0.1 acio, adagio, adascio, aggio, agi, agi', agio, agj, asci, ascio, asgi, asii, asio, asïo, aso, asso, axio, âxio, axu.
0.2 Fr. ant. aise, prov. aize (cfr. LEI s.v. adiacens, DEI s.v. agio).
0.3 Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.): 1.
0.4 In testi tosc.: Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.); Monte Andrea (ed. Minetti), XIII sm. (fior.); <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>; Lett. fior., 1291; Tristano Forteguerr., XIII sm. (pis.); Doc. prat., 1296-1305.
In testi sett.: Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.); Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.); Pamphilus volg. (ed. Mascherpa), XIII t.q. (venez.); Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Giacomino da Verona, Babilonia, XIII sm. (ver.); Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Auliver, XIV c. s.d. (trevis.); Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.); Stat. venez., 1366.
In testi mediani e merid.: Miracole de Roma, XIII m. (rom.); Stat. perug., 1342; Destr. de Troya (ms. Parigi), XIV (napol.); Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.).
In testi sic.: Doc. palerm., 1361.
0.5 Sono considerati insieme i casi di scrittura unita adagio, adascio. Ad agio con valore temporale è però schedato con adagio avv.
Locuz. e fras. ad agio 1.2, 2.1; ad agio di 3.2; a maggiore agio 1.2; con agio 1.3; fare agio 2.2; per agio 1.4.
0.7 1 Comodità. 1.1 Situazione favorevole, occasione opportuna, possibilità di agire. 1.2 Locuz. avv. Ad agio: comodamente, facilmente; senza difficoltà, impedimento, ostacoli, fatica. 1.3 Locuz. avv. Con agio: lo stesso che ad agio. 1.4 Locuz. avv. Per agio: lo stesso che ad agio. 2 Situazione di benessere, di prosperità. 2.1 Locuz. avv. Ad agio: in condizione di benessere. 2.2 Locuz. verb. Fare agio a qno: trattare benevolmente. 2.3 Beni, ricchezze; potere. 2.4 Guadagno, vantaggio. 2.5 Riposo. 2.6 Appagamento (con valore sessuale). 2.7 Soddisfazione di un bisogno corporale. 3 Luogo di residenza, dimora; contrada. 3.1 Luogo, spazio destinato a fare qsa. 3.2 Locuz. prep. Ad agio di: nelle vicinanze di (con valore di raggiungibilità, disponibilità). 4 [Per errore di trad.].
0.8 Elena Artale 14.04.1999.
[1] Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.), 490, pag. 617: L'anema se laimenta q'è molto tormentaa, / del corpo se reclama qe l'à mal albergaa: / «Oi corpo maladheto, con' tu m'ài enganaa! / Tu no as mal né ben, pena no t'è livraa. / L'asio qe te faseve m'à molto desertaa; / la gola maladeta qe fo tant asïaa, / la devicia q'el'ave molto i è dalonçaa; / ki qe·ll'abia vendua, eu l'ai cara compraa.
[2] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De quinquaginta curialitatibus ad mensam, 16, pag. 315: La terza cortesia sí è: no sii trop presto / De corr senza parolla per assetar al desco; / S'alcuna t'invidha a noze, anz ke tu sii assetao, / Per ti no prend quel asio dond tu fiz descaçao.
[3] Tesoro volg., XIII ex. (fior.), L. 5, cap. 53, pag. 170.15: Per ciò che sono cavalli di molte maniere, chè tali sono destrieri grandi per combattere, e tali sono palafreni da cavalcare per agio del corpo, e tali sono ronzini per portare soma, e muli fatti di giumenta e d'asino.
[4] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 18, pag. 184.28: E fuoro rotti li muri delle sale donne venivano scaloni de leno allo scopierto per ascio de portare la cucina la quale là se coceva. E ad onne sala apparecchiao lo cellaro de vino nello cantone. Era la viilia de santo Pietro in Vincola. Ora era de nona.
1.1 Situazione favorevole, occasione opportuna, possibilità di agire.
[1] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 443, pag. 542: Qualora vol, la femena se mostra sempl'e plana / e mena relegione como fose nonana; / mai s'ela se vé l'asio, ben fai volta sotana: / per l'un no lassa l'autro cortese né vilana.
