AFFATICARE v.

0.1 adfatigare, adfatigate, afadhigai, afadhigasse, afadiga, afadigado, afadigai, afadigandose, afadigano, afadigansi, afadigará, afadigare, afadigarse, afadigarve, afadigaseno, afadigasse, afadigaste, afadigata, afadìgate, afadigato, afadigharmi, afadigheranno, afadighò, afadigo, afaiga, afaìga, afaigao, afaigar, afaigare, afaigarse, afaigasem, afatica, afaticano, afaticare, afaticarebbe, afaticarò, afaticarsi, afaticasse, afaticasseno, afaticata, afaticate, afaticati, afatìcati, afaticato, afaticavano, afaticha, afaticharono, afatichasi, afatichati, afatichato, afaticherebbe, afaticherebbono, afaticheresti, afatichi, afatichino, afaticho, afatico, afaticòe, afatiga, afatigai, afatigano, afatigare, afatigata, afatigato, afatigatu, afatigharsi, afatighato, afatigò, afatthica, afattichare, affadhigao, affadiga, affadigada, affadigado, affadigando, affadigarci, affadigare, affadigaro, affadigarsi, affadigati, affadigato, affategateve, affatica, affaticai, affaticaimi, affaticando, affaticandosi, affaticano, affaticante, affaticar, affaticare, affaticarissi, affaticarlo, affaticarmi, affaticarne, affaticaro, affaticarono, affaticaronsi, affaticarsi, affaticarti, affaticarvi, affaticasi, affaticasse, affaticassero, affaticasson, affaticassono, affaticassoro, affaticasti, affaticata, affaticate, affaticati, affatícati, affaticato, affaticava, affaticavano, affaticavansi, affaticavi, affaticavono, affaticha, affatichare, affatichato, affaticherà , affaticherá, affatichera'ti, affaticherae, affaticherai, affaticheranno, affaticherannosi, affaticherassi, affaticherebbero, affaticheremo, affaticherò, affatichi, affatichiamo, affatichiamone, affatichiate, affatichino, affatichisi, affatico, affaticò, affaticoe, affaticossi, affatiga, affatigandoti, affatigare, affatigarissi, affatigate, affatigati, affatigato, affatighi, affatticano, affatticarmi, affattigare.

0.2 Da fatica.

0.3 Audite, poverelle, 1225 (umbr.): 4.

0.4 In testi tosc.: Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260-61 (fior.); Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.); Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.); Bestiario toscano, XIII ex. (pis.); Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.); Folgóre, Semana, c. 1309 (sang.); Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi); Lett. pist., 1320-22; Simintendi, a. 1333 (prat.); Pietro dei Faitinelli, XIV pm. (lucch.); Lett. volt., 1348-53.

In testi sett.: Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Giacomino da Verona, Babilonia, XIII sm. (ver.); Matteo dei Libri, XIII sm. (bologn.); Doc. bologn., 1287-1330, [1309]; Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Arte Am. Ovid. (D), XIV pm. (ven.).

In testi mediani e merid.: Audite, poverelle, 1225 (umbr.); Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.).

In testi sic.: Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.).

0.5 Locuz. e fras. affaticare i denti 1.9; affaticare il cuoio coll'asta 1.8; affaticare un dente coll'altro 1.9.

0.7 1 Sottoporre a dispendio di energie, a fatica (fisica o mentale); anche pron. 1.1 Estens. Esercitare alla fatica, tenere in esercizio. 1.2 Pron. [Gen.:] lavorare. 1.3 Portare o andare verso l'esaurimento delle energie, della resistenza. 1.4 Infastidire, recare molestia; spazientire. 1.5 [Di mali corporali e morali:] tormentare, travagliare (anche pron.). 1.6 Fig. 1.7 Fras. 2 Ottenere con fatica, conquistare. 2.1 Fig. 3 Fig. Consumare. 3.1 [Rif. al tempo:] trascorrere. 4 Curarsi, impensierirsi; prodigarsi per qno, applicarsi, dedicarsi con impegno (a un'attività, un'impresa); affannarsi, sforzarsi di raggiungere un obiettivo; ingegnarsi, studiare di fare qualcosa. 4.1 [Rif. a studi filosofici, matematici, letterari, ecc.]. 4.2 [In senso sessuale].

