0.1 agra, agre, agri, agrissima, agrissime, agrissimo, agrissimu, agro, agru.
0.2 Lat. acer (LEI s.v. acer).
0.3 Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.): 2.
0.4 In testi tosc.: Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.); Panuccio del Bagno, XIII sm. (pis.); Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.).
In testi sett.: Rime Mem. bologn., 1301-24; Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.).
In testi mediani e merid.: Regimen Sanitatis, XIII (napol.).
In testi sic.: Angelo di Capua, 1316/37 (mess.); Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).
0.7 1 Aspro, irritante per il gusto o per l'olfatto. 1.1 Locuz. nom. Vino agro: aceto. 1.2 [Di un suono:] stridente. 1.3 [Di un metallo:] duro e perciò fragile. 2 Che punge, che ferisce, che lacera. Fig. Che dà dolore, amarezza, fastidio. 2.1 Accidentato, impervio. Fig. [Dello stile:] aspro. 3 Fig. Impetuoso, violento; accanito. 4 [Vet.] Locuz. verb. Agro fumo: malattia (cutanea?) dei falconi. 5 Sost. Asprezza, dolore.
0.8 Elena Artale 11.04.1999.
1 Aspro, irritante per il gusto o per l'olfatto.
[1] Regimen Sanitatis, XIII (napol.), 179, pag. 568: de la pruna similiter tolle lo so reato; / age bene in memoria che dice sto dectato: / ad agra puma buon è ca lo vino / nè blanco sia nè russo, ma citrino. / Granata dulce messeta con agra insemblamente; / l'un[a] l'altr[a] retifica, sácello certamente; / e de pera recordote e siate bene a mente / vino puro odorifero bevere incontenente; / citonia giamai te no fau lite, / se appresso mange dactole condite.
[2] Trattato di virtù morali, XIII/XIV (tosc.), cap. 27, pag. 70.16: Di questa virtude parloe Orazio quand'elli disse: «Se lo vasello non è fresco e netto, ciò che omo vi mette entro diventa agro». Schifate lo diletto de la carne, ch'elli è rio che reca dolore. Da Temperanza discendono Misura, Vergogna, Astinenza, Onestade, Castitade e Sparmiamento.
[3] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 3, cap. 25, pag. 112.6: quivi si fanno l'aiette, cioè porche larghe, purgandole d'ogni erba, e barbucce, seminando a tempo chiaro e sereno, e specialmente quando soffia il vento dal meriggio, e dal levante. Se a luna scemante si seminano, nasceranno picciole, e agre; se a luna crescente, saranno grosse, e d'amichevol sapore. Rade si voglion porre, e roncarle, e sarchiarle.
[4] Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.), pag. 64, col. 2.9: e abbi tre bicchieri di sugo overo di grani di mele a grane dolci e agre e mettilo a lento fuoco in vaso vetriato sança fummo e fallo bollire sempre, ispiumando tanto che sia tenacie, ponendo insulla unghia una ghocciola e volgendola non chaccia...
- [In contesto fig.].
[5] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 1, par. 70, comp. 12.14, pag. 80: E per tal modo fu fatto vendetta / dela vacha pasciuta d'agro fiore.
1.1 Locuz. nom. Vino agro: aceto.
[1] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 1, cap. 17, pag. 114.3: E s'elli aviene che l'aqua sia salata e elli li le conviene usare, sì mangi cotongne e usi in vino agro; e s'ella è amara sì lla bea con zuchero. E per più brievemente dire, cippolle, acieto, mélle grane e tutte cose agre distrugono e amendano la malizia dell'aque che si conve[n]ghono usare.
[1] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 9, pag. 145.20: Conciosiecosachè chi mortalmente pecca, si fa essule e sbandito della celestiale patria, alla quale cancellato dello sbandimento s'entra per questa porta. 136. Non ruggìo sì ec.. A similitudine del magistero di questa porta introduce l'Autore il suono agro, che fece la porta Tarpèa dello tesoro di Roma, quando Cesere, toltone dinanti Metello, la dispogliòe...
