Molto si fa brasmare / chi loda lo su' affare / e poi torn'al neiente.

[5] Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.), 520, pag. 193: E io, sol per mirare / lo suo nobile affare, / quasi tutto smarrìo...

[6] Pietro da Bescapè, 1274 (lomb.), 957, pag. 50: E 'l nostro segnore Jhesu Christo, / Lo quale era bon magistro, / Sí sape ben lo lor affare, / Li lor penseri e li lor andare, / Vide la lor iniquitáe.

[7] Memoriali bologn., 1279-1300, 2.20, pag. 6: - Oi soza puta, chi te conoscesse / e sapesse, com'eo so, lo to affare!

[8] Disputatio roxe et viole, XIII (lomb.), 196, pag. 108: lo tempo in lo qua tu pari nesuno fruito no dona, / lo tempo in lo qua eo payro sì è pien como stazona / che è molte inaxiada de omicha spetia bona; / perzò te digo, Viora, un poco de me affà , / che eo son degnitosa per drigo e bontà.»

[9] Poes. an. urbin., XIII, 1.77, pag. 541: L'alto Signore ke predecare / dignao la pace, per Sua potença / inn- esto mondo ne deia dare / contrictïone, ferma temença, / sì cke lassimo lo male affare / e rretornimo a ppenetença...

[10] Regimen Sanitatis, XIII (napol.), 243, pag. 570: A la fiata se placete de ciciri mangiare, / semente de papavere con issi fa parare; / se amenefare fácillo, amendi loro affare; / a li frischi consigllote che no le digi usare...

[11] Bestiario moralizz., XIII (tosc./aret.-castell.), 12.6, pag. 762: Questa è usança de la capra selvaggia, / in cima de li monti conversare, / e de natura dicese c[he] agia / cognoscere ki liei vole pigliare. / Pare ke a similiança se retrag[gi]a / a Cristo, ke vede i facti e li afare, / onde ki de malfare se travaglia, / no lo porrà davante Lui celare, / da poi ke Cristo vede enteramente / le gogitatïoni de lo core.

[12] Matteo dei Libri, XIII sm. (bologn.), 23, pag. 72.3: Li homini de questa terra, cognoscendo nostra natura e nostra condicione, sì cummo illi credenno ke se convegna a noi e a nostro afare fano nostra lege, le quali quilli k'ènno in loco de voi iuranno de observare; e nui a quel medesmo semo tenuti.

[13] Tesoro volg., XIII ex. (fior.), L. 3, cap. 4, pag. 41.12: Sappiate che i savii antichi dissero molte cose dell'affare del mondo, e di molte dissero la veritade, e molte cose dissero di che non mostrano niente la veritade...

[14] Giovanni da Vignano, XIII/XIV (bologn.>ven.), cap. 37, pag. 276.28: Li homigni de questa terra conosceno la lor natura e lor conditiom meio che nexuno altro da luntana parte e credense bem savere quelo ch' è convinivele e sustinevele da fare. E çò pensando ànon facte so' leçe, segondo loro afare e lor conditiom...

[15] Atrovare del vivo e del morto, a. 1375 (emil.), ii. st. 20.2, pag. 158: Perçò, compagno, di'me interamente / l'afare de le done che vano sì leçadre, / de le donçele di'me lo convinente...

[16] Giannozzo Sacchetti (ed. Sacchetti), a. 1379 (fior.), Il biasimar, che tanto altero fai, 34, pag. 76: Larghi nel corpo e 'nfino al piè si truova / lunga la gonna di color soletta; / e po' colla foggetta / qual a lattuga e qual d'un altro affare, / con lor larghi becchetti e cuffie andare, / ciascun mostrando essere Bruto o Metello.

[17] Poes. music., XIV (tosc., ven.), Bartolino ball. 7.14, pag. 249: Maravigliando allor di te ragiona: / - Costei per certo ha in sé divino affare.

- Posizione occupata in una det. gerarchia; status sociale, rango.

[19] Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.), 19.14, pag. 131: Stato so' en obedenza, / povertade, sofferenza; / castetade abbi en piacenza, / secondo 'l pover mio affare.

[20] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 69.132, pag. 294: Io guardai al Creature: assentìme d'andar sune, / e medetai a suo onure onne gente en suo affare.