0.8 Rossella Mosti 03.09.1998.

1 Sottoporre a dispendio di energie, a fatica (fisica o mentale); anche pron.

[1] Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.), L. 4, cap. 13, pag. 321.18: stolta e sconvenevole cosa è all'uomo litterato obligamento d'affaticare li bracia e di [lasciare] le virtù, però che la letteratura de' megliorare ciascheduno...

[2] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.), L. IV, pt. 3, cap. 3, pag. 91.15: così chi àne himido el cerebro àne buono ingengno ma in memoria s'afatiga, ma ki l'àne secco àne bona memoria e malo ingengno.

[3] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De scriptura nigra, 670, pag. 123: Oi De, quent soz vivande. / Se pur du di eo stesse ke negota mangiasse, / Eo mancarev de fame, e s'eo m'afadhigasse / De stae per la calura e grand sé m'agrezasse, / Oi De, com mal stareve se 'l bever me mancasse.

[4] Garzo, S. Chiara, XIII sm. (fior.>pis.), 116, pag. 21: In quel giorno sì va errando, / el suo corpo affaticando...

[5] Matteo dei Libri, XIII sm. (bologn.), 48, pag. 137.6: ma non l'avrebi tanto amato, k'eo no avesse afatigato lo meo corpo in quella fatiga k'eo aio potuto et a qual soferire eo gei, per vostro voler e conforto...

[6] Bestiario toscano, XIII ex. (pis.), cap. 55, pag. 72.28: Questo è ditto per che nullo homo non creda che Dio lo exaudisca faciendo alcuna cosa, se elli non se afatiga se medesmo e lavori; ma se elli s'afatiga e lavora, allora Dio exaudirae le suoi pregere...

[7] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), L. Luc. 7, cap. 19, pag. 223.25: tutta notte menavano le braccia come se fussero a la fronte de' loro nimici, e Cesare medesimo fu di quelli; e non meno s'affadigaro in quelli sonni, che lo dì avièno combattuto.

[8] Giovanni da Vignano, XIII/XIV (bologn.>ven.), cap. 63, pag. 305.32: Sì como quelo che longo tempo è afadigato, continuando in çò die e note desidrando, e vorave reponso da la longa e continua fadiga la quale àe sustignuta, porave dire che eo do' amare tranquilità e reposo e pace.

[9] Poes. an. cort./tosc.occ., XIII/XIV, 145, pag. 413: Apresso me te veggio, amor dolce, / e per mesura d'uno corto spatio; / ma el tempo me s'alonga e non folce, / lo mio core de piangere non è satio: / e non me vale afatigare la boce / perch'io te chiami, grande mio solatio.

[10] San Brendano pis., XIII/XIV, pag. 73.33: Et cominciando i frati a navicare fortemente, approssimonosi ala dicta izola. Disse loro sancto Blandano: «O frati, non afaticate i corpi vossi oltra modo; assai avete affanno.

[11] Lett. pist., 1320-22, 15, pag. 61.30: L'uomo s'afaticha per riposarssi, e ispende per guadangniare, e chaccia per pilgliare.

[12] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 4, cap. 10.22, pag. 385: E tu a me: «Perchè, dov'è bellezza, / Rare fïate virtute dimora?» / Ascolta, ch'io ti dico la certezza. / Formando belle membra, s'affatica / Lo spirito che opera ad ogni ora: / Virtù risolve, quanta è più la briga.

[13] Vita di S. Petronio, 1287-1330 (bologn.), cap. 7, pag. 44.23: inperçò ch'io no ve porave mai meritare del servixio e de le fadighe, le quae vui avì durade per mie, perché vui avì facto tanto bene a la citade mia siandove partido de la citade vostra, e sidi vegnudo ad afadigarve».

[14] Bosone da Gubbio, Avv. Cic., a. 1333 (eugub.>fior.), L. 1, cap. 1, pag. 102.15: Ma gli marinai affaticandosi, e valentemente, i loro legni campano dalla fortuna...

