0.1 acho, achora, aco, acora, acu, aghi, agho, ago, àgor', agora, agui, aguo.
0.2 Lat acus 'ago' (LEI s.v acus 'ago').
0.3 Lett. sen., 1269: 1.
0.4 In testi tosc.: Lett. sen., 1269; Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.); Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.); Stat. pis., 1304.
In testi sett.: Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.); Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.).
In testi mediani e merid.: Proverbia pseudoiacop., XIII (abruzz.); Jacopone, Laud. Urbinate, XIII ui.di. (tod.); Passione cod. V.E. 477, XIV m. (castell.).
0.5 Nota il plur. del tipo agora, alla base di entrate corradicali.
L'unica forma sicuramente femm. è in Doc. sen., 1277-82, cit. in 1 [2].
Per cruna dell'ago > cruna.
0.7 1 Sottile asticella con un'estremità acuminata e l'altra più spessa e forata, fatta per cucire o ricamare. 1.1 Fig. Cosa di poco valore, inezia, nulla. 2 Lancetta metallica della bilancia indicante il peso. 3 Lamina magnetica che orienta la bussola. 4 Pungiglione d'insetto.
0.8 Elena Artale 26.03.1999.
1 Sottile asticella con un'estremità acuminata e l'altra più spessa e forata, fatta per cucire o ricamare.
[1] Lett. sen., 1269, 45, pag. 419.10: I nostri di Lonbardia n'àno mandate cinq(ue) balle, le tre di fustani (chon) quantità di muneta dentrovi dela valuta di treciento sedici l. (e) [...] s. di p(ro)v., (e) le due sono d'achora, (e) venero sane (e) salve in T(r)esi.
[2] Doc. sen., 1277-82, pag. 500.39: Ancho XXX lib. nel dì a Burnaccio Gianni a richolti in f. dusiento quaranta et quatro. Ancho XV den. nel dì in una acho grossa et in una acho da pontare.
[3] Novellino, XIII u.v. (fior.), 62, pag. 265.5: La mattina sì si levava e trovavali l'acqua e la tovaglia; e, quando era lavato, et ella li aparecchiava un ago voto et un filo di seta, e convenia che, s'elli si voleva affibbiare da mano, ch'elli medesimo mettesse lo filo nella cruna dell'ago; e se alle tre volte ch'egli avisasse no 'l vi mettesse, sì li toglieano le donne tutto suo arnese e non li rendeano neente; e se metteva il filo, alle tre, nell'ago, sì li rendeano gli arnesi suoi e donavangli di belli gioelli.
[4] Stat. pis., 1304, cap. 70, pag. 718.28: Et siano tenuti li soprascripti gualcherai, vagellari, tinctori et conciatori tutti, sotto saramento et pena comprehensa in del Breve de la soprascripta arte, promettere, quando dànno li pagatori, d'avere ciascuno di loro quaderni legati con ago, li quali si debbiano suggellare de lo suggello della corte della dicta arte...
[5] Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.), pag. 76.22: Item la cognossença de le noxie muschate: elle vuol essere grosse e sallde e vuol tegnir lo quarto de crespe che vien domandade aserbe e cossì sé 'lle bone e tante quanto da men d'aserbe ell'è meio e le fine se vol ponçere cum un ago e s'elle geta aqua l'è bone et inn alltra magnera non val.
[6] Simintendi, a. 1333 (tosc.), L. 6, vol. 2, pag. 22.15: o ch'ella sotto mettesse l'opera alle dita, e ramorbidava le lane radomandate col lungo tratto, aguaglianti le nebbie; o vero ch'ella rivolgea il ritondo fuso colle lievi dita; o ch'ella le dipignesse coll'ago; ella faceva sì sottile e sì dilicata opera, che tu potresti sapere che la iddia Pallas l'avesse amaestrata.
[7] S. Caterina, Libro div. dottr., 1378 (sen.), cap. 45, pag. 86.11: Poi cognoscono che ogni fadiga di questa vita è piccola per la piccolezza del tempo. El tempo è quanto una punta d'aco e non piú; ché passato el tempo è passata la fadiga. Adunque vedi che è piccola.
[8] Malattie de' falconi, XIV (tosc.>lomb.), cap. 36, pag. 42.13: Quando vedi che l'ocello apre lo becco e la gola e batte li fianchi e le ale, dei sapere ch'ae lo male che si chiama agro; deli fare questa medicina: prende uno ago d'arçento e fallo bene caldo al foco; quando ee bene calda, metella per le narre tanto che passi da l'altra parte; possa l'unçi d'olio de oliva e di buturro, e fie guarito.
[9] Bibbia (01), XIV-XV (tosc.), Es. 35, vol. 1, pag. 432.6: 35. Amendui ammaestrò di sapienza, acciò che facciano li lavorii li maestri de' legni, e li maestri che lavorano opere di diversi colori, e quelli che lavorano di ago, di diverse cose di giacinti e porpora, e di cocco bistinto e di bisso, e che tessano tutto, e facciano ogni cosa nuova.
- [In contesto fig.].
[10] Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.), cap. 5, pag. 12.8: Cosí puote intrare lo ricco nel regno di Cielo, come lo cammello per la cruna dell'ago»...
- [In paragoni o in contesti, con riguardo alla punta o all'atto del pungere fig.].
[11] Jacopone, Laud. Urbinate, XIII ui.di. (tod.), 4.148, pag. 499: La blanka cera, allisa, / ke ffo de tale guisa / bactuta e flagellata: / non çe nn'era campata / ke bbon colore avesse / quant'un aco pungnesse.
[12] Proverbia pseudoiacop., XIII (abruzz.), 26, pag. 27: [VII] Onne cosa à ssoa gratia, ky lo sape non erra: / Quello fa l'acu all'omini ke li non fa la serra...
[13] Trattato de' falconi, XIV in. (tosc.), cap. 1, pag. 2.3: Sono molti falconi chiamati pellegrini, i quali sono ottimi e gentili, e di molto ardire, ed hanno le penne forti e dure, e la coda pungente a modo d'ago.
[14] Passione cod. V.E. 477, XIV m. (castell.), 1066, pag. 67: Puoi lo coronaro de spine / ke nascono per le marine, / ke sono plu dure e po[n]gente / ke no è l'aco veramente.
[15] Jacopo Passavanti, Tratt. scienza, c. 1355 (fior.), pag. 313.15: Parrà alla persona avere piene le carni di spine e d'agora, avere il quore trafitto, le membra cascanti e deboli, essere ismemorato e abbarbagliato e sciemonito, e non trovare luogo nè dì nè notte; e' suoi reggimenti e parole saranno come di persona farnetica o ebra.
1.1 Fig. Cosa di poco valore, inezia, nulla.
[1] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 3, pag. 60.20: ai sacrileg[h]i che ardiscono isforzare Idio, e dicono che sono Cristiani, poi nello inferno stanno come porci in brago, e loro levare le superbe ciglia non monta un ago. Idio si sa ciò. Dice qual fu poi la sua vita, che fu poca, ed a·llei noiosa; ma tosto Cristo lei orante, condotta in languente infermitade, a·ssè la trasse quello sposo, al quale ella avea professa la sua virginitade.
[2] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 1, cap. 14.37, pag. 42: E per Filisto Africano si scrisse / che 'n questo tempo fu fatta Cartago / per Carchedone e Zaro: cosí disse. / Giustin con lui non s'accorda d'un ago, / ma dice Dido fu, la qual nel foco / entrò per guardar fé al primo vago. / E da questi si parte piú che poco / Vergil, che conta come Dido tenne / Enea nel letto e come fe' quel loco.
[3] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 39, terz. 82, vol. 2, pag. 174: Ed avie d'ogni parte tanto brago, / che vittuaglia non potea venire / al Re di Francia, che valesse un ago.
2 Lancetta metallica della bilancia indicante il peso.
[1] Stat. pis., 1321, cap. 81, pag. 266.20: comperò, o comprare farò, de le intrate de la corte u del mio proprio, due paia di bilancie, le quale siano forate in dell'ago, con due buoni diricti et leali marchi, ciascuno de li quali sia di libre XII; con ciascuno dei quali pai possano pesare libre XXV per volta.
3 Lamina magnetica che orienta la bussola.
[1] Guinizzelli (ed. Contini), a. 1276 (tosc.), 2.55, pag. 455: In quella parte sotto tramontana / sono li monti de la calamita, / che dàn vertud'all'aire / di trar lo ferro; ma perch'è lontana, / vòle di simil petra aver aita / per farl'adoperare, / che si dirizzi l'ago ver' la stella. / Ma voi pur sète quella / che possedete i monti del valore, / unde si spande amore; / e già per lontananza non è vano, / ché senz'aita adopera lontano.
[2] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. II, dist. 6, pt. 4, cap. 2, pag. 162.26: E trovamo, tali erbe e tali fiori che [per] la virtude del cielo se movono e vanno revolti tuttavia enverso la facia del sole, e tali no; e anco l'aco che guidi li marinari, che per la virtude del cielo è tratta e revolta a la stella la quale è clamata tramontana.
[3] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 2, pag. 36.22: 9. E nove Muse ec.. Cioè le VIIIJ parti della scienzia musica, le quali sono Clio, Euterpe, Melpomene, Talìa, Polinnia, Erato, Tersicore, Urania, e Caliope, sono la mia calamita ed il mio ago, le quali mi dirizzano e mostrano l'Orse, cioè il vero segno della tramontana, la quale non mi fallerà dal vero porto.
[1] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 32, 124-141, pag. 707, col. 2.6: L'ago. Per questo 'ago' intende la sutrazione per la quale, exemplificando, la vespa atrage suo alimento.
[2] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 28, pag. 488.24: perchè i Lamberti, uomini e femine, ne hanno sofferta pena chi di morte, chi d'essilio, di distruzione di beni, e di povertade: onde dice, che quello Mosca, che col suo ago fece assillare Uberti, Amidei, Sifanti, e Conti di Gangalandi, racolto l'uno duolo con l'altro, se n'andò tristo, e quasi pazzo. Questo medesimo effetto quasi ebono le parole dell'Autore: capitolo decimo Inferni, di messer Farinata delli Uberti.
[3] Arte Am. Ovid. (D), XIV pm. (ven.), L. III, pag. 533.12: En quel tempo massimamente guarda che non si' nemorosa, né non desolvere spesse fiade le descorse cavelladure. L'adornarise sia segura; io ho in odio quella che saucia le boche cum le onghie e che empiaga li braçi cum l'ago: ella biastema e toca lo cavo dela donna ensembre, piançe e toca sanguenenta le odiose còme. Quella che è mal cavelluda, metta guarda in lo limial, over adornesi sempre in la mason dela dia Bona.
[4] Boccaccio, Rime, a. 1375, pt. I, 78.10, pag. 87: non Pompeo Magno, Giuba o il nobil Druso / videro el ciel mai oprare altrimente. / Però, se ben ti recherai al petto, / con quale ago vedrai punga la mosca / di ciò che 'l tuo disio sì caldo brama. / Vedrai ancora che la gente tosca / risponder sappia quand'altri la chiama, / e per rampogna rendere un sonetto...
[u.r. 14.12.2017]