APRIRE v.

0.1 àpere, aperegli, aperendo, aperendulu, apererao, aperevano, aperi, aperia, aperiendo, aperila, áperimme, aperirà , aperire, aperiri, aperirj, aperiti, aperiva, aperivano, aperrà , aperrai, aperranno, aperse, apersegli, apersel, apérsela, apersele, aperseli, aperselo, aperseno, aperser, apersero, aperseru, apersesi, apersi, apersimu, apersiru, apersj, aperson, apersonla, apersonle, apersonli, apersono, apersonsi, apersoro, apersse, aperssi, apert', aperta, apertala, apertali, aperte, apertele, apertesi, aperti, apertisi, aperto, apertogli, apertole, apertoli, apertosi, apertto, apertu, aperze, aperzi, apirasi, apirendu, apirenti, apiria, apiriri, apiririlu, apirrà , apirranno, appereva, apperevanole, apperse, appersese, appersi, apperta, apra, apran, aprano, apransi, aprasi, apre, aprela, apreli, aprendo, aprendoci, aprendogli, aprendol, aprendole, aprendolo, aprendomi, aprendosi, apreno, aprente, aprerà , aprere, aprerei, aprerì, aprese, apresi, apresti, apri, aprì, aprí, apri', aprj, apria, aprìa, apría, apriamo, apriamoli, apriate, aprici, àprici, apricte, aprie, apriendosi, aprieno, aprigli, aprii, aprila, aprile, aprili, aprilla, aprille, aprilli, aprillo, aprilo, aprimete, aprimi, aprimisi, aprimiti, aprimmi, aprimmo, aprimo, aprímo, aprine, aprino, aprinsi, aprio, aprìo, aprío, aprionsi, aprir, aprîr, aprirà , aprira', aprirae, aprirai, aprirailo, apriranno, aprirànose, apriranosi, aprirassi, aprirci, aprire, âprire, aprirebbe, aprirebbono, aprirei, apriremo, aprirete, aprirgli, apriri, apririla, aprirla, aprirle, aprirli, aprirlo, aprirlu, aprirme, aprirmi, aprirne, apriro, aprirò, apriron, aprirono, aprirotti, aprirrà , aprirraglisi, aprirranno, aprirremo, aprirsi, aprirtel, aprirti, aprirvi, aprisi, aprìsilo, aprisse, aprisselo, aprisseno, aprissero, aprissi, aprisson, aprissono, apriste, apristi, aprita, aprite, apritele, apritelo, apritemi, apritevi, aprito, apriva, aprivaci, aprìvame, aprivano, apro, aprola, apromiti, apron, aprono, apronsi, averça, averçendo, averçessero, averçeva, averite, averse, averseno, aversse, aversse-li, avert, averta, averte, averti, averto, averzene, averzì, avra, avradi, avrando, avre, avrendo, àvreno, avrese, avri, avrì, avrí, avrì', avria, avría, avrìe, avrige, avrìm, avrì-me, avrime, avrimoçe, avrìno, avrir, avriranno, avrirasse, avrire, avrirglie, avris, avrise, avrisemo, avrisse, avristi, avrite, avriva, avrivam, avro, haversse, haverzì, huopre, obrì, operao, operio, operse, operseno, operta, operte, operti, operto, opra, opre, opregli, oprir, oprire, oprisse, oprite, opritemene, 'persono, uopra, uoprano, uopre, uopreci, uperse, upersero, uperta, uperte, uperto, uprendo, uprimo, uprire, upriremo, uprisse, uprite.

0.2 Lat. aperire (LEI s.v. aperire).

0.3 Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.): 1.1.

0.4 In testi tosc.: Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260-61 (fior.); Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.); Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.); <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>; Stat. sen., 1298; Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.); Conti morali (ed. Zambrini), XIII ex. (sen.); Lanfredi, XIII/XIV (lucch.); Stat. pist., 1313; Doc. volt., 1322; Simintendi, a. 1333 (prat.); Stat. collig., 1345.

In testi sett.: Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.); Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.); Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Giacomino da Verona, Babilonia, XIII sm. (ver.); Matteo dei Libri, XIII sm. (bologn.); Doc. venez., 1300 (?); Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); Anonimo Genovese (ed. Contini), a. 1311; Enselmino da Montebelluna, XIV pm. (trevis.); Lett. bologn., XIV pm.

In testi mediani e merid.: Miracole de Roma, XIII m. (rom.); Poes. an. urbin., XIII; Proverbia pseudoiacop., XIII (abruzz.); Regimen Sanitatis, XIII (napol.); Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.); Manfredino, a. 1328 (perug.); Buccio di Ranallo, S. Caterina, 1330 (aquil.); Stat. perug., 1342; Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.); Stat. casert., XIV pm.; Doc. orviet., 1351.

In testi sic.: Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.); Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.); Simone da Lentini, 1358 (sirac.).

0.5 Le forme ven. del tipo [averdzere] sono formate in analogia con temi palatalizzati come creço 'credo', veço 'veggio' e riflettono l'espansione del dominio della Repubblica veneziana alla fine del Medioevo (LEI).

Locuz. e fras. aprire gli occhi 1.2.1; aprire il cuore 2; aprire il petto 2.5; aprire i passi 2.2; aprire la bocca 1.2.3; aprire l'animo 2; aprire la mente 1.2.5; aprire la porta 1.1; aprire le ali 4; aprire le braccia 4; aprire le labbra 1.1.3, 1.2.3.1; aprire le orecchie 1.2.4; aprire le penne 4; aprire l'intelletto 1.2.5; aprire tutte le porte 1.1; aprirsi il petto 3.3.

0.7 1 Rendere possibile il passaggio (attraverso un luogo) o l'uscita (di qsa da un contenitore) agendo su ciò che ha la funzione di impedirlo (porta, serratura, coperchio). 1.1 Fig. (o in contesto fig.). 1.2 Aprire gli occhi: alzare le palpebre, consentendo la vista. Aprire la bocca: abbassare la mandibola, consentendo il passaggio di aria, di cibo, della voce. 1.3 [Di una lettera, un libro:] rendere accessibile alla vista il contenuto (rimuovendo il sigillo, divaricando la copertura ecc.). 1.4 Allargare (un pertugio); allargarsi (cessando di fare ostacolo al passaggio, alla fuoriuscita); permettere la fuoriuscita o il passaggio (di un liquido), superando un precedente ostacolo. 2 Rendere accessibile (un luogo nel quale altrimenti non si può entrare). 2.1 Rendere accessibile, disponibile, operante (un negozio o un luogo pubblico). 2.2 Rendere transitabile, praticabile (un passo, una via; anche fig.). 2.3 Liberare alla vista. 2.4 Fig. Rendersi accessibile, disponibile. 2.5 Fig. Manifestare senza veli (una volontà, un sentimento). 2.6 [Prov.] Ciò che neve chiude, sole apre. 2.7 Fig. [Rendere accessibile intellettualmente:] spiegare il contenuto o il senso (di una dottrina, di un dubbio ecc.); manifestare, rendere noto (una verità, un segreto, un'informazione). 3 Creare un varco, una spaccatura, una fessura in qsa di coerente. Anche pron. 3.1 Arare. 3.2 Pron. Perdere coerenza, connessione. 3.3 Ferire con un'arma da taglio; provocare uno squarcio nel corpo (anche fig.). 3.4 [Milit.] Dividere con un assalto (un corpo militare). 4 Portare in posizione distesa (un corpo o un organo ripiegato); allargare (le braccia). Anche pron. 4.1 Tendere (l'arco, anche fig.). 5 Dare inizio, inaugurare; avere inizio. 6 Sost. Atto di aprire o aprirsi, apertura.

0.8 Fabio Romanini 07.07.2004.

1 Rendere possibile il passaggio (attraverso un luogo) o l'uscita (di qsa da un contenitore) agendo su ciò che ha la funzione di impedirlo (porta, serratura, coperchio).

[1] Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.), 1641, pag. 79: Si co 'l fumo qe se desfas / Cossì nïent retorneras. / E se no sas lo covinento, / Va' a vëer lo molimento / Qe per li morti fi averto, / E sì veras como reverto.

[2] Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260-61 (fior.), pag. 126.11: Chiunque aprirà la porta della cittade di notte, in tempo di guerra, sia punito nella testa».