[15] Simintendi, a. 1333 (tosc.), L. 8, vol. 2, pag. 160.7: Quivi era una sola oca, guardia della piccola villa; la quale li signori di lei s'apparecchiavano d'uccidare, per darla alli iddei loro osti. Quella, veloce per le penne, affadiga coloro tardi per la vecchiezza...

[16] Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.), Di li giardi e di li garretti, pag. 594.42: Avegna ki una infirmitati, la quali si chama giarda, naturalimenti aveni a li garretti di li gambi di lu cavallu, e kistu mali aveni a li cavalli juvini, primuti di smisurati carriki, ki sunu asprixati e crudilimenti cavalcati, e kistu aveni a loru pir la loru dibilitati e tinniriza; et aveni a li cavalli troppu grassi quandu è loru bisognu di fatigarissi, undi, pir lu troppu affatigarissi, e pir la troppu grassiza, e pir lu scaldamentu ki pigla, a li fiati li homuri si dissolvinu legiamenti e poi discurrinu a li gambi...

- [Prov.].

[17] Garzo, Proverbi, XIII sm. (fior.), 79, pag. 298: Cercando s'affatica / cui povertà notrica.

- Assol.

[18] Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.), pt. II, cap. 4, pag. 664.30: Veramente si vuole orare e ricordarsi, spezialmente di Dio, sette volte il dí, secondo quella sentenzia del profeta che dice: «Signore, io t'ho lodato sette volte il dí»; ovvero tre volte il dí, secondo l'altra sentenzia, ovvero una volta il dí e una la notte dicendo l'ore sue, ovvero paternostri, o salmi, o altro ufficio o pochi o molti secondo la possibilitade della persona, o quanto sia bisogno d'affaticare e lavorare corporalmente ad esercitare la mente...

- Sost.

[19] San Brendano tosc., XIV (ven.>tosc.), pag. 61.19: e fatto ciò, ancora disse San Brandano: «Andate e state in orazione infino a sera. E poi ognuno vada a dormire alle sue celle, egli è buono andarsi a riposare, perciò che voi siete molto affaticati pe llo molto affaticare e navicare che voi avete fatto».

1.1 Estens. Esercitare alla fatica, tenere in esercizio.

[1] Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.), L. 2, cap. 11, pag. 70.12: La qual memoria tu de' aiutare con pensamento d'ingegnio. Unde disse Tullio: che per volere adfatigare la memoria isforzomi di ricordare la sera ciò che i' ò audito anzi e fatto di die.

[2] Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.), L. 3, cap. 2, pag. 80.25: E però i pedoni cotidianamente, quando è neve o piove, sotto i tetti, e gli altri dì nel campo si vogliono provare, ed affaticare... || Cfr. Veg. Mil. 3, 2: «Itaque pedites [[...]] exerceri in campo voluerunt».

1.2 Pron. [Gen.:] lavorare.

[1] Bibbia (09), XIV-XV (tosc.), Lc 12, vol. 9, pag. 376.16: [27] Considerate gli gigli come crescono; non s'affaticano, nè filano...

1.3 Portare o andare verso l'esaurimento delle energie, della resistenza.

[1] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 2, cap. 13, pag. 100.16: E in quello medesimo tempo, per tutto l'anno, fuoro in Italia tanti e sì grandissimi tremoti, che delle molte e spesse ruine e delle cittadi, e ville, e castelli, si affaticava Roma di tanti messaggi.

[2] Bart. da San Concordio, 1302/08 (pis.>fior.), dist. 16, cap. 2, par. 10, pag. 279.11: Bene erra se alcuno spera che colui gli risponda, lo quale egli per indugio affaticoe e per aspettamento tormentoe. || Traduzione alquanto libera, se non antitetica, dell'originale lat. «errat si quis sperat responsurum sibi, quem dilatione laxavit, expectatione torsit».

1.3.1 [Milit.] Stremare, sfinire il nemico (con assedi, temporeggiamenti).

[1] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 5, cap. 23, pag. 338.5: Metello affaticato di molte battaglie, andò qua e là la battaglia cansando, e il nemico per dimoranza affaticando, infino a tanto che con Pompeio si congiungesse.

[2] Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.), L. 4, cap. 7, pag. 153.3: Ma ora è da sapere che d'assiedere sono due generazioni; l'una quando gli avversarj in ordinati luoghi pongono guardie, per le quali o contradicono acqua agli assediati, o credendogli vincere per fame, vivanda andare non vi lasciano: e per questo consiglio stando oziosi, più che per battaglia affaticano il nemico. ||Cfr. Veg. Mil. 4, 7: «Hoc enim consilio ipse otiosus ac tutus fatigat inimicum».

1.3.2 [Agr.] Indebolire, soffocare; anche pron.

[1] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 5, vol. 2, pag. 4.25: alcuna volta è troppo gran piova: le stelle e' venti nocciano: gli affamati uccelli ricolgano i semi sparti; e 'l lolio, e' triboli, e la gramigna che non si puote vincere, affaticano le biade che debbano dare il grano.

[2] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 3, cap. 16, pag. 100.24: Imperocchè, secondo Columella, quando le viti son tutte sotterrate, s'affaticano delle molte barbe di tutto 'l lor corpo.

1.3.3 [Dir.] Vessare, tartassare il popolo con tributi.

[1] Doc. bologn., 1287-1330, [1309] 11, pag. 72.22: E che 'l dito comuno meglorarà tanto soa conditione et avrà tanto de réndea che, sença sforçare alchuno so fedelle citaino, containo o seguaxe, de colta, dacio, prestança o gabella inpore o pagare né afaigare in persone se no in quello e quanto far volese...

1.4 Infastidire, recare molestia; spazientire.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par., c. 14.58, vol. 3, pag. 229: così questo folgór che già ne cerchia / fia vinto in apparenza da la carne / che tutto dì la terra ricoperchia; / né potrà tanta luce affaticarne: / ché li organi del corpo saran forti / a tutto ciò che potrà dilettarne».

[2] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 1, vol. 1, pag. 34.3: Li uomeni lo chiamano luogo dilettevole: per lo quale Peneo, uscente di sotto al monte Pindo, si volge con ischiumose acque, e ruinante con grave corso induce nuvili menanti gran fummi, e induce omore nell'alte selve, e col suono affatica i luoghi che non sono vicini.

[3] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), Prologo, pag. 71.4: Un iorno seando tropo afaigao e depreiso in questium e da monti aliquanti secolari, a li quai spese fiae ne covem responde' e condescende' eciamdé in quello che tegnui no semo, reduseme a un logo secreto per meglo poei-me doleir...

[4] Bibbia (08), XIV-XV (tosc.), Ml 2, vol. 8, pag. 375.14: [17] Voi faceste affaticare ne' vostri sermoni lo Signore, e dicesti: in che lo facciamo affaticare nelli nostri sermoni lo Signore? Però che voi dite: chiunque fa male, è buono nel conspetto di Dio, e cotali li piacciono...

1.5 [Di mali corporali e morali:] tormentare, travagliare (anche pron.).

[1] Simintendi, a. 1333 (tosc.), L. 7, vol. 2, pag. 98.19: Prima parea che le budella fossero arse, e affaticate di fiamme: lo rossore era dimostramento...

[2] Cino da Pistoia (ed. Marti), a. 1336 (tosc.), 179.12, pag. 908: Così è tuttavia bell'e crudele, / d'amor selvaggia e di pietà nemica; / ma più m'incresce che conven ch'i' 'l dica / per forza del dolor che m'affatica, / non perch'io contra lei porti alcun fele: / ché, vie più che me, l'amo e son fedele.

[3] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 1, pag. 29.8: Come il tuo fratello Enea sia affadigato nel pelago intorno a tutte le rivere, e per l'odio della iniqua Juno, ogni cosa è manifesta ad te; e spesse volte ti dolesti del nostro dolore.