[2] Pamphilus volg. (ed. Mascherpa), XIII t.q. (venez.), pag. 160.14: Mai, siké recevuo cotanto asio de parlarli, oramo' vene a mi tante paure, ké né la mea mente né le mei parole remase com mi, né le mei vertude né le mei force non è a mi, siké tremando a mi li mei pei e le mei mane...
[3] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 2, pt. 2, cap. 19, pag. 184.24: La prima ragione si è, che l'agio fa ladrone, siccome dice il proverbio...
[4] Bibbia (06), XIV-XV (tosc.), Ecli 26, vol. 6, pag. 268.18: [12] La fornicazione della femina si conoscerae nell'alzare degli occhi, e [nel]le palpebre sue. [13] Nella figliuola non riguardosa conferma guardia; se trova l'agio, userae male sè.
1.2 Locuz. avv. Ad agio (a maggiore agio): comodamente, facilmente; senza difficoltà, impedimento, ostacoli, fatica.
[1] Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.), L. 3, cap. 10, pag. 216.12: Et anche: non puoi ad agio vivere co lo stolto, perciò che tutta la vita sua è reputata per pianto. Onde disse Giovan Sirac: il pianto del morto basta VII dì, e quel dello stolto e del ma'vagio basta tutti i tempi de la vita loro.
[2] Tristano Forteguerr., XIII sm. (pis.), pag. 9.19: E lo re disse: «Farolo volontieri, ma voretti fare a magiore agio e a milliore stagione».
[3] Rainaldo e Lesengr. (Oxford), XIII ex. (ven.), 362, pag. 827: E' no me recordo in nesun tenpo / che vu me fisi comandamento, / se Deo me dè che poti prendere, / che no dovese a men asio rendere». / «Se Deo m'aì», dis lo L[ï]on, / «el par che Raynaldo abia raxon: / a tort no voio Raynaldo prendere / e no ge voio la mort rendere.
[4] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 107.32: Ma quando il buono cavaliere hae vinto il torneamento sì si ritorna al suo albergo, e ivi si riposa tutto adagio.
[5] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), Son. 372.4, pag. 229: S'el si può vedere Cristo nel volto / et aquistarsi il santo paradiso / per symonia o per viver disciolto, / per stare ad asio en gran solaçço e riso; / ben si mostrò el beato Petro stolto / quando el sostenne en croçe esser uçiso, / nì anche Paulo aparve saçço molto / che 'l capo li fu dal busto reciso.
[6] Boccaccio, Decameron, c. 1370, VII. conclusione, pag. 500.9: La Lauretta, divenuta reina, si fece chiamare il siniscalco, al quale impose che ordinasse che nella piacevole valle alquanto a migliore ora che l'usato si mettesser le tavole, acciò che poi adagio si potessero al palagio tornare; e appresso ciò che a fare avesse, mentre il suo reggimento durasse, gli divisò.
1.3 Locuz. avv. Con agio: lo stesso che ad agio.
[1] Lett. fior., 1291, pag. 594.17: onde quelli che rimandare ci dovrete, procacciate di rimandarlici al più peretemmo che potete, da la San Butolfo o prima, se potete conn acio: sì verebbero per buon tenpo. Le diecie sacca di lana che co(m)peraste da que' de la Bruiera, e avetela rimandata in Fiandra, scriverete coll'altra lana del novantuno, che nnoi non n'avemo fatto ora scritta neuna.
1.4 Locuz. avv. Per agio: lo stesso che ad agio.
[1] Deca terza di Tito Livio, XIV (fior.), L. 7, cap. 2, pag. 194.22: Il dì seguente i Romani dal sole levato in gran parte del dì stettero a schiera: ma dove niuno de' nemici in contrario uscì, le spoglie per agio raccolsero, e i suoi in un luogo raccolti arsono. La seguente notte Annibale tacitamente mosse il campo, e andossene in Puglia.
2 Situazione di benessere, di prosperità.
[1] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), canz. 43.10, pag. 153: Amante in bene amare / nonn- è detto savere, / partir per cagion pena, / ché de l'amor è porta / sofrir le cose amare, / perché face savere / quello ch'omo soporta apena. / Chi ave gioia sale / in agio più che 'n pregio; / ché donna non vol, pregio / come l'amaro in sale; / ma chi ben si compare / quegli è[n], che de l'afanno / alegra cera fanno, / e 'l mal punto non pare.
[2] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 27, pag. 330.22: Nulla è medicina u' nullo è male; | e sì nullo è valore, | ove nullo à du' provi.' Chi non vale approva di non valere, e chi vale perde valore in agio; ma inn- affanno e periglio e misteri grandi se face e se mantene e s'amilliora; ché vile pro' e negrigente vaccio e scarso largo fa pungente sporone de gran bizogno.
[3] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 46.24, pag. 268: Perzò dixe la Scritura / [[...]] che l'omo (e) semper tuto or / faza qualche ovra e lavor / donde la mente ste' atenta, / per no esse ruzenenta / de vicii e de peccae / che menna l'ociositae / [[...]]. No odi tu proverbiar / che axio sì fa peccar? / E san Poro no dixe che / chi non lavorerà manjar non dé, / no pur in cossa spiritual, / ma etiamdé in temporal? / Chi justamenti lavora / se noriga e De' onora.
[4] Auliver, XIV c. s.d. (trevis.), 22, pag. 510: Eu, las zaitif, fais aisì con' chi struça / al çeuch, et altri n'ha 'l plaxir e l'asio; / e, quand eu cred meilg branchar çoi, el me muça, / et eu rimang col cor smarid e sfrasio...
[5] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 87, pag. 251.13: La cosa, che fa più utilità, non è buona, ma quella, che solamente fa pro. Ancora l'agio appartiene alle bestie, e agli uomini non perfetti, e a' folli. E per questa cagione può avere disagio mescolato seco. Ma e' si chiama agio stimato dalla maggior parte. Il bene attiene al savio solamente, perocchè gli conviene essere sanza corruzione, e avere buono animo.
- Plur.
[6] Giacomino da Verona, Babilonia, XIII sm. (ver.), 304, pag. 650: De dì e de noto durai de gran desasi / per concostar le roche, le tore e li palasi, / li monti e le campagne e boschi e vigne e masi, / açò k'èlla toa vita tu n'avisi grand'asii.
2.1 Locuz. avv. Ad agio: in condizione di benessere.
[1] Trattato di virtù morali, XIII/XIV (tosc.), cap. 35, pag. 90.19: Ma quelli è ricco, che si chiama contento di ciò ch'elli àe. Se 'l vostro cuore è ad agio, e le vostre membra, e lo vostro corpo, perchè volete voi più? Se voi fuste Rei non potreste più avere. Ma quelli ch'è usato ad acquistare, tanto come lo suo aver cresce, tanto monta la cupidezza.
[2] Bind. d. Scelto (ed. Gorra), a. 1322 (sen.), cap. 309, pag. 415.10: Sì vi dico che bene se gli dimostra in sua cera, ch'egli è molto distretto e molto conquiso; sì vi dico che colui ch'è ripreso di fino amore, così come è lo figliuolo Tideus, non è niente ad agio, nè a riposo. Molto si smaga lo figliuolo Tideus e molto à grande paura che non abbia mai la damigella...
[3] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), MXCIII, pag. 255: Foro prese l'ostiere tante quante parìa / Che foxe bene adascio colla soa baronìa; / Facemboly lo pallio como se commenìa, / Et sempre lo aspettambo, pur quale hora venìa.
[4] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 36, terz. 75, vol. 2, pag. 140: Ed era la prigion dove i Bastari / abitano al dì d'oggi molto adagio, / che 'l sito comperar di lor danari.
2.2 Locuz. verb. Fare agio a qno: trattare benevolmente.
[1] Destr. de Troya (ms. Parigi), XIV (napol.), L. 33., pag. 289.17: E cossì per sei misi ne tenne in presone Poliphemo, ma a la fine, avendo misericordia de nuy, ne liberao de presone, et ipso Poliphemo poy me fece multo asso et honore.
[1] Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.), cap. 27, pag. 131.10: Quegli dell'oste, vedendo questo, v'entraro in furia ne la terra, e intesero a robbare e a prendare agio. El conte chon la gente sua diero uno tornio e entraro dentro per quella medesima porta unde e guelfi erano entrati, e allora percossero e guelfi, e sconfissero.
