0.1 anchora, anchuri, ancole, àncor, ancora, áncora, àncora, ancore, áncore, àncore, ancori, ancuri.
0.2 Lat. ancora (LEI s.v. ancora).
0.3 Pamphilus volg., c. 1250 (venez.): 1.
0.4 In testi tosc.: Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.); Giordano da Pisa, Prediche, 1309 (pis.); Simintendi, a. 1333 (prat.); Mazz. Bell., Storia (ed. Gorra), 1333 (pist.); Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.).
In testi sett.: Pamphilus volg., c. 1250 (venez.); Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311.
In testi mediani e merid.: Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.); Destr. de Troya, XIV (napol.).
In testi sic.: Angelo di Capua, 1316/37 (mess.); Simone da Lentini, 1358 (sirac.).
0.5 Locuz. e fras. calare le ancore 1.1; gettare le ancore 1.1; dare le ancore agli scogli 1.2; dare le ancore al fondo 1.2; levare le ancore 1.3; trarre le ancore 1.3.
0.7 1 Strumento di ferro (o di altro materiale) atto a ormeggiare un'imbarcazione, facendo presa sul fondo. 1.1 Fras. Gettare (calare) le ancore: ancorarsi. 1.2 Fras. Dare le ancore al fondo (agli scogli): ancorarsi. 1.3 Fras. Levare (trarre) le ancore.
0.8 Pär Larson 06.07.2001.
1 Strumento di ferro (o di altro materiale) atto a ormeggiare un'imbarcazione, facendo presa sul fondo.
[1] Pamphilus volg., c. 1250 (venez.), [Panfilo], pag. 47.3: «Plui legr'omo de mi non è né no fo mai en tuto 'l mondo», dise Panfilo, «ké adonca la nostra àncora sì è çonta en le soi rive, çoè lo nostro amore sì viene ala soa sperança.
[2] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 4, cap. 8, pag. 219.21: infra sessanta dì che gli albori fuoro tagliati, fuoro fatte cento e trenta navi, e armate con ancora stettero in mare.
[3] Fiore, XIII u.q. (fior.), 33.3, pag. 68: Quand'i' vidi i marosi sì 'nforzare / Per lo vento a Provenza che ventava, / C[h]'alberi e vele e ancole fiac[c]ava, / E nulla mi valea il ben governare...
[4] Tesoro volg., XIII ex. (fior.), L. 4, cap. 1, pag. 58.10: Echinus è un pesce piccolo di mare, ma egli è sì savio ch'egli cognosce quando dee essere la fortuna. Innanzi che ella sia, incontanente prende una pietra e portala come una àncora, e quando la fortuna è, egli la mette in fondo di mare, e sta sopr'essa...
[5] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 145.65, pag. 624: Se tenpo fosse fotunar, / lo semejante devei far, / a De' e a Santi aconmandarve / chi ajan cura de guardave. / E ancore bon è asai / star ben senpre aparejai, / ché, quando in fondo se mectesen, / fermaminti ve tenesen.
[6] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 1, vol. 1, pag. 19.17: l'altro naviga sopra le biade, o vero sopra l'altezze della tuffata villa; quest'altro pigliava i pesci in sull'alto olmo; e, se la fortuna vuole, l'ancora si ficca nel verde prato...
[7] Mazz. Bell., Storia (ed. Gorra), 1333 (pist.), pag. 444.20: Pari e Deifebo con lagrime avuta la licenzia dal re entrano nelle navi; e disciolte le funi e l'ancore sublevate, le vele distese, in alto pelago si mettono e con felice navigazione giunsero all'isole per loro desiderate di Ciclade...
[8] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 1, pag. 8.20: Ine nulli legami tengono le stanche navi; nè àncora col morso anco le lega.
[9] Cavalca, Atti Apostoli, a. 1342 (pis.), cap. 32, pag. 183.4: mettendo il piombo trovaro l'acqua in altezza da XX passi, e poi navicando un poco trovarono l'altezza pure di XV passi. Onde temendo di non fedire a terra, missono quattro ancore, aspettando e disiderando, che si facesse giorno...
[10] Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.), 15.11, pag. 560: e 'l veloce mio legno / è atto ad ogne camin, che desire, / coi veli al vento; e coi reme passando / ogne fortuna del mar corocciato, / gli àncore poi nel dolce pian fermando.
