0.1 affonda, affondano, affondar, affondare, affondarla, affondarlo, affondaro, affondarono, affondasse, affondata, affondate, affondati, affondato, affondava, affondavano, affonde, affonderebbe, affondi, affondò, affondó, affondoe, affonnao, affonnaro, affonnate, affonnati, affonnava, affonnavanolli, affunda, afonda, afondada, afondadha, afondado, afondano, afondar, afondarave, afondare, afondarono, afondasse, afondata, afondato, afonde, afonderea, afondo, afondò, afundà , afundada, afundava.
0.2 Da fondo.
0.3 St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.): 1.
0.4 In testi tosc.: Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.); Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.); Panuccio del Bagno, XIII sm. (pis.); Cronica fior., XIII ex.; Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.).
In testi sett.: Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.); Cronaca di Venezia, 1350-61 (venez.).
In testi mediani e merid.: St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.).
0.7 1 Mandare qsa o qno a fondo nell'acqua, far colare a picco. 1.1 Far sprofondare qsa o qno in qsa diverso dall'acqua. 1.2 Ricoprire con le acque (o altra sostanza liquida, per es. il sangue), sommergere, allagare, inondare. 1.3 Pron. Sommergersi. 1.4 Intrans. Assol. Colare a fondo. 1.5 Pron. Penetrare addentro nel terreno, in una materia soffice (come neve, fango ecc.). 1.6 Pron. Fig. Incorporarsi, inglobarsi. 1.7 Pron. Fig. Precipitarsi con entusiasmo in una situazione, tuffarcisi. 2 Fig. Provocare la rovina, la distruzione, la morte (come sommergendo qno, o qsa astratto: la vita). 2.1 Fig. [In senso morale]. 3 Pron. Abbassarsi rispetto ad un livello superiore, alla linea di superficie del suolo, dell'acqua, dell'orizzonte ecc.; sprofondare. 3.1 Scendere, precipitare.
0.8 Redazione interna 31.03.1998.
1 Mandare qsa o qno a fondo nell'acqua, far colare a picco.
[1] St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.), pag. 139.22: E Dullio forte commactendo abe victoria de li africani e prese xxx navi, de li quali xij ne affondaro e septe m homini prese e iiij m ne occise.
[2] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 41.28, pag. 251: Ma naveta de sam Pe, / che De' ge mise per nozé, / speso fi<r> corlaa da l'onda, [ms.: corlar] / ma zà mai no l'afonda.
[3] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 26, 121-142, pag. 636, col. 1.16: Che della nova terra, zoè: che se levò un sione, lo quale fe' afondare e somergere in mare, e tutti s'anegonno.
[4] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 3, cap. 2, pag. 192.18: armato si gittoe nel Tevere. De la cui costanza li dii immortali maravigliandosi, gli donarono intera sanitade; però che nè per altezza del salto fu dirotto nè fracassato, nè affondato fu per lo peso de l'armi, nè per avvolgimento d'acqua fu menato...
1.1 Far sprofondare qsa o qno in qsa diverso dall'acqua.
[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De Sathana cum Virgine, 180, pag. 35: La Vergene Maria respond al Satanax: / «Se De guardass ai meriti del peccaor malvax / E zess pur per iustisia, mai no avrav seg pax, / Ma pur l'afondarave entr'infernal fornax.
[2] Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), c. 30, 139-148, pag. 685, col. 1.3: Intrar più. Sì com'è ditto nel preditto capitulo che l'uno affunda l'altro più verso 'l centro.
[3] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 18.3, pag. 14: Non penso consolar la trista luce, / poi che la verde fronda / per sua vaghezza in scurità l'affonda.
1.2 Ricoprire con le acque (o altra sostanza liquida, per es. il sangue), sommergere, allagare, inondare.
[1] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 15, 1-12, pag. 399, col. 2.13: uno fiume ch'è appellà Brenta, lo qual nasse dell'aqua che se scola delle montagne de Charentana, lo qual molte cresse sì che afondarave meço lo contado de Padova...
[2] Chiose falso Boccaccio, Purg., 1375 (fior.), c. 18, pag. 394.24: Scrive santo Greghorio che ll'Adicie, fiume che chorre per Verona, ch'egli crebbe tanto ch'egli affondò Verona e tutte le chase andarono quasi sotto.
[3] Tristano Veneto, XIV, cap. 208, pag. 185.1: In tal magniera fo questo castelo afondado con la sangue deli christiani, lo qual Dialites lo fexe far al plui richamentre qu'elo pote.
[1] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), Canz. 34.26, pag. 125: Ben è fuor di ragione / chïunque far volesse / l'aqua inver[so] del cielo [su] piog[g]iare, / e grand'è la cagione: / se, per zo ch'om volesse, / e non potendo, [s']afondasse ['n] mare, / greve blasimo a tale ben si convene: / ché zascun de' volere / quello ch'aver si pote, / e lasciar quello che già mai non vene.