[3] Lib. Antichr., XIII t.q. (ven.eug.>umbr.-march.), 231, pag. 111: Poi ne verà una bestia tan forte, / de sua statura serà cum unu grande munte, / entorno 'l kavo avrà-la multe corni, / ke serà longi, forti e multe grossi: / volger s'à entorno e firirà tan forte / ke de l'inferno se nn'à avrì le porte.

[4] Stat. sen., 1298, dist. 8, cap. 17, pag. 272.18: Et debbia serrare la porta de le piscine la sera a buona octa; et debbiala aprire la mattina, sonata la campana.

[5] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.), L. IV, pt. 4, cap. 3, pag. 126.15: la donna in istante disse al donçello: "Trae fore el coltello (et) apri forte la camera, (et) non parlare a persona (et) mostrate adirato (et) minaccia dicendo 'Se io non l'ucido morto sia io'".

[6] Proverbia pseudoiacop., XIII (abruzz.), 86, pag. 30: [XXII] Quando poy essere humele, non te mostrare forte: / Per lu muru non frangere se sso aperte le porte.

[7] Doc. venez., 1300 (?), pag. 17.25: (E) qua(n)do io fu' dent(ro) dalo cortivo delo palaço, (e) le porte fo serae d(e)lo palaç(io) (e) io sì fu' ala porta delo palac(io) (e) batì ala porta (e) disi: «Avrì», (e) i(n)(con)tene(n)te lo rector me respose: «Chi sé vu che volé che io ve avra?

[8] Giacomino da Verona, Babilonia, XIII sm. (ver.), 63, pag. 640: Mo ki verà a vui, com'el fos un gran conto, / encontro ge corì con molto alegro fronto, / la porta ge sia averta et abassao lo ponto, / e poi el metì en cità cun canti e cun trïumpho.

[9] Conti morali (ed. Zambrini), XIII ex. (sen.), 10, pag. 91.10: Vergine, che portasti lo fiore del mondo, la porta di paradiso ci ài aperta...

[10] Contr. Croce e Vergine, XIII ex. (tosc.or.), 176, pag. 312: «Esto salire, o beata Vergine, / è per conpire su aula celestra, / et quest'è via per conpir lo termine / de scomborare la presgion terrestra. / El sol lucente nato del tuo germine / ai tenebrosi huopre la fenestra.

[11] Lanfredi, XIII/XIV (lucch.), 2.13, pag. 312: - Presta la povertà, e poi ti dico / che apra l'uscio con tutte le porte, / e non curi di me che vaglia un fico.

[12] Armannino, Fiorita (07), p. 1325 (ven.), pag. 109.27: Veçando nui ch'eli era amixi e li so nomi e li so paixi ne dise e le suo nobele façon ne demostrava ch'eli era amixi e omeni de gran valor, le porte li avrisemo e menasemoli dentro, cognosando ch'eli era la fior de çentileça.

[13] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 6, cap. 5, vol. 2, pag. 81.32: Ca li Faliski, vinchuti plù per beneficiu ca per armi, aperseru li porti a li Rumani.

[14] Stat. perug., 1342, III.146.4, vol. 2, pag. 213.16: Deglie quaglie ceppe una chiave aggiano glie priore de l'arte e l'altra glie massare del comuno e l'altra chiave del ceppo del palacço del popolo aggia el capetanio e l'altra chiave del ceppo del palacço de la podestà aggia la podestà sì ke uno sença gli altre non possa aperire.

[15] Stat. collig., 1345, cap. 11, pag. 12.8: It. per simile modo statuiro et ordinaro che niuno artefice dela decta università apra nè aprire faccia l'uscia dele boctighe loro...

[16] Stat. casert., XIV pm., pag. 59.10: Quando uno fratre volesse trasire alu luco, vinga (et) toche la porta; chillo chi èy dentro ademande: «Chi è?» (et) chillo chi è de fore dica: «Laudato sya Ie(s)u Chr(ist)o» (et) sy no lo laudasse no li fia aperta la porta.

[17] Doc. orviet., 1351, pag. 65.23: sì che niuna porta se possa aprire sença le chiavi dell'uno e dell'altro di loro.

[18] Simone da Lentini, 1358 (sirac.), cap. 16, pag. 73.18: Li Viscardi, oy Normandi, mittendu li scali per killa parti abandunata, et illi intraru dintra et geru et apersiru li porti di lu ferru cum loru compagnuni, chi combattianu di fora.

[19] Deca terza di Tito Livio, XIV (fior.), L. 6, cap. 31, pag. 148.23: Qual di voi è colui che mi promettesse d'aprire le porti di Siracusa e di ricevere i miei armati militi nella città?

[20] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 30, pag. 256.15: Allora quillo Symuone portiere chi guardava lo cavallo de mettallo, poy che sentio che tutti li Troyani dormiano, aperendo le serramme de quillo cavallo, insio da fore et allummao lo fuoco pre dare lo 'nsignale a li Grieci chi erano retornati.

[21] Apollonio di Tiro, XIV m. (tosc.-venez.), incipit, pag. 16.31: Et lo miedego ligieramente et destramente averçendo quella chassa, vidde quella çovençella adornada de reali adornamenti molto bella, et creççando ch' ella fosse morta, disse: veççamo ço che è da fare.

1.1 Fig. (o in contesto fig.).

[1] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 664, pag. 551: Lo canto de la serena tant'è dolz e soave, / ke fa perir li omini qe per mar va ê nave: / quand vol, canta le moneche canti dolci e soave, / ch'apre 'nde 'l cor ai omini con seratura e clave.

[2] Miracole de Roma, XIII m. (rom.), 33, pag. 577.15: Et incontenente fo aperto lo celo et molto splendore descese sopre esso...

[3] Buccio di Ranallo, S. Caterina, 1330 (aquil.), 1657, pag. 395, col. 1: Non te curare de morte, / cha à aperte le porte / dellu meu paraviso...

[4] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 2, cap. 2, pag. 163.20: La disciplina della guerra agramente ritenuta partorìe al romano imperio il principato d'Italia, e donogli la signoria di molte cittadi, di grandissimi re, e di potentissime genti; apersegli le mascielle del mare e il seno de l'alpi...

[5] Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.), L. 4, cap. 27, pag. 267.22: ed ello stesso cominciò a loro l'antifona che si suole cantare alli morti, che in volgare dice così: Apritemi le porte della giustizia, ed entrerò per esse e loderò Dio.

[6] Inchiesta San Gradale, XIV pm. (tosc.), cap. 77, pag. 195.3: ma se voi ne volete in tutto uscire fuore et gridare mercé et in tutto ripentervi di buono cuore, bene voglio che crediate che Nostro Sire Idio v'apellerà et dirae: "Ora sete leale", et sie vi farae aprire le porti del suo regno et del suo albergo ove la gioia et l'alegreçça di sempiterna serae aparecchiata a coloro che là entro interrano.

[7] Laudi Battuti di Udine, XIV m. (tosc.-ven.), 5.53, pag. 40: Dolce regina, sì como la morte, / stella marina, ne vegna per sorte, / del paradixo averzene le porte / e condune a quel alto spiandore.

[8] Jacopo Passavanti, Specchio, c. 1355 (fior.), dist. 3, cap. 4, pag. 54.26: imperò ch'io mi ricorderò delle piaghe del Signore mio, e vedrò per la ferita del lato il cordiale amore, per lo quale mi ricomperò. I chiovelli mi saranno una chiave che m'apriranno il tesoro della misericordia sua.

[9] Tristano Veneto, XIV, cap. 444, pag. 403.17: E li scudieri li qual davanti li soi signori era andadi in la tore, elli baté in la porta e sì comenzà a cridar digando: "Haverzì, averzì la porta!".

- Fig. Fras. Aprire la porta: dare accoglienza; ammettere, accettare.

[10] Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.), cap. 74, pag. 116.14: Però ti pensa dinanzi se ti credi bene poterli oservare; e se vi ti accordi, diventa fedele e entra di nostra compagnia, e noi t'aiutereno volentieri e apirenti le nostre porti se sarai buono fedele.

[11] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 60.38: Così farà elli al die del giudicio alli cupidi e alli avari, che non avranno il condotto di misericordia, che conduce l'anime in paradiso, e fa lor via a venire dinanzi a Dio, siccome dice la scrittura; così come l'uomo fa via, e apre la porta a colui che bel presente apporta.

[12] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 2, cap. 1, vol. 1, pag. 57.2: Dunca, qui apersili porti a quista usanza di modu que li aur[i]chi di la curti su sturduti di libelli greciski?

- Fig. Fras. Aprire tutte le porte: essere onnipotente.

[13] Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.), 25.343, pag. 161: Alta nichilitade, / tuo atto è tanto forte, / che apre tutte porte, / entra ne lo 'nfinito.

1.2 Aprire gli occhi: alzare le palpebre, consentendo la vista. Aprire la bocca: abbassare la mandibola, consentendo il passaggio di aria, di cibo, della voce.

[1] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. II, dist. 8, cap. 23, pag. 249.4: E tragendo sempre l'aere, e entrando per la boca, e passando per la canna del polmone ad enfreddare lo core, trovamolo rescaldato, e potemolo mandare fore de la bocca caldo o volemo freddo: caldo se noi apriamo la bocca, fredo se noi la cludimo.

[2] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 2, pt. 2, cap. 10, pag. 172.26: E die l'uomo ammaestrare ei garzoni, ched essi aprano e chiudano li occhi temperatamente e maturamente, perciò che i giovani imitando le cose, sì gli paiono tutte nuove, und'esso le desidera e vuole.

[3] Bono Giamboni, Trattato, a. 1292 (fior.), cap. 21, pag. 141.23: Ed ella aperse la sua santissima e beatissima bocca, e disse...

[4] Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.), cap. 3, pag. 6.6: Allora apersi li occhi, e guarda'mi dintorno, e vidi appresso di me una figura tanto bellissima e piacente, quanto piú inanzi fue possibile a la Natura di fare.

[5] Dante, Vita nuova, c. 1292-93, cap. 23 parr. 1-16, pag. 98.15: e già detto avea «O Beatrice», quando riscotendomi apersi li occhi, e vidi che io era ingannato.

[6] Tesoro volg., XIII ex. (fior.), L. 4, cap. 3, pag. 64.10: E quand'ella vuol mangiare, apre la bocca e sta a bocca aperta, e un certo pesce va, e accompagnasi con gli altri pesci, e sì li mena nella bocca di questa balena, credendosi gli altri pesci che sieno due sassi, e quando gli ha messi dentro, ed egli se n'esce e la balena gl'inghiottisce.

[7] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc. L. 7, cap. 17, pag. 221.5: E Domizio, cognoscendo Cesare a la voce, aperse gli occhi, e l'anima che era in sul passare, si ritenne...

[8] Bestiario toscano, XIII ex. (pis.), cap. 67, pag. 81.8: allora quelli figlioli se resenteno, aprendo li occhi, monstrando quasi che resuscitasseno da morte.

[9] Legg. S. Margherita, XIII ex. (piac.>ver.), 713, pag. 40: Or se levà sta mala bestia, / Avrì li ocli, levà la testa, / E per le nare e per la boca / Sì g'ensia fogo e puça, / La boc'à averta, longi i denti / Che era acuti e percoçenti ...

[10] Cinquanta miracoli, XIV pm. (ven.), pt. 3, 32, pag. 57.10: El se leçe che un viandante andando per un camin e, partandose per soa besogna de la strada dreta, trovà un cavo de omo sença lo busto, che averçeva e serava li ogli.

1.2.1 Fig. Fras. Aprire gli occhi: disporsi a vedere la verità.

[1] Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.), L. 3, cap. 6, pag. 195.18: Però che gli Apostoli [[...]] cognobberlo nel rompimento del pane, quasi, [[...]] che Domenedio non si può meglio cognoscere, nè gli peccatori non possono meglio apriregli occhi ad cognosciere Domenedio, che per lo rompimento del pane ad far limosina.

[2] Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.), De amore, L. I, cap. 6: sì come quazi Dio desse loro a intendere manifestame(n)te che lo Signore giamai meglio no(n) si conosce né li occhi deli peccatori giamai meglio no(n) s'apreno a co(n)noscime(n)to di Dio che p(er) ropime(n)to di pane a limozina |fare.

[3] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 1, pag. 6.4: E, si ben li occhi aprimo, non quelli dela testa ma de la mente, e non di fuore ma dentro, e guardamo l'omo non a comune oppinione, ma a giudicio vero di Sapienti, che ànno nostri beni consideriamo.

[4] Dante, Convivio, 1304-7, IV, cap. 15, pag. 360.3: Poi quando dico: Per che a 'ntelletti sani / è manifesto i loro diri esser vani, / conchiudo lo loro errore essere confuso, e dico che tempo è d'aprire li occhi alla veritade...

[5] Anonimo Genovese (ed. Contini), a. 1311, 12.49, pag. 747: Und' ogn' omo deverea, / per scampar de mortar penna, / piaxer zo che De' farea, / chi cel e terra guìa e menna, / e semper avrì li ogi inver' Lui, / chi [ è] nostra lux' è e segno, / chi cozì n' à mixi nui / per vestìne in lo So regno.

[6] Guido da Pisa, Declaratio, a. 1328 (pis.), c. 8.16, pag. 68: Apri l'occhio, lectore, a questo puro / ghiosar ch'i' fo, se vuoi saper lo vero, / perch'elli stanno intorn'a questo muro.

[7] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 4, cap. 11, pag. 136.35: Jn finj di li quaranta annj li arrindiu la vista Deu, li rivilau comu illu divia tostu muriri, e cummandauli ki illu divissi tostu andari a visitari li monasterij ki avia hedificatu, et divìssinchi pridicari la parola di vita eterna, a zo ki, comu illu avia richiputu la vista di li ocki corporalj, cussì, pir la sua sancta pridicaciunj, putissi apiriri li ocki spiritualj di killi ki audianu la parola di Deu.

[8] Jacopo Passavanti, Specchio, c. 1355 (fior.), dist. 3, cap. 4, pag. 56.29: O peccatori, o indurati, o tracotati, o addormentati, isvegliatevi, risentitevi, apritegli occhi, ravvedetevi!

1.2.2 [Prov.] Occhi che colpa chiude, pena li apre. || Detto sentenzioso.

[1] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 40, pag. 451.27: Unde dice Gregorio: «Occhi che colpa chiude, pena li apre».

1.2.3 Fras. Aprire la bocca, le labbra: prendere la parola, parlare.

[1] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 46, pag. 235.28: Troviamo quando salì nel monte, ragunati a ssé i discepoli suoi e sedendo, aperse la bocca sua, e sì gli ammaestrava; allora fece quello bello sermone grande e disteso, ove si contiene la perfezione de la vita cristiana.

[2] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 3, cap. 11.43, pag. 284: L'ostrica quando v'è la Luna piena / Apresi tutta; qual veggendo il cancro, / Immagina d'averla a pranzo o a cena: / Mettele dentro pietra ovver festuca / Per qual lo suo coprire le vien manco: / Così lo cancro l'ostrica manduca. / Così è l'uomo che apre la sua bocca / E con l'uom falso mostra il suo secreto, / Onde vien piaga che lo cor gli tocca.

[3] Manfredino, a. 1328 (perug.), 2.4.2, pag. 170: Poi che mi stringe sì aspra tua fibbia, / che me provòca ad aprir li miei labbia...

[4] Guido da Pisa, Fiore di Italia, XIV pm. (pis.), Rubr. 54, pag. 127.16: Veggendo la moglie di Iob lo marito in così fatto stato, instigata dal demonio li disse; anche stai tu nella tua simplicità? apri un poco la bocca contra a Dio e morrai.

[5] Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.), lett. 111, pag. 254.18: Ora è vero che sopra a cotal materia so male aprir la bocca, considerata la moltitudine della mia miseria, unde con gran pena dico queste cose, ma stregnemi più la vostra carità che la mia, però vi prego che, come il savio mercatante, d'ogni cosa vogliate guadagnare, e beate ad voi.

1.2.3.1 Fig. Fras. Aprire le labbra (a qno): conferire la capacità di parlare.

[1] Regimen Sanitatis, XIII (napol.), 9, pag. 563: Ad te patre virissimo, Christo Dio omnipotente, / eo clamo con fiducia, prego devotamente; / áperimmele labia, visita la mia mente, / infundime facundia, che spedecatamente / la 'ntencione mia poça narrare / et a fine laudabele menare.

