ATTERRARE (1) v.

0.1 aterato, aterra, aterrado, aterrano, aterrare, aterrata, aterrati, aterrato, aterre, aterro, aterròe, atterra, atterrando, atterrano, atterransi, atterrare, atterrarono, atterrata, atterrate, atterrati, atterrato, atterrava, atterre, atterrerà , atterrerete, atterri, atterriamo, atterro, atterrò, atterròe, atterrolle, atterrommi.

0.2 Da terra.

0.3 Ugo di Perso, XIII pi.di. (crem.): 6.

0.4 In testi tosc. e toscanizzati: Giacomo da Lentini, c. 1230/50 (tosc.); Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.); Fiore, XIII u.q. (fior.): Giordano da Pisa, Pred. Genesi, 1309 (pis.); Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.).

In testi sett.: Ugo di Perso, XIII pi.di. (crem.); Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.); Dondi dall'Orologio, Rime, XIV (padov.).

0.5 Locuz. e fras. atterrare l'orgoglio 3.2.

0.7 1 Dirigere verso terra; abbassare (anche pron.). 1.1 Pron. Inginocchiarsi. 1.2 Volgere verso le cose del mondo. 2 Far cadere, buttare giù, abbattere al suolo. 3 Sconfiggere, debellare, distruggere. 3.1 [Con compl. astratti:] distruggere, abbattere (in senso sia pos. che neg.). 3.2 Fras. Atterrare l'orgoglio di qno. 4 Uccidere. 5 Indebolire, diminuire (anche pron.). 6 Avvilire, angosciare, scoraggiare (anche pron.).

0.8 Pär Larson 20.04.2000.

1 Dirigere verso terra; abbassare (anche pron.).

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 3.81, vol. 2, pag. 46: Come le pecorelle escon del chiuso / a una, a due, a tre, e l'altre stanno / timidette atterrando l'occhio e 'l muso; / e ciò che fa la prima, e l'altre fanno...

[2] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 7.133, vol. 2, pag. 119: Quel che più basso tra costor s'atterra, / guardando in suso, è Guiglielmo marchese, / per cui e Alessandria e la sua guerra / fa pianger Monferrato e Canavese».

[3] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 23.42, vol. 3, pag. 379: Come foco di nube si diserra / per dilatarsi sì che non vi cape, / e fuor di sua natura in giù s'atterra, / la mente mia così, tra quelle dape / fatta più grande, di sé stessa uscìo, / e che si fesse rimembrar non sape.

[4] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 4, cap. 6, pag. 355: S'una natura v'è in tutta la terra, / Perché in un loco, di due simil piante / Insieme poste, è l'una che si atterra, / E l'altra cresce producendo frutti?

1.1 Pron. Inginocchiarsi.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 9.129, vol. 2, pag. 152: Da Pier le tegno; e dissemi ch'i' erri / anzi ad aprir ch'a tenerla serrata, / pur che la gente a' piedi mi s'atterri».

[2] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 26.4, pag. 34: Più di me lieta non si vede a terra / nave da l'onde combattuta et vinta, / quando la gente di pietà depinta / su per la riva a ringratiar s'atterra...

[3] Boccaccio, Rime, a. 1375, pt. II, 34.8, pag. 187: Fortuna verso me tutti i suo' rei / proponimenti adempie, e tanti inganni / mi fa ne' teneri anni, / che stanco e vinto innanzi a le' m'atterro.

1.2 Fig. Volgere verso le cose del mondo.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 1.135, vol. 3, pag. 18: Vero è che, come forma non s'accorda / molte fïate a l'intenzion de l'arte, / perch'a risponder la materia è sorda, / così da questo corso si diparte / talor la creatura, c'ha podere / di piegar, così pinta, in altra parte; / e sì come veder si può cadere / foco di nube, sì l'impeto primo / l'atterra torto da falso piacere.

[2] Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.), 111, pag. 254.10: ò desiderio che voi con ogni pazienzia vogliate portare tutte le correzioni di Cristo Jesù, anco quelle delle genti, non atterrando però dell'altezza del grande e santo desiderio, e non disperando, ma facendovi colpevoli...

[3] Boccaccio, Rime, a. 1375, pt. I, 106.7, pag. 127: e parmi nel pensier, che sovente erra, / quella gravezza perder che m'atterra, / e quasi uccel levarmi verso Dio: / e trapassar le spere, e pervenire / davanti al divin trono, infra i beati, / e lei veder, che seguirla mi face...

