AMMENDARE v.

0.1 admendare, amanderia, amenda, amendà , amendado, amendando, amendano, amendanu, amendar, amendarà , amendaranno, amendare, amendaré, amendarè, amendarebbe, amendari, amendarise, amendarla, amendarli, amendarlo, amendarono, amendarsene, amendarsi, amendarti, amendasi, amendasse, amendassero, amendassi, amendassimo, amendata, amendate, amendatel, amendati, amendato, amendatu, amendava, amende, amendeno, amenderà , amenderabbo, amenderae, amenderaggio, amenderebbe, amenderei, amenderemo, amenderia, amenderò, amendi, amendiam, amendiate, amendino, amendo, amendò, amendoe, amendòe, amendrei, amennasse, amindari, amindatu, amindau, ammenda, ammendando, ammendandosi, ammendano, ammendante, ammendar, ammendarà , ammendare, ammendarla, ammendarle, ammendarli, ammendarlo, ammendarono, ammendarsi, ammendartene, ammendassimo, ammendasti, ammendata, ammendate, ammendatelo, ammendati, ammendato, ammendava, ammendavano, ammenderà , ammenderai, ammendi, ammendiamo, ammendiate, ammendimo, ammendò, ammindassiru, ammindavanu, amminddari.

0.2 Lat. emendare, con cambio di prefisso (DEI s.v. ammendare).

0.3 Doc. montier., 1219: 1.3.

0.4 In testi tosc.: Doc. montier., 1219; Ruggieri Apugliese, Lauda, XIII m. (sen.); Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.); Quindici segni, 1270-90 (pis.); Conti di antichi cavalieri, XIII u.q. (aret.); Lucidario lucch., XIII/XIV; Stat. pist., 1313; Stat. prat., 1335-75.

In testi sett.: Cinquanta miracoli, XIV pm. (ven.).

In testi mediani e merid.: Poes. an. urbin., XIII; Regimen Sanitatis, XIII (napol.); Jacopone, Laud. Urbinate, XIII ui.di. (tod.); Stat. viterb., c. 1345; Stat. casert., XIV pm.

In testi sic.: Formula di confessione sic., XIII; Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.); Stat. palerm., 1343; Stat. catan., c. 1344.

0.5 Il verbo (così come i sostantivi ammenda e ammendamento) ha larghe aree di sovrapposizione semantica con emendare, dal corrispettivo latino del quale deriva per un comune scambio di prefisso; si è deciso di mantenere separate le forme semplicemente in base alla distinzione a- / e-.

La forma amanderia di 1 [5] è emendamento dell'editore (cfr. Menichetti, pag. 85) per esigenze di rima (il ms. Vat. Lat. 3793 legge amenderia, ma tutte le stanze in questa posizione rimano in -manderia).

Locuz. e fras. stare all'ammendare di 1.6.

0.6 N I signif. 1.4 (di cui cfr. in particolare la dittol. sinon. con crescere) e 3 sono francesismi semantici (cfr. Godefroy, s.v. amender); si riscontrano esclusivamente in testi volgarizzati e non risultano produttivi nel nostro volgare.

0.7 1 Correggere; privare di difetti o imperfezioni. [In senso morale (pron. e assol.):] ravvedersi, pentirsi (di vizio o colpa). 1.1 [Di situazione o fatti negativi:] sistemare; rimediare (anche assol.). 1.2 [Di autorità o persona comunque ragguardevole:] riprendere, rimproverare; punire. 1.3 [Dir.] Rettificare il testo di una legge o statuto. 1.4 Migliorare; perfezionare, perfezionarsi. Estens. Potenziare, sviluppare. 1.5 [Agr.] Effettuare delle migliorie (delle qualità fisiche di un terreno). 1.6 Sost. Correzione (di falsità). 2 Risarcire, ricompensare (qno di torto o danno); riparare; riscattare (da errore o colpa). 2.1 [Relig.] Fare penitenza (anche pron.); espiare (un peccato; in particolare, il peccato originale). 2.2 Assol. [In relazione a offesa o crimine:] pagare il fio, indennizzare. 2.3 Estens. Rifarsi (di qsa), vendicare. 3 Rendere o diventare migliore, avvantaggiare, beneficiare.

