AGGHIADATO agg.

0.1 agghiadato, aghiadata, aghiadate, aghiadato.

0.2 V. agghiadare.

0.3 Inghilfredi, XIII sm. (lucch.): 1.1.

0.4 In testi tosc.: Inghilfredi, XIII sm. (lucch.).

0.5 Per l'uso di agghiadato in 1.1, cfr. Marin, Inghilfredi (nota al testo, pp. 155-56). La studiosa argomenta come il senso più plausibile si abbia ammettendo un valore attivo del participio passato e dandogli ad es. il signif. di «appuntito come una spada».

0.6 N In Laud. S. M. d. Scala, sempre in dittol. con tristo agg., tranne nel passo cit. in 1 [2].

0.7 1 Tribolato, afflitto; agghiacciato (dal dolore). 1.1 [Detto di un pensiero:] tormentoso, quasi fosse affilato e pungente.

0.8 Elena Artale 04.02.1999.

1 Tribolato, afflitto; agghiacciato (dal dolore).

[1] Laudario S.M. d. Scala, XIII ex./XIV po.q. (tosc.), 6.40, pag. 36: Colpa già non comettesti, / che dovess'essar frustato!. / La tua carne veggio allisa, / trista, di dolor so' presa! / Figliol, non ti posso atiare: / partomi sì sconsolata! / Di dolor vorre' pasmare, / oimè trista aghiadata! / Or chi ne darà consiglio, / se perdo te, caro mio figlio? / Andarò per lo viaggio: / chi mi farà conpagnia? / Trista me, di duolo morraggio / ch'ò perduta la speme mia!

[2] Laudario S.M. d. Scala, XIII ex./XIV po.q. (tosc.), 6.55, pag. 37: Trovar voglio mie sorelle, / mecho le voglio menare; / mo lo' dico le novelle, / se me ne posson atiare. / So' chacciata dal mi' onore, / caro mio difenditore! / O sorelle aghiadate, / ché non morite di duolo? / Ch'è preso il vostro padre, / quel ch'era mio figliuolo! / Sorelle, [or] che faremo, / che conforto non avemo? / Dolçe sore, mecho venite.

1.1 [Detto di un pensiero:] tormentoso, quasi fosse affilato e pungente.

[1] Inghilfredi, XIII sm. (lucch.), 3.33, pag. 98: Stringe lo core e gronda / lo viso di condutto / dell'aigua, che tale fonte risurge; / non ho coverta a gronda / che lo mal che m'è adutto / covrir potesse, s'el non risurge. / Tal è 'l disio c'ho 'nde / che sì spesso mi conde / d'un agghiadato pensier crudo e resto; / und'eo di duol no resto, / quand'a pensar m'aresto / là u' il disio lo mio mal nasconde. || Unica att. con uso attivo del part. pass.; cfr. 0.6 N.

[u.r. 09.03.2006]