2 Far cadere, buttare giù, abbattere al suolo.

[1] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.), L. II, pt. 3, cap. 2, pag. 69.7: seconda, ke è ciò ke non segono ad ongne tuono; terça, per la qual força hedificia, (et) qualunque cosa percote, aterra; quarta, ke è ciò ke non insieme udimo el suono e vedemo el fuoco.

[2] Fiore, XIII u.q. (fior.), 218.14, pag. 438: Venus[so] dritta a lui sì se n'è andata, / Sì disse: «Figl[i]uol, non dottar, ché 'n brieve / Questa fortez[z]a no' avremo ater[r]ata».

[3] Bart. da San Concordio, 1302/08 (pis.>fior.), dist. 22, cap. 5, par. 3, pag. 359.5: Come sono minute le gocciole della piova, e non empiono elleno li fiumi e atterrano le case? || Traduce il lat. «guttae pluviae nonne [[...]] domos deiiciunt?»

[4] Cavalca, Vite eremiti, 1321-30 (pis.>fior.), cap. 18, pag. 149.19: lo cavallo [[...]] di Nestorio, che era il più mansueto, per giudicio di Dio con un repentino morso gittò Balacio a terra del suo cavallo, e poiché l'ebbe così atterrato, fremendo contra di lui, sì 'l morse sotto il bellico e rosegli le membra genitali...

[5] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. VI, cap. 38, vol. 1, pag. 268.6: messer Bondelmonte fue atterrato del cavallo per lo Schiatta degli Uberti, e per lo Mosca Lamberti e Lambertuccio degli Amidei assalito e fedito, e per Oderigo Fifanti gli furono segate le vene e tratto a ffine...

[6] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), quart. 833, pag. 189: Or chi vedesse edefitia et case derupate! / Tuctequante le ecclesie erano atterrate, / Che fo lo majure danno che avesse la citate, / Salvo la morte delli homini, ad dire la veritate.

[7] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 1, cap. 27.60, pag. 79: poi l'arse tutta e qui finio la guerra, / che trafitta m'avea d'altro che d'ago. / La ruina e 'l dolor di quella terra / non fu minor che 'l pianto, che si sparse / in Troia allora che Ilion s'atterra.

[8] Boccaccio, Decameron, c. 1370, V. 3, pag. 353.37: Il ronzin sentendogli, tirata la testa ruppe le cavezzine e cominciò a volersi fuggire, ma essendo intorniato e non potendo gran pezza co' denti e co' calci si difese: alla fine da loro atterrato e strozzato fu e subitamente sventrato, e tutti pascendosi senza altro lasciarvi che l'ossa, il divorarono e andar via.

[9] Chiose falso Boccaccio, Inf., 1375 (fior.), c. 6, pag. 51.26: Questo Cierbero che pone l'altore fu un chane e ffu del [re] di Mologia overo di Molosia e ffu il maggiore e 'l più forte, secondo che ponghono li altori, che mai fosse veduto. E scrissono che questo chane divora le bestie e gl'uomini, e diciesi che atterrò una volta uno chavallo.

[10] A. Pucci, Guerra, a. 1388 (fior.), cant. 3, ott. 23.8, pag. 218: e percosse per costa / con tanto ardir, ch'i' nol potrei contare. / E dirizzossi alle nimiche insegne, / ed atterrolle, com'ell'eran degne.

3 Sconfiggere, debellare, distruggere.

[1] Alberto della Piagentina, 1322/32 (fior.), L. 3, cap. 5, pag. 95.25: Che dirò io de' famigliari de' re, con ciò sia che que' medesimi regni pieni di tanta debolezza io dimostri, i quali la potenza reale - spesse volte intera, spesse volte discorsa - atterra? || Cfr. Boeth., Cons. III, 5: «saepe incolumis, saepe autem lapsa prosternit».

[2] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 6, pag. 162.33: E [ancora] certi cavalieri più feroci per cagione d'aquistare possessioni, levaron romore acompagnati da molti servi; ma Cesare inmantanente gli atterròe, e XX.M cavalieri disfece con tutta loro potenzia...