1.4 Intrans. Assol. Colare a fondo.
[1] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), lett. 8, pag. 110.4: Quanto per parte sua, in sigurtà venuto d'onni timor'e in consolassione d'onni ira (ch'e' avea di lui in tenpestoso mare con forti e diversi venti, vedendolo adimorare in timore d'affondare e perire in perigli crudeli e diversi molto), credendolo a porto giunto o presso ad esso, in loco securo de morte, come non consolare del tutto deggio?
[2] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De vanitatibus, 52, pag. 188: Coi ding l'ombria mordeva, col gramp la respegava, / Tenir no la poëva con quant el s'adovrava. / E quand lo can fo stangio, intant a tuta fiadha / La levor fo al bosco fuzidha e inboscadha: / L'ombrïa fo perdudha, la levor è infugadha; / La levor mai no pare, l'ombria è afondadha.
[3] Cronica fior., XIII ex., pag. 105.26: Et il mare forte scemò di calare, et molti navili afondarono, et più di LX.M d'uomini affogarono; et V.M ne perirono solo nel mare di Cicilia, che annegarono.
[4] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc. L. 3, cap. 16, pag. 129.3: Colui si pilliava colli uomini romani, e gittavasi in mare, e tenevalo tanto ch'elli annegava, et annegonne assai, e pertusò molte navi di sotto l'acqua e facevale afondare.
[5] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 118.12, pag. 486: In mezo e da le sponde / tristo quelo chi se ge fia: / a la per fin, se mal se guia, / ven che soa nave afonde.
[6] Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.), L. 3, cap. 36, pag. 205.2: e la nave piena di uomini andava per lo pelago piena di acqua natando, e uscendone Massimiano con li suoi uomini non potè portare nè sostenere l'acqua senza gli uomini, onde affondò.
[7] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 12, cap. 7, pag. 279.18: Vuolsi in questo modo fare [...]e dopo XXX dì levandone la rena, metterle [[le castagne]] in acqua fredda, e quelle che nuotano getta via, e quelle che affondano son sane...
[8] Cronaca di Venezia, 1350-61 (venez.), Intr., pag. 240.12: Mo' io faço manifesto a tuti vui che questo Malamocho che è al prexente non è quello che edifichò li Padoani, ançi è quello Malamocho X mia in piellago afondado.
[9] A. Pucci, Libro, 1362 (fior.), cap. 7, pag. 34.15: Evi il mar Morto [[...]] e sonvi entro le città ch'affondaro per lo pecato della soddomia e ciò fu Soddoma e Gomorra...
1.5 Pron. Penetrare addentro nel terreno, in una materia soffice (come neve, fango ecc.).
[1] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 28.9, pag. 608.9: E dice l'Autore, che poi che Beatrice, la quale per sua virtù l'animo imparadisa dell'Autore, cioè li fa contemplare le celestiali cose, li aperse il vero contra la cupidigia delli uomini, li quali s'affondano nel loto delle cose terrene, e non [si] levano alle degnitadi immortali...
[2] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 9, pag. 52.15: E era sì esmesuratamente granne la neve, che non lassava fare vattaglia ordinata. Fi' allo inuocchio omo se affonnava nella neve. Granne era lo infango.
1.6 Pron. Fig. Incorporarsi, inglobarsi.
[1] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 1, pag. 11.5: 7. Perchè appressando ec.. Nota, che il disiderio dello intelletto si è la visione della divina essenzia, la quale è tanto alta, che·lla memoria che s'afonda in organo corporale, cioè in una delle celle del celabro, non puote tenere dietro allo intelletto...
1.7 Pron. Fig. Precipitarsi con entusiasmo in una situazione, tuffarcisi.
[1] Fiore, XIII u.q. (fior.), 121.11, pag. 244: E vo dicendo ch'i' vo fuor del mondo, / Per ch'i' mi giuochi in sale e in palagi; / Ma chi vuol dire vero, i' mi v'afondo.
2 Fig. Provocare la rovina, la distruzione, la morte (come sommergendo qno, o qsa astratto: la vita).
[1] Fiore, XIII u.q. (fior.), 92.5, pag. 186: «Color con cui sto si ànno il mondo / Sotto da lor sì forte aviluppato, / Ched e' nonn- è nes[s]un sì gran prelato / C[h]'a lor possanza truovi riva o fondo. / Co· mmio baratto ciaschedun afondo: / Che sed e' vien alcun gra· litterato / Che voglia discovrir il mi' peccato, / Co· la forza ch'i' ò, i' sì 'l confondo.
[2] Bambaglioli, Tratt., a. 1343 (tosc.), 66, pag. 14: O dolce frutto di sicura pace, / Tu se' sol madre de le buone arti; / Affondi guerra e le misere parti, / Per cui si strugge il mondo, e in te giace / Sicuro e dolce stato...