0.8 Elena Artale 13.11.2000.

1 Correggere; privare di difetti o imperfezioni. [In senso morale (pron. e assol.):] ravvedersi, pentirsi (di vizio o colpa).

[1] Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.), 1654, pag. 233: E abbie sempre a mente / d'usar con buona gente, / e da l'altra ti parti: / ché, sì come dell'arti, / qualche vizio n'aprendi, / sì ch'anzi che t'amendi / n'avrai danno e disnore.

[2] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 3, pt. 2, cap. 21, pag. 265.9: La nona cosa si è quando quelli ch'à fallato si vuole emendare senza mai farlo, più esso die trovare pietà e misericordia, sì come sono alcuni che sono sì trattabili, che solamente per parole, quando l'uomo il biasma, sì s'ammendano e si rimangono di mal fare.

[3] Quindici segni, 1270-90 (pis.), 286, pag. 257, col. 2: Lo duodecimo fie d'altra mainiera, / che nulla anima è tanto fiera / che non si debbia amendare, / in ver Dio ritornare. / Lo cielo parrà vollia fugire / et in altra parte gire / per paura di quello die, / che tanto forte a veder fie / dei peccatori sciagurati / che serano giudicati.

[4] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.), L. V, pt. 6, pag. 158.5: (et) inperciò dice la Scriptura «cum cetera vitia senescant sola avaritia iuvenescit», cioè 'cum ciò sia cosa ke tutti ei vitii invechino sola l'avaritia ingiovenescie'. (Et) questa è cosa molto pericolosa, ke l'omo non s'amenda del vitio ma sempre v'è più giovane.

[5] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), canz. 22.53, pag. 83: per zo non mi riprendo / di zo ch'io chero, perché il mi fa doglia; / néd altri nonn avria / di riprender[e] me dritta cagione: / con dritto amanderia / ciò ch'egli ha, po' ché doglia mendar voglia.

[6] Conti morali (ed. Zambrini), XIII ex. (sen.), 9, pag. 63.17: Quando la morte l'ebbe preso a sé, secondo ch'ella prende ciascuno, Domenedio ricevette l'anima nel santo paradiso, perch'elli s'amendò del forfatto che aveva commesso, per lo dono che Dio li fece.

[7] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 28, pag. 142.3: E perché alcuno n'avesse ne la religione, dee pensare che quando e' v'ha correzione e disciplina, che de le due cose fia l'una: o egli s'amenderà , essendone gastigato e disciplinato, e s'egli non si amenderà , saranne cacciato.

[8] Stat. pist., 1313, cap. 34, pag. 196.12: E se non si ne amendasse, siano tenuti li operari di tenerli lo salaro e la p(ro)penda, e nodimeno dino(n)çiarlo ai singnori ançiani e al go[n]falonieri della giustitia, li quali p(er) li te(m)pi seranno; e allora li ançiani e - gonfalonieri siano tenuti sopra quello fatto p(ro)vedere, secondo la qualità del peccto e del fatto.

[9] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 2, cap. 23, pag. 63.33: Corrigitivi la lingua vostra, ca si vuy non vi mindati, eu vj scomunicu'; et chista parola de la excomunicatione non la dixe sanctu Benedictu sentenciandu, ma amminazandu. Chillj monachi, chi non si ammindavanu de la lingua loru, da llì a pocu iornj foru morti, li duy soru, et sucterrati in chilla ecclesia.

[10] Stat. palerm., 1343, cap. 6, pag. 15.3: e si fussi statu corretu plu volti, e non si ndi avissi amindatu, e non avissi purtatu sua vita beni et unestamenti, e spicialimenti di andari bivendu per li taverni, cun zo sia cosa ki non fussi statu rasu di la cumpangna, in tuctu vitamu ki non li sia mandata la cappa, nin disciplina...

