ARTEZZA s.f.

0.1 arteça, artezza.

0.2 Da arto.

0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 1.

0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321; Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.).

N L'att. in Jacopo della Lana è cit. dantesca.

0.6 N Doc. esaustiva.

0.7 1 L'essere arto.

0.8 Fabio Romanini 19.08.2003.

1 L'essere arto.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 25.9, vol. 2, pag. 426: così intrammo noi per la callaia, / uno innanzi altro prendendo la scala / che per artezza i salitor dispaia.

[2] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 25, 1-15, pag. 515, col. 1.19: Per arteça. Quasi a dire: 'alcuna comparazione a nostra vista avea la sumitade della ditta scala, e chi li muntava suso, quel de sotta no lo possea vedere'.

[3] Gl Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.), c. 25, 1-15, pag. 594.12: Che; cioè la quale scala, per artezza; cioè per strettessa, i sallitor dispaia; cioè fa andare in filo e non di pari li sallitori. Altro è a dire ertezza: imperò che ertezza è a dire rittezza; ma artezza è a dire strettezza, e però lo testo dè dire artezza.

[u.r. 08.06.2009]