AMO s.m.

0.1 ami, amo, hami, hamo, lami, lamo.

0.2 Lat. hamus (DELI 2 s.v. amo).

0.3 Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.): 1.

0.4 In testi tosc. e toscanizzati: Percivalle Doria, (ed. Panvini), a. 1264 (tosc.); Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.); Inghilfredi, XIII sm. (lucch.); Lunardo d. G., XIII sm. (pis.); Folgóre, Semana, c. 1309 (sang.); Stat. pis., a. 1327; Simintendi, a. 1333 (prat.); S. Caterina, Epist., 1367-77 (sen.).

In testi sett.: Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.); Pamphilus volg. (ed. Mascherpa), XIII t.q. (venez.); Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Paolino Minorita, 1313/15 (venez.).

In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.); Anonimo Rom., Cronica, XIV; Cronaca volg. isidoriana, XIV ex. (abruzz.).

0.5 Per la forma lamo, da concrezione dell'art., cfr. Rohlfs, § 341.

Locuz. e fras. abboccare l'amo 1.1; accroccarsi a l'amo 1.1; adescare l'amo 1.1; imboccare l'amo 1.1; pescare con amo d'oro 1.2; prendere all'amo 1; prendere come il pesce all'amo 1.

0.6 N La diffusione nella lirica della metafora della cattura all'amo - oltre ad essere ovviamente favorita dall'omografia con la prima persona di amare - si deve alla falsa etimologia di amor proposta da Andrea Cappellano: «dicitur autem amor ab amo verbo, quod significat capere vel capi. Nam qui amat, captus est cupidinis vinculis aliumque desiderat suo capere hamo» (De amore, I, 3).

0.7 1 Arnese metallico uncinato e appuntito (per lo più nascosto da un'esca), adoperato per pescare. Fig. Lusinga; insidia. Fras. Prendere (come il pesce) all'amo: catturare (nella lirica, in relazione agli allettamenti di amore e di madonna). 1.1 Fras. Abboccare (adescare, imboccare, accroccarsi a)l'amo (anche fig.). 1.2 Fras. Pescare con amo d'oro (fig.): rischiare un danno sproporzionato all'eventuale guadagno. 2 Uncino metallico usato come strumento di tortura (conficcato nella lingua, per impedire di parlare).

0.8 Elena Artale 06.02.2001.

1 Arnese metallico uncinato e appuntito (per lo più nascosto da un'esca), adoperato per pescare. Fig. Lusinga; insidia. Fras. Prendere (come il pesce) all'amo: catturare (nella lirica, in relazione agli allettamenti di amore e di madonna).

[1] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 736, pag. 554: Eva del paraïso fe' descaçar Adamo: / cusì fano le femene, qe d'ogno mal à un ramo; / dolce par plui asai qe no è mel de samo, / con lo qual prende li omini con' fa lo pese l'amo.

[2] Cielo d'Alcamo, Contrasto, 1231/50 (sic.>tosc.), 135, pag. 184: Se quisso non arcòmplimi, làssone lo cantare. / Fallo, mia donna, plàzzati, ché bene lo puoi fare. / Ancora tu no m'ami, molto t'amo, / sì m'hai preso come lo pesce a l'amo.»...

[3] Percivalle Doria (ed. Panvini), a. 1264 (tosc.), 2.12, pag. 226: Ed io per ciò non lasso / d'amarla, oi me lasso; / tale mi mena orgoglio / as[s]ai più che non soglio, / sì coralmente - eo la disio e bramo: / Amor m'à preso come il pesce a l'amo.

[4] Pamphilus volg. (ed. Mascherpa), XIII t.q. (venez.), pag. 201.6: Et en cotal mesura lo pese sì se perceve delo retort amo pur quand el è preso, mai la veçada ausela sì se adà e vé lo laço avanti q'ela se lasse prendere...

[5] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), canz. 30.42, pag. 112: Dotto ed ho paura / di mostrarle cad eo / l'ami come molto amo, / però ch'oltre misura, / secondo che veg[g]io eo, / ella sormonta d'amo, / tra le donne a miro... || Menichetti, pag. 114: «quasi 'fascino, bellezza adescante'».

[6] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 9.20, pag. 29: «Testo a l'amo s'arsemiglia, che de fore ha lo dolzore, / e lo pesce, poi che 'l piglia, sentene poco sapore; / dentro trova un amarore, che gli è molto entossecato».