[11] Stat. catan., c. 1344, cap. 6, pag. 35.26: Et si per avintura alcunu defectu chi avinissi a lu officiu, sia sollicitu lu priolu sapiri lu defectu per cui avinni; e si killu lu quali commisi lu defectu, poy la ammuniciuni non si vulissi amindari, haia la penitencia ordinata.

[12] Stat. viterb., c. 1345, pag. 157.5: Et ki affendesse in nele sopradette cose sia amonito la seconda fiata. E se no(n) s'amendasse sia amonito la terça fiata. E sse po' la terça fiata che fosse correcto no(n) s'amennasse, al postucto sia cacciato dela frate(r)nitade (e) rasu dela tavula.

[13] Cinquanta miracoli, XIV pm. (ven.), pt. 4, 38, pag. 67.19: ché quando tu dis in la mia salutation: Benedeto lo fruto del ventre to, plus me plase la parola che pensar no se poria, ma tu è sì soço e tanto puçolente a Dio e a li angeli, che queste parole no te çoverà niente, se tu no te fai mondo e onesto.» Lo qual cavaler da poy se amendà e menà vita pura e onesta, unde elo aquistà la gratia de Deo.

[14] Stat. casert., XIV pm., pag. 61.3: Nullo (con)frate se degia i(m)pedecare de chello chi fanno li mastri, (et) si li mastri non facesse le cose debite ip(s)o li arrecorde chi se amendeno (et) dicale lo fallire; (et) si li mastri no(n) se corregessero lo fratello de facza noticia ali altri fratrelli quando so i(n)delo oratorio p(er) vedere che nde pare ad tucti li autri fratelli.

[15] Stat. prat., 1335-75, cap. 11, pag. 641.10: Ancora che neuno ardischa d'andare in veruno luogo disonesto di femmine o commettere altro disonesto fallo onde ne tornasse alcuna infamia alla compagnia. Chi contro a cciò facesse, siali per lo priore posta grave correctione e disciplina secondo il fallo, e se alle tre volte non si amendasse, sia cacciato della nostra compagnia.

[16] Boccaccio, Rime, a. 1375, pt. II, 42.72, pag. 230: El tuo collegio a te spesso raguna; / dimanda lor di quel che tu non senti, / a ciò che se fallassi in cosa alcuna / tu ponga all'ammendar gl'intendimenti. / Mostra che' lor consigli ti contenti: / non parrà ch'avvalere / tu vuogli nel tuo dire...

- [Nella lirica, della follia d'amore:] risanare.

[17] Guittone, Rime (ed. Contini), a. 1294 (tosc.), Ball. 9.44, pag. 228: fede e vertù amortava, / und'era 'l secul perduto, / no 'nd'avesse Dio proveduto / di te, per cui ben reformato / e amendat[o] - è follore.

[18] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), canz. 8.42, pag. 36: Da poi che m'ha 'n obria, / non so che deg[g]ia fare: / pianger e sospirare / tanto ch'amenderag[g]io la follia. / Lo mio greve follore, / lassa me dolorosa!, / fu quand'io dispetosa / credea ch'egli altra amasse, / o che 'nver' me fallasse / lo suo verace amore...

- [Di sostanza:] diminuire le proprietà malvagie. || (Baldini).

[19] Regimen Sanitatis, XIII (napol.), 243, pag. 570: A la fiata se placete de ciciri mangiare, / semente de papavere con issi fa parare; / se amenefare fácillo, amendi loro affare; / a li frischi consigllote che no le digi usare; / superfluitate génnerranno multa, / no se repenta quillo che me ascolta.

[20] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 1, cap. 14, pag. 105.30: sì come disse Isaac, pegio fa il malvagio aire al corpo dell'uomo che no fa il mangiare e -l bere cose no convenevoli; perciò che -l mangiare e -l bere amenda sua malizia nelo stomaco, ma l'aire ch'è velenoso si ne va tutto diritto al quore e al polmone e sì mette la natura a neente.

- [Di testo o lingua:] eliminare gli errori; riformare.

[21] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. I, cap. 23, vol. 1, pag. 35.5: Il detto Latino regnò XXXII anni, e fu molto savio, e molto amendò la lingua latina. Questo re Latino avea solamente una figliuola bellissima chiamata Lavina, la quale per la madre era promessa a uno re di Toscana ch'avea nome Turno della città d'Ardea, oggi chiamata Cortona.

[22] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 5, cap. 26, vol. 1, pag. 641.16: il padre insegnò gramatica a' giovani di Firenze e questo suo figliuolo [[scil. Zanobi]], il quale fu di tanto virtuoso ingegno, che morto il padre, e rimaso egli in età di XX anni, ritenne in suo capo la scuola del padre: e venne in tanta fecundità di scienza, che sanza udire altro dottore amendò e passò in gramatica la scienza del padre, e alla sua agiunse chiara e speculativa rettorica...

[23] Bibbia (03), XIV-XV (tosc.), Prol. Re, vol. 3, pag. 9.15: Adunque leggi prima Samuel e Malachim mio. E dico mio, però che tutto quello che spesso revolgendo, e con sollecitudine ammendando, apparammo e tegniamo, è nostro.

- [Numism.] [Di monete:] saggiare, tramite pesatura, la quantità di metallo.

[24] Gl Pegolotti, Pratica, XIV pm. (fior.), pag. 159.7: Per bianchitura, once 1 1/2 per centinaio di libbre di calo, toccane soldi... per libbra. E per amendare, cioè per riconoscerli al peso a uno a uno, denari 3 per libbra. E per carboni e olio et gromma e sale e candele di sevo e ferri e coreggiuoli e masseritie, in somma soldi 1 per libbra. E per coniare la detta moneta, denari 6 per libbra.

1.1 [Di situazione o fatti negativi:] sistemare; rimediare (anche assol.).

[1] Guittone, Lettere in versi, a. 1294 (tosc.), 6.16, pag. 93: Non penar dea valente om che penòe, / ma che pena mertòe: / se peccando non pena altri portasse, / non senteria peccasse, / e, non sentendo, come amenderia? / O qual piaga più ria / che non piaga portar, male operando?

[2] Fiore, XIII u.q. (fior.), 86.13, pag. 174: Ma Falsembiante trametter non s'osa / Di questi fatti, né sua compagnia, / Ché gra· mmal gli volete: ciò ci posa. / Sì vi priega tutta la baronia / Che '· riceviate, e [a]menderà la cosa».

[3] Conti di antichi cavalieri, XIII u.q. (aret.), 11, pag. 121.7: 'Lora disse a Tebaldo: «Pensare molto dovemo en ciascuna mainera come guerra sì grande e sì mortale tornar potesse a pace e lassare star la cosa ch'amendare non se può. Or non ve sia noia ascoltare que diraggio, ché non ve diria cosa che de vostro onore non fusse.

[4] Conti morali (ed. Segre), XIII ex. (sen.), 8, pag. 499.30: Lo vescovo, quando lo seppe, disse che v'andarebbe, e saprebbe che ciò ène, e che amendarebbe lo fatto per consiglio de' suoi amici; e mise lo' uno termine che elli v'andarebbe a cotale die.

[5] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 1, cap. 12, pag. 101.17: E perciò che molti pericoli n'avengniono apresso ciò che lle medicine sono donate, o per difetto del medico, o per difetto di colui che lle prende, che non si sae guardare, sì v'insegnieremo rimedio come si puote amendare.

[6] Boccaccio, Trattatello (Toled.), 1351/55, pag. 47.14: Se tu primieramente, e dove più si saria convenuto, l'esemplo e l'opere delle savie città non imitasti, ammenda al presente, seguendole. Niuna delle sette predette fu che o vera o fittizia sepultura non facesse ad Omero.

- [Di situazione politica:] sanare.

[7] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. V, cap. 1, vol. 1, pag. 160.29: E dopo molte pietose e buone opere, e fatti ricchi monasterii, il detto Otto si morì in Alamagna. Questo Otto amendò molto tutta Italia, e mise in pace e buono stato, e abatté le forze de' tiranni; e al suo tempo assai de' suoi baroni rimasono signori in Toscana e in Lombardia.

1.2 [Di autorità o persona comunque ragguardevole:] riprendere, rimproverare; punire.

[1] Libro del difenditore della pace, 1363 (fior.), diz. 1, cap. 1, par. 6, pag. 14.16: o Luigi travalente e tranobole imperadore de' romani, [[...]]] a tte riguardo singhularmente e m'addirizzo, [[...]], e non micha meno per tua singhularità vertuosa e ssanta inclinazione e stracchiara e stranobole vertù, amore e disiderio di tutte eresia iscerpare, verità chattolicha e tutte altre buone dissciprine essaltare e guardare, vizi punire e ttalglare istudi e tutti fatti vertuosi accressciere, tencioni e discordie spengnere e amendare, e della pacie e tranquilità per tutto seminare, nodrire e coltivare.

[2] Boccaccio, Rime, a. 1375, pt. II, 42.131, pag. 232: Se poc' ha' ispenditore in avarizia, / o per la spesa larga / contra dovere isparga, / e aveditene a mensa, / in altro loco d'amendar lo pensa. / Quando bisogna, fa ciascun servire, / secondo e gradi, a mensa, in ogni loco...

[3] Tristano Veneto, XIV, cap. 368, pag. 331.17: se va alo chavalo de miser Galvan et prese-lo et sì lo menà da lui et a lui dise: «Monté su, miser Galvan, et se vui me havé dito villania vu ssé' sì savio che vui seré gramo, et sì ve retornaré ancora, se a Dio plase, et sì me amendaré ancora!».

1.3 [Dir.] Rettificare il testo di una legge o statuto.

[1] Doc. montier., 1219, pag. 47.25: It. lo signore o co(n)suli ke p(er) te(m)p(or)ale sara(n)no debiano essar tenuti ( e) siano tenuti di kiamare tre omini de la co(m)pa(n)gnia del co(m)mune, boni ( e) leali ala lor conoscenzia, cui ellino facciano iurare di riveder lo co(n)stituto ( e) d'amendarlo a bona fede senza frode ad honore ( e) utilità de tutto -l comune...

[2] Stat. sen., 1295, cap. 41, pag. 32.14: E se allora sarà preso nel detto Capitolo per gli frategli, per tre parti di loro almeno, ch'e' detti Capitogli si debbano corrèggiare e amendare, allora el Priore col suo Consiglio debbano elèggiare VI di quegli de la Compagnia, cioè due per ciascuno terzo...

[3] Stat. sen., Addizioni 1298-1309, dist. 2, 2, pag. 222.18: Item statuimo et ordiniamo, che e' consoli de la decta Arte che seranno per temporare, siano tenuti per saramento, ogni anno quando s'amenderà o correggierà o di nuovo si farà el Costeduto del Comunale di Siena, di fare raunare el conseglio de la decta Arte...

[4] Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi), dist. 6a, cap. 61, vol. 2, pag. 519.30: Et se alcuna presta imposta sarà ne la città o vero nel contado, o vero cavalli s' imponessero per lo comune o vero imposti saranno, non possano essi Nove o vero alcuno di loro la detta presta o vero imposta de' cavalli corregere o vero amendare o vero in alcuna cosa mutare.

1.4 Migliorare; perfezionare, perfezionarsi. Estens. Potenziare, sviluppare. || Cfr. 0.6 N.

[1] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 98.23: Che siccome disse santo Augustino, [[...]] che 'l sacramento ch'è fatto, o ministrato per mano di malvagio ministro, non vale neente meno in se, nè non è meno vertuoso, nè meno potente a santificare quelli che 'l ricevono, come se elli lo ricevessono per mano di un buono ministro, non peggiora niente il sacramento, nè la bontà non l'ammenda punto...

[2] Tristano Veneto, XIV, cap. 47, pag. 79.17: E cussì romase Tristan in la corte delo re [de] Gaules, lo qual ello conmençà conprender et amendar in pocho tempo, tanto che çascun se maraveyava delo so inteleto. Et elo sape tanto de schaqui e de tole che algun non lo podeva vadagnar...

[3] Tristano Veneto, XIV, cap. 373, pag. 338.17: Dise Meliagans: «Per Dio, poqui cavalieri sè de gran nomenança, et perciò se vui sé' de piciola nomenança vui non ve devé miga despresiar, perché ancora porà la vostra nomenança cresier et amendar.

[4] Tristano Cors., XIV ex. (ven.), pag. 95.22: Fo may sì ardì cavaler e così prodon como è Palamides? Certo che no; li suoi braçi no refina né no recrede, ançi amenda adeso de força».

1.5 [Agr.] Effettuare delle migliorie (delle qualità fisiche di un terreno).

[1] F Piero de' Crescenzi volg., XIV (fior.), L. 11, cap. 10: la seccha terra amara mai non riceve medicina, ma quella ch'è d'homore superfluo è infeconda et con fossati convenienti s'ammenda. || Crescenzi, [p. 368].

1.6 Sost. Correzione (di falsità).

[1] Monte Andrea (ed. Menichetti), XIII sm. (fior.), canz. 61a.8, pag. 209: lo contrado che vesto / in sua sentenza non pò aver quistione; / conoscenza, savere nonn ha in presto, / ché le prosiede bene in sua magione; / e, chi parla menzone, / dico che 'n amendar lui è richesto.

- Fras. Stare all'ammendare di: rimettersi all'emendazione di.

[2] Terino da Castelfior., XIII sm. (tosc.), canz. 1.39, pag. 140: Così fate dottoso / ciscun bon validore / di non ardire avanti voi parlare: / cotale è valoroso / vostro pregio e 'l valore, / che tut'i boni stanno a l'amendare, / donna, di vostra oranza.

2 Risarcire, ricompensare (qno di torto o danno); riparare; riscattare (da errore o colpa).

[1] Rinaldo d'Aquino (ed. Panvini), XIII pm. (tosc.), 1.33, pag. 96: In bailìa e in servimento / son stato e voglio stare / tutta mia vita d'Amor co leanza, / poi che per uno cento / m'à saputo amendare / lo mal ch'eo agio avuto e la pesanza, / c'a tal m'à dato, che non si por[r]ia / trovare, quando fosse ben tentato, / una sì bella con tanta valenza...

[2] Conti morali (ed. Segre), XIII ex. (sen.), 11, pag. 505.29: Lo marito, ch'era buono uomo, e ch'era amato da tutta la terra, fece fare al corpo de la moglie grande onore, e cantare messe per l'anima sua e dire grandi offici, ch'unque l'anima sua non amendara[nno], ché bene avarebbero saputo bene cantare s'ellino l'avessero potuta gittare fuore d'onferno.

[3] Paolino Pieri, Merlino (ed. Cursietti), p. 1310-a. 1330 (fior.), 55, pag. 61.8: E voi n'avete preso il buono e non l'avete ancora maritata secondo la costuma di questo reame di Longres. E se Domenedio non la amenda per sua grazia, voi non lo potrete mai amendare, tale fallo avete fatto».

[4] Bosone da Gubbio, Avv. Cic., a. 1333 (eugub.>fior.), L. 3, cap. 13, pag. 417.9: Signiore, si dee essere il cavaliere astinente, e digiunare il venerdì in riverenza di nostro Signiore, se egli non è che per alcuna avventura gliele convenga lasciare, come per infermità di suo corpo o per compagnia di suo Signiore. E se egli ronpe per compagnia, sì lo dee amendare in alcuna altra maniera di benfare...

[5] Poes. music., XIV (tosc., ven.), Appendice, ball. 15.12, pag. 350: Quando è perduto el tempo disiato, / non è più doglia né più greve affanno / che ricordarsi del felice stato, / quando amendar non si potrebbe el danno. / Molte son quelle che ricevon 'nganno, / non conoscendo prima il lor signore.

2.1 [Relig.] Fare penitenza (anche pron.); espiare (un peccato; in particolare, il peccato originale).

