0.1 ansintio, ascenso, ascenzio, ascenzo, asençio, asenczu, asenzio, asenzo, asenzu, assençio, assenço, assençu, assenczo, assenso, assensu, assentio, assenzii, assenzio, assenzo, assenzu, asxinczio, axenz, esençio, nascienzo, senço.
0.2 Lat. absinthium (LEI s.v. absinthium).
0.3 Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.): 1.1.
0.4 In testi tosc.: Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.); Dante, Commedia, a. 1321; Cavalca, Specchio di croce, a. 1342 (pis.); Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.).
In testi sett.: Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); Elucidario, XIV in. (mil.); Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.).
In testi mediani e merid.: Regimen Sanitatis, XIII (napol.); Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.).
In testi sic.: Senisio, Declarus, 1348 (sic.).
0.7 1 [Bot.] Pianta erbacea della famiglia delle Composite, utilizzata essenzialmente per le sue proprietà terapeutiche e aromatiche. Anche specificamente succo estratto dalla pianta; tipo di liquore. 1.1 [In comparazioni che evidenziano il caratteristico sapore amaro della pianta e del suo succo].
0.8 Raffaella Pelosini 29.10.2002.
1 [Bot.] Pianta erbacea della famiglia delle Composite, utilizzata essenzialmente per le sue proprietà terapeutiche e aromatiche. Anche specificamente succo estratto dalla pianta; tipo di liquore.
[1] Regimen Sanitatis, XIII (napol.), 560, pag. 579: Cose dulce de março so bone per usare, / le crespelle de ansintio quamvis che siano amare…
[2] Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.), Tavola generale, pag. 54.33: Capitol de l'axenz.
[3] Senisio, Declarus, 1348 (sic.), 167r, pag. 27.24: Mandragora… in asxinczio cocta amentes facit homines et sompnum inducit terriblem.
[4] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 11, cap. 14, pag. 261.27: Diventa il vino nuovo siccome vecchio, se togli mandorle amare, assenzio, gomma di pino, e fien greco, quanto di catuna ti parrà, e mischia insieme pestandole…
[5] Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.), pag. 9, col. 2.25: R(ecipe) pane caldo la sua midolla inçuppa in sugo d'appio, et subito lo poni insulli occhi e fascialo, ma inprima falli tôrre sangue della mano della vena dell'occhio ecc., et poi farai col sugo d'asençio o di piritaria.
[6] Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.), 50, pag. 151.5: e non può avere se non vivande tutte piene d'assenzio e d'ogni amaritudine, e conviengli o tollere di queste, o morire di fame.
[7] Arrighetto (ed. Battaglia), XIV (tosc.), L. 4, pag. 249.20: la malva sana li frenetici, l'assenzio i collerici.
[8] Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.), cap. 6, pag. 11.11: [6] Item lu sucu di lu asenczu e lacti di fimina et aqua rosa, miscata et impastata supra gli occhi, mitiga lu duluri e leva sangu e machi..
[9] Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), cap. 71, pag. 188.21: et volese allu c. lavare de vinu lu capo, ove ne sia cotta ruta, assenço, et savina, ienopolo, frondi de lauru et isopo.
1.1 [In comparazioni che evidenziano il caratteristico sapore amaro della pianta e del suo succo].
[1] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.), L. V, pt. 5, pag. 156.8: Guardate da la ria femena k'àe dolce le parole più ke 'l mele, la gola splende[n]te più k'[oleo], la fine sua amara più ke senço (et) acuta come coltello c'àne doi talgli…
[2] Andrea Cappellano volg., a. 1372 (fior.), L. 1, pag. 265.8: Adunque, non ti inganni adornata persona di femmina né femmina con parole melate, ché il suo fine più amaro ti parrà che assenzio.
[3] Petrarca, Trionfi, 1351(?)-74, T. Mortis a.45, pag. 303: «Silla, Mario, Neron, Gaio e Meçentio, / Fianchi, stomachi e febri ardenti fanno / Parer la morte amara più ch'assentio.»
1.1.1 Fig. Amarezza, tormento fisico e morale.
[1] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 81, pag. 393.23: E però Santo Bernardo ne dà una bella dottrina. Dice che dovemo pigliare coll'assenzio del mèle, or dell'uno or dell'altro, acciò che meglio possiamo comportare e passare; cioè ora pensare de' peccati e dolértine, e averli in odio…
[2] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 23.86, vol. 2, pag. 398: Ond'elli a me: «Sì tosto m'ha condotto / a ber lo dolce assenzo d'i martìri / la Nella mia con suo pianger dirotto.
[3] Gl Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 23, 85-96, pag. 482, col. 2.2: Lo dolce ascenzio, çoè la pena ch'è dolce, respeto a la fine a che tende, ch'è gloria...
[4] Gl Cavalca, Specchio di croce, a. 1342 (pis.), cap. 31, pag. 147.4: Ricordati della mia trasgressione, della mia povertà, e del mio assenzio cioè della mia amaritudine.
[5] Boccaccio, Fiammetta, 1343-44, cap. 2, par. 1, pag. 53.18: E venuto il tempo da lei aspettato, m'apparecchiò, sì come appresso udirete, li suoi assenzii, i quali a me mal mio grado convenuti gustare, la mia allegrezza in tristizia e 'l dolce riso in amaro pianto mutarono.
[6] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 2, cap. 10.21, pag. 115: Qui vorrei ben poter tener silenzio / e lassar Decio con ciascun suo vizio, / ma la tema mi stringe a dir l'assenzio.
[u.r. 26.03.2018]