[3] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 135.23, pag. 187: Una petra è sì ardita / là per l'indico mar, che da natura / tragge a sé il ferro e 'l fura / dal legno, in guisa che' navigi affonde. / Questo prov'io fra l'onde / d'amaro pianto, ché quel bello scoglio / à col suo duro argoglio / condutta ove affondar conven mia vita.
[4] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 308.132, pag. 378: Iano, / l'Egeo e l'Oceano / Tireno e l'Adriano, / Saraino e Cristiano, / da ogni mano / il mar<e> tenea sugetto; / e la lor forza / ora tra lor si sforza; / vento in poppa e a l'orza / niun più vole. / A la luna ed al sole / il male abonda; / ciascun l'un l'altro affonda / in darsi morte; / la sua contraria forte / sta con le giuste sorte / con virtù scorte / in acqua sanza mura.
[1] Panuccio del Bagno, XIII sm. (pis.), 16.13, pag. 101: Ed eo dolente!, - chent'è - il mi' operare? / Pure 'n fallare - pare, - e ·cciò è clero, / che ·ssia del vero - però - bene spento. / E ·cciò, contento - sento - mevi amare, / vertù affondare, - dare - a visio altèro / sor mevi 'npero: - pèro - se ·nnon pento.
[2] Intelligenza, XIV in. (tosc.), 50.5, pag. 156: Oritesse vi è, nera e ritonda, / e tal v'è verde a bianco macolato; / la ner'è di vertù molto gioconda, / sana morsure coll'olio rosato; / la verde ogne fortuna rea affonda, / un'altra n'è ch'a ferro è somigliato; / e non porìa nessuna 'ngravidare...
[3] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 6 [VI].23, pag. 112: e la vostra man soave / d'ogni offensïon me lave / e da la corpa chi m'afonda / da chi inanti me munda.
[4] Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), c. 33, 1-21, pag. 730, col. 1.14: Tu se' colei. Quasi demostrative parlando: 'tu èi' quella per cui è reparada, exaltada e sovegnuda la natura umana caçuda, depressa et afundada per lo peccado.
[5] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 3, cap. 27, pag. 294.22: Tu levi gli animi alle altissime cose, e costei gli declina e affonda alle più vili. Tu i cuori che prendi tieni in continua festa e gioia, costei di quelli ogni allegrezza caccia e con subito furore vi mette malinconia.
[6] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 31 vol. 1, pag. 286.9: Onde dice s. Bernardo: Oimè, che se cade l'asina, ogni uomo corre ad ajutarla, e se cade l'anima, nulla cura di rilevarla, ma piuttosto di affondarla.
3 Pron. Abbassarsi rispetto ad un livello superiore, alla linea di superficie del suolo, dell'acqua, dell'orizzonte ecc.; sprofondare.
[1] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 1, cap. 3.85, pag. 141: Natura tal potenzia non tien dentro, / Nè vinta fu già mai da cotal uso. / E se possibil fusse che affondasse / Da questa superficie là di sota / Sì che lo emisperio lo mirasse, / Essendo sì leggero, avria festa / Voltando ne lo mezzo de la rota / In vêr di noi li piedi e giù la testa, / Sì come gli atti che sono accidenti / Ne l'acque che trasparon sì lucenti.
[2] Cavalca, Specchio de' peccati, c. 1340 (pis.), cap. 8, pag. 59.22: Onde, e però, Cristo riprese s. Piero, quando andando a lui sopra il mare, e sentendosi affondare, gridò; onde Cristo li disse: O uomo di poca fede, come hai dubitato?
[3] Andrea Cappellano volg., a. 1372 (fior.), L. 2, pag. 345.25: e veggendo che lo Brettone per lo ponte saliva, cominciò a menare lo ponte con tal forza, che affondava spesse volte lo ponte sotto l'acqua, sicché non si parea.
[4] Tristano Veneto, XIV, cap. 441, pag. 400.26: Puo' eli sì vene l'uno incontra l'altro con sì gran fuga qu'eli pareva che la terra se deveva afondar soto queli.
[1] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), Canz. 32.188, pag. 89: Ahi, che laid'è di gran monte avallare / e nel valle afondare: / nel valle d'ogne valle ed eternale / sentina a tutto male; / e che bell'è d'esti monti salire / in quel monte eternal d'ogne ben sommo, / e d'esta vita vil grande partire!
[2] Panuccio del Bagno, XIII sm. (pis.), 17.8, pag. 102: Ma noi veggiam che ·ppiù grandess'altèra / conven pur pèra - e ·ppiù affondar s'appressa: / perché di rot'à 'l mondo simigliansa, / che non pozansa - à mai, ma va vogl[i]endo: / saggio, temendo, - vive alto, mutansa.
[u.r. 18.12.2017]