[1] Poes. an. urbin., XIII, 12.26, pag. 565: Tu ssi' lo pagatore / ke lo preço me desti; / e nne la providença, / a volendo salvar la gente umana, / deliberasti allore, / con quilli angnali onesti, / de prendare apparença / in femena ke nno fosse villana. / Ancor non era nata, tu, fillo, me creasti, / et in me te incarnasti / per amendare la colpa dannosa.

[2] Formula di confessione sic., XIII, pag. 302.34: Pregu la misiricorddia di ddeu chi pir la sua santa karitati e ppassioni chi issu mi pirddoni, e mppruntimi grazia chi iu mi nddi potza amminddari. Pregu la sua matri virgini santa e ttutti li santi chi pregunu ddeu pir mevi, ed a ttivi patri chi mi deji pinitentzia e ffamminddi l'assullittzioni e pprega deu pir mevi.

[3] Ruggieri Apugliese, Lauda, XIII m. (sen.), 59, pag. 16, col. 1: Ma, se noi volemo avere credentia / a quello che disse co sua boccha Christo, / difendare ne potemo co l'astinentia; / di bene fare; chi fa el male si è tristo / e amendasi chon veracie penitentia; / poi dié credare che farà l'aquisto, / unde senpremai sarà gioioso, / cioè nel Paradiso pretioso...

[4] Jacopone, Laud. Urbinate, XIII ui.di. (tod.), 9.211, pag. 519: Or vui, k'avete questa signoria / de fare male e bbene nocte e ddia, / per Deo, non sequetate la fullia! / pregate l'alta Vergene Maria / ke preg[h]i lo fillo[lo] ke nne dia / a ffare cosa ke pplacer Li sia / sença tardança, / sì cc'ammendimo la nostra offesança / c'avemo decta e ffacta 'n abundança / a lo Signore pleno de pietança...

[5] Lucidario lucch., XIII/XIV, pag. 47.8: Disse lo discipulo: come noe li perdonòe Dio ched èie pieno di misericordia, quando Adamo ebbe volia d'amendare lo peccato e noe pocte [esse]re? Disse lo maestro: se Dio perdonase la sua onta perch'elli noe potesse fare sadisfasione, dunqua noe sarebbe elli tucto potente...

[6] Off. Flagell. S. M. di Pom., a. 1329 (tosc.occ.), pag. 217.21: El sabato s(an)c(t)o innançi che tu mangi o bea vattene dinançi alla Pietà e spogliati come fu facto al nostro Signore (Iesu) (Christo) e datti una disciplina, di poi dirai quaranttadue paternostri e tancte ave marie colle mani legate di rieto e colla correggia al collo come servo inutile, a riverentia di quarantadue ore che (Christo) (Iesu) stette in nel sepolcro rinvolto e llegato. Però piagnerai la tua ingratitudine com proposito d'amendarti e tornare a llui. Amen.

[7] Antonio da Ferrara, XIV s. e t.q. (tosc.-padano), 20.68, pag. 269: Jesu benedicetur puro e mondo, / che per lo morso che diè Adam al pomo / en te mandòlo da ciel più iocondo, / fructus ventris tui, Idio e Omo, / per potere el peccato far ch'amende / el qual poter mancava a l'omo e 'l como, / nobis post hoc exilium ostende / in quella gloria de la eterna vita, / la quale aver mai manco non s'intende.

[8] Purgatorio S. Patrizio, XIV sm. (mil./com.), cap. 11, pag. 28.19: e lo priore fé avrì la p[o]rta de la fosa e dise a lo kavalere, odendo quanti ge n'era: «Guarda, qui è lo logo vonde tu di' intrare, ma se tu ne vorise cré, tu lasarise stare e amendar[i]se toi pecadi per altra maynera in questo mondo.

- Assol.

[9] Boccaccio, Fiammetta, 1343-44, cap. 5, par. 31, pag. 160.23: se per piacere agli uomini ci si viene, con ciò sia cosa che la maggior parte, da falso parere adombrati, per le cose esteriori giudichino quelle dentro, confesso che gli ornamenti usati e da voi, e da me per addietro, si richieggiono. Ma io di ciò non ho cura, anzi, dolente delle passate vanità volonterosa d'ammendare nel cospetto d'Iddio, mi rendo quanto posso dispetta agli occhi vostri.