[3] <Cavalca, Trenta stolt., a. 1342 (pis.)>, cap. 22, pag. 238.21: Ma a questo giovane, lo quale tu così sgomentasti, ha dato forti battaglie, vedendolo forte cavaliere, e temendo da lui essere molto sconfitto, se crescesse 'n virtù; ora al principio lo proccurava d'atterrare.

[4] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. X, cap. 283, vol. 2, pag. 452.16: Di ciò avemo fatta menzione non tanto per lo piccolo fatto de' Bordoni, quanto per la mutazione che ne seguì, e per le sette di Firenze, e per assempro per l'avenire; però che per la cagione di questa novità al tutto fue atterrata quella setta de' Serraglini, e non fu piccola mutazione tra' popolani di Firenze.

[5] Petrarca, Trionfi, 1351(?)-74, T. Famae I.109, pag. 248: Ma l'un rio successor di fama leva; / Mario poi, che Jugurta e' Cimbri atterra / E 'l tedesco furore; e Fulvio Flacco, / Ch' a li 'ngrati troncar a bel studio erra...

[6] A. Pucci, Libro, 1362 (fior.), cap. 19, pag. 148.17: uno crudelissimo ch'avia nome Atila, udendo dire della morte del suo anticessore e di sua gente e come erano stati trattati dallo 'mperio di Roma, puosesi in cuore al tutto di vendicare il suo antico e d'atterrare lo 'mperio di Roma, e questa fu la cagione della sua venuta...

[7] S. Caterina, Libro div. dottr., 1378 (sen.), cap. 66, pag. 126.22: E però, se ben ti ricorda, quando el dimonio ti voleva aterrare per confusione, volendoti mostrare che la vita tua fusse stata inganno e non avere seguitata né fatta la volontá mia, tu allora facesti quel che tu dovevi fare...

3.1 [Con compl. astratti:] distruggere, abbattere (in senso sia pos. che neg.).

[1] Bart. da San Concordio, 1302/08 (pis.>fior.), dist. 24, cap. 1, par. 5, pag. 381.9: Signoreggiando il vizio della gola, ciò che gli uomini fortemente faranno, perdono; e quando il ventre non si ristrigne, tutte insieme le virtudi sono atterrate. || Traduce il lat. virtutes obruuntur.

[2] Bart. da San Concordio, 1302/08 (pis.>fior.), dist. 24, cap. 1, par. 3, pag. 379.31: Non si puote l'uomo bene levare al combattimento della spirituale battaglia, se 'l nimico posto dentro di noi, cioè l'appetito della gola, non è prima domato; perché, se noi non atterriamo i prossimani peccati, vanamente trapassiamo a combattere contr'ai lontani... || Traduce il lat. prosternimus.

[3] Giordano da Pisa, Pred. Genesi, 1309 (pis.), 27, pag. 184.26: Sì che, se l'omo vuole vincere lo demonio, conviene ch'elli atterri lo capo del demonio, cioè la superbia. Et come? Odi che dice più giù che «col calcagno suo lo schiaccerebbe».

[4] <Cavalca, Disc. Spir., a. 1342 (pis.)>, cap. 3, pag. 24.4: Onde dice Isaia: Ogni cosa, della quale gloria l'usi gloria l'uomo, permette Dio, che atterrata sia, e annullata.

[5] S. Caterina, Libro div. dottr., 1378 (sen.), cap. 33, pag. 63.35: Come dunque daranno la vita per la salute dell'anime, quando non dánno la substanzia? come daranno la dilezione, quando essi si rodono per invidia? Oh miserabili vizi, e' quali aterrano il cielo dell'anima!

[6] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 229.7, pag. 271: io non so su la terra / gente, il cui voler<e> ragion sotterra / quanto è la nostra di cui fai latino; / ciascun reca pur acqua al suo molino, / comun non s'ama, il proprio ben s'afferra, / seguesi il vizio e la virtù s'atterra, / smarrito ha ogni legge il suo camino.

3.2 Fras. Atterrare l'orgoglio di qno.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 6.49, vol. 3, pag. 89: Esso atterrò l'orgoglio de li Aràbi / che di retro ad Anibale passaro / l'alpestre rocce, Po, di che tu labi.

[2] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 6, pag. 135.4: dice l'Autore, che lo segno dell'aguglia atterròel'orgoglio di quelli d'Arabia, la quