ATTEMPARE v.

0.1 atempata, atempati, atempato, atempo, attempa, attempata, attempate, attempati, attempato, attempi, attempo.

0.2 Da tempo.

0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 1.

0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321; Neri Pagliaresi, XIV sm. (sen.).

0.6 N L'espressione attemparsi (che potrebbe anche dipendere da attempato, piuttosto che esserne all'origine) sembra una coniazione dantesca (insoddisfacente, a questo punto, la voce attempare in ED).

Doc. esaustiva.

0.7 1 Pron. Invecchiare. 1.1 Assol. [Del sole:] calare. 2 Indugiare.

0.8 Pär Larson 21.06.1999.

1 Pron. Invecchiare.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 26.12, vol. 1, pag. 436: E se già fosse, non saria per tempo. / Così foss'ei, da che pur esser dee! / ché più mi graverà, com' più m'attempo.

[2] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 26, pag. 443.26: Più grave è la fatica corporale alli vecchi, che alli giovani; però dice: più mi graverà, come più m'atempo.

[3] Ottimo (sec. red.), a. 1340 (fior.), c. 1, pag. 344.8: l'avaritia è una malitia incurabile e pessima, che cotanto quanto l'avaro più s'attempa, cotanto più li cresce e radicha nel quore questa lupa.

[4] Ristoro Canigiani, 1363 (fior.), cap. 31.13, pag. 76: Come fa il fantin ch'or salta or tôma. / Questa consiste in non aver merolla / D'alcuna stabilità per alcun tempo, / Se non com'a driet'ha gallina polla. / E quanto più nel mondo d'anni attempo, / L'un dì che l'altro più chiaro conosco, / Che chi l'ha tardi in sè, l'ha ben per tempo.

[5] Neri Pagliaresi, XIV sm. (sen.), pt. 1. 45.6, pag. 18: Col mio figliuol tu e que' garzoncelli / starete, perché vedi ch'io attempo.

1.1 Assol. [Del sole:] calare.

[1] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 1, cap. 3.54, pag. 10: Per tutto posso dir ch'è baccanello; / e però la tua voglia qui sia stretta / tanto, ch'attempi il sol, che vien novello: / ché molte volte l'uom, per troppa fretta, / volendo far, disfá; e dico ancora / colui sa guadagnar, che tempo aspetta».

2 Indugiare.

[1] Gl Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 26, parr. 6-9, pag. 390.6: «e però più me agrava», dice D., «quanto più m'atempo», idest aspeto tempo. || Si noti che il Maramauro, qui come altrove, ha frainteso l'espressione dantesca.

[2] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 37.16, pag. 51: Questa speranza mi sostenne un tempo: / or vien mancando, et troppo in lei m'attempo.

[3] Petrarca, T.Ae. (Vat.Lat. 3196), 1374, T. Aeternitatis (1374).12, pag. 273: Chè la colpa è pur mia, che più per tempo / Deve' aprir li occhi, e non tardar al fine, / Ch'a dir il vero omai troppo m'attempo.

[u.r. 24.02.2008]