APOSTASÌA s.f.

0.1 apostasia, apostaxia.

0.2 Lat. apostasia (LEI s.v. apostasia).

0.3 Cronica deli imperadori, 1301 (venez.): 1.

0.4 In testi tosc.: Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.).

In testi sett.: Cronica deli imperadori, 1301 (venez.).

In testi sic.: Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.).

0.6 N Doc. esaustiva.

0.7 1 Abbandono o rinnegamento della fede cristiana e dei suoi valori, anche per seguire credenze e riti propri dei pagani. 1.1 Peccato commesso dal religioso che non rispetta appieno i voti e le promesse del suo ordine.

0.8 Raffaella Pelosini 30.11.1998.

1 Abbandono o rinnegamento della fede cristiana e dei suoi valori, anche per seguire credenze e riti propri dei pagani.

[1] Cronica deli imperadori, 1301 (venez.), pag. 219.27: che, don fina tanto ch'el fosse pro[mo]vesto al ordene del dyachonado, el pare el prese e si lo aciegha, per quello che, ad apostaxia convertido, in ogna generacion de nosere, perturbando lo regno, un altro Zulian lo era fato...

[2] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 11, vol. 1, pag. 76.16: Onde per questo rispetto, di un peccato medesimo più pecca il Fedele, che l'Infedele, onde dice s. Bernardo: A crescimento di dannazione mi pare, che ci sia rimasa la Fede della futura promissione. La Fede morta è quasi apostasia.

[3] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 12, vol. 1, pag. 86.2: Questo peccato è sì orribile, che Dio nol chiama peccato semplicemente, ma chiamalo abominazione, come si narra nel Deuteronomio: e s. Agostino lo chiama apostasia. Onde dice così: Non osservate i dì Egiziachi, o di calende di Gennajo nelli quali certi canti o motti e strenne di mangiare o di bevere si sogliono dire e dare e fare quasi per principio e segno di buona fortuna.

[4] Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.), cap. 1, par. 3, vol. 1, pag. 68.15: Per kisti raxuni predicti, silicet per la sua consueta malicia; II, per la sua indurata apostasia; III, per la sua ardita fraudulencia; IIII, per la sua essiri scuverta nequicia, pensau di auchidiri Cristu cum so guadagnu di pecunia et cum favur temporali di la sinagoga.

1.1 Peccato commesso dal religioso che non rispetta appieno i voti e le promesse del suo ordine.

[1] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 2, cap. 13, vol. 2, pag. 250.23: La terza cosa si è, perchè questo peccato nel religioso si è apostasia; chè se chi lascia la cappa è detto apostata, molto è più apostata chi lascia la castità, la qual è più sostanziale alla religione, e cui l'uomo è obbligato per voto.

[u.r. 05.02.2018]