ASPREGGIARE v.

0.1 aspreggerai, aspreggia, aspreggiando, aspreggiandomi, aspreggiano, aspreggiare, aspreggiati, aspreggiatosi, aspregiare, aspresar, asprixati.

0.2 Da aspro 1.

0.3 Alberto della Piagentina, 1322/32 (fior.): 3.

0.4 In testi tosc.: Alberto della Piagentina, 1322/32 (fior.); <Cavalca, Disc. Spir., a. 1342 (pis.)>.

In testi sett.: Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.).

In testi sic.: Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.).

0.7 1 [In senso fisico e morale:] trattare qno con asprezza, crudeltà; tormentare; redarguire con eccessiva severità. 1.1 Spronare con crudeltà (il cavallo). 1.2 Pron. Trattarsi, tormentarsi con durezza per fare vita di penitenza. 2 Rendere più duro, più doloroso da sopportare (detto delle pene). Intrans. Incrudelire, inveire contro qno. Anche assol. 3 Contrastare; contrariare, irritare.

0.8 Raffaella Pelosini 22.12.1999.

1 [In senso fisico e morale:] trattare qno con asprezza, crudeltà; tormentare; redarguire con eccessiva severità.

[1] <Cavalca, Disc. Spir., a. 1342 (pis.)>, cap. 18, pag. 145.8: Onde di ciò ringrazia s. Agostino dicendo: Signore, tu sempre, quando io ti fuggiva, eri presente, e seguitavimi, aspreggiandomi con molte amaritudini nelle mie non lecite giocondità, e miseri diletti...

[2] Andrea Cappellano volg., a. 1372 (fior.), L. 1, pag. 251.23: Né può stare quello che diceste, che ad alcuna femmina licito sia d'aspreggiare amore d'uno e prendere l'amore d'un altro, se da toccamento d'amore è sforzata.

[3] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 33, pag. 78.31: E non si dee ancora, né da beffa, né da dovero, aspreggiare uno peccatore, quando viene a contrizione, però che nelle cose sacre non si vuole scherzare...

[4] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 82.25, pag. 81: [Diavol, a te la do; o] tu l'aspreggia / sì che di morte io ne senta novelle.

[5] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 4, cap. 40, pag. 266.22: Lo qua per la paura de la lor laida paruta se vocea or in ça, or in là, or a lo mur, or sota li drapi per non vei-li, ma undaqua se voçea, sì li vêa. E vegandose così da lor inportunamente aspresar e desperando de non poì' scampà', començà cum gram voxe a crià' e a dir: «Daime indusio fin a deman».

1.1 Spronare con crudeltà (il cavallo).

[1] Boccaccio, Teseida, 1339-41 (?), L. 8 ott. 53.6, pag. 516: ma nol sofferse, anzi ver là correa, / aspreggiando 'l caval con sproni spessi, / e fier si mise ad Ameto davanti, / che giva i suoi cacciando tutti quanti.

[2] Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.), Di li giardi .., cap. 32, pag. 594.40: e kistu mali aveni a li cavalli juvini, primuti di smisurati carriki, ki sunu asprixati e crudilimenti cavalcati, e kistu aveni a loru pir la loru dibilitati e tinniriza...

[3] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 86, pag. 198.25: ma non alla buona, perché s'ella mutasse li buoni, potrebbe pigliare li rei, come spesso interviene, quando li buoni cavalli sono battuti ed aspreggiati, diventano restii.

1.2 Pron. Trattarsi, tormentarsi con durezza per fare vita di penitenza.

[1] Velluti, Cronica, 1367-70 (fior.), pag. 41.1: E ivi stando, commosso da spirito, una mattina di Lazzero di quaresima nel 1350, sanza saputa di persona, avendo in prima aspreggiatosi la persona e con digiuni e mal vivere e mal dormire...

2 Rendere più duro, più doloroso da sopportare (detto delle pene). Intrans. Incrudelire, inveire contro qno. Anche assol.

[1] Cost. Egid., 1357 (umbro-romagn.), L. IV, cap. 14, pag. 635.3: Imperciò che lli facitori de la lege et etiamdeo quelli chi iudicano sia desevele inclinarse più tosto a molificare le pene che ad aspregiare, specialmente dove la pietà, l'umiltà o necessità quella cosa conforta...

[2] Fazio degli Uberti, Amor, non so, a. 1367 (tosc.), 48, pag. 58: E quei c'hanno d'amore il cor piú schivolo, / per l'amoroso sivolo / degli augelletti, ch'al verde vagheggiano, / contro a te non aspreggiano, / e per lo dolce tempo si confortano / né piú durezza portano.

[3] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 127.12, pag. 121: Ond'egli è qua, e minaciando aspreggia / e di zaffate fassi molto forte, / parendogli mill'anni che vi veggia.

3 Contrastare; contrariare, irritare.

[1] Alberto della Piagentina, 1322/32 (fior.), L. 2, cap. 1, pag. 46.1: E se tu vorrai dello stare e del partire imporre legge a colei, cui spontaneamente tu t'hai eletta per donna, non sara' tu iniurioso, e con impazienza aspreggerai quella fortuna, la qual tu non possi cambiare?

[u.r. 20.02.2018]