[2] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 119, pag. 466.6: E 'l gigante, cioè il grande tiranno che fecie parentado con sua suora, sì sarà uno che al presente non è, ma sarà; e per forza conquisterà agio e corona, e monterà per fino al grande collegio, e sìe l'accorderà e farà parentado colla suora della dama vedova, e quivi rimarrà ferma in suo diritto istato...
[1] Andrea Cappellano volg., a. 1372 (fior.), L. 1, pag. 41.27: Risponde la femmina: «Par che da ogni ragione disvii, se li beni fatti alli suoi fattori non rendano agio». Come parla lo plebeo alla gentile donna.
[2] Francesco di Vannozzo, Rime, XIV sm. (tosc.-ven.), [1379], 79.166: che, se io no m'adormenzo, / pur mo' io comenzo / da l'Istria, da Parenzo e da Triesto, / sforzato e chiesto a la ca' d'Aquilea, / perfida terra rea, comun malvasio, / che per bel asio vien che tu tti scòrci, / tu che ne torci e forci / per una man de porci che te rege. / Qual decretale o lege, / qual senno te correge in declinare?
[1] Distr. Troia, XIII ex. (fior.), pag. 153.33: Poi che Giason e ssua compangnia furono arivati, sì uscirono della nave nobilemente vestiti e parati, e prendeano aria ed agio sì ccome gente affannata del tormento del mare. E in tal maniera diportandosi, uno grande prenze della città di Troya chon sua compangnia andava a ffalcone, e vidde gli Greci alla marina che detta avemo, in sue la riva.
[2] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 13, 10-15, pag. 356, col. 2.5: Eneas arivò a l'isola delle Strofade ch'è in l'açupellago ch'è in Romania, e lí cregendo dare asio a soa gente...
[3] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 5, cap. 45, pag. 60.27: Gli Ardeati comunemente e valenti e vili, teneano che in quel tempo non si trovasse sì valente uomo, nè sì pregiato d'arme, com'era Camillo. Elli lasciarono il consiglio, e diedero agio a' loro corpi, e furo solleciti e intenti alla richiesta di Camillo.
2.6 Appagamento (con valore sessuale).
[1] Fiore, XIII u.q. (fior.), 163.10, pag. 328: E non dob[b]iamo andar il cuor fic[c]ando / In un sol luogo, ma dob[b]iàn pensare / In che maniera gli possiàn pigliare, / E girgli tutti quanti dispogliando. / La femina dé aver amici molti, / E di ciascun sì dé prender su'agio, / E far sì c[h]'uon gli tenga per istolti; / E far lor vender la tor[r]e e 'l palagio, / O casa o casolari o vero i colti, / Sì che ciascun ci viva a gran misagio».
[2] Arte Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.), L. II., pag. 92.12: Che dovea fare? Lo marito non v'era, ed eravi oste non sosso, ed ella temea di giacer sola in del letto voito. Avegna che Menelao incolpi Helena, io la isciolgo dal peccato, perch'ella usó agio d'omo umano.
2.7 Soddisfazione di un bisogno corporale.
[1] Miracole de Roma, XIII m. (rom.), 32, pag. 576.14: Lo quale cavalcao ne lo cavallo senza sella, et tulze la falce per presori nocti, et vide lo rege ad piedi de uno arbore ad fare suo ascio; et quanno lo rege gia, ne lo arbore stava una cucubaia ke semper cantava.
2.7.1 Luogo di decenza, latrina.
[1] Stat. perug., 1342, L. 4, cap. 71, par. 1, vol. 2, pag. 425.9: Acioké la cità de Peroscia da le socçure e fetore non se laidesca, statuimo e ordenamo ke nulla persona ardisca overo possa avere overo retenere en lo muro overo en glie mura deglie borghe de Peroscia alcuno necessario overo agio, ond'esca sucçura overo putredene en glie fossa overo carbonaie overo luoche altre staente fuor daglie mura deglie borghe de Peroscia.
[2] Doc. palerm., 1361, pag. 241.2: Extimata pir unci xiiij, cum carricu di tareni xv di inchensu et cum usu di lu puczu, l'asa et lu axu.
3 Luogo di residenza, dimora; contrada.
[1] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 27, pag. 331.13: Tornando a casa vostra nell'agio vostro, bono parvo sormagno senbrerà voi, e quazi soavissimo afanno grave, al bono parvo prezente, ed al mal grande sovenendo bene.
[2] Monte Andrea (ed. Minetti), XIII sm. (fior.), Canz. 8.51, pag. 89: E poi che sono sì nel tuto strani / che solo del tesauro n'ànno l'ug[g]e, / sì truovan molti son di lor seguasgi, / e li vicin' che sono ne' loro asgi: / loro amistà son vaghi e parentado; / che non aven chi 'n bontà è 'n alto grado, / se no ·l segue ricor; c'ongn'ommo il fugge.
[3] Novellino, XIII u.v. (fior.), 99, pag. 350.11: Quell'altro cavalcò poi più volte, tanto che udì il padre e la madre fare romore nell'agio, e intese dalla fante com'ella n'era andata in cotal modo. Questi sbigottì: tornò a' compagni e disselo loro. E que' rispuosero: «Ben lo vedemmo passar co ·llei, ma no 'l conoscemmo...
[4] Amico di Dante, XIII ex. (fior.), Son. 37.3, pag. 755: S'on si trovò già mai in vita povra, / o·ffu neun ch'avesse gran disagio, / o discacciato di contrada e d'agio, / sì·sson io que' c'ha peggio, chi gl[i] anovra.
[5] Doc. prat., 1296-1305, pag. 311.31: Mo(n)na Soave uxo(r) ss(er) Ottinelli ebbe u(n) qua(r)to far(ina). Vanni da Fiore(n)çe che sta nell'agio Sanbucaio ebbe u(n) qua(r)to far(ina). Porta Gualdimari. Questa è la farina che si dà in porta Gualdimari p(er) Martino da lLecore (e) Melliorato fili(us) ss(er) Tieçi, la quale no(n) cappe coll'altra arrietro VJ folli.
[6] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 80, terz. 18, vol. 4, pag. 58: Ed appresso s'apprese a' Soldanieri, / ed arse alquante case di quell'agio, / e morir sei persone in ta' mistieri.
3.1 Luogo, spazio destinato a fare qsa.
[1] Stat. venez., 1366, Tavola capp., pag. 11.1: Che li chalegheri podesse vendere in Riolto et foli dado asio.
3.2 Locuz. prep. Ad agio di: nelle vicinanze di (con valore di raggiungibilità, disponibilità).
[1] Bosone da Gubbio, Avv. Cic., a. 1333 (eugub.>fior.), L. 3, cap. 7, pag. 390.9: Lo Re d'Erminia sue terre forniscie di gienti armate di cavallo e da piede. Oltre a questi, fossi e steccati; mura e bertesche; ardere fieni e paglia del paese; perchè i nimici non stiano ad agio di loro cavagli; mettere acque con gran fossi, attraversati per lo paese. E tutto ciò è provveduto a salvezza e scampo del paese, e a disagio e a contrarietà dei nimici.
[2] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. VI, cap. 21, vol. 1, pag. 250.16: i terrazzani del castello di Samminiato del Tedesco per loro discordie si disfeciono la detta loro terra, e tornaro ad abitare al piano a piede di Samminiato nel borgo detto San Giniegio e in quello di Santa Gonda per essere più a l'agio del piano e dell'acqua, e presso del fiume d'Arno e di quello d'Elsa, credendosi ivi fare una grande cittade...
[1] Libro del difenditore della pace, 1363 (fior.), diz. 2, cap. 28, par. 29, pag. 496.27: altri maldicienti inportando (o donando) contro alquno (o qual che) di parole e di scritta, corporalmente sono a ppunire de derinieri supplicie, come cospiratori e congittatori di civile cisma (cioè divisione ismovendo). Ché questo è stragrave spezia di crimine dell'agio maiestà, però che nnella principazione dirittamente è conmessa, e altressì alla pluralità del diriniero sovrano per consequente per neciessità a ssoluzione (cioè lo ssciolglimento) di chatuna policia promenante. || Ovviamente si tratta del crimine di 'lesa maestà'; l'errore nasce da un'errata divisione di laesae (forse già nel testo francese da cui si volgarizza).
[u.r. 26.03.2024; doc. parzialm. aggiorn.]