1.3 [Di un metallo:] duro e perciò fragile.
[1] Pegolotti, Pratica, XIV pm. (fior.), pag. 381.22: e chiamasi rame in tavole dolce; e pruovasi in questo modo, che dall'uno de' cantoni sì vi si dà suso col martello sopra l'ancudine, e se si tiene al martello e si piega sanza schiantarsi sì è buono e dolce, e se non si tiene al martello e schiantasi sì è tenuto agro e non è buono; e queste cotali tavole di rame non è rosso come lo rame in pani anzi è in colore d'ottone giallo.
2 Che punge, che ferisce, che lacera. Fig. Che dà dolore, amarezza, fastidio.
[1] Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.), cap. 76, pag. 119.10: E non ti sbigottire né abbi paura perché ti paiano ora duri i loro ammonimenti, perché molte cose paiono agre nel cominciamento, che sono molto agevoli a seguitare e compiere...
[2] Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.), cap. 71, pag. 80.13: E se la favella sarà in narrare, sì varierà la boce sua il dicitore secondo che 'l fatto diversamente si varia; e molte volte dirà un poco più tosto, quando vorrà profferere dirittamente, e altre volte più rado, quando non si curerà di così ben profferere; e talotta parlerà con boce agra, e talotta con boce benigna; e molte volte con boce allegra, e poco stante con boce trista: e così varierà la boce sua come si varieranno le parole del fatto.
[3] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), son. 55.8, pag. 274: E tutor mi ramiro d'amor vetro, / e, chi ne cresce, ch'io pur ne dimagro; / tal condizion no·l soferia san Petro: / s'amore larga altrui, me è pur agro. / Ordunque, amico, qual è la coretta / d'amore gioia, ubrïando le pene, / che sia di lui donata più concetta, / lo tuo saver so che conosce bene...
[4] Panuccio del Bagno, XIII sm. (pis.), 21.12, pag. 108: E ·ppoi fui 'n signoria di suo soperchio, / miz'à 'n tormento di mia vita il corso, / greve di affanno, e di piager sì magra. / Tant'è sua signoria diversa ed agra, / chi sottoposto è ·llei va ' morte a ·ccorso. / Per languir c'ò di lui, ciò discoperchio. / Del mal, diritto, al contraro fa cerna; / per che chi non gì al meno, sottoposto, / ...[-erna], / di be[n] a perfession venir pò tosto.
[5] Cecco Angiolieri, XIII ex. (sen.), 9.1, pag. 127: Egli è sì agra cosa 'l disamare / a chi è 'nnamorato daddivero, / che potrebb'anzi far del bianco nero / parer a quanti n'ha di qua da mare. / Ond'i' perciò non vi vo' più pensare; / anzi, s'i' ebbi ma' volere intero / in trasamar, or vi sarò più fèro: / portila Dio come la vuol portare!
[6] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 31, 1-12, pag. 661, col. 1.14: Ditto Beatrixe a quilli Angelli la casone perché se stemprava, çoè parlava aspro, sí se volse a lu' a parlarli come aparerà. E dixe l'A. che odando che Beatrixe parlava ad altri de lui, che tal parlare li parea agro; molto maormente agreza li parea quando ella driçava le parole a lui...
[7] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 9, cap. 10, vol. 2, pag. 220.2: cap. X, di la vindicta. 1. Ma li punzilyuni di la vindicta commu su agri, cussì sunnu justi; li quali incitati se smovinu vulendu ricumpensari la tristicia qui l'è stata facta. Li quali non s'aperteni a nuy di comprendirili troppu largamenti.
[8] Boccaccio, Epist., 1361, pag. 1124.3: E similemente la picciola quantità de' servi menati da Catone in Ispagna, conosciuto il suo valore, il fece maggiore che lo imperio. Io aggiugnerò a queste cosa colla quale io con agro morso trafiggerò l'abominevole avarizia de' Fiorentini, la quale in molti secoli, tra sì grande moltitudine di popolo, ha tanto adoperato che magnificamente d'onesta povertà più che d'uno solo cittadino non si possa parlare...
