AFFERRARE v.

0.1 afera, aferata, aferra, aferrao, aferrò, afferando, afferano, afferra, afferrano, afferrare, afferrarsi, afferrata, afferrate, afferrati, afferrato, afferrava, afferro, affirrarisi.

0.2 Da ferro (DELI 2 s.v. afferrare).

0.3 Bestiario moralizz., XIII (tosc./aret.-castell.): 2.

0.4 In testi tosc.: Monte Andrea (ed. Minetti), XIII sm. (fior.); Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.); Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.); Mino Diet., Sonn. Inferno, XIV m. (aret.).

In testi sett.: Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311.

In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); Buccio di Ranallo, S. Caterina, 1330 (aquil.); Destr. de Troya, XIV (napol.).

In testi sic.: Angelo di Capua, 1316/37 (mess.).

0.6 N Dal probabile signif. originario di 'impugnare la spada' (ferrum) si generano la maggior parte dei signif. il cui nucleo semantico è quello di 'prendere' [1-5]; dall'effetto di impugnare un'arma i signif. di 'ferire, straziare' [6].

0.7 1 Prendere con le mani, con la bocca, ecc. (materialmente e fig.); agguantare, ghermire. 1.1 Pron. Restar catturato, attaccarsi, aggrapparsi, avvinghiarsi, abbarbicarsi, impigliarsi. 1.2 Azzuffarsi. 1.3 Assol. e trans. Arraffare; accaparrarsi una carica, un potere. 1.4 Tenere in dominio proprio (nel senso politico di 'reggere il governo'). 2 Fig. Catturare, possedere (in senso morale); invadere, prendere in dominio, in balia. 2.1 Costringere, assoggettare. 2.2 Rifl. Fig. Affermarsi, far presa nell'animo; appigliarsi. 3 Prendere (nel senso di 'ricevere'). 3.1 Prendere (nel senso di 'scegliere'). 3.2 Prendere (nel senso di 'raggiungere'). 3.3 Prendere (nel senso di 'confermare'). 4 [Mar.] Attraccare con la nave, ancorarsi. 5 Circondare, accerchiare. 5.1 Delimitare (come confine d'un'area regionale). 5.2 Estendersi geograficamente. 6 Ferire, lacerare con un'arma, torturare. 6.1 Tormentare, affliggersi.

0.8 Redazione interna 10.03.1998.

1 Prendere con le mani, con la bocca, ecc. (materialmente e fig.); agguantare, ghermire.

[1] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 53.188, pag. 312: L'omo chi no è astinevel / d'un bruto porco è semejeve [ed.: semejeve[l]] / chi con boca tuto aferra, / tegnando pur lo morro in terra.

[2] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. c. 20.36, vol. 1, pag. 333: per ch'ei gridavan tutti: 'Dove rui, / Anfïarao? perché lasci la guerra?'. / E non restò di ruinare a valle / fino a Minòs che ciascheduno afferra.

[3] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 2, cap. 11.63, pag. 212: Or prendi esempio e guarda lo leone, / E l'aquila che mosche non afferra. / Il magnanimo segue il valor grande: / Negli atti vili l'alma sua non pone, / Ma pur nelle alte cose lo cor spande.

[4] Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.), L. 4, cap. 34, pag. 280.23: Alli quali ello rispondeva con grande grido e diceva: Io mi voglio segnare, ma non posso; però che 'l dracone mi tiene ed hammi afferrato con le sue squame.

[5] Mino Diet., Sonn. Inferno, XIV m. (aret.), 8.7, pag. 23: Tiranni stati grandi rubatori, / rompendo strade et facendo altrui guerra, / in cotal pena l'inferno gli serra, / secondo che son stati mal factori / e più e men di sangue spargitori: / quella giustitia che giammai non erra / dentro ad un fiume di sangue gli [a]fferra / che sempre bolle in bolliti bollori.

[6] Cicerchia, Passione, 1364 (sen.), ott. 249.6, pag. 371: Magdalena con doloroso lutto / e' santi piè forte stridendo aferra: / con dolorose lagrime li 'nfonde / e lava e bagia e copr'e li nasconde.

[7] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 30, pag. 260.38: Per la quale cosa [[Ecuba]] gia discorrendo dissoltamente e vagabonda co lo suo gran furore, afferando li huomini commo a paza, mo' quisto mo' quillo, mozecandolle a mmuodo de cane.

