0.1 aregno,arenghe, arengo, aringhi, aringo, arringo,rengo, ringhi, ringo.
0.2 Got. *harihrings (DELI 2 s.v. arringa).
0.3 Guido Faba, Parl., c. 1243 (bologn.): 1.
0.4 In testi tosc. e corsi: Novellino, XIII u.v. (fior.); F Mascalcia G. Ruffo volg., XIII ex. (pis.); Doc. cors., 1365; Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.).
In testi sett.: Guido Faba, Parl., c. 1243 (bologn.); Pietro da Bescapè, 1274 (lomb.); Stat. venez., 1366.
In testi mediani e merid.: Annali e Cron. di Perugia, c. 1327-36 (perug.); Gloss. lat.-eugub., XIV sm.
In testi sic.: Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.).
0.6 N Voce redatta nell'ambito del Seminario di lessicografia dell'Università di Pisa (1998-99); il presente punto è a cura di Elena Pistolesi.
Per la forma con la geminata arr- Devoto propone una base a(d)- e *ringo (cfr. Rohlfs § 228), mentre Castellani (Saggi II, 221) parla di raddoppiamento della consonante intertonica.
FEW (16, 240-6) distingue due gruppi di derivati dal germ. *hring: (I) quello militare-cavalleresco (cfr. aringo, arringare (2), rango) e (II) quello politico-giuridico (cfr. arenga, arringare (1), arringa), che sembra specifico dell'area italiana.
DEI e GDLI s.v. arringa riconducono il gruppo (II) al lat. med. harenga 'discorso', da cui arringare, ma le prove di una filiazione inversa sono più forti: il v. è già attestato in Andrea da Grosseto (ed. Segre-Marti), 1268 (tosc.), conosce una notevole diffusione e mostra, fin dalle prime occorrenze, un certo grado di specializzazione; al contrario, il sost. compare per la prima volta in Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), è raro e generic. ('orazione, discorso'). La sua affermazione a scapito dei concorrenti aringhiera (Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260-61 (fior.): «aringhiera»), arringamento (Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.): «aringamento»), e arringazione (Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi): «aringationi»), si suppone tarda.
Sui derivati di *hring nelle lingue romanze permangono molti interrogativi ai quali solo uno studio complessivo potrebbe dare una risposta. In partic. resta da precisare la mediazione del lat., oggi non sufficientemente documentata.
0.7 1 Piazza, spazio di riunione. 1.1 Raduno, assemblea. 2 Campo (di gara, torneo, giostra). 2.1 Gara, corsa, giostra, scontro (in torneo o in guerra), assalto (nel duello). 3 Signif. non accertato.
0.8 Nello Bertoletti 07.05.1999.
[1] Guido Faba, Parl., c. 1243 (bologn.), 20 (78), pag. 244.21: Un(de) sapià che per vostri pregi e p(er) s(er)vare iustitia e p(er) debito de n(ost)ro offitio e p(er) hono(r)e v(os)tro e della v(os)tra t(er)ra, a cului k'à mo(r)to lo v(os)tro citadino i(n) pulblico are(n)go avemo facto taglare la testa, la quale no poto scanpare avere nè p(a)re(n)ti nè amisi; e se plu se potesse pu(n)ire, volu(n)tera faravemo p(er) lo v(ost)ro amore.
[1] Lib. Antichr., XIII t.q. (ven.eug.>umbr.-march.), 109, pag. 108: zunta serà la çente de ogna regïone, / facto lo rengo en medio pra' Nerone, / cornarà li corni e ssonarà le tube, / facto serà silenciu, on'omo avrà tremore.
[2] Stat. pis., 1304, cap. 32, pag. 675.32: et se troveranno alcuno delli sopra dicti officiali avere commesso alcuna cosa la quale paia che fraudulentemente sia facta, ch'eli debbiano dire a li consuli, che infra octo die facciano adunare tutta l'arte, et in presentia di tutta l'arte dire et publicare colui che avesse commesso fraude, et dire e dinuntiare la fraude in publico aringo...
[3] Giovanni da Vignano, XIII/XIV (bologn.>ven.), cap. 1 rubr., pag. 236.15: Como lo novo arengatore primamente dé dire en arengo overo en conseio.
[4] Annali e Cron. di Perugia, c. 1327-36 (perug.), pag. 207.13: e loro parlare fo che al tutto voleano che se guastassero egl ditte capitogle de la pace, ed encontenente fecero bandire e sonare a l'arengo, overo a parlamento generale, e con grande remore se vrasciaro enllo ditto arengo tutte egl ditte capitogle...
[5] Stat. perug., 1342, L. 3, cap. 148, par. 1, vol. 2, pag. 214.12: En la cità de Peroscia overo borghe nullo arengo overo parlamento overo congregatione overo convocatione de tucte huomene de la cità de Peroscia se possa overo degga fare per lo tempo ke deie venire per alcuno modo overo cagione...
[6] Doc. cors., 1365, 16, p. 219.26: vene a l'aringo a S(an)c(t)o Kyricho de lo Marchorio, dena(n)ço Bocharono confalonero de la pieva de Talcine e li raçoneri e lo (con)cillio, Guilfocio Amo(n)dascho p(er) ello e p(er) l'aultri Amo(n)daschi...
[7] Stat. venez., 1366, cap. 7, pag. 18.27: Et arengo stridato per miser lo doxe in publico o saverè che de' essere per miser lo doxe, vignerè, s'io non averè iusto imbrigamento...
- [Con rif. al giudizio universale].