[21] Bestiario toscano, XIII ex. (pis.), cap. 33, pag. 54.27: E lo primo anno pigliano l'anatra, e lo secondo anno sì abatteno le gruve gentiliscamente di suo cuore e quando ae abattuta la gruva già mai possa non pigliarebbe l'anatra, non sapperebbe essere tanto affamato; e quelli monta a la più alta uccellagione che può, e certo non discende a minore affare.

[22] Palamedés pis., c. 1300, Pt. 2, cap. 20, pag. 67.27: E che vi dirò io? Poi ch'elli veniano al grande bisogno, elli potiano ben sostenere tutto lo fatto del mondo per forsa: ma oraindiritto, segondo quello ch'io veggio di voi, che potre' fare un cavalieri di vostro affare?

[23] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 2, cap. 9.1243, pag. 203: È largitate con misura dare / A cui e quando e come si conviene: / Questa è virtute nel gentile affare.

[24] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 2, cap. 45, pag. 193.16: Sopra questo loro rimproveravano la viltà di loro lignaggio, e il basso affare di loro nascimento, mescolando menzogne colla verità.

[25] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 3, cap. 18, pag. 270.15: E così fu racquistato il Campidoglio. I prigioni furono condannati a morte, ciascuno secondo il suo affare, o franco o servo che si fosse.

2.1 Locuz. agg. Di alto, grande, maggiore, affare, da tanto affare: [rispetto alla considerazione:] rinomato, importante, potente; [all'animo:] virtuoso; [al rango sociale:] altolocato; [ai mezzi, nell'avere:] ricco; [all'ingegno, all'abilità:] astuto, prode, coraggioso.

[1] Elegia giudeo-it., XIII in. (it. mediano), 35, pag. 38: «Fi' a fonnamento si desfacza!». / Vidisi donni là desfare / e ientili omeni de grandi affari, / ke 'n nulla guisa si no pòi recitare.

[2] Patecchio, Splanamento, XIII pi.di. (crem.), 11, pag. 565: Quanto l'om è plui çente e de maior afar, / tanto plu en ogna caussa li des omelïar...

[3] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 1, pt. 2, cap. 19, pag. 58.28: Ma quellino che fanno gran dispesa in fare le grandi opere secondo ragione e secondo ciò che le opere richieggono, sono virtuosi e sono chiamati gente di grande affare.

[4] Paganino da Serzana, XIII (tosc.), 3, pag. 115: Contra lo meo volere / Amor mi face amare / donna di grande affare,- troppo altera, / per che lo meo servire / non mi porà aiutare / ver' lo suo disdegnare,- tant'è fera...

[5] Fiore, XIII u.q. (fior.), 81.3, pag. 164: Lo Dio d'Amor sor[r]ise, quando udìo / Astinenza-Costretta sì parlare, / E disse: «Qui à gente d'alt'affare!

[6] Itinerario luoghi santi, XIII u.q. (fior.>lucch.), pag. 164.33: Rames solea essere di grande affare in nel tempo passato: ché si è come fondamento della t(er)ra di Gerusalem e del paese di torno.

[7] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 65.150, pag. 271: Nullo par sì smarrito, per cui dota sia data, / ià si non ha trovata donna de grande affare, / volendo essaltare sé per gran parenteza, / levando sua basseza a dignità d'onore.

[8] Cecco Angiolieri, XIII ex. (sen.), D. 113.8, pag. 235: S'e' ti piace di volermi parlare, / io te ne prego da parte d'Amore; / e non guardar per ch'i' sia tuo minore, / ché quanto l'uomo è di maggior affare, / sì è tenuto d'aver, per ragione, / in sé umilitate e cortesia: / se ciò non fa, sì gli è gran riprensione.

[9] Palamedés pis., c. 1300, Pt. 2, cap. 62, pag. 121.1: Lo valletto se n'andò incontanente a· re e trovòlo dentro al suo palasso co·li suoi baroni, e quine medesmo li disse: - Re Orcan, ad te mi manda un cavalieri digrande affare senssa falla, che in tutto lo mondo nonn à ora un cavalieri di sì grande podere che questi non sia assai di maggiore.

[10] Legg. S. Caterina ver., XIV in., 1277, pag. 298: [U]n cavalero de grand'afaro devoto a Katerina, / andà per entro 'l mare, fo en molto gran carina, / comença a spericolaro con soa gran compagnia, / tre dì ben poto stare no vide sol né luna.

[11] Milione, XIV in. (tosc.), cap. 141, pag. 212.9: Di qui ci partiamo, e conterovi de le IIJ nobili città de Sagianfu, però che troppo sono di grande affare.

[12] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 5, pag. 8.33: Colui è uomo di grande affare, ch'usa vasellamento di terra, siccome fosse d'argento, e colui non è di minore, ch'usa vasellamento d'argento, siccome fosse di terra.

[13] Armannino, Fiorita (13), p. 1325 (abruzz.), pag. 32.17: Enea lo vede et fasene maravelgia. «Quy è questo, dolce patre, che tanto vene altero et honorato? Non vidy sengior may da tanto affare».

[14] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 14, 91-102, pag. 272, col. 1.14: Ov' è... L' A. in singularità mençona alcuni grandi e cortisi huomini che çà fono in quella provinzia. Questo Lizio fo largo e cortexe omo e de grande afare.

[15] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 5, cap. 52, pag. 616.9: Ma avanti che alcuna cosa gli dicesse, il mirò molto, e parvegli nello aspetto nobile e di grande affare...

[16] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 10, cap. 46, pag. 437.8: Alquanti gentili uomini furo menati prigioni, ch' erano nobili e di grande affare.

[17] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 57, pag. 210.20: Imperò, io vi consiglierei che se voi non foste cavalieri di grande nominanza e di grande affare, non vi caglia d'andare armati...

[18] Lett. volt., 1348-53, pag. 182.35: e molti di più alto lignaggio (e) maggiore affare che non è Fra(n)ceschino avemo veduto signoreggiare Pisa, de' quali è stato quello che a Dio è piaciuto, p(er)ò ch'esso resiste a' sup(er)bi.

[19] Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.), lett. 12, pag. 50.24: Tuttavia io non so che mi dica, però che queste cose sono da persona di grande affare, e di gran fervore, e non persona ghiaccia et innuda, come so io...

[20] Boccaccio, Decameron, c. 1370, II. 5, pag. 101.34: E nel vero io non conosco uomo dialto affare al quale voi non doveste esser cara, non che a me che un picciolo mercatante sono.

[21] S. Caterina, Epist., 1367-77 (sen.), lett. 59. (1376), pag. 242.31: sarà egli detto male di me, perché io so' bella e di grande affare?

[22] Neri Pagliaresi, XIV sm. (sen.), pt. 12, 20.5, pag. 155: Poi Giosafà andò senza tardare / in quella lor provincia e predicolli / e tutti quanti cristian gli fe' fare, / che d'allegrezza avevan gli occhi molli, / e molti cavalier di grande affare / e nobili baron già stati folli, / ch' eran sugetti del re Avenire, / da lui si cominciavano a partire...

2.2 Locuz. agg. Di (molto) buon affare: prudente; di esemplare rettitudine, virtuoso.

[1] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 267, pag. 534: Quelui è cortesisemo, savi' e de bon afare / qe da le cause vardase qe fano vilanare.

[2] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 98, pag. 317.37: e però disse Metrodoro molto bene, secondo il mio parere, in una pistola, nella quale egli conforta la serocchia della morte del figliuolo, ch'era di molto buono affare.

[3] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 3, cap. 44, pag. 305.22: Il padre della pulcella avea nome Lucio Virginio, ed era nell'oste d'Algido conestabole di un'onesta compagnia, uomo di buono affare e di buono esemplo e nella città e nei fatti dell'arme.

2.3 Locuz. agg. Di basso (o minore, nessuno, piccolo, poco, povero, vano, vile) affare: [rispetto alla considerazione:] debole, umile; [rispetto all'animo:] vile, meschino; [al rango sociale:] modesto; [ai mezzi:] povero; [rif. anche a cose:] di poco conto, insignificante.

[1] Giacomo da Lentini, c. 1230/50 (tosc.), [canz.] 3.11, pag. 49: Non vivo in disperanza, / ancor che mi disfidi / la vostra disdegnanza: / ca spesse volte vidi,- ed è provato, / omo di poco affare / pervenire in gran loco...

[2] Jacopo Mostacci (ed. Panvini), XIII pm. (tosc.), 3.23, pag. 151: Però se da lei parto e in altra inanto / no le par grave né sape d'oltragio, / tant'è di vano affare...

[3] Brunetto Latini, Favolello, 1260/66 (fior.), 42, pag. 279: Dunque riceve inganno, / non certo sanza danno, / l'amico, ciò mi pare, / ch'è di minore affare, / ch'ama veracemente / e serve lungiamente, / donde si membra rado / quelli ch'è in alto grado.

[4] Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.), 2073, pag. 247: E un'altra ti dico: / se questo tuo nemico / fosse di basso afare, / non ce t'asecurare, / perché sie più gentile...

[5] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 1, pt. 2, cap. 19, pag. 58.32: E come larghezza cessa l'avarizia e tempera la prodigalità, così questa virtù è, che l'uomo non sia di piccolo affare in fare grande opere.

[6] Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.), cap. 82, pag. 104.2: torremo un altro infermo non di piccolo afare, acciò che avaccio a memoria ci possa venire -, e al letto suo l'acusato porremo che 'l beveraggio nella man diritta tenga, e ne la manca la tavola, e 'l medico i coglioni del becco.

[7] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc.), L. I, pt. 1, cap. 8, pag. 15.6: e sse uno re uccide ingiustamente uno huomo di poco affare gran danno è a choloro che rimanghono, se tanto dicie «Sonne chruccioso e no 'l vorria avere fatto»...

[8] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 69.4, pag. 284: Ad onn'om cheio perdune s'eo n'ho 'n fallo notasciune, / ca lo dico per alcune, e non per me de poco affare.

[9] Poes. an. urbin., XIII, 23.39, pag. 589: Ài audito recontare, / da poi ke tu fusti nato, / omo de nessuno affare / ke sse sia male portato?

[10] Giovanni da Vignano, XIII/XIV (bologn.>ven.), cap. 81, pag. 325.11: Considrando la intera devociom de coro in la quale eio som tuto e la quale eio porto verso de vue et avegna ch'e' sia de pocho afare, [[...]] seguramente creço podere pregare vue de qualunqua gratia vu' avi' facta o divi' fare ad alcuna persona.

[11] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 80, pag. 211.24: Qual cosa de' tu più volere, che diliberarti di questa servitudine, che tutta gente tiene, e constrigne? la quale ancora i servi, che sono di vilissimo affare, nati in ordure, e 'n vituperj, si sforzano di fuggire in ogni modo, sofferendo fame, e sete, per potere avanzare, e ragunare moneta, per ricomprarsi, e diliberarsi.

[12] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 16, 19-27, pag. 420, col. 1.25: Or avenía ch'ell'era delle questione de picolo afare, che quisti ch'erano a tale offizio sí fevano la pugna dentro dai steccadi nudi, e pigliavanse a le brace: quel che cadea, la soa parte perdea.

[13] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. X, cap. 81, vol. 2, pag. 285.26: Giovanni XXII, nato di Caorsa di basso affare, sedette papa anni XVIII, mesi II e dì XXVI.

[14] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 1, cap. 47, pag. 84.19: E così, diss' egli, fu nato Tullio, e così fu fatto re; e continuamente è stato favorevole ad uomini di basso e di vile affare, ond'egli ebbe suo nascimento, e contrario agli uomini gentili.

[15] Fazio degli Uberti, Rime pol., c. 1335-p. 1355 (tosc.), [1335-36] 2.42, pag. 25: Ma tu crede' trattare / e fare / con uom di vile affare / o aver trovato un Crasso, overo un Mida, / che dicessi: «Oro mi dà», / e d'ingannarlo perc'ha poco tempo.

[16] Boccaccio, Decameron, c. 1370, X. 6, pag. 661.16: E per ciò io, che in animo alcuna cosa dubbiosa forse avea, veggendovi per le già dette alla mischia, quella lascerò stare e una ne dirò, non mica d'uomo di poco affare ma d'un valoroso re, quello che egli cavallerescamente operasse in nulla movendo il suo onore.

[17] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 165, pag. 408.32: L'uno che giucava era possente uomo di famiglia, l'altro era uno omicciuolo di piccolo affare.

[18] Tristano Veneto, XIV, cap. 450, pag. 410.9: .I.O. cavalier de povro afar, et in lo regname de Lionis fui nasudo; hom son de miser Tristan de Lionis, lo sì bon cavalier e lo posente...

2.4 Locuz. agg. Di crudele, malo, malvagio, reo affare: d'animo o condotta malvagi, corrotto; [rif. ad animali:] nocivo.

[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), Laudes de Virgine Maria, 244, pag. 220: Tuta la veritá ghe [[lo peccaor]] prend a recuintar, / Sí com la söa nave se venn a scavezar, / Com el è stao grand tempo un robaor de mar, / Un latro, un homicida, un hom de re afar.

[2] Regimen Sanitatis, XIII (napol.), 371, pag. 574: Poi dell'aucelli dissite, ora te dicirragio / de li pisce, ca vogllote de tucte fare sagio, / de li quali summarie doctrina te derragio, / che fare te no poçano, si ·lli mangi, damagio, / che se-nde trova de malvaso affare; / se ·lle canussi, saçete guardare.

[3] Rainaldo e Lesengr. di Udine, XIII (ven.), 27, pag. 156, col. 2: Or, perçò che lo mondo sé de mal afar / et ognomo briga de far mal...

[4] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Sal. L. 1, cap. 10, pag. 14.14: Molte rie genti avea Catellina in sua giura. Vatilio lo quale mandò a raunare genti, adunò molti robbatori, ladroni, omicida et uomini di reo affare...

[5] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 140.229, pag. 582: Con persone de crojo afar / guarda ben, no t'acontar...

[6] Laudi Battuti di Udine, XIV m. (tosc.-ven.), 1.111, pag. 26: E quella zente de mal affare / la croxe a Cristo faxea portare, / lo mio fiol no podea andare, / tanto era pieno d' ogni dolore.

[7] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), CMXXXVII, pag. 216: Et fo tanta gran gente che fora forte a contare: / Decemilia barbute odemmo rascionare, / Peduni quatromilia, gente de male adfare; / Dicevase che voleano in quisto regno intrare.

[8] Bibbia (05), XIV-XV (tosc.), Pr 21, vol. 5, pag. 707.1: [26] L'uomo di male affare tosto desidera l'altrui cose; ma il prode uomo non ha cura dell'altrui, anzi dona del suo a coloro che mestiere n'hanno.

2.5 Locuz. agg. Di nobile affare: di rango sociale elevato.

[1] Guittone (ed. Leonardi), a. 1294 (tosc.), son. 44.14, pag. 132: E sappeti che, s'eo dovesse amare, / eo non ameria te (non l'abbi a male), / tutto sie tu d'assai nobile affare.

[2] Boccaccio, Teseida, 1339-41 (?), L. 3, ott. 48.5, pag. 342: per che Teseo per lor fece mandare / e li si fé venir sanza dimoro. / Essi eran belli e di nobile affare, / e ben parea la gentilezza loro / nella forma e nell'abito ch' aveano, / posto ch' alquanto scolorati seano.

[3] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 20, terz. 80, vol. 1, pag. 233: Come dinanzi dissi, ciò mi pare, / Papa Niccola fu di Dio Vicario / fatto, perch'era di nobile affare.

2.6 Fras. Mettere in mal affare: ridurre a mal partito.

[1] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 576, pag. 547: A femena no è caro çà unca lo 'braçare / de pare né de mare né de s[or] ni de frare, / né d' om qe no la posa de lo ioc envidare / ke lo cor e lo corpo li met en mal afare.

2.7 Fras. Venire (o montare) in grande affare: passare ad una condizione migliore, elevarsi moralmente o economicamente.

[2] Bonagiunta Orb. (ed. Parducci), XIII m. (lucch.), canz. 3.35, pag. 53: Ché 'l sofferire è tale, / e tanto monta e vale, / che fa compire / ogni volire / e d'ogni bene è somma e sentensa. / Chi non è sofferente / non può esser piacente, / né può montare / in grande affare.

[3] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. XIII, cap. 32, vol. 3, pag. 375.19: Il quale Corso colla moglie, ch'erano in Forlì, moriro in pochi dì di maggio nel MCCCXLVII, di cui fu gran danno, però ch'era valente donzello, e per venire in grande affare se fosse vivuto.

2.8 Estens. Vita.

[1] Bind. d. Scelto (ed. Gorra), a. 1322 (sen.), cap. 310, pag. 417.15: E perciò, cara dama, io vi chero merciè a gionte mani che voi torniate vostro cuore verso di me, chè voi sete tanto bella e tanto savia e di tanto valore, ch'io non posso a nulla cosa intendare fuore a voi solamente. Tutto mio affare è in voi; or sia di me a vostro piacere».

- Fras. Dare tutto il proprio affare.

[2] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 78.18, pag. 322: Descrezione al Cor s'accosta / e fagli cordogliosa posta. / La Carne 'l sente, sì s'è mosta / a dargli tutto lo suo affare.

3 Situazione in cui si trova qno; circostanza, ragione.

[1] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 187, pag. 531: E qi d'isti proverbii de legeri à entenduto, / se ma[i] [se] las' a femena sedure, serà destruto: / qu[ando] [l]'om cred' a femena, en tal afar è duto, / qe meio li seria q'el fosse sordo o muto.

[2] Giacomo da Lentini, c. 1230/50 (tosc.), [canz.] 13.26, pag. 177: Dogliomi e adiro sovente / de lo core che dimora / con madonna mia avenente, / in sì gran bona-ventura: / odio e invidio tale affare, / che con lei non posso stare / né veder la sua figura.

[3] Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.), pag. 157.9: Pesante e odiosa cosa è quando dai trapassanti si dice: «O casa antica, com'è travagliata la segnoria e la grandezza tua!» Allora va male l'affare, quando quello che si dee fare per diritto si tenta di fare per argento.

[4] Giacomino da Verona, Babilonia, XIII sm. (ver.), 201, pag. 646: altresì ben l'istà com' igi fa l'inverno / igi tormenta l'omo en quel fogo eterno. / Quelor ke en quell'afar se trova li plu rei, / en meço la cità fi posti li soi sei: / tuti li altri l'aora com' igi fose dei, / staganto en çinocluni davançi li soi pei.

[5] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), canz. 8.35, pag. 18: Voi mi' Deo sete e mia vita e mia morte: / ché, s'eo so en terra o 'n mare / in periglioso affare, / voi chiamo, com'altri fa Deo, / tantosto liber mi veo.

[6] Stat. sen., 1298, dist. 1, cap. 53, pag. 172.4: Item statuimo et ordinamo, che se li signori de la decta Arte saranno in alcuno affare per lo quale convenga loro dare pegnora o vero ricolte, possano chelle dare.

[7] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 88.7, pag. 350: reprennome, ché faccio gran follia: / ca senno en me non sento, né affare / a far devere granne dicerìa...

[8] Distr. Troia, XIII ex. (fior.), pag. 176.26: Quando furono al cierto delle triegue, sì ssi cominciaro ad aloggiarsi, ed afforzaronsi di fossi e di stecchati e di pozzi e di ciò che a tt[a]le affare si comvenia.

[9] Fr. da Barberino, Doc. Am., 1314 (tosc.), pt. 1, docum. 22.23, vol. 1, pag. 258: Cagion non dei cherere, / né brontolar, né divinar, né sor ciò consigliare, / s'el non fosse l'affare / ch'el ti comanda con periglio a llui / o disonesto altrui; / nel qual caso, disdetto con cagione, / se pur in quor se 'l pone, / prendi humilmente cortese commiato.

[10] Dante, Rime, a. 1321, 15.8, pag. 49: Ed io, fra gli amorosi pensamenti, / d'uno sono schernito in tale affare; / e dicemi esto motto per usanza...

[11] Armannino, Fiorita (07), p. 1325 (ven.), pag. 118.1: Fato Creon re de Tebe, la prima leçe ch'el fexe si fo che algun non podese sopelir ni arder algun corpo morto che fose in li canpi tebani. Questo fexe solamente per far straçe d'i corpi morti de l'argiana çente li qual avea morti li so fioli, e per vendeta de queli mexeri corpi deli do fradeli tanto spietadi che iera morti per simel afar.

[12] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 2, cap. 14.1589, pag. 224: L'uomo superbo non puo' abitare / In terra, e nel ciel non puo' salire: / Sempre dimora nel gravoso affare.

[13] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 30, 130-141, pag. 723, col. 1.2: Qual è quei. Qui esemplifica ch'è in tale disposizione com'è chi somnia in arduo afare, e in lo sonio medesimo brama de soniare...