1.1 Pron. Restar catturato, attaccarsi, aggrapparsi, avvinghiarsi, abbarbicarsi, impigliarsi.

[1] Mare amoroso, XIII ui.di. (fior.), 10, pag. 487: e sì come si truova diceduto / lo pesce, che, credendo prender l'esca, / ed egli ha preso l'amo in tal maniera, / com' più s'agira per voler campare, / e più s'aferra contra 'l suo volere...

[2] Fiore, XIII u.q. (fior.), 112.8, pag. 226: Coi buon' mastri divin' ne feci guerra / Perché questo sermone predicaro / Al popolo a Parigi, e sì 'l provaro, / C[h]'uon ch'è truante col diavol s'aferra.

[3] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), L. Luc. 3, cap. 16, pag. 128.10: Una nave marsiliese s'asembrò a la nave pretoriana, e fecesi in isponda per afferrarsi co lei, che per contrapeso la nave riversciò.

[4] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), 1, pag. 9.12: Et intandu havirissivu vistu navi spizari, homini annigari, autri morti, autri affirrarisi in li tavuli rupti, a ttantu ki una sïndi annigau da lu 'n tuctu et li dudichi andaru stracquati per modu ki non chi parsiru plui.

[5] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 277.8, pag. 330: La mia pecunia veggio gita a terra, / arsi li beni da chi segue Marte; / perduto ho remi, la vela e le sarte, / in nessun loco l'ancora s'aferra.

1.2 Azzuffarsi.

[1] Petrarca, Disperse e attribuite, a. 1374, 18.8, pag. 87: Ma questo è un basilisco che diserra / Gli occhi feroci a porger morte e pena, / Tal che già mai nè lancia, nè catena / Porian far salvo chi con lui s'afferra.

1.3 Assol. e trans. Arraffare; accaparrarsi una carica, un potere.

[1] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 70 [LXX].8, pag. 366: Chi aver po' dinar o terra, / ognomo dixe pû: «Afferra». / Assai laxa dir e preicar / chi pò l'aotru' agarraffà. [ed.: laotru' agaraffà].

[2] Fazio degli Uberti, Rime pol., c. 1335-p. 1355 (tosc.), [1335-36] 2.62, pag. 25: Il matto! Troppo taglia / l'altrui ferra! / Dove 'l Mastino afferra / tardi lascia.

[3] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 4, cap. 25.49, pag. 326: Arrigo primo apresso il regno afferra; / suo fratel fu, ma il padre somiglia / ch'a Dio fu buono e giusto in pace e in guerra.

[4] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 206.10, pag. 245: Il suo magior<e> discepol era Petro; / costui lasciò suo sacerdote in terra, / che prima celebrò, se 'l vero impetro. / Lino toscano poi la sedia afferra; / che la femina entrasse fe' decreto / col velo in capo in chiesa per men guerra; / anni undici sedette, e poi fu Cleto...

[5] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 229.6, pag. 271: A. Pucci, se lo Re divino / non ci aiutasse, io non so su la terra / gente, il cui voler<e> ragion sotterra / quanto è la nostra di cui fai latino; / ciascun reca pur acqua al suo molino, / comun non s'ama, il proprio ben s'afferra, / seguesi il vizio e la virtù s'atterra, / smarrito ha ogni legge il suo camino.

1.4 Tenere in dominio proprio (nel senso politico di 'reggere il governo').

[1] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 2, cap. 18.57, pag. 140: Due figliuoli ebbe, che partîr la terra: / nominato fu il primo Carlomano, / che la Turingia e più terreno afferra; / l'altro, che parve in ogni atto più strano, / il Principato e la Borgogna tenne / e a costui fu detto Pipin nano.

2 Fig. Catturare, possedere (in senso morale); invadere, prendere in dominio, in balia.

[1] Bestiario moralizz., XIII (tosc./aret.-castell.), 6, pag. 750: Quella fera è lo Nemico k'aferra / quelli ke volio de l'alma pensare; / questo mondo è lo mar profondo e salso, / onde la gente passa con paura / da poi ke so' renduti a Deo servire.

[2] Monte Andrea (ed. Minetti), XIII sm. (fior.), Canz. 9.176, pag. 100: Nom più dolori / al mondo sono che Povèrta porge! / Ch'um punto il giorno, di ciò c'om diletta, / mai non s'aspetta; / e certo, dico, cui Povertate aferra, / dir non si puote ben come il sotterra!

[3] Fiore, XIII u.q. (fior.), 69.7, pag. 140: Mala-Bocca, che così ti travaglia, / È traditor: chi 'l tradisce non erra; / Chi con falsi sembianti no· ll'aferra, / il su' buon gioco mette a ripentaglia.

[4] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 91 [XCI].49, pag. 427: ma pur la sora voluntae / chi regna in lor per le peccae, / noriga questa marotia / semejamte a la giroxia. / Ché ognomo ch'el'afera [ed.: che ch'el'] / mantén semper in mortar guerra, / ni mai de esto mar guarixe, / seguando ogni breighe e rrixe.

[5] Petrarca, Trionfi, 1351(?)-74, T. Cupidinis III.43, pag. 213: e poi v'era un drappello / Di portamenti e di volgari strani: / Fra tutti il primo Arnaldo Daniello, / Gran maestro d'amor, ch'a la sua terra / Ancor fa honor col suo dir novo [strano] e bello. / Eranvi quei ch'Amor sì leve afferra: / L'un Piero e l'altro, e 'l men famoso Arnaldo...

2.1 Costringere, assoggettare.

[1] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 19, pag. 185.4: E la varietate delle femene per la quale li huomini se gabano spesse volte sì èy tanta che quanto plu a li huomini mostrano amore, sollicitando l'altri per acto demostrativo a semele amore, sobetamente quando li huomini le credeno avere afferrate a lloro volere se trovano gabati da quella speranza, e quillo amore èy variato in tutto e mutato da lloro.

2.2 Rifl. Fig. Affermarsi, far presa nell'animo; appigliarsi.

[1] Antonio da Ferrara, XIV s. e t.q. (tosc.-padano), 31.22, pag. 291: Ogni atto grazioso in lei s'aferra; / ogni allegreza, ogni nobil costume: / l'è specchio, fonte e fiume / a poter far chi la guarda felice.

[2] Antonio da Ferrara, XIV s. e t.q. (tosc.-padano), 80b.5, pag. 352: Onde, vegendo quanto Amor s'aferra / in valorosa mente e come mosse / già el vostro core, e mai non se riscosse, / temo che non v'agiunga in stretta serra.

[3] Braccio Bracci (ed. Medin), a. 1385 (tosc.), Illustr'e serenissimo, 36, pag. 576: El gran Signor del qual voi dimandate / [[...]] egli è sì saggio e di tanta costanza / che in decto nè 'n fatto mai non erra, / sempre al miglior s'afferra: / tanto è leale ch'uom mortal non teme, / et de Enea discese et di suo seme.

[4] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 94.43, pag. 90: Ingrata a Dio, sanza umiltà sentire, / non conoscendo, al ben facesti serra; / ma il mal, che 'n te s'aferra, / t'ha pur guidato a far che tu ti desti...

[5] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 138.6, pag. 129: Tu puo' omai lasciar istar Toscana / però che 'l tuo poder non ci s'aferra, / bontà di quella fiorentina terra / che t'ha cacciata fuor di nuova tana.

3 Prendere (nel senso di 'ricevere').

[1] Ristoro Canigiani, 1363 (fior.), cap. 29.42, pag. 74: Chi, per lodarsi la lingua disserra, / Derisïone spesse volte acquista; / Ma non chi lode d'altra lingua afferra. / Guai a colui che d'altro non s'allista, / Che d'asaltation di propia bocca...

3.1 Prendere (nel senso di 'scegliere').

[1] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 4, cap. 15.55, pag. 297: Ed ello a me:« Qui due strade ci porta: / l'una, per mare, passa in Inghilterra; / l'altra, a sinistra, in vèr la Francia è torta. / Qual farem noi?» «Qual più ti piace afferra», / rispuosi; ond'el si volse verso Fiandra, / che l'oceano in vèr ponente serra.

3.2 Prendere (nel senso di 'raggiungere').

[1] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 4, cap. 17.9, pag. 301: E poi che noi entrammo in quella terra, / in vèr Parigi fu la nostra strada, / che Nantes bagna e che la Senna afferra. || 'Una via d'acqua che prima bagna Mantes [non Nantes!] e poi aggancia, raggiunge la Senna'.

3.3 Prendere (nel senso di 'confermare').

[1] Ristoro Canigiani, 1363 (fior.), cap. 11.13, pag. 33: E da quel ch'i' ho detto si diverte; / Po' che l'ira è invecchiata, rissa e guerra / E discordia seguisce lor coverte. / E ciascuna di queste tre afferra / Suo sposizion; perchè, com'è qui scritto, / Veder potrà chi la mente disserra.

4 [Mar.] Attraccare con la nave, ancorarsi.

[1] Boccaccio, Decameron, c. 1370, V.1, pag. 338.12: Alla qual cosa la fortuna fu favorevole e lor perdusse in un piccolo seno di mare, nel quale poco avanti a loro li rodiani stati da Cimon lasciati erano con la lor nave pervenuti; né prima s'accorsero sé avere all'isola di Rodi afferrato che, surgendo l'aurora e alquanto rendendo il cielo più chiaro, si videro forse per una tratta d'arco vicini alla nave il giorno davanti da lor lasciata.

[2] Ranieri Sardo, 1354-99 (pis.), pag. 237.9: et partissi di Genova, lo detto papa Urbano, cholle decte ghalee et ghaleotta per venire a lLucca, et venne insino sopra Pietrasancta et poi per lo maltempo di grosso mare, non potendo afferrare et surgiere alle piaggie di Motrone per fortuna del tenpo, bisongniò tornarsi indrieto a Porto Veneri...

5 Circondare, accerchiare.

[1] A. Pucci, Novello serm., p. 1333 (fior.), pag. 38: Verso la Castellina [[Arno]] fece guerra / intorno a' poggi, ma none a la terra, / perch'era alta, ma da piè l'afferra / il fiume grande. / A molta gente diè mortal'vivande, / di pianto fe' alla Castellina bande / el crudel fiume, [e] per lo pian si spande / di Puntormo.

5.1 Delimitare (come confine d'un'area regionale).

[1] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 1, cap. 8.103, pag. 26.25: Noè sopra Ararat si mira; / Eufrates l'aggira per la fronte. / L'Asia minore ora a sé mi tira, / cui Cappadocia da levante serra; / poi, da tre parti, intorno il mar la gira: / Galazia, Bettania, Cilicia afferra, / Pamfilia, Frigia, dove Troia fue, / e d'Erminia minor tocca la terra.

[2] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 3, cap. 6.19, pag. 200.1: E vo' che sappi che questa provincia / da venticinque vescovati serra: / terren non so del tanto che la vincia. / Dal mezzogiorno la cinge e afferra / lo mar Mediterano; poi Apennino / di vèr settentrion chiude la terra.

5.2 Estendersi geograficamente.

[1] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 5, cap. 8.48, pag. 360: Così passando noi di serra in serra, / giungemmo nel paese di Bisanzi, / che da levante a Tripoli s'afferra.

6 Ferire, lacerare con un'arma, torturare.

[1] Buccio di Ranallo, S. Caterina, 1330 (aquil.), 1357, pag. 391, col. 1: La fameglia pilliarola / et de fore menarula, / cioè fore della terra, / dove li rey se afferra.

[2] A. Pucci, Bruto di Brett., a. 1388 (fior.), ott. 18.2, pag. 205: E di molt'arme gli tagliava adosso, / ed in più parte la carne gli afferra. / E Bruto allor, sentendosi percosso, / e 'l sangue suo cadere in su la terra, / e la sua donna gli tornò nel cosso, / ond'egli isprona il buon destrier di guerra, / e ferì quel guardian sì aspramente...

6.1 Tormentare, affliggersi.

[1] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 14.25, pag. 48: Per poter segnoreiare / sì fa iure ne la terra, / e le parte ce fa fare, / donne nasce molta guerra; / lo suo cor molto s'afferra, / quel che pensa non pò avire, / l'Ira sì lo fa ensanire / como cane arrabiato.

[2] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 73.61, pag. 306: O Segnor mio senza terra, / casa, letto, massarìa, / lo penser molto m'afferra / che so errato de tua via: / granne faccio villania / a non voler sequitare.

[u.r. 27.11.2017]