ANNEBBIARE v.

0.1 anebbiato, anebiada, anibia, annebbia, annebbialo, annebbiare, annebbiati, annebbio.

0.2 Da nebbia.

0.3 Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.).

0.7 1 Fig. Ottenebrare (la mente di qno, fig.), confondere. 1.1 Ingannare. 2 Fig. Spegnere la vita di qno, uccidere.

0.8 Roberto Leporatti 27.05.2000.

1 Ottenebrare (la mente di qno, fig.), confondere.

[1] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 21, pag. 110.2: I diletti del mondo impediscono l'uomo dal fine suo, però che 'l diletto obscura lo 'ntedimento o annebbialo molto, e non si può obscurare sanza peccato mortale.

[2] Cavalca, Vite eremiti, 1321-30 (pis.>fior.), cap. 16, pag. 143.33: E voi stolti questo non considerando fra tanti cori e congregazioni d'uomini virtuosi e savî, in Cristo tendete le reti de' sillogismi, credendovi la verace luce annebbiare per le vostre tenebrose scienzie.

[3] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 6, pag. 97.23: e dice che 'l tenne seco nella vita serena, per rispetto di quella oscuritade, e torbidezza della morte, [n]ella quale elli è, e per rispetto del presente tempo anebbiato dalla nebbia della invidia, e della avarizia, e della superbia.

[4] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 2, cap. 13.26, pag. 124: Ne l'acqua de la Fé bis fu costui / lavato; e, se nel vero non m'annebbio, / trent'anni e più si tenne il mio per lui. / Costui licenza di venire a trebbio / a' cristian diede e di far concistoro; / e qui fiorio Nicolao ed Eusebbio.

1.1 Ingannare.

[1] Antonio da Ferrara, XIV s. e t.q. (tosc.-padano), 6.6, pag. 261: Deh, cum' serebbe iusto sacrificio / al summo Dio, ch'ogni peccato allibia, / distruger quella seta che s'afibia / la corda ch'è agropata d'ogni vitio! / Ché di risia sun fati tuti ospicio: / per non portar dinari, el mondo anibia; / discalzi van, predicando la Bibia, / ma poco observa l'or' de tal officio. || L. Bellucci interpreta i vv. 6-7: "Con la scusa della povertà, rapinano (annibia da 'nibbio', uccello rapace)".

2 Fig. Spegnere la vita di qno, uccidere.

[1] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 5, cap. 13.75, pag. 375: Dico che, poi che morte nel cuor trebbia / di Macometto, il suocero Acalì / il suo Califfo de la vita annebbia. / Poi fece ch'el fu nel suo luogo lì; / ma, quando morte ogni poder li vieta, / nel Califfato succedeo Alì.

[u.r. 20.07.2006]