1.2.4 Fras. Aprire le orecchie: ascoltare attentamente.

[1] Matteo dei Libri, XIII sm. (bologn.), 22, pag. 68.2: In per quello ke a voi toca quel k'e' ò pensato de dicere intre voi, decese et convene ke voi aperiti le vostre orecle del capo e quelle del core, sì ke voi possati et intendere et consiglare e prendere quello ke sia lo meglo per voi, e perké le malicie meglo se possa amortare.

[2] Bart. da San Concordio, 1302/08 (pis.>fior.), dist. 36, cap. 8, par. 2, pag. 517.19: Da mirare è che noi non apriamo gli orecchi agli adulatori...

[3] Poes. an. fior., p. 1315, 61, pag. 964: Perdonami, reina di trestizia, / ch'a tal millanto non do fede alcuna. / Apri ben l'altra e l'una / orecchia e 'ntendi, ch'io non so' alamanno, / che 'l re Ruberto, fonte d'avarizia, / per non scemar del colmo de la Bruna, / passerà esta fortuna / e smaltirà 'l disnor temendo il danno.

[4] Doc. volt., 1322, 6, pag. 17.2: Ora aprite gli urecchi dela mente, ch'io dico che contra forma di statuto quasi tucti portano l'arme affendeuli.

[5] Boccaccio, Ameto, 1341-42, cap. 18, par. 30, pag. 729.3: E alle mie ultime parole, o giovane, aprigli orecchi e sappi che se a me, bella, potente e larga delli miei doni, non vieni, le mie orazioni con giusta ira toccheranno gl'iddii ne' tuoi pericoli...

[6] Lett. bologn., XIV pm., pag. 53.15: E, se in alcuna cossa besognase per ti, ponci bene lo to core e apri bene le orechie.

[7] Ristoro Canigiani, 1363 (fior.), cap. 42, pag. 115.17: O dolcissimo e misericordioso Signore, aprile tue santissime orecchia, e inchinale alquanto a' pietosi e lagrimevoli prieghi miei...

1.2.5 Fig. Fras. Aprire la mente, l'intelletto: ragionare, considerare attentamente.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. c. 5.40, vol. 3, pag. 71: Apri la mente a quel ch'io ti paleso / e fermalvi entro; ché non fa scïenza, / sanza lo ritenere, avere inteso.

[2] Comm. Arte Am. (B, Laur. XLI 36), XIV td. (fior.), Ch. 61, pag. 826.12: Bacco è 'l vino del quale tratta molto come aprele menti e fa molti effetti di lussuria, infino che non è preso troppo...

[3] Bambaglioli, Tratt., a. 1343 (tosc.), 247, pag. 25: XLV. Huom che a mal far ceco è per suo difetto / Degno è che pena gli apra l'intelletto: / Però che 'l mal punito / Esemplo dà di non esser fallito.

[4] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 119.54, pag. 156: De la tua mente Amor, che prima aprilla, / mi dice cose veramente ond'io / veggio che 'l gran desio / pur d'onorato fin ti farà degno; / et come già se' de' miei rari amici, / donna vedrai per segno / che farà gli occhi tuoi via piú felici.

1.3 [Di una lettera, un libro:] rendere accessibile alla vista il contenuto (rimuovendo il sigillo, divaricando la copertura ecc.).

[1] Lett. venez., 1309, Lett. 1, pag. 344.5: E quando vu seré là, debié avrir la letera n(ost)ra la qual (con)ten en man de vu entra(m)bi e faré quello che se (con)ten en ese.

[2] Annali e Cron. di Perugia, c. 1327-36 (perug.), pag. 211.9: e puoi che el ditto offit[iale] averà giurato, si deie portare con seco legate e sogellate gle statute che date gle seronno per lo comuno de Peroscia e che esso aprire non li possa fine che non serà entrato enl'offitio.

[3] Lett. venez., 1355 (2), 2, pag. 34.18: No se averça questa letera se no quando vui partirè da Modon.

[4] Bibbia (10), XIV-XV (tosc.), Apoc. 5, vol. 10, pag. 505.8: 7. E venne, e tolse il libro della destra di quel che sedeva sopra il trono. 8. E quando aperse il libro, li quattro animali e' ventiquattro antiqui si inclinorono in terra dinanzi l'agnello; avevano ciascuno citare e angestare di auro, piene di odoramenti, li quali sono orazioni di santi.

- [Di un sigillo].

[5] Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.), cap. 28, par. 5, vol. 2, pag. 162.10: Lu III sigillu fu quandu Cristu diiunau, essiri affammicatu; lu quali sigillu lu dimoniu volci rumpiri et non lu pocti aperiri, comu si dichissi: homu affammicatu non sirrà Deu veru.

1.4 Allargare (un pertugio); allargarsi (cessando di fare ostacolo al passaggio, alla fuoriuscita); permettere la fuoriuscita o il passaggio (di un liquido), superando un precedente ostacolo.

[1] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. II, dist. 6, pt. 4, cap. 7, pag. 173.11: E quando lo sole torna sopra quelle parti de la terra, rescalda e apre li pori de la superficie de la terra, e essalano e escono fore li vapori caldi, e l'acqua e la terra torna e··lla desposizione de prima e deventa fredda.

[2] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 3, pt. 3, cap. 22, pag. 312.14: Di marzo né d'aprile, quando gli arbori sono in succhio, allora non sono buoni a tagliare per farne navi e galee, ma di giugno ed infino a mezzo agosto sono buon tagliare. E quando sono tagliati, l'uomo non ne die fare incontenente la nave né le galee, ma lassarli seccare, sì che quando la nave fosse fatta, l'assi non aprisseno, unde l'acqua vi potesse entrare.

[3] Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi), dist. 3, cap. 19, vol. 2, pag. 22.19: Et se trovaranno li detti fossi mostrare di druvinare o vero di guastarsi in alcuna parte per l'aqua che piuove, facciano fare uno bottino unde esca la detta aqua se nocesse a le dette carbonaie et fossi, se altremente aprire non si potessero.

[4] Metaura volg., XIV m. (fior.), L. 2, cap. 17, ch., pag. 258.21: E alcuna volta le vene dell'acque sono sì forti e sì potenti in alcuno altro tempo o perché molte vene sieno ragunate insieme, le quali erano in prima scevere, o perché una medesima vena sia atata da molte piove che aprono il canale, e rappariscono i fiumi e le fonti ch'erano spente.

- Fig.

[5] Orazione ven., XIII, pag. 130.34: O alboro de la croxe, tu ses tanto bon, ch'en ti ven quelo fructo ch'avrì quela fontana d'amo[r], ch'elo se sparse lo so sangue co tanta passion, per trarde de le mane del dragon.

1.4.1 [Med.].

[1] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 3, cap. 4, pag. 153.24: Della natura de' mochi. Mochi sono chaldi nel primo grado e sechi nel secondo, e vagliono assai meglio per malatie rimuovere che per nodrimento donare, perciò che di loro natura aprono e disturano le vie del polmone e del feghato e degli altri menbri, e fanno bene orinare, e fano venire le private malatie delle femine; ma non si debono troppo usare perciò che fano orinare lo sanghue.

[2] Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.), cap. 14, pag. 23.25: [4] Item la lixia facta di chiniri di chersa omni omuri superchu dissolvi et consuma, et apri afficachimenti oppellationi di pulmuni et omni altra oppillationi ki fussi facta di cosa vininosa.

2 Rendere accessibile (un luogo nel quale altrimenti non si può entrare).

[1] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), L.Luc. 3, cap. 8, pag. 114.13: E ciò era stabilito e fatto perchè 'l comune tesoro non si toccasse, ch'el popolo e la gente di Roma nol sapesse; per ciò che li Romani s'erano alcuna volta aveduti ch'e' Romani n'avevano involato. Questo luogo era in uno monte, e fu aperto, e 'l comune tesoro ne fu tratto del tutto.

[2] Preghiera alla Vergine, XIV in. (ver.), 86, pag. 88: enperçò ke vui si' quella vena, / la qual de pietà si' tuta plena / et unguento e balsemo e funtana, / c'ognunca enfirmità guaris e sana, / e brevoment vui si' quella clavo / ke 'l paradis a l'omo sera e avro.

[3] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 3, cap. 11.38, pag. 284: Beato è quegli che volta lo muso / E mette alla sua gola il freno e il camo / A ciò che preso non sia da quest'amo. / L'ostrica quando v'è la Luna piena / Apresi tutta; qual veggendo il cancro, / Immagina d'averla a pranzo o a cena...