2.1.1 Sost. Espiazione. || Cfr. ammenda 1.4.

[1] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), canz. 61.61, pag. 207: Non più villano a sé ch'è suto altrui / di Dio lo cor sia lui; / pigli d'Adamo e d'Eva 'sempro e miri: / di gran martiri in gioia fuoro trambondui / metendo 'n amendar solo ' disiri, / obrïando sospiri: / ché Dio l'ave promesso ad onne è cui: / né son né fui già mai senza consiri.

2.2 Assol. [In relazione a offesa o crimine:] pagare il fio, indennizzare.

[1] Bestiario moralizz., XIII (tosc./aret.-castell.), 31.14, pag. 802: Omo k'è[ne] tenuto de ria fama, / la bona gente guardase da lui, / e non vole con esso conversare. / E la Raisgione senpre grida e kiama: / Farasse la vengiança de colui / ke pure offende e non vole amendare?

[2] Libro del difenditore della pace, 1363 (fior.), diz. 1, cap. 17, par. 3, pag. 107.7: E oltre più sia sopposato, giassia che questo sia cosa inpossevole, l'appello davanti più principazioni conparire e tutto insieme diverse cose taciere o rispondere, spero dell'uno de' principanti per alquno crimine sarà condannato e dell'altro per questo medesimo crimine sia assoluto, o ss'elli sia dell'uno e dell'altro condannato, sì non sarà questo punto igualmente. Per la qual cosa tenuto fia ad amendare e non tenuto, o ss'elli sia tenuto ad amendare ciò sarà in tanto e ppiù e meno, e altressì in tanto e non micha in tanto così. || Cfr. Defensor pacis, I, xvii, 3: «propter quod emendare tenebitur et non tenebitur».

2.3 Estens. Rifarsi (di qsa), vendicare.

[1] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 18, pag. 71.14: E allora Tristano, pieno di grande vigoria, sentendosi dare lo grande colpo sopra la testa, tutto allora si ristrinse in sè, per volere lo detto colpo amendare, e impugnòe lo suo brando con mal talento, e sìe fiere lo Amoroldo di tutta sua possa e forza sopra dello elmo...

[2] Marchionne, Cronaca fior., 1378-85, Rubr. 641, pag. 234.27: Negli anni di Cristo 1350 fu morto un mercatante di bestiame di Mugello, che si chiamava Ciante, in sul giogo dell'Alpe da gente degli Ubaldini. Di che, come detto è nella precedente rubrica, il comune di Firenze ammonitili di ciò che rubavano gli strani, egli s'ammendarono con rubare li sottoposti al Comune di Firenze ed uccidere.

3 Rendere o diventare migliore, avvantaggiare, beneficiare. || Cfr. 0.6 N.

[1] Palamedés pis., c. 1300, pt. 2, cap. 56, pag. 113.10: Elli m'è avizo che cavalieri di sì alto valore come voi siete non potre' amendare né per donzella né per altra cosa, ché voi siete tanto amendato di tutte cose, che voi non potreste più valere che voi valete. || Cfr. Palamedés, LVI, 6: «Il m'est avis, se Dex me saut, que chevalier de si haute valour com vous estes ne porroit amender ne por damoisele ne pour autre chose».

[2] Palamedés pis., c. 1300, pt. 2, cap. 57, pag. 113.27: Or sappiate tutto certamente che se io vallesse tanto che più non potesse valere segondo lo mio medesmo giudicamento, sì vi prometto lealmente ch'io amenderò tanto di vostro amore, se voi mel donate, ch'io non amendrei altretanto, al mio avizo, se oraindiritto mi fusse data la signoria di tutto lo mondo... || Cfr. Palamedés, LVII, 3: «si vous promet ge loialment que ge amenderai tant de vostre amour, se vous la me dounés, que g'amenderoie autant a mon avis».

[u.r. 18.01.2018]