APPOGGIATO (1) agg.

0.1 apodiai, apodiao, apoggiata, apoggiate, apoggiato, apogiata, apogiate, apogiati, apoçadi, apoçati, apozato, appoçado, appoggiata, appoggiate, appoggiati, appoggiato, appogiati, appogiato, appoiato, appugiata, apuyatu.

0.2 V. appoggiare.

0.3 Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.): 1.

0.4 In testi tosc.: Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.); Palamedés pis., c. 1300; Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi).

In testi sett.: Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Paolino Minorita, 1313/15 (venez.); Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.).

In testi mediani e merid.: Stat. perug., 1342; Anonimo Rom., Cronica, XIV.

In testi sic.: Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).

0.7 1 Posto a contatto con qsa che funga da sostegno. 2 Fig. Che trova sostegno in una convinzione o nella divinità. 3 Accostato, socchiuso. 3.1 Fig. 4 Consanguineo, imparentato.

0.8 Fabio Romanini 09.06.1999.

1 Posto a contatto con qsa che funga da sostegno.

[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), Vulgare de elymosinis, 744, pag. 265: Sul so caval el monta, cavalca per la via, / Cercand dri besoniusi coi quai al desc el stia; / Intant el vi un povero ke molt inferm pariva, / Lo qual steva apodiao da part a una riva.

[2] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 5, cap. 17, pag. 322.11: altri stando all'arme sue appoggiati, veggendogli cogli occhi catuno, mostrando i denti, come se fossero vivi parieno, e guardandogli dalla lunga neuno segno d'uomeni morti davano di loro...

[3] Tristano Ricc., XIII ex. (tosc.), pag. 377.8: Quando messer T. vide queste cose, elli se ne va per una lancia ch'era apoggiata ad uno albore, per ciò che non si voleva partire senza lancia, s'elli altro potesse fare...

[4] Dante, Convivio, 1304-7, II cap. 5, pag. 87.4: Per che manifesto è a noi quelle creature [essere] in larghissimo numero: per che la sua sposa e secretaria Santa Ecclesia - della quale dice Salomone: «Chi è questa che [a]scende del diserto, piena di quelle cose che dilettano, apoggiata sopra l'amico suo?» - dice, crede e predica quelle nobilissime creature quasi innumerabili.

[5] Paolino Minorita, 1313/15 (venez.), cap. 28, pag. 36.3: E no tornando lo re ad ora convegnivel da la caça, Dunstan apparado stava appoçado su l'altar cun lagreme e devocion.

[6] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 29, 67-84, pag. 696, col. 2.2: Come a scaldar ... Stava l'uno cussí apozato a l'altro cum se scalda le teglie al fogo quando le massare fanno erbolati, torte, o ver grostate in teglie.

[7] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 5, cap. 1, vol. 2, pag. 12.30: Issu medemmi Alexandru non la dandu per vinta ad homu nullu, m'a la fortuna, skittu debilitatu, per difectu di natura, per furtizza di malattia, non pertantu standu apuyatu a lu sou guvitu con la testa irta, porssi la man dritta a tutti quanti la valssiru tukari.

[8] Stat. perug., 1342, L. 2, cap. 56, par. 14, vol. 1, pag. 442.13: Ancho statuimo e ordenamo che se alcuna chiusa d'alcuno mulino se guastasse en capo overo venisse meno en capo el terreno dua la ditta chiusa fo usata d'essere fermata e apoggiata e dua fo usato el capo d'essa sostentarse, e coluie overo coloro, degl quagle la dicta chiusa sirà suta, vorrà la dicta chiusa reparare e 'l capo de la ditta chiusa refare, fermare e refermare...

[9] Niccolò da Poggibonsi, p. 1345 (tosc.), cap. 127, vol. 1, pag. 271.8: La detta camera si è piccola molto, e è lavorata di musaica opera; e era la casa apoggiata ad una grotta di sasso.

[10] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 10, cap. 13, pag. 242.14: E in questi dì si semina il cappero, e con foglie late si spande appoggiate a terra.

2 Fig. Che trova sostegno in una convinzione o nella divinità.

[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), Vulgare de elymosinis, 875, pag. 269: E ke De g'l'á renduo, el n'av stragrand conforto. / Li peregrin entrambi intant fon stravïai, / K' eran angei de De, ni mai fon plu trovai. / Li lemosné de Criste, quii k' en a lu apodiai, / Se i han ferma speranza, no fin za abandonai.

[2] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 98, pag. 316.2: Non credere giammai, che colui sia beato, ch'è sollecito della sua beatitudine. A debole sostegno è appoggiato quegli, che s'allegra di cosa, che venga di fuori.

[3] Boccaccio, Teseida, 1339-41 (?), L. 8, ott. 105.2, pag. 531: Io sola son con le forze di molti / chesta da due, mentre ch'io son mia; / e qui dinanzi a me li veggio accolti, / e iracundi la lor fellonia / l'un verso l'altro con colpi disciolti / veggo mostrar per la lor gran follia; / né so ancor di cui esser mi deggia, / tanto di pari par ch'ognun mi cheggia. / E or pur fosse la mia mente all'uno / col disio appoggiata e mi piacesse! / Ma tanto è bello e nobile ciascuno, / che io non so qual di lor m'eleggesse, / se e' mi fosse detto da alcuno / che qual volessi in isposo prendesse; / così in amorosa erranza posta / m'ha, lassa!, Amor, perché più non li costa.

[4] Libro del difenditore della pace, 1363 (fior.), diz. 2, cap. 27, par. 8, pag. 454.6: «Veramente l'auttorità di raghunare i consilgli alla chiesa appostolicha di privata possanza conmessa è, né niun modo agradevole esere leggiamo, la quale dell'auttorità di colui non sia raghunata o appoggiata. E questo la chanonicha testimonia l'auttorità, e questo l'ecclesiastico rafforza la storia, e questo confermano i santi padri».

3 Accostato, socchiuso.

[1] Boccaccio, Filostrato, 1335-36 (?), pt. 4, ott. 108.8, pag. 139: Come partito ti sarai, dal letto / sanza indugio niun mi leveraggio, / ed il mio male e 'l perduto diletto / tutto nel cor serrato mi terraggio. / Fa pur ch'el vegna e vegna al modo usato, / che troverà qual suol l'uscio appoggiato.

3.1 Fig.

[1] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 4, cap. 7, pag. 317.10: La seguente etade quanto più volontariamente, tanto più religiosamente opererà la ragione de l'amistade, guardando i vostri fermi animi, le vostre nobili opere, la vostra taciturnitade che non si puote vincere, lo perpetuo vegghiamento, la testimonianza e la benevolenza per la dignitade e salute de li amici, e li abondevoli frutti di queste cose. L'animo mio sta appoggiato a' fatti romani, ma la purità della nostra cittade mi conforta ch'io racconti altresì li bene fatti de li strani.

4 Consanguineo, imparentato.

[1] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 2, cap. 2, pag. 151.7: Che cosa fu più grave a fare che comandare al compagno, congiunto a lui di sangue e d'imagini, sconcio ritornamento alla patria? O a colui, che li era appogiato per nome comune d'amendue e di famiglia e con ordine di vecchio parentado, aggiungerli ingiuriose battiture di verghe, o distringere superbo giudicamento verso l'amore del fratello?

[u.r. 20.02.2008]