[8] Pietro da Bescapè, 1274 (lomb.), 2182, pag. 68, col. 2: E la divina maiestá, / La pretiosa podestá, / Jhesu Christe, lo Deo poscente, / Molto forte e grandemente / Se ponerá suso la cadrega, / E davanço lu la nobel schiera, / E cureri e tubaturi / E li grangi e li menuri. / Omiunca homo debia lí andá / A quelo aregno generá. / Molto tosto e prestamente / Asemblará tuta la çente.
2 Campo (di gara, torneo, giostra).
[1] Novellino, XIII u.v. (fior.), 60, pag. 257.6: Dopo molto torneare, il conte d'Angioe e 'l conte d'Universa fecero diliverare l'aringo e l'uno incontra l'altro si mosse, alla forza de' poderosi destrieri, con grosse aste in mano.
[2] Gl Gloss. lat.-eugub., XIV sm., pag. 125.1: Hoc stadium, dij id est lo arengo del cavallio.
2.1 Gara, corsa, giostra, scontro (in torneo o in guerra), assalto (nel duello).
[1] Dino Compagni, Cronica, 1310-12 (fior.), L. 2.19, pag. 169.31: La sera apparì in cielo un segno maraviglioso; il qual fu una croce vermiglia, sopra il palagio de' priori. Fu la sua lista ampia più che palmi uno e mezo; e l'una linea era di lungheza braccia XX in apparenza, quella attraverso un poco minore; la qual durò per tanto spazio, quanto penasse un cavallo a correre due aringhi.
[2] Gl Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 1, pag. 13.33: ma con questo mi conviene agiugnere l'altro gioco di Parnasso più eccellente, dove è coltivato Appollo, acciò che poeticamente, e divinamente io possa entrare nell'aringo, cioè nel corso rimaso, il cui fine tiene al palio, termine e premio delle mie fatiche. || L'Ottimo glossa il passo dantesco cit. in 2.1.1 come es. di uso fig.
[3] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 2, cap. 45, pag. 196.22: Né moverai il corrente cavallo con veloce corso lontano al tuo nimico, ma il principio del suo movimento sia a picciolo passo, acciò che quando sarai presso al nimico, spronando forte, elli il suo corso impetuosamente cominci: però che le forze del volonteroso cavallo sono molto maggiori nel cominciare dello aringo che nel mezzo, quando col disteso capo corre alla distesa.
[4] Boccaccio, Fiammetta, 1343-44, cap. 5, par. 29, pag. 150.11: Essendo adunque la lieta schiera due o tre volte, cavalcando con piccolo passo, dimostratasi a' circustanti, cominciavano i loro aringhi; e diritti sopra le staffe, chiusi sotto gli scudi, con le punte delle lievi lance, tuttavia igualmente portandole, quasi rasente terra, velocissimi più che aura alcuna corrono i loro cavalli...
[5] Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.), lett. 12, pag. 45.28: et anco dico che, cominciata a entrare nella via illuminativa, è forte per lo vero arengo, e corre alle virtù, e a trovare Cristo co maggiore conoscimento.
[6] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 204.102, pag. 239: Aciò che tu, lettore, più oltre attinghi, / morto costui, Giovanni re suo figlio / fu tredici anni, e ne' guerrieri aringhi / contro Inghilterra, e non sanza periglio / di battaglie e sconfitte d'ogni sorte / con lunga guerra e con aspro consiglio.
- [In contesto metaf.].
[7] Boccaccio, Decameron, c. 1370, II. 8, pag. 141.13: Ampissimo campo è quello per lo quale noi oggi spaziando andiamo, né ce n' è alcuno che, non che uno aringo ma diece non ci potesse assai leggiermente correre, sì copioso l'ha fatto la fortuna delle sue nuove e gravi cose...
[8] Boccaccio, Decameron, c. 1370, IX. 1, pag. 590.7: - Madonna, assai m'agrada, poi che vi piace, che per questo campo aperto e libero, nel quale la vostra magnificenzia n'ha messi, del novellare, d'esser colei che corra il primo aringo...
[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. c. 1.18, vol. 3, pag. 5: Infino a qui l'un giogo di Parnaso / assai mi fu; ma or con amendue / m'è uopo intrar ne l'aringo rimaso.
2.1.2 Fig. [Scherzosamente, per indicare il rapporto amoroso].
[1] Boccaccio, Corbaccio, 1354-55, parr. 371-80, pag. 106.2: e colui tiene ella che sia o vuoi Lancelotto o vuoi Tristano o Orlando o Ulivieri di prodezza, la cui lancia per sei o per otto aringhi o per dieci in una notte non si piega in guisa che poi non si dirizzi.
3 Signif. non accertato. || Prob. testo corrotto o errore di trad.
[1] F Mascalcia G. Ruffo volg., XIII ex. (pis.): Et simigliantemente lo puoi amaiestrare per luoghi arenosi, et cusì pió siguramente et con pió salvamento dirissa li suoi andamenti. Et ancora in delli suoi aringhi arae meno sospicarsi et offendresi... || Olrog Hedvall, p. 68. Il passo lat. corrispondente, reso in modo singolarmente simile da questo volgarizzamento e da quello cit. in [2], così suona: «et ita in suis egressibus minus praecipitat equitantem, vel se ipsum aliquatenus non offendit» (Giordano Ruffo, De med. equor., III, De doctrina equi:).
[2] Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.), Di lu modu di infrinari ..., pag. 573.27: E simiglantimenti lu poi cussì amaistrari pir loki arinusi assai. E cussì plui sicuramenti, e cun plui salvamentu, diriza li soi andamenti. Et ancora in li soi ringhi avirà minu a zupicari et offendirili.
[u.r. 21.02.2020]