ALTEGGIARE v.

0.1 alteggiare, altegiar, altezzar.

0.2 Da alto 1.

0.3 Tomaso da Faenza (ed. Zaccagnini), XIII sm. (tosc./faent.): 1.

0.4 In testi tosc.: Fr. da Barberino, Regg., 1318-20 (tosc.).

0.6 N Il LEI registra soltanto alteggiare (rinviando a Fr. da Barberino). Per altezzar si potrebbe pure ipotizzare, seppur con forti riserve, una derivazione diretta da altezza.

Doc. esaustiva.

0.7 1 [In relazione alla donna:] mostrarsi altera, comportarsi con alterigia.

0.8 Veronica Orazi; Elena Artale 23.05.2002.

1 [In relazione alla donna:] mostrarsi altera, comportarsi con alterigia. || Per 1 [2] e 1 [3], cfr. Sansone, Reggimento, glossario, s.v. alteggiare: «comportarsi con alterezza (secondo la condizione sociale)».

[1] Fr. da Barberino, Regg., 1318-20 (tosc.), pt. 5, cap. 5.14, pag. 122: Tu poi intendi chosì di quell'altre: / Chè quanto a queste cose / Non è grande isgualglianza; / E sse ben pensi, quanto ad alteggiare / Vanno abendue di suo nome in pare.

- Sost.

[2] Tomaso da Faenza (ed. Zaccagnini), XIII sm. (tosc./faent.), 7.10, pag. 235: Donna orgogliosa, donqua che non resta / lo reo parlare e l'altezzar sì fello / ch'a ti sconvien, però se' disonesta.

[3] Fr. da Barberino, Regg., 1318-20 (tosc.), pt. 1, cap. 10.14, pag. 36: Ma seria da biasmare / Dell'altegiar, s'ella il facesse più / C'a suo grado convengnia.

[u.r. 17.01.2018]