[11] Stat. pis., 1322-51, cap. 102, pag. 550.23: l'operaio della tersanaia facia essere et stare apo la torre de la Foce d'Arno una barcha bene concia et fornita di tutti li suoi corredi, et anchore du', et du' trecie, per aiutoro delli legni et de le piatte che entrano in della Foce.
[12] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 7, pag. 96.32: Paris e Deifebo co llacrime reciputa la licentia da lo patre poy intraro alle nave, sì che foro assolte le fune, reposte l'anchore da lo mare e le vele levate in alto delle nave.
1.1 Fras. Gettare (calare) le ancore: ancorarsi.
[1] Giordano da Pisa, Prediche, 1309 (pis.), 2, pag. 25.23: Or così ti convien fare della nave tua, cioè dell'anima tua. Ma in questo è la differentia, che qui déi gittare l'ancore in alto ad cielo, acciò che Dio in dell'adveristà et in delle tentationi ti sostegna. Or quali sono l'ancore? Sono li desiderij et la speransa d'avere quelli beni eternali; et in quella speransa stando fermi, allora nulla tempesta potrà questa nave, cioè l'anime nostre, sommergere, ma starà ferma.
[2] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 145.280, pag. 633: Ancore pusor ge osso, / per citarle in fondo croso, / a tener la nave in stao / per mar o vento travajao...
[3] Comm. Rim. Am. (B), a. 1313 (fior.), ch. 101, pag. 862.24: È talora una fortuna che i marinari loro viaggio tenere non possono, né calare l'ancore per istare fermo, perché sono troppo in pelago, né venire in porto.
[4] Lancia, Eneide volg., 1316 (fior.), L. 6, pag. 296.5: Così favella, piangendo l'amico, e temperatamente governa il navilio: alla perfine corre nell'entrate dubbiose di Cuma: quivi gettano l'áncore in mare.
[5] Mazz. Bell., Storia (ed. Gorra), 1333 (pist.), pag. 445.8: In questa isola di Citarea appogiate le navi de' Troiani, li Troiani el suo porto entrano desiderabilemente e gittate l'ancore nel profondo del mare, legarono le loro navi con dure funi...
[6] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), L. 6, pag. 99.7: perkì finalimenti pervinniru in li contrati dubiusi di unu paysi ki avia nomu Cuma; et vinendu illocu gictaru li ancori in mari et xisiru in terra...
[7] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 80.34, pag. 113: S'io esca vivo de' dubbiosi scogli, / et arrive il mio exilio ad un bel fine, / ch'i' sarei vago di voltar la vela, / et l'anchore gittar in qualche porto!
[8] Antonio da Ferrara, XIV s. e t.q. (tosc.-padano), 74.3, pag. 351: Gran tempo ito son per questo mare / sicondo che fortuna e 'l ciel m'ha scorto, / senza àncora gittare in alcun porto / per metter fine al mio [...] afannare.
[9] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 14, pag. 147.34: e lle nave fecero ligare fermamente con fune grosse e ben governare et assettare commo convenne, e lle anchore de fierro fecero gettare a lo plu profundo de lo mare pre mantenere le nave che non se movessero da la lloro fermeze.
1.2 Fras. Dare le ancore al fondo (agli scogli): ancorarsi.
[1] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 4, cap. 78, pag. 464.15: Quivi entrato con la sua nave nel golfo diede l'ancore a' profondi scogli, e scese in terra e cercò la città...
[2] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 4, cap. 80, pag. 466.30: infino nel porto di Alessandria salvamente li portarono. Quivi discesi in terra, date l'ancore a' fondi, a casa d'un gentile uomo d'Alessandria, a Bellisano amico intimissimo, chiamato Dario, se n'andarono.
1.3 Fras. Levare (trarre) le ancore.
[1] Simone da Lentini, 1358 (sirac.), cap. 25, pag. 114.21: Lu iornu sequenti, la notti di lu lunidì, livandu li ancuri cum silentiu, sencza gridati, ben matinu, a la aurora, foru in Saragusa, undi Benaver l'aspettava cum lu sou stolu.
[2] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 2, cap. 59, vol. 1, pag. 296.26: L'amiraglio a tutte le galee ch'avea apresso di sé fece trarre l'ancore, e ritrassi alquanto fuori delle grosse maree...
[3] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 2, pag. 55.28: Iason et Hercules, senza ademoranza, clamaro lo governatore de la nave e comandarole che mantenente facesse levare l'ancore de mare e omne altra cosa che aveano descesa in terra.
[u.r. 05.02.2018]