[7] Dante da Maiano, XIII ex. (fior.), 21.11, pag. 63: Ché novo canto vòl lo gran valore / de l'amorosa gioia che mi inama / de l'amo dolze che move d'Amore.

[8] Bestiario toscano, XIII ex. (pis.), cap. 51, pag. 69.21: D'uno pescatore. Uno pescatore pescava con uno suo hamo e pigliò uno pescie molto picciolo...

[9] Folgóre, Semana, c. 1309 (sang.), 32.5, pag. 391: Cortesia cortesia cortesia chiamo / e da nessuna parte mi risponde, / e chi la dée mostrar sì la nasconde, / e per ciò a cui besogna vive gramo. / Avarizia le gente ha prese a l'amo, / ed ogne grazia distrugge e confonde...

[10] Fr. da Barberino, Rime, a. 1314 (tosc.), 13.2, pag. 246: Piange nel cor la dolorosa mente [...] / Poria già dir chi non è rato in amo: / «Chi t'ha condotto a bataglia sì fera? / Tu solamente: e tu revoca il danno!» || Si noti il gioco di parole rato in amo per 'innamorato'.

[11] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 3, vol. 1, pag. 137.7: lo mio padre non mi lasciò buoi che arassoro, nè bestie con lane, nè alcuni armenti; egli medesmo fue povero, e con areti e con ami e con lenze pigliava i pesci: l'arte sua era a lui lo suo avere.

[12] Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.), 27.1, pag. 572: Se mai l'amo d'Amor nel cor ve prese / velato stando de sotto ad un'esca, / ligiadra donna mia, non ve rencresca / tornare 'nver' de me 'l pensier cortese.

[13] Antonio da Ferrara, XIV s. e t.q. (tosc.-padano), 10.6, pag. 263: Con' più mi specchio in lo 'ntelletto e guardo / con gli occhi miei (che pur ragione intende) / l'effetto e 'l frutto che 'sto mondo porge, / tanto più el truovo crudel et buxardo, / contrario a quel che di fuor gli occhi apprende, / che vede l'esca e l'amo entro non scorge.

[14] Poes. music., XIV (tosc., ven.), [VinRim] cacc. 2.2, pag. 84: Ne l'acqua chiara e dolce pescando / con rete ed amo, i' stava attento: / - Ve' ve' ve' ve' ch'i' 'l sento: / addu' qua 'l cesto. - / - L'è fatto.

[15] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 14, pag. 126.17: Uno conte, lo quale se appellava lo conte Valentino, lo vidde e conubbe. Cresese forte avere guadagnato. Per gran pesce prennere l'amo iettao.

[16] Francesco di Vannozzo, Rime, XIV sm. (tosc.-ven.), 132.32: Dal dì ch'io naqui fin ora presente / a tutte guise son servulo stato / di questo Amor ingrato / et a cui l'uom che serve in terra pesca; / però strappallo, e dico a tutte gente: / "chiudete gli ochi a l'amo inzucarato, / ch'à già tanti pigliato / et ancor più che mai piglia et invesca!".

- [Della duplice natura di Cristo o della predicazione apostolica].

[17] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 2, cap. 4, vol. 2, pag. 164.18: Ma più singolarmente si mostrò la sua sapienza, e prudenza in ciò, che ingannò l'inimico, appiattando l'amo della divinità sotto l'esca della umanità.

[18] Guido da Pisa, Fatti di Enea, XIV pm. (pis.), cap. 23, pag. 40.11: Questo Iddio umanato soggiogherà lo mondo e la terra d'Enea, non con arme nè con battaglie, ma coll'amo del pescatore (cioè colla predicazione di santo Piero), e con l'umilità calcherà la superbia.

[19] S. Caterina, Epist., 1367-77 (sen.), [1375] lett. 37, pag. 154.10: Questa sapientia, parola incarnata, vino dolcissimo, ingannò e vinse la malitia del dimonio, però che elli el prese con l'amo della nostra umanità.

[20] Gradenigo, Quatro Evangelii, 1399 (tosc.-ven.), c. 20.20, pag. 137: Açiò che nòi / de scandolliçar loro in penser vani, / vatenne presto al mar quanto più poi, / et getta l'amo e<t> il primo pesse tira; / poi ne la bocca cercar non te nòi / et la moneta che tue trovi mira...

- [Del demonio e delle sue tentazioni].

