0.1 adgravate, aggravata, aggravati, aggravato, agravao, agravata, agravati, agravato, agravatu.
0.2 V. aggravare.
0.3 Audite, poverelle, 1225 (umbr.): 2.
0.4 In testi tosc.: Ruggieri Apugliese (ed. Contini), XIII m. (sen.).
In testi sett.: Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.).
In testi mediani e merid.: Audite, poverelle, 1225 (umbr.); Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); Stat. perug., 1342; Destr. de Troya, XIV (napol.).
0.7 1 Che subisce un onere civile o fiscale eccessivo; vessato. 1.1 Eccessivamente oneroso (di un'imposta). 2 Sofferente per un malessere (fisico o psicologico); ammalato; afflitto, tribolato; affaticato, stanco, appesantito. 2.1 Fras. Aggravato del dormire, di sonno: addormentato. 3 Più grave, più dannoso (per effetto di qsa).
0.8 Elena Artale 11.03.1999.
1 Che subisce un onere civile o fiscale eccessivo; vessato.
[1] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 5, cap. 4, pag. 5.22: La gente dell'arme si teneva in prima aggravata di servire alla repubblica alle sue spese; ed avea grande letizia di lavorare i suoi poderi una parte dell'anno, e guadagnare alcuna cosa ond'ella potesse mantenere sè e sua famiglia e a Roma e nell'oste.
[2] Stat. sen., 1357-72, pag. 20.11: Come dimandi el consiglio colui che si sente gravato. Ancho che colui che se sintirà agravato dimandi el consiglio fra 'l termine ch'en esso ordine si dichiara, sì veramente che dimandi a' rectori, che alora saranno quando essa condennagione sarà facta, e se non domanda nel sopra decto tempo, e' rectori e camarlengho seguenti a lloro none gli debbano tenere alcuno ragionamento...
[3] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 5, pag. 22.25: Fece venire da sio paiese cinqueciento iannetti vestuti de giallo con longhe gamme, con garavellotti in mano. Puoi mise coite grannissime per cogliere moneta, per l'oste fare. Quanno lo puopolo de Bologna se sentìo agravato sì per le coite sì per la iente morta, forte ne mormorava.
- Sost.
[4] Stat. perug., 1342, L. 1, cap. 35, par. 2, vol. 1, pag. 146.3: E se alcuno agravasse alcuno artefece contra la forma degl'ordenamente de la sua arte, el capetanio e i priore tenute siano e deggano sunmariamente e de facto esso aggravato exgravare fare e el gravante en diece livre, se non cessasse dal gravamento, condannare.
1.1 Eccessivamente oneroso (di un'imposta).
[1] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 67, terz. 86, vol. 3, pag. 251: fe bandir, che ciascun qual vuolsi sia / potess'ir per città, e per contado / sicur, con ogni sua mercatanzia, / pagando allor la gabella ordinata, / otto danar per livra tuttavia; / e ciò fe, per aver maggiore entrata. / Appresso fe come troppo ingordo, / ched una imposta fe molto aggravata, / centomila fiorin, se ben ricordo.
2 Sofferente per un malessere (fisico o psicologico); ammalato; afflitto, tribolato; affaticato, stanco, appesantito.
[1] Audite, poverelle, 1225 (umbr.), 10, pag. 6: Io ve prego per grand'amore / k'aiate discrecione de le lemosene / ke ve dà el Segnor. / Quelle ke sunt adgravate de infirmitate / et l'altre ke per lor suò adfatigate, / tute quante lo sostengate en pace...
[2] Ruggieri Apugliese (ed. Contini), XIII m. (sen.), 1.13, pag. 886: Povero e ric[c]o e disasciato / sono, e fermo e malato, / giovane e vec[c]hio, ed agravato / e sano spessamente...
[3] Guinizzelli (ed. Contini), a. 1276 (tosc.), 1.16, pag. 451: Di sì forte valor lo colpo venne / che gli occhi no 'l ritenner di neente, / ma passò dentr'al cor, che lo sostenne / e sentési plagato duramente; / e poi li rendé pace, / sì come troppo agravata cosa, / che more in letto e giace: / ella non mette cura di neente, / ma vassen disdegnosa, / ché si vede alta, bella e avenente.
[4] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 18.9, pag. 63: 'L preite dice: «Frate mio, como sta lo fatto tio?», / e tu dice: «Sere, ch'io so de mal molto aggravato». / Sì t'affligon li figlioli, che li largi po' te soli, / più de lor che de te doli, ché 'l fatto lor largi embrigato.
[5] Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.), pag. 164.5: Ma per greveça de la carn, in la quala ela è serada, agravada e sì com' in prexon, ela se obscura et in lé s'adormença le scientie, e fi domentegevol de quel che la saviva denanz...
[6] Alberto della Piagentina, 1322/32 (fior.), L. 5, 5.28, pag. 202: Se vanità terrena non t'avvezza / A male scioccheggiar, uom che col volto / In su domandi la celeste altezza, / Questa figura eccellente molto / T'ammonisce, che tu levi la mente / In alto col pensiero in ciel ricolto; / Nè ch'aggravata in basso stea vilmente; / Il corpo essendo per propria natura / Inverso 'l cielo alzato rilucente; / Anzi la sleghi d'ogni mortal cura.
[7] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 10, 130-139, pag. 190, col. 2.14: Ver è che più e meno... Alcuni la portavano in atto pacifico, e alcuni in atto agravato, et erano de qui' che piangendo s'andavano lamentando come disesseno 'più non posso sufrire'. E cussí secondo l'ofesa era la pena proporzionada per la giustisia de Deo.
[8] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), L. 1, pag. 11.10: Plazavi ormai cachari di lu cori vostru omni tristitia et pagura, ka non vi esti utili nì vi po iuvari ricurdanduvi di kisti tali dulurusi avinimenti». Et benkì Eneas dichissi cum la bucca zo, tamen multu in so cori era agravatu di smisurati pinseri, et per la chera mustrava haviri grandissima spiranza, ristringendu fortimenti in lu so cori lu infinitu duluri ki in sì purtava, et in tal modu confortava li soi cumpagnuni, non mustrandu haviri duluri nixunu.
[9] Lapidario estense, XIV pm. (trevis./friul.), Prologo, pag. 142.25: Et aven ch'el mal guarisse o ch'el vi zova o el guarise no per virtute di queste malvasitate, ma per vertute della sua grande fede e perch'el non è condenato ancore a la morte, anch'el sia agravato del male per mala guarda de sé o per caxion della natura. La qual receve coruptione per molte caxione...
[10] Legg. S. Elisab. d'Ungheria, XIV m. (tosc.), cap. 38, pag. 55.1: Ritornandosi questa a casa, e già era dipartita e dilungata per ispazio d'uno migliaio e mezzo, e la figliola di dolore agravata piagnea. E quivi riposandosi un poco e adormentandosi, apparvele Santa Elisabet con faccia molto risplendiente e chiara; la quale, toccatole le reni e 'l pecto, disse a llei: Lievati su, figliuola, e va' ritta, e sie sanata.
[11] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 1, pag. 49.15: Chisto Eson fo intanto viechyo che apena se potea regere in piede, per che multo mancho potea illo regere e gubernare lo suo regno de Thesalia, sì che a llui piaze, chà se vedeva in tanta vechyeze agravato, de renunzare lo suo regno a Peleo frate suo. E da poy lo regimento de re Peleo de chisto riamme, Eson suo frate vippe multo tiempo, e tanto che per la sua grande vechyeze yà non vedeva de li ochy...
[12] Bibbia (06), XIV-XV (tosc.), Is 59, vol. 6, pag. 604.2: 1. Ed ecco, la mano di Dio non abbrevierà, che non possa salvare; e la sua orecchia non è aggravata, che non possa udire. 2. Ma le vostre malvagitadi hanno posto divisione ora intra voi e il vostro Iddio; e li vostri peccati hanno la faccia sua nascosa a voi, acciò ch'egli non esaudisca voi.
3 Più grave, più dannoso (per effetto di qsa).
[1] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 31, pag. 551.21: Dice l'Autore, che quando il suo viso porse in quello di Beatrice, che allora si videro chiari ed aperti li suoi peccati, agravati di tutte circustanze di condizione, di persona, di luogo, e di tempo; che elli fu di tanta penitenzia percosso e punto, che [quanto] ciascuna cosa temporale e mondana infino allora più l'aveva torto nel suo amore, cotanto li venne...
[2] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 6, cap. 11, pag. 100.15: delle quali, non ch'altri, i ricchi erano gravati per cagione del murare. E però trovaro via di fare maggiore signoria sotto la cagione della guerra de' Volsci, la quale fu assai grave e rincrescevole per sè, e aggravata per la ribellione de' Latini e degli Ernici.
[3] S. Caterina, Libro div. dottr., 1378 (sen.), cap. 116, pag. 234.11: poniamo che non debba però aspettare il tempo, perché non è securo d'averlo. L'altra si è perché la loro colpa è piú aggravata che tutte l'altre, perché egli è peccato fatto per propria malizia e con deliberazione, e cognoscono che con buona coscienzia essi nol possono fare; e, facendolo, offendono.
[u.r. 27.08.2010]