2.1 Accidentato, impervio. Fig. [Dello stile:] aspro.
[1] Rime Mem. bologn., 1301-24, [1301] 44.10, pag. 76: Or domqua, qual ver le' prenderà scermo? / Ch'ell'à natura tanto forte et agra, / ch'ella no teme qual de nu' descermo...
[2] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 5, cap. 19.22, pag. 390: Un fiume v'è, che si noma Tritone; / una fontana molto santa e sagra / si trova ancora per quella regione. / Tant'era quella strada acerba ed agra, / ch'io dicea fra me: Questa sarebbe / da chi è grasso e volontier dimagra.
[3] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 332.20, pag. 413: Or non parl'io, né penso, altro che pianto. / Già mi fu col desir sí dolce il pianto, / che condia di dolcezza ogni agro stile, / et vegghiar mi facea tutte le notti: / or m'è 'l pianger amaro piú che morte, / non sperando mai 'l guardo honesto et lieto, / alto sogetto a le mie basse rime.
3 Fig. Impetuoso, violento; accanito.
[1] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 2, cap. 17, pag. 115.6: A' quali mandò cinquecento cavalieri Lisia, il re di Siracusa, quasi come in aiuto della cittade, che era comune paiese tra loro, e d'una medesima favella. Agra battaglia tra i detti usciti e quelli della città si cominciò; ma gli usciti per ricoverare libertade, e gli altri per pigliare segnoria, si combattieno.
[2] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), L. Luc. 5, cap. 11, pag. 167.12: E dicendo queste parole, venne uno grande nodo di vento e portonne la povera vela. Amicals era sì stordito, che lo ingegno li era fallito da governare. Coro, uno agro vento, percosse poi la nave, lo quale venne d'occidente, e percosse l'onde sì forte, che parea che la nave portasse infino al cielo.
[3] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), L. 7, pag. 137.11: Et intandu sì incumminzau la bactagla multu agra et forti, in la quali fu mortu Almon figlu di Tirru.
[4] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 3, cap. 8, pag. 252.17: Però che desiderando elli di restituire la sua patria Salapia a' Romani la quale era occupata da quelli d'Africa, fue oso di tentare Dasio, con agrissimo studio discordante da lui ne la amministrazione de la republica, et ancora con tutto l'animo attendea quello Dasio a l'amistade d'Annibale, senza il quale, Blasio il suo proposto consiglio compiere non potea.
[5] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 5, pag. 156.21: E poi ch'ebbe così parlato gittoe in mezzo di loro due mazze di grave pondo, le quali era usato di portare in mano l'agro Erice nelle battaglie, e di legare le braccia di duro tergo. Allora si maravigliaro gli animi di quelli così forti uomini, perciò che sette grandi cuoi di buoi collegati con piombo e con ferro erano aspri e rigidi.
4 [Vet.] Locuz. nom. Agro fumo: malattia (cutanea?) dei falconi.
[1] Malattie de' falconi, XIV (tosc.>lomb.), cap. 29, pag. 39.18: Quando tu vedrai che 'l falcone ecc. se becca lo piede, e sì se tira la penna de la coda, dei sapere che ae quello male de cur fumo ovvero d'agro fumo; falli questa medicina: prende merda di becco, le scorze e radice d'olmo, e falli bolire in acqua desfine che virà rosa...
[1] Amico di Dante, XIII ex. (fior.), Son. 42.4, pag. 760: I' credo, Amor, che 'nfin ch'i' non dimagro, / sicché quasi divegna come secco, / voi non direte: «Di costui i' pecco, / che·ll'ho tenuto e 'l tengo tanto ad agro». / Ma tuttavolta saramento sagro / vi posso far, senza mentir del becco, / ch'al dolor mio nonn- è nessun parecco, / sì forte 'l sent', ond'io già no· m'apagro / finché compiuto avrò il vostro grado...
[u.r. 01.12.2017]