ARRAFFARE v.

0.1 arafa, araffa.

0.2 Longob. hraffôn (DEI s.v. arraffare). || Cfr. arrappare, che ne è il doppione got. (oppure longob., precedente alla seconda mutazione consonantica?).

0.3 f Giordano da Pisa, Prediche, a. 1311: 1; A. Pucci, Noie, a. 1388 (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: A. Pucci, Noie, a. 1388 (fior.).

0.6 N Doc. esaustiva.

0.7 1 Afferrare, strappare; rubare.

0.8 Pär Larson 11.11.1999.

1 Afferrare, strappare; rubare.

[1] f Giordano da Pisa, Prediche, a. 1311: Quando viene a lui il frate si 'l teme, e nol vuole, ma schifalo, e dice che viene per torregli il suo, e per arraffare. || Crusca (1) s.v. arraffare.

[2] A. Pucci, Noie, a. 1388 (fior.), 312, pag. 22: A noia m'è chi ghanbetta sedendo, / e negli alttrui difetti si rinpafa, / mostrando bestia parlando e taciendo. / A noia m'è chi sofera che stafa / gli sia da moltto suo magior tenuta, / che spese voltte vacilando arafa. || Il signif. del passo non è affatto chiaro.

[3] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 159.78, pag. 153: E 'l maestro da giaffa / gli dà la schiaffa / ed araffa / e non ristagna / ché persona mascagna / gli dà un colpo ne la cuticagna... || Cfr. Ageno, Sacchetti, Rime, p. 200, n. 77-82: «e uno che è maestro nel far scompiglio, gli dà uno schiaffo e afferra e non si ferma...».

[u.r. 13.02.2018]