[14] Boccaccio, Filostrato, 1335-36 (?), pt. 2, ott. 109.1, pag. 71: Quindi disse Criseida: - Quale affare / or qui ti mena? Hai tu altre novelle?

[15] Cino da Pistoia (ed. Marti), a. 1336 (tosc.), 20.13, pag. 470: Poi di' a costor: «Gittatevi a' lor piedi, / e dite chi vi manda e per che affare».

[16] <Cavalca, Disc. Spir., a. 1342 (pis.)>, cap. 15, pag. 122.1: Onde veggiamo, che essi sono comunemente poco avuti a capitale, e in ogni affare, come ho detto, vilipesi, e beffati...

[17] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 72, pag. 261.11: E Brandina conta a Tristano tutto il fatto a punto com'era stato; sì come quella lettera era stata fatta per riconfortare alquanto Ghedino, e non fue per altro rio nè per altro affare - .

[18] Passione marciana, XIV (ven.), 171, pag. 197: de qui a l'ora de nona Iesu pres a clamare: / «Ely, Ely, Ely, Domenedeo bon pare, / per que m'abandonasi en questo grand afar

[19] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 302.104, pag. 355: chi andò fuori e chi rimase dentro / con la sua procession<e> pel nostro centro; / e que' de le castella e 'l ten[i]torio / in tale afar fur magior [con]cestorio...

3.1 Locuz. avv. Per nullo affare: in nessun caso, circostanza.

[1] Guittone (ed. Leonardi), a. 1294 (tosc.), son. 46.8, pag. 138: Or non voi' dire ch'eo sia saggia nente, / ma, quale son, tu non me pòi 'ngegnare, / ché né fu, né serà tal convenente / in mio piacer giamai, per null'affare.

[2] Fr. Grioni, Santo Stady, a. 1321 (venez.), 540, pag. 63: Al destrier viem sença tardança, / In l'arçon monta richo e bel / Con chavalier pro et ysnel. / Non laserà per nullo afar, / Ch'el no sse faça baptiçar.

3.2 Fatto (per lo più personale) raccontato o vissuto, avventura, storia.

[1] Palamedés pis., c. 1300, Pt. 1, cap. 5, pag. 9.25: mentito non v'ò di paraula, per lo fermo l'abbiate; et quand'io v'ò contato tutto lo mio affare, signore cavalieri, pregovo per Dio e per vostra gentilessa che voi abbiate pietà di me e che mi consigliate e mettiate in me vostro podere...

[2] Conti morali (ed. Segre), XIII ex. (sen.), 8, pag. 502.21: E l'abadessa cominciò a bene fare, che già non dimenticoe il suo boto. E puoi si confessò dal vescovo anzi che si partisse, ed ella disse bene tutto lo suo afare, e come la vergine Maria l'aveva deliberata e com'ella aveva mandato lo fanciullo a nodrire a lo romito.

[3] Milione, XIV in. (tosc.), cap. 40, pag. 56.5: Milice è una contrada ove 'l Veglio de la Montagna solea dimorare anticamente. Or vi conterò l'afare, secondo che messer Marco intese da più uomini.

[4] Armannino, Fiorita (14), p. 1325 (abruzz.), pag. 385, col. 3.43: In fra questoro era uno che avea una soa damna, che con quelley usava seo delecto. Questuy per soa bubanza, essendo in lecto co lley, ge manifestane tucto l'affare.

[5] Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.), cap. 28, pag. 144.10: ella vedendolo cielare tacea. Assalone più dubbitò, istrensela, sì che ella li disse tutto l'affare. Assalone, isdegniato contra al fratello per la vituperata suora, subbitamente n'andò ne la camera ad Amon, e ucciselo.

[6] Tristano Veneto, XIV, cap. 239, pag. 208.10: Ma in per quello che a forço lo convignivis far, sì cho' io mediesimo sè ben, io te perdono plue per le toe bone chavalarie cha per altra chossa. Ma ora tu m'as contadho tuto lo to afar, atanto che io sè ben che tu ora non poras a questa fiada vignir apresso de mi in lo regname de Logres, perché alo re Marcho, to barba, te chonvien menar Isota la Blonda chussì chomo tu li as inpromesso.

[u.r. 17.05.2023; doc. parzialm. aggiorn.]