- Fig. Fras. Aprire il cuore, l'animo: manifestare benevolenza; ravvivare un sentimento; manifestare il proprio animo con sincerità.

[4] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), Canz. 35.104, pag. 99: Nol chera mai cor valente, / senza operar lí, valore. / O bon Gesú, apreel core / nostro, crudel, duro tanto, / ritenendo, a far di te pianto, / com aigua 'n ispungia, dolore.

[5] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 67.32: Ciò è ciò che Dio comanda nella vecchia legge là ove elli disse: se l'uno de' tuoi fratelli cade in povertade, tu non indurerai tuo cuore, ma aprirailo al povero, e prestera'li ciò ond'elli avràe mistiere.

[6] Cavalca, Vite eremiti, 1321-30 (pis.>fior.), Vita di Antonio, cap. 13, pag. 130.21: e diceva che la vergogna, che è nella confessione, e il revelare e aprireil nostro cuore ai nostri padri e fratelli, toglieva la forza al nimico, ed era grande soddisfazione de' nostri peccati...

[7] Boccaccio, Decameron, c. 1370, IV, 8, pag. 314.6: Quel cuore, il quale la lieta fortuna di Girolamo non aveva potuto aprire, la misera l'aperse, e l'antiche fiamme risuscitatevi tutte subitamente mutò in tanta pietà, come ella il viso morto vide, che sotto il mantel chiusa, tra donna e donna mettendosi, non ristette prima che al corpo fu pervenuta...

[8] Miracoli di Caterina di Iacopo, c. 1374 (fior./sen.), cap. 6, pag. 7.4: e la fanciulla andandosene suso al suo luogo usato, diliberò d'aprire l' animo suo a' suoi frategli...

2.1 Rendere accessibile, disponibile, operante (un negozio o un luogo pubblico).

[1] Stat. pis., 1304, cap. 47, pag. 682.10: Et che in delle soprascripte feste, u vero alcuna di quelle, in alcuno modo alcuna bottega di lanaiuoli, u vero d'alcuno sottoposto a loro, aprire non si possa u vero debbia; pena di soldi quaranta di denari, per ciascuna bottega et ciascuna volta.

[2] Stat. fior., 1310/13, cap. 46, pag. 42.23: Anch'è statuto e ordinato che ' rettori de la detta arte non possino fare alcuna condannagione se prima non daranno o faranno asignare al malefattore termine d'otto die a fare sua difensione. Salvo e excepto che de le botteghe per loro trovate aperte in quelli dì che aprire non si debbiano, de le quali e per le quali sanza termine i rettori possano e debiano licitamente condannare.

[3] Stat. pist., 1313, cap. 7, pag. 184.8: [A]ncora ordiniamo ke li ditti operari, overo l'uno di loro, quello ke terrà e avrà le chiavi, sia tenuto e debia ciascheduna mattina p(er) tempo aprire la sacristia et acce(n)dere le luminaria in quella sacristia ke usate vi sono d'acendere...

[4] Stat. pis., 1321, cap. 99, pag. 281.8: Le quale [[boteghe]] aperire non patrò nè permectrò, nè in quele alcuna mercatantia u exercitio fare u adoperare, zin fine a tanto che le dicte cose revocate et in istato di prima arechate non sono.

[5] Stat. perug., 1342, L. III, cap. 49, par. 1, vol. 2, pag. 87.13: En lo dì de vienardì sancto overo en la nocte d'esso dì antecessante a nulla persona sia licito de vendere el vino overo alcuna aprire taverna per cagione de vendere lo dicto vino, so' la pena de vintecinque libre de denare, la quale pena a luie de facto sia tolta.

[6] Stat. pis., 1322-51, cap. 6, pag. 469.30: Ordiniamo che li dicti comsuli, per saramento et pena di soldi cento di denarii pisani per ciascuno di loro, per ciascuna volta che contra questo capitulo venisse u facesse (in delli quali da' loro modulatori condennati debbano essere, et siano), tenuti siano et debbano, tutti, u almeno uno di loro, continuamente et assiduamente, ogni dì che la dicta corte si terrà et aperirà , essere, stare et sedere alla dicta corte, almeno la mattina da mezza tersa a tersa...

[7] Deca terza di Tito Livio, XIV (fior.), L. 10, cap. 17, pag. 473.22: E così il pretore romano comandò, che tutti gli editui per la città aprissono i sacri templi, e fosse fatta podestà al popolo d'andare d'intorno e di salutare gl'iddii e di rendere loro grazie per tutto il dì.

2.2 Rendere transitabile, praticabile (un passo, una via; anche fig.).

[1] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 7, cap. 44, pag. 526.5: E però i detti cavalieri chiamati Onorati, ripieni delle prede, e venuti in abbondanza, acciò che il detto male punito non fosse, e anche ne potessero più fare, tradita la guardia di Pireneo, e aperto il passo, tutte le genti, che per Gallia facieno guerra, in Ispagna le lasciaro passare...

[2] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 3, cap. 2, pag. 135.10: Ed Epaminonda gravemente fedito, veggendo la vittoria de' suoi, basciato lo scudo, e dalla fedita levata la mano, colla quale chiusa la tenea, uscitone il sangue, alla morte aperse la via.

[3] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), L.Luc. 2, cap. 13, pag. 102.5: E tanto fecero co lo sforzo de le navi, che fransero la chiusa, e spezzaro et apriro la via del porto del tutto, là dove Cesare avea tanto travalliato.

[4] Lancia, Eneide volg., 1316 (fior.), Libro 6, pag. 297.9: io veggio il Tevero schiumoso di molto sangue: cagione di tanto male fia la moglie strana che tu avrai: ma va' arditamente, però che la prima via di salute ti fia aperta da città greca; la quale cosa tu non pensi.

[5] Dante, Commedia, a. 1321, Par. c. 23.38, vol. 3, pag. 379: Quel che ti sobranza / è virtù da cui nulla si ripara. / Quivi è la sapïenza e la possanza / ch'aprì le strade tra 'l cielo e la terra, / onde fu già sì lunga disïanza».

[6] Alberto della Piagentina, 1322/32 (fior.), L. 5, cap. 1, pag. 177.9: Ed ella allora: «Io m'affretto pagare 'l debito della fatta impromessa, e ad aprire la via per la quale alla patria torni.

[7] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 23, pag. 512.14: 74. Quivi son li gigli ec., cioè li Apostoli - al cui odore, cioè predicazioni e buone opere, s'aperse il cammino per lo quale si va in Paradiso.

[8] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 4, cap. 54, pag. 436.16: Per questa cosa parve alla plebe che grande vittoria avesse avuta, e non stimava già la questura la fine dell'onore, anzi le parve che la via fosse aperta a' nuovi uomini al consolato e a trionfo.

[9] Matteo Corr. (ed. Corsi), XIV pm. (padov.?), componim. 2.13, pag. 151: Padre, mercé per lo tuo caro Verbo, / che per aprirci la beata strada / su la croce gustò l'aceto acerbo.

[10] Torini, Brieve collezzione, 1363-74 (fior.), pt. 2, cap. 18, pag. 271.2: Piacque, per ritornallo nella prima virtù, al figliuolo di Dio incarnare in su il legno della croce, per più piaghe versando il suo prezioso sangue, aprilli la via per la quale al perduto regno, bene operando, potesse ritornare.

- Fig. Fras. Aprire i passi: essere il capofila.

[11] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 245.173, pag. 290: E ben che fosson fuor<i> de' mondan fregi, / quando ritornerà Pietro e Francesco / teologhi e' poeti con gran pregi, / Petrarca e 'l Bocaccio e quel ch'a desco / lesse il tuo Dante, Antonin che aperti / avea i passi al fonte poetesco?

2.3 Liberare alla vista.

[1] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 4, cap. 140, pag. 532.1: E mentre che queste cose, disiderosi della loro morte, ragionavano, e tentavano di vedere e di passare il fummo, il quale punto loro non si apriva, Filocolo [[...]] così cominciò a dire...

[2] Deca terza di Tito Livio, XIV (fior.), L. 9, cap. 27, pag. 424.29: La notte appresso fece ogni cosa men certa: e così l'ancore gittarono, acciò che intra sè le navi non discorressero, o fossero portate in terra. Dove dì fu fatto, il vento fu nato, e la nebbia disfatta aperse tutti i liti d'Africa.

2.4 Fig. Rendersi accessibile, disponibile.

[1] Fr. da Barberino, Doc. Am., 1314 (tosc.), pt. 2, docum. 5.521, vol. 2, pag. 189: Misericordia non s'avre a colui / ch'à tolto, s'el non redde prima altrui: / corregger si convien chi vuol perdono, / ché non si dà tal dono / a gente alchuna che ben no 'l conosce, / e conoscer no 'l puote / chi sé del fallo ben prima no squote.

[2] Fr. da Barberino, Doc. Am., 1314 (tosc.), pt. 7, docum. 10.137, vol. 3, pag. 192: Apresso va più innançi / e guarda ognun denançi, / s'ello è humile e piano, / di tuo paese o strano, / a te servir non duro / et a prender securo; / a poco a poco s'avre, / ricorre a te quando ave / cosa che li dispiace, / d'altrui mal dir si tace, / dilectasi con teco, / gli buoni vanno a star seco, / né si muove ad amarti / per togglierti o per trarti / e ne l'aversitate / conserva l'amistate...

[3] Gl Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), c. 33, 115-132, pag. 747, col. 2.21: Te a me arridi, çoè aprimete un poco.

[4] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 4, cap. 101, pag. 487.24: - Giovane, per quella fé che tu dei agl'iddii e per l'amore che tu porti a me, aprimisi la tua nobiltà, acciò che io, di quella pigliando essemplo, possa nobile divenire.

2.5 Fig. Manifestare senza veli (una volontà, un sentimento).

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. c. 2.81, vol. 1, pag. 30: «O donna di virtù sola per cui / l'umana spezie eccede ogne contento / di quel ciel c'ha minor li cerchi sui, / tanto m'aggrada il tuo comandamento, / che l'ubidir, se già fosse, m'è tardi; / più non t'è uo' ch'aprirmi il tuo talento.

[2] Boccaccio, Filostrato, 1335-36 (?), pt. 4, ott. 26.7, pag. 117: Rimaso adunque Troiolo soletto / nella camera sua serrata e scura, / e sanza aver di nessun uom sospetto, / o di potere udito esser paura, / il raccolto dolor nel tristo petto / per la venuta subita sventura / cominciò ad aprire in tal maniera, / ch'uom non parea, ma arrabbiata fera.

[3] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 5, cap. 61, pag. 634.10: - Quello che tu ora vuoi che io voglia, io ho già più dì disiderato, e dubitava d'aprirti il mio talento...

- Fig. Fras. Aprire il petto: disporsi a manifestare i propri sentimenti.

[4] Braccio Bracci (ed. Volpi), 1373-78 (tosc.), "Silenzio posto aveva", 5, pag. 228: Silenzio posto aveva al dire in rima, / e lo spirito mio al ciel levato, / quasi lasciando ogni sentier terreno; / or voglio alquanto aguzzar la mia lima, / aprire il petto mio, ch'era serrato, / e cantar d'un signore alto e sereno / la dispiatata morte, senza freno, / levatoci davanti al nostro fronte...

2.6 [Prov.] Ciò che neve chiude, sole apre.

[1] A. Pucci, Libro, 1362 (fior.), cap. 36, pag. 253.20: Niuna cosa è sì segreta che non si sappia, e però dice il proverbio: ciò che neve chiude, sole apre.

2.7 Fig. [Rendere accessibile intellettualmente:] spiegare il contenuto o il senso (di una dottrina, di un dubbio ecc.); manifestare, rendere noto (una verità, un segreto, un'informazione).

[1] Pietro da Bescapè, 1274 (lomb.), 1899, pag. 64: Ma lo segnor sí li alegrá, / De sancta manna sí li saçiá. / Cum planeça e con mensura / Sí li g'averse la scriptura, / Ked ili creçano con la mente / Ke 'l sia deso veraxmente.

[2] Fiore di rett., red. gamma, a. 1292 (tosc.), cap. 59, pag. 144.4: E come queste cose in sul profferere si debiano bene fare, ti voglio per ordine mostrare e aprire...

[3] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 6, pag. 25.19: Questa parola è vera, avegna che paia oscura, e però si vorrebono le parole più carminare. Dunque apriamo questo dubbio.

[4] Dante, Convivio, 1304-7, III, cap. 5, pag. 175.6: Queste oppinioni sono riprovate per false nel secondo Di Cielo e Mondo da quello glorioso filosofo al quale la natura più aperse li suoi segreti; e per lui quivi è provato, questo mondo, cioè la terra, stare in sé stabile e fissa in sempiterno.

[5] Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), c. 10, 121-132, pag. 247, col. 1.2: qui noma 'Isidoro', lo qual compose fra gli altri libri quel delle Etimologíe per le quai s' averse molte veritade.

[6] Alberto della Piagentina, 1322/32 (fior.), L. 3, cap. 9, pag. 107.10: «Per certo questa eziandío al cieco è chiara, e poco dinanzi la dimostrasti, quando d'aprire la cagion della falsa, opera davi; perciò che, se io non sono ingannato, quella è vera e perfetta felicitade, la quale sofficiente, potente, da esser da reverire, glorioso e letizioso faccia.

[7] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 6, pag. 208.20: O padre, è da pensare che alcune nobili anime vadano di qui sul mondo alla vita nostra, ed ancora ritornino ai tardi corpi? che sì fervente desiderio della luce è ai miseri? Anchise comincia, ed apre ciascuna cosa per ordine, e dice: O figliuolo, io dirò, e non ti terrò sospeso delle cose che dimandi.

[8] Cavalca, Specchio di croce, a. 1342 (pis.), cap. 12, pag. 53.16: Il terzo grado è quando cresce il dolore ed il dispiacere contra sè, ed è contrito, e dispiacesi tanto, che comincia a confessare ed a aprire il peccato, che prima soleva difendere e scusare, e ricoprire... || Sinon.: confessare.

[9] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 5, cap. 24.44, pag. 405: Indi mi disse la natura e l'atto / de la sua vita, sí come la conta, / ch'assai mi piacque e parvemi gran fatto. / Poi del polipo e del cameleonta / m'aperse, come l'uno nasce in mare, / in terra l'altro: e la vita m'impronta.

[10] Andrea Cappellano volg., a. 1372 (fior.), L. 2, pag. 329.21: Di nessuna cosa dee l'amanza tanto godere, come d'udire di lui buona fama e di conoscere che sia tra onorabili genti. E se lettere non ha mandate, ha fatto gran senno, con ciò sia cosa che a nessuno strano aprire si debba tanto segreta cosa.

[11] Tristano Veneto, XIV, cap. 486, pag. 449.14: La gran parte delle lame in terra, et lli elmi era tal aportadhi qu'elli aperse ben che bone son stadhe le spadhe et che gran colpi li fo dadi.

3 Creare un varco, una spaccatura, una fessura in qsa di coerente. Anche pron.

[1] St. de Troia e de Roma Laur., 1252/58 (rom.), pag. 118.25: Lo terzo anno in midate in Roma aparse uno de tristitia, ke se operio la terra et li philosophi dixero ke petia homo vivo. Et alora Marcus Curius, pro campare Roma de male, iectaose ne la fossa vivo co lo cavallo et incontenente recluse la terra.

[2] Stat. pis., a. 1327, L. 4, cap. 83, pag. 227.45: Questo adjuncto, che s' intenda aprire montagna per lo primo homo che mettesse bottino, canale o ffossa in montagna nuova tanto, et arrivasse.

[3] Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.), 84.2, pag. 629: Tuttor ch' aprile ab aperio sia detto, / perché s' apre la terra, e foglie e fiore / d' essa e degli arbosel se mostren fòre...

3.1 Arare.

[1] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 3, vol. 1, pag. 111.8: Cadmo ubidisce: e aperse il solco col fitto arato; e sparge in terra i denti del serpente, mortali semi.

[2] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 3, cap. 6, pag. 85.19: Ne' prati si voglion fare aie late X piedi, e lunghe V ed in tal modo che l'acqua vi si metta entro ad imbagnare, e agevolmente si possa da ogni parte aprire, e troncare la riperella di queste cotali aie.

3.2 Pron. Perdere coerenza, connessione.

[1] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 117, pag. 459.24: E allora, per via di superbia, sìe s'assettò in una grande triunfale sedia, ed egli sìe andò in profondo; ciò fue che la sedia s'aperse e la terra non lo sostenne, anzi andò in profondo.

3.3 Ferire con un'arma da taglio; provocare uno squarcio nel corpo (anche fig.).

[1] Poes. an. urbin., XIII, 24.145, pag. 595: Tu perdonasti a ssan Longnino, / ke co la lança Te firìo / e lo Tuo santo lato aprìo / nell'ora de la passïone.

[2] Dino Fresc. (ed. Marti), XIII ex.-a. 1316 (fior.), 16.32, pag. 390: Il consolar che fa la vostra vista / è che per mezzo 'l fianco m'apre e fende, / e quivi tanto attende / che 'l cor conven che rimanga scoperto...

[3] Fr. da Barberino, Regg., 1318-20 (tosc.), pt. 4, cap. 3.67, pag. 97: Io l'ò vedute a llei tutte in presenza. / Io per me sono un suo servo fedele, / Chui ella none sdengniò colle suo mani / D'aprir lo petto, e portarsene il core; / Ed in suo luogo lasciò un odore / Da quelle man che distese nel fianco, / Che tiene in vita le menbra rimase / Ad ubidenza di lei che lle chiuse.

[4] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 10, pag. 332.1: e poi ch'ebbe morto Terone il quale massimo degli altri voluntariamente domanda Enea: Costui percosse col coltello, e passolli lo scudo e la lorica splendente dell'oro, e aperseli il petto.

[5] Cavalca, Specchio di croce, a. 1342 (pis.), cap. 23, pag. 104.16: E poichè fu morto, per grande strazio sì gli apersono il lato con la lancia.

[6] Fazio degli Uberti, Rime varie, a. 1367 (tosc.), comp. 4a.8, pag. 45: Per me credea che 'l suo forte arco Amore / avessi steso e chiusa la faretra, / o Anton mio, e pensavo di petra / in contr'a' colpi suoi fatto 'l mio core, / allor che, transformato in quel valore / vago che vide Enea nel bosco Cetra, / con la saetta d'or, che non si arretra, / m'aperse il petto e fessi mio signore.

[7] Diretano bando, XIV (tosc.), cap. 32, pag. 24.3: e però m'avete voi ucciso di morte d'amore. Ma sse voi volessi vostro costato aprire e bangnarmi, agevolmente mi risuscitaresti.

[8] Tristano Veneto, XIV, cap. 392, pag. 356.7: lo re sì vene per lui olcider, et sì li lievà et aversse-li lo peti dela choraça et messe-li la spada fita dentro lo chorpo.

- Fig. Fras. Aprirsi il petto (anche pron.): disporsi a morire eroicamente.

[9] Comm. Rim. Am. (B), a. 1313 (fior.), ch. 6, pag. 841.6: Ma poi ch'avrà provato un poco e vedrà non giovare, alora porgerà gli orecchi e aprirassi il petto a lasciarsi disferrare.

3.3.1 Praticare un taglio (in una vena, in una parte del corpo, in una piaga, provocando la fuoriuscita di sangue o di liquido infetto); ferire (provocando una piaga).

[1] Jacopone, Laud. Urbinate, XIII ui.di. (tod.), 5.9, pag. 504: Esso perduni la pena / de lo peccato k'è tanto, / siccomo a la Madalena / per l'ardore e per lo planto. / En Lui fo aperta la vena / und'escìo lo sangue santo, / ke rrende letitia e ccanto / a cki se vol salvare.

[2] Libro dei Sette Savi, XIII ex. (tosc.), pag. 48.12: Egli le fecie spogliare il braccio destro e gliele fecie scaldare al fuoco perchè la segniasse meglio; e 'l barbiere l'aprì la vena e 'l sangue cominciò a venir fuori; e quand'e' l'ebbe assai segniata, il suo marito il fecie stagniare, e le fecie trarre fuori il braccio sinestro.

[3] Dante, Commedia, a. 1321, Par. c. 32.6, vol. 3, pag. 526: «La piaga che Maria richiuse e unse, / quella ch'è tanto bella da' suoi piedi / è colei che l'aperse e che la punse.

[4] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 70, pag. 165.38: L'uomo per dimagherare si fa aprire la vena.

[5] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 4, cap. 16, pag. 380.22: Il suo nome è da noi qui chiamato Fiammetta, posto che la più parte delle genti il nome di Colei la chiamino, per cui quella piaga, che il prevaricamento della prima madre aperse, richiuse.

[6] Rim. Am. Ovid. (C), XIV pm. (tosc.occ.>fior.), pag. 466.5: Con quello cotale ricordo si ricria l'amore e· lla ferita rinnovata s'apre, e picciola colpa nuoce agl'infermi.

[7] Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.), pag. 43, col. 2.6: Item ad idem se ttu vedessi che non resolvesse colle cose resolitive, e tu allora reversa la palpebra e taglia secondo la palpebra e apri la tonica dentro e ispriemi bene, sì cche n'escha tutta quella mucellagine che vi sarà dentro, e poi salda quella piaga con sangue dragone, albume d'uovo overo colla biaccha, albume d'uovo e simili cose.

[8] Ricette di Ruberto Bernardi, 1364 (fior.), pag. 40.20: Aprire piaghe. - Ad aprire piagha, tolgli farina d'orço cho' l'albume de l'uovo e chol mèle asparto, e ponvelo suso; e serà aperto.

3.4 [Milit.] Dividere con un assalto (un corpo militare).

[1] Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.), cap. 51, pag. 88.14: E i Paladini, che sempre erano a petto a la Fede Pagana in qualunque parte de la battaglia ella fosse, e impedimentivano tutte l'opere sue, e sempre guardavan con gran diligenzia com'a lei potesser dare morte, veggendo che la schiera sua era diserrata e aperta da le dette Virtudi, che tutto 'l die era stata serrata...

[2] Petrarca, Trionfi, 1351(?)-74, T. Famae, I.67, pag. 246: L'un Decio e l'altro, che col petto aperse / Le schiere de' nemici: o fiero voto, / Che 'l padre e 'l figlio ad una morte offerse!

[3] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 18, terz. 7.1, vol. 1, pag. 203: E questo fe, perchè la schiera aprisse / di Don Arrigo, a seguitar costoro; / e quando vide ciò, agli altri disse...

4 Portare in posizione distesa (un corpo o un organo ripiegato); allargare (le braccia). Anche pron.

[1] Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.), pag. 167.15: Ancora è de quey melanconich chi cre podì serar tut el mond col pung e havir intre le man tut el mond, e perzò ey no se vol meter la man a la bocha per mançar, creçant che s'ey avrese le man, tute le part del mond ie caçeraf d'entre y dì de le man e vegneraf lo mond a ruina.

[2] Simintendi, a. 1333 (tosc.), L. 10, vol. 2, pag. 222.9: Quelli aprente le braccia per pigliare, e per essere preso, isventurato, niuna altra cosa piglia, che gli venti che se ne vanno.

[3] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 2, pag. 23.12: Li fiori per lo freddo della notte si chiudono; ma poscia riscaldati dal Sole s'aprono e rinvigoriscono.

[4] Comm. Arte Am. (B), XIV pm. (fior.), ch. 243, pag. 729.26: Si è il paone, onde quando tu il lodi, egli apre la coda e l'ale e mostrati le sue bellezze; quando tu taci, egli le serra e questo dice il maestro...

[5] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 4, cap. 14, pag. 148.5: Lo sparago che elle produceranno in prima vorrassi troncare, e rompere, non divellere, acciocchè la fongia la quale è ancora debile non si smuova. Ma gli altri anni si vogliono divellere, acciocchè gli occhi de' germogli della radice s'aprano.

[6] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 1, cap. 28, pag. 34.4: E manifesta il maschio la sua lussuria quando s'apre, e si cuopre colla coda tutto facendo rota, e va correndo, e gridando, e stridendo.

[7] Enselmino da Montebelluna, XIV pm. (trevis.), 921, pag. 59: Zoane alor aperse le suo braze, / planzendo inver de mi chon gran sospiri / dizendo: Verzen, Dio te done paze.

[8] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 1, cap. 18.5, pag. 52: Tal era io allor, quale una rosa / ch'apre le foglie e si fa d'ora in ora / a gli occhi altrui piú bella e piú formosa.

[9] Boccaccio, Decameron, c. 1370, III, introduzione, pag. 179.13: La reina adunque con lento passo, accompagnata e seguita dalle sue donne e dai tre giovani, alla guida del canto di forse venti usignuoli e altri uccelli, per una vietta non troppo usata ma piena di verdi erbette e di fiori, li quali per lo sopravegnente sole tutti s'incominciavano a aprire, prese il cammino verso l'occidente...

[10] Bibbia (02), XIV-XV (tosc.), Num. 17, vol. 2, pag. 98.5: 8. Ritornandovi lo secondo dì, trovò la virga d'Aaron nella casa di Levi; e gonfiate le gemme aprivano li fiori, li quali, dilatate le foglie sue, sono perfettamente formati in màndole.

- Fras. Aprire le braccia: disporsi all'accoglienza, manifestare benevolenza.

[11] Jacopo Alighieri, Io son il capo, 1327 (fior.), Canzone, 65, pag. 32: Però ti prego, Signor, ch'a te piaccia / ch'a l'alto passo nulla sì ti punga / che pria non faccia ciò che m'udrai dire; / che tu ti volga a le papali braccia, / le quali aprir si debbon fin da lunga / a chi ricorre con giusto desire...

[12] Sennuccio dal Bene, a. 1349 (fior.), Comp. 12.13, pag. 54: e sol che l'uom non muoia contumace, / ma contrito si penta, / la sua misericordia apre le braccia / e nel suo santo regno lo riceve.

[13] S. Caterina, Libro div. dottr., 1378 (sen.), cap. 159, pag. 382.19: [[Il vero obbediente]] resiste con la vigilia e umile orazione, veghiando l'occhio dell'intelletto suo in me, vedendo col lume della fede che Io so' suo subvenitore, e che Io posso, so e voglio subvenirlo; apro le braccia della mia benignitá, e però gli li permetto perché sia piú sollicito a fugire da sé e venire a me.

- Fig. Fras. Aprire le ali (a qsa): muoversi all'azione.

[14] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. c. 22.43, vol. 2, pag. 374: 'Per che non reggi tu, o sacra fame / de l'oro, l'appetito de' mortali?', / voltando sentirei le giostre grame. / Allor m'accorsi che troppo aprirl'ali / potean le mani a spendere, e pente'mi / così di quel come de li altri mali.

[15] Fazio degli Uberti, Rime pol., c. 1335-p. 1355 (tosc.), [p. 1343] 3.29, pag. 28: Deh, apri l'ale al volo; / non sofferir più il danno e la vergogna / e fa che splenda l'aquila ne l'oro...

- Fig. Fras. Aprire le ali (sopra qno): mettere sotto la propria protezione.

[16] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 6, cap. 11.85, pag. 459: Saul di Cis, che del tribú discese / di Beniamino, fu colui il quale / sopra a' Giudei a regnar prima prese. / Costui sopra a Naas aperse l'ale, / poi in verso a Doeg e senza fallo / ciascun da lui sentio vergogna e male.

- Fig. Fras. Aprire le penne: mostrarsi in atteggiamento bellicoso, ribellarsi.

[17] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 1, cap. 18.49, pag. 54: E se con pace m'accrebbe Pompilio, / costui con guerra; / e dritto assai gli avenne, / sì destro il vidi e di fermo consilio. / Tanto fu fiero e aspro in arme, che nne / piansono i Fidenati alcuna volta, / che contro a lui aperte avean le penne.

4.1 Tendere (l'arco, anche fig.).

[1] Guido Cavalcanti (ed. Contini), 1270-1300 (fior.), 20.7, pag. 514: O tu, che porti nelli occhi sovente / Amor tenendo tre saette in mano, / questo mio spirto che vien di lontano / ti raccomanda l'anima dolente, / la quale ha già feruta nella mente / di due saette l'arciere soriano; / a la terza apre l'arco, ma sì piano / che non m'aggiunge essendoti presente...

[2] Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.), L. 3, pag. 344.8: Cefalo, pensando che frascheg[g]iasse una fiera, aperse l'arco giovanescamente e le saette furono ne la destra mano.

[3] Dino Fresc. (ed. Contini), XIII ex.-a. 1316 (fior.), 2 [XIII].1, pag. 617: La foga di quell'arco, che s'aperse / per questa donna co le man d'Amore, / si chiuse poi, ond'io sento nel core / fitto un quadrello che Morte i scoperse: / per che di fuor la mia labbia coperse / d'oscura qualità, sì che 'l dolore / si mostra ben quant'è, nel mi' colore, / e che, giugnendo, l'anima soferse.

[4] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 31, pag. 546.12: 16. Come balestro ec. Questa similitudine introducendo, mostra l'Autore, come la voce sua perdè l'organo vocale, o vero il tuono sonoro; però che lla virtù motiva, per troppo tendersi ed aprire, non solamente mandòe la voce, ma con essa mandando lagrime e sospiri ven[e] meno.

[5] Boccaccio, Rime, a. 1375, pt. I. componim. 45.5, pag. 45: «O iniquo uomo, o servo disleale, / di che ti duol, di che vai lagrimando? / di che Amor e me vai biasimando / quasi cagion del tuo noioso male? / Qual arco apersi io mai, o quale strale / ti saettai?

5 Dare inizio, inaugurare; avere inizio.

[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), Disputatio mensium, 143, pag. 8: In log k'el fa pur ma e a tut coss dá greveza, / Per mi tute le cosse an confort e alegreza. / Perzò ho nom April ke avro grand belleza, / E li arbor e le herbe floriscen con drüeza.

[2] Zucchero, Sfera, 1313-14 (fior.), Pt. III, cap. 2, pag. 126.3: E di questo ortu[s] aviamo essempio ne la Giorgica di Vergilio dove elli insegna la semente de le fave e del miglio ne la primavera, stando il sole in Tauro, e dice così: "Lo risprendente Tauro apre l'anno coi corni aurati", ciò vuole dire che quando il sole è in Tauro che Tauro nasce la matina cosmico, il quale è contrario a quello che [cade] cosmico.

[3] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 67, pag. 156.2: Acciocch'i' faccia cominciamento dalle cose comuni, la primavera comincia ad aprire, ma ella s'inchina già verso la state.

[4] Simintendi, a. 1333 (tosc.), L. 8, vol. 2, pag. 161.8: Filemon, avendo dette più parole con Baucis, aprì lo giudizio comunale colli iddei...

[5] Libro fiesolano, 1290/1342 (fior.), pag. 51.30: Li Romani si raccolsono dall'una riva dell'Arno e' Fisolani si rimasaro dall'altra. Allora li Romani si pensorono di vinciarle per ingengnio e ordinarono che Fiorino la decta nocte passasse l'Arno da lunge dal campo e segretamente si riponesse sì che, aprente el dì, gli assalisse da li spalle.

[6] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 325.69, pag. 403: Il sol mai sí bel giorno non aperse: / l'aere et la terra s'allegrava, et l'acque / per lo mar avean pace et per li fiumi.

[7] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 11, terz. 12.3, vol. 1, pag. 124: E con due Fra' Minori furo appresso, / e ordinaron dieci gran Popolani, / che così loro aprissono il processo.

6 Sost. Atto di aprire o aprirsi, apertura.

[1] Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.), cap. 62, pag. 68.8: e così apre le cose dinanzi di che dee dire, e mostra l'ordine che dee tenere. Ma questo cotale aprire dee essere brieve, acciò che non dica cosa che necessaria non sia; e dee essere assoluto, cioè che non dica se non le somme delle cose...

[2] Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.), L. 3, pag. 320.17: L'aprire de la bocca in ridere sia piccolo, e le mascelle da catuna parte si mostrino poco e i labri cuoprino i denti di sopra.

[3] Simintendi, a. 1333 (tosc.), L. 8, vol. 2, pag. 145.12: Lo porco, prolungato nel primo aprire, contastò alle dita, e impacciò colui che ardia, e crudele drizzò le due sanne per quello luogo che è più prossimano alla morte, insino al pettignone.

[4] Boccaccio, Caccia di Diana, c. 1334, cant. 3.10, pag. 18: L'aprir l'aspro arco e 'l cavriuol ferire / in un momento fu, ond'e' si fisse, / e quivi cadde e non poté fuggire.

[5] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 239.21, pag. 302: Homini et dèi solea vincer per forza / Amor, come si legge in prose e 'n versi: / et io 'l provai in sul primo aprir de' fiori.

[u.r. 08.05.2023; doc. parzialm. aggiorn.]