[21] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 53.295, pag. 316: De tuti mai chi faiti son / lo demonio è stao caxon. / Scampane, De', de quela branca / chi mai de noxe ne se stanca, / e tutor vejando, pesca, / tegnando l'amo sote l'esca.

[22] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 14.145, vol. 2, pag. 244: ed el mi disse: «Quel fu 'l duro camo / che dovria l'uom tener dentro a sua meta. / Ma voi prendete l'esca, sì che l'amo / de l'antico avversaro a sé vi tira; / e però poco val freno o richiamo.

[23] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 3, cap. 11.2597, pag. 283: Così fa l'inimico della gente, / Che mostra di diletto la dolce esca, / Fino alla morte pasce nostra mente. / In questo mare grande e spazïuso / Con diversi ami dolcemente pesca.

1.1 Fras. Abboccare (adescare, imboccare,accroccarsi a) l'amo (anche fig.).

[1] Pacino Angiulieri (ed. Menichetti), XIII sm. (fior.), 118a.13, pag. 349: Poi ched io amo - voi di bono amare, / d'amar - consiglio che 'mbochiate l'amo: / in camo - detto v'ho quel che mi pare.

[2] Inghilfredi, XIII sm. (lucch.), 4.40, pag. 108: Vana promessa messo m'ha in errore, / e folle sicuranza / mi fa del parpaglion risovenire, / che per clartà di foco va a morire: / così m'impiglio credendo avanzare, / ca molti doglion per troppo affidare; / lo pesce aesca l'amo unde ha perire.

[3] Lunardo d. G., XIII sm. (pis.), 72, pag. 292: Dal tersolett'ho appreso; / a sua guisa mi porto: / s'alcuna mi si baglia, / prendo del su' mistero / quello che m'è mistero, / e per altro non l'amo, / per vista che me faccia / né per beltà di faccia: / pió no abbocco l'amo.

[4] Detto d'Amore, XIII u.q. (fior.), 364, pag. 506: Perch'Amor m'ag[gi]a matto, / O che mi tenga a matto / Ragion, cui poco amo, / Già, se Dio piace, ad amo / Ch'ell'ag[g]ia no m'acroc[c]o.

1.2 Fras. Pescare con amo d'oro (fig.): rischiare un danno sproporzionato all'eventuale guadagno.

[1] Paolino Minorita, 1313/15 (venez.), cap. 42, pag. 57.5: Se la greveza è mazore, mejo è no sperar de çò ka sperar; e quelli ke fase lo contrario comparava Otavian imperador a queli ke pesca angudelle con amo d'oro, li quali se l'amo se perde, me per cotal pescar no po refar lo so danno.

[2] Cronaca volg. isidoriana, XIV ex. (abruzz.), pag. 189.4: Et diceva ancora che quillo che amava la guerra è homo de vanagloria pieno et è simile ad quello che pesca alli pisci collo amo de l'oro, el quale se per ventura l'amo perdesse, averia magiure dampno che non fora el guadagno che in longo tempo facto avesse.

2 Uncino metallico usato come strumento di tortura (conficcato nella lingua, per impedire di parlare).

[1] Armannino, Fiorita (08), p. 1325 (tosc.), pag. 508.32: Le lingue di costoro sono sì legate con forti ami e con forti corde che non tragano guay che ssi possano udire, però non può la lor dolgla levarsi per li gridi ch'a lloro ritenere conviene, onde la loro pena assai più li molesta.

[2] Stat. pis., a. 1327, L. 2, cap. 19, pag. 96.47: Et se avenesse che alcuno fusse condepnato per la suprascripta cagione, et quelli che fusse condepnato pagasse la suprascripta condepnagione per lo modo che decto è di sopra, che neentedemeno quello che lo peccato avesse commesso, pagata la decta condapnagione di libbre C, sia et essere debbia minato da la Corte di Villa di Chiesa con l'amo messo in de la lingua infine al luogo unde si fa la justicia, a modo di malfactore; et culà si li traggia l'amo, et sia libero.

[3] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. XIII, cap. 52, vol. 3, pag. 420.8: e di presente anche fu preso il figliuolo detto meser Pace stato ciamberlano del re Andreas: e disaminato chi ebbe colpa del micidio, e confessatolo, messogli l'amo nella lingua, perché non potesse parlare, menato in carro, levandogli le vive carni da dosso fu impeso e fatto morire...

[u.r. 10.05.2023; doc. parzialm. aggiorn.]