AMMENDAMENTO s.m.

0.1 admendamento, amendamento, ammendamento.

0.2 Da ammendare. || Ma spesso dal fr. amendement: cfr. 0.6 N.

0.3 Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.); Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.); Palamedés pis., c. 1300.

0.5 Cfr. ammendare 0.5.

Locuz. e fras. mettere ammendamento 1.1.

0.6 N La forma è nettamente più frequente in testi volgarizzati che in originali (la prima att. in origin. è quella di 1 [4]), e per lo più corrisponde al francese amendement. Negli esempi 1 [3] e 1 [5] l'assenza del corrispettivo nell'originale latino lascia supporre per l'appunto una derivazione del termine dai testi galloromanzi (purtroppo non rintracciabili) da cui i nostri volgarizzano.

Il signif. 2 è un francesismo semantico, essendovi accolta un'accezione del termine che risulta la principale in francese antico (cfr. Godefroy s.v. amendement) ma non produttiva nel nostro volgare (cfr. pure ammendare 0.6 N).

0.7 1 Atto o effetto del migliorare; [di errori:] correzione; evoluzione positiva, perfezionamento. 1.1 Locuz. verb. Mettere ammendamento: porre rimedio. 1.2 [Agr.] Opera di miglioramento (delle qualità fisiche di un terreno). 2 Ricompensa, vantaggio.

0.8 Elena Artale 18.10.2000.

1 Atto o effetto del migliorare; [di errori:] correzione; evoluzione positiva, perfezionamento.

[1] Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.), L. 1, cap. 13, pag. 21.8: Ed ancora, siccome disse Cato, nell'altre cose se neuna vi si erra, si può poscia l'errore ammendare, ma l'erro delle battaglie non riceve ammendamento, conciossiacosachè la pena seguiti incontanente l'errore... || Cfr. Veg., Mil., 1, 13: «proeliorum delicta emendationem non recipiunt, cum poena statim sequatur errorem».

[2] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc. L. 7, cap. 27, pag. 233.23: o se forza o malizia può dritta pazienzia aspettare; o se la volontà del ben fare basta agli uomini, quando non possano più fare; o se vale uomo per amendamento? Che volete voi che io adimandi a Iove responso? || Cfr. Fet des Romains, pag. 600: «ou se vertuz et honestez va par amendement et de mielz en mielz en home qui l'aime?».

[3] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 52, pag. 112.8: Questo fa la nostra follia, la quale non ci lascia essere fermi, nè constanti a neuno ammendamento, nè bene, alla quale neuna cosa piace lungamente. || Cfr. Sen., Ep., V, 52, 2: « "Stultitia" inquis "est cui nihil constat, nihil diu placet"».

[4] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 2, cap. 38, pag. 180.12: ma io non guarderò già a quello che alcuno possa dire o dica, che io non vi dia quello consiglio in ciò che dimandato avete, che a legittimo e vero signore donar si dee, in tutto ciò che per me conosciuto sarà, sempre riservandomi allo ammendamento di voi, dov'io fallissi.

[5] Libro del difenditore della pace, 1363 (fior.), diz. 2, cap. 9, par. 11, pag. 215.26: E però di tali dovutamente a ffare o a llasciare la legie divina fu comunemente per la milglorazione, cioè per l'amendamento, d'uomo tanto nel presente secolo que in quello avenire. || Cfr. Defensor pacis, II, ix, 11: «Et ideo de talibus debite faciendis aut omittendis lex divina lata fuit convenienter propter hominum melioracionem, tam in praesenti seculo quam venturo».

1.1 Locuz. verb. Mettere ammendamento: porre rimedio.

[1] Libro dei Sette Savi, XIII ex. (tosc.), pag. 25.18: Appresso avenne che Ipocras divenne malato di flusso, e ciò fu messaggio della morte sua, a che egli non potea mettere admendamento. E fecie prendere una botte vota, e feciela enpiere di chiara acqua di fontana, e fecie fare nel fondo XII buchi...

1.2 [Agr.] Opera di miglioramento (delle qualità fisiche di un terreno).

[1] F Piero de' Crescenzi volg., XIV (fior.), L. 2, cap. 15: imperoché 'l campo forte e tenace e streto e di malvagie herbe ripieno, non si lavora ad amendamento e soctigliamento, se non per quattro arature basta o ver due o tre in tucto 'l più. || Crescenzi, [p. 43].

2 Ricompensa, vantaggio. || Cfr. 0.6 N.

[1] Palamedés pis., c. 1300, pt. 2, cap. 56, pag. 113.8: Donzella, io vo prego che voi non rifiutate mia preghiera, ché certo io ne varrei assai di peggio troppo duramente, né voi no 'nde vareste guaire di meglio. - - Bel signore - disse la donzella - , e se io vi donasse lo mio amore sì come voi mel chierete, che amendamento ve ne potre' elli avenire? || Cfr. Palamedés, LVI, 5: «- Biau sire - < dist la damoisele > -, et se ge m'amor vous donoie ensint com vous le requerés, quel amendement vos em porroit avenir ?».

[u.r. 12.06.2006]