[4] Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.), L. 3, cap. 38, pag. 214.12: Dispregiare dobbiamo lo mondo eziandio s'ei ci desse prosperitade; ma poi che con tanti flagelli ci preme e di tanta avversità ci affatica e tanti dolori ogni giorno ci dà, parmi che non gridi altro, se non che non sia amato.

[5] Apollonio di Tiro, XIV m. (tosc.-venez.), incipit, pag. 31.24: Allora Tharsia sentando chomençoe a plançere et a dire: O Dio pare omnipotente, per che lagghis tu mi innocente sottostare a tanti mali et a tante miserie, che deschì a dal chomençamento che mi fo dada la baila, io sono affadigada in tante miserie.

[6] Mino Diet., Sonn. Inferno, XIV m. (aret.), 15.3, pag. 26.17: L'ypocriti incappati tristi et stanchi / con cappe et cappucciuol di fuor dipinti / sono in inferno affatigati et vinti, / tanto ch'appena movono i lor fianchi...

1.6 Fig. Scuotere, battere, agitare.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. c. 26.87, vol. 1, pag. 445: Lo maggior corno de la fiamma antica / cominciò a crollarsi mormorando, / pur come quella cui vento affatica...

1.7 Venir meno, scemare.

[1] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 46.71, pag. 270: Semper 'li portam grande ardor / d'odio, d'ira e de rancor; / chi unca per l'un l'atro liga, / mar en lor no s'afaiga.

1.8 Fras. Affaticare il cuoio coll'asta: domare.

[1] Lancia, Eneide volg., 1316 (fior.), L. 9, pag. 505.6: ogni età si pruova con ferro; noi affatichiamo i cuoj de' giovenchi con l'asta; nè la tarda vecchieza noi indebolisce le forze e non muta il vigore dell'animo...

1.9 Fras. Affaticare i denti, un dente coll'altro: masticare.

[1] Simintendi, a. 1333 (tosc.), L. 8, vol. 2, pag. 168.4: Lo dolce sonno miticava ancora colle piacevoli penne Erisitonio: quelli domanda li mangiari nella immagine del sonno; e muove la vana bocca, e affatica l'uno dente coll'altro...

[2] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 23, pag. 435.1: Lo dolce sonno ancora mitigava colle piacevoli penne Eresitone; quelli domanda mangiare nel sonno, e mena la vana bocca, ed afaticai denti...

2 Ottenere con fatica, conquistare.

[1] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 30, pag. 155.18: Dico prima di quelli ch'adimandano il regno di cielo sanza meritarlo o guadagnarlo e affaticarlo; adimandano la corona sanza combattere: questa è somma stoltìa.

[2] Chiose falso Boccaccio, Par., 1375 (fior.), c. 32, pag. 704.12: Qui rimuove Dante una dubitazione a san Bernardo diciendo: «Chostoro perché sono in questo luogho no ll'avendo affatichato né meritato?».

2.1 Fig.

[1] Apollonio di Tiro, XIV m. (tosc.-venez.), incipit, pag. 24.7: Ma conçosia chosa che Tharsia continuamente vengnando dal bordello disesse allo roffian: Questi sono li deneri li quali la verçinitade ha affadigado segondo chome ella ha possudo.

3 Fig. Consumare.

[1] Arrighetto (ed. Battaglia), XIV (tosc.), L. 1, pag. 216.6: A ben lavare colui il quale con sozze macchie la infamia dinigròe, molta acqua s'affatica.

3.1 [Rif. al tempo:] trascorrere.

[1] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 6, cap. 20, pag. 416.20: E indarno affaticato uno grande tempo, [[...]] alla fine [[Cesare]] comandò che andasse l'oste e le navi celatamente per mare dal seno d'Aquitania.

4 Curarsi, impensierirsi; prodigarsi per qno, applicarsi, dedicarsi con impegno (a un'attività, un'impresa); affannarsi, sforzarsi di raggiungere un obiettivo; ingegnarsi, studiare di fare qsa.

[1] Audite, poverelle, 1225 (umbr.), 11, pag. 6: Io ve prego per grand'amore / k'aiate discrecione de le lemosene / ke ve dà el Segnor. / Quelle [[poverelle]] ke sunt adgravate de infirmitate / et l'altre ke per lor suò adfatigate, / tute quante lo sostengate en pace...

[2] Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.), L. 4, cap. 18, pag. 337.13: Onde disse Oratio: lo invidioso arde per la 'nvidia dentro e di fuori, e io, di cui è avuto invidia, non m'afatico d'essere invidioso.

[3] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. II, dist. 6, pt. 3, cap. 2, pag. 154.1: E de questi animali mestici trovamo lo maschio e la femina, e non pono engenerare asieme l'uno coll'altro emperciò ch'elli hano la generazione là unde elli vegnono, e non è mestieri che la virtude s'afatichi en altra generazione...

[4] Giacomino da Verona, Babilonia, XIII sm. (ver.), 252, pag. 648: M'a tal 'de sun vegnù k'eo no so ke me faça, /k'el no me par Naalo né 'Pifania né Pasca; / mo la mala ventura, quellor ke se 'n percaça, / endarno s'afaìga, k'eo sol l'ò tut'afata».

[5] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), L. Luc. 4, cap. 6, pag. 139.14: E per ciò disse Lucano: per niente s'affadiga l'uomo in fare vasi d'oro e canaletti d'argento per bere, quando così poca acqua bevendo col pugno, ne scampò cotanti.

[6] Legg. S. Margherita, XIII ex. (piac.>ver.), 622, pag. 35: Dis quel: 'Segnor, no val nïent, / trop' ell'à asai de fer talent. / No val nè çoa quant'eo ge digo, / Ben veço ch'endarn m'afadigo / Ch'ela se voia convertir...

[7] Folgóre, Semana, c. 1309 (sang.), 24.6, pag. 383: E lascia ogni costume che far soglia, / e nuovamente t'affatichi e sudi; / se questo fai, tu sarai de' miei drudi, / pur che ben far non t'incresca né doglia.

[8] Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi), dist. 1, cap. 3, vol. 1, pag. 30.5: Ad extirpare del mezo del popolo cristiano le discordie de la eretica pravità, le quali più abbondevolmente che non solevano, sono cresciute, sopra seminando quelle con più licentia a questi dì, l'uomo inimico, tanto più studiosamente per sollicitudine commessa a noi con grande sudore affadigarci proponemo, quanto più mortalmente con negligentia lassaremmo che quella si vagasse et acrescesse in morte del cattolico seme.

[9] Giovanni da Vignano, XIII/XIV (bologn.>ven.), Intr, cap. 5, pag. 235.1: E [[l'arengatore]] no di' esere temoroso de vedere et de usare cum baroni e con la bona çente, ançe dé sempre afadigarse d'usare cum gi maiori e meiori.

[10] Bosone da Gubbio, Avv. Cic., a. 1333 (eugub.>fior.), L. 1, cap. 1, pag. 104.17: E avendo udito e saputo quello che i cinque Baroni domandavano, domanda loro di sapere qual fosse la cagione del loro avvenimento, e che volevano addomandare al santo Romito? Conciofossecosachè, leggiermente si credeva porgere a loro consiglio della bisogna, il perchè eglino s'affaticavano.

[11] Simintendi, a. 1333 (tosc.), L. 15, vol. 3, pag. 223.20: Va, e quopri gli amazzati tori: l'opera è conosciuta per uso: delle putenti interiora nascono l'api che colgono i fiori; le quali a modo de' loro padri abitano per le ville, e danno favore al lavorio di fare il mele; e afadigansi perchè hanno speranza d'avere lo mele.

[12] Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 12, pag. 56.20: E andando, li messi ch'erano in prima venuti per lui gli si furono fatti incontra e dissero: Or perchè sei tanto tardato? non ti affaticare più di andare, chè egli è morto.

[13] Pietro dei Faitinelli, XIV pm. (lucch.), 1.29, pag. 420: La carità del prossimo e di Dio / molt'è che dispario, / senza la quale indarno s'affatica / chi vuol salire nello eterno regno.

[14] Arte Am. Ovid. (D), XIV pm. (ven.), L. I, pag. 480.11: Afadìgate al començamento trovar ço che tu voi amar, tu lo qual vien mo' primo cavalier in le nove arme, la prossima fadiga è pregar la piasevele fante...

[15] Lett. volt., 1348-53, pag. 193.24: Siamo certi che la questione [e] differe(n)tia la quale truovi essere costì fra noi e ' Casolesi, come ci scrivi, ti grava e dispiace, e i(n) quella to(r)re via volerti afaticare, come ci scrivi che ài affectione, se' assai da lodare e da co(m)me(n)dare...

[16] Cost. Egid., 1357 (umbro-romagn.), L. II, cap. 12, pag. 560.16: E lo executore chi firà mandato per così facte cose, faccia efficacemente l'executione, diligentemente e solicitamente a sua possa et cum tutto ingiegno continuo afadigandose, cum captione de pigni...

[17] Canzoniere del sec. XIV, a. 1369 (tosc.occ.), 1.80, pag. 8: Or te ne va', sconsolata cansone, / e in quella parte ove trovi allegressa / non prenderai contessa, / perché tu sai che ella è mia nimicha; / ma di gir<e> t'afaticha / ove abbia gente piena di tormento / et allor fa' che dichi il tuo talento.

[18] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 3, cap. 9, pag. 169.26: Per la qua cosa recevando li omi de la contrâ gran danno, studiavanse per monti incegni de muà' lo corso de lo leto de lo dito flume in atra parte, ché no li poese far danno. Ma, avegna che monte se g'afaigasem, no lo poém mover da lo so corse.

[19] Diatessaron veneto, XIV (tosc.-ven.), cap. 109, pag. 98.31: Yesu disse a lloro: (24) «Affategateve d'entrare per la porta streta, che molti dimandano d'entrarne e non poteno.

4.1 [Rif. a studi filosofici, matematici, letterari, ecc.].

[1] Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260-61 (fior.), pag. 69.14: Donque ben è fuori della mente e vano di senno quelli che dice che 'l parliere possa o debbia trattare di queste questioni, nelle quali tutto tempo si consumano et affaticano i filosofi.

[2] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 66, pag. 328.6: L'una si è di sapere recare il quadro a tondo per regola: questo mai non si seppe, e èccisi affaticato il mondo dal principio insino ad ora, e ancora non si sa, e pur è questa arte, ma non si sa. Altressì di trovare per regola il diamitro dal cerchio...

[3] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 2, pag. 35.12: In questa parte l'Autore, dovendo cominciare il processo di questa terza Cantica, amonisce li rozzi e nuovi scolari, che non si mettano ad afaticare in questa parte della Commedia, però che sanza frutto potrebbonsi disviare dalli studi d'essa.

[4] Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.), L. 3, cap. 38, pag. 215.1: Ma se sono alcuni a cui questa opera possa essere utile, volentieri mi ci affaticherò, posponendo la volontà mia alla utilità de' miei prossimi; ed in quanto Dio mi concederà, mostrerò che l'anima vive dopo la carne, in questo quarto volume che seguita.

4.2 [In senso sessuale].

[1] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), Canz. 19.67, pag. 73: c'amor ninferno [è] d'ogne pena forte / e dolor d'ogni morte; / chi più lui cred'e più vi s'afatica, / lo suo danno notrica...

[2] Dante, Commedia, a. 1321, Par. c. 11.9, vol. 3, pag. 174: Chi dietro a iura e chi ad amforismi / sen giva, e chi seguendo sacerdozio, / e chi regnar per forza o per sofismi, / e chi rubare e chi civil negozio, / chi nel diletto de la carne involto / s'affaticava e chi si dava a l'ozio...

[3] Cino da Pistoia (ed. Marti), a. 1336 (tosc.), 29.3, pag. 486: Oimè lasso, or sonv'io tanto a noia, / che mi sdegnate sì come inimico, / sol perch'i' v'amo ed in ciò m'affatico...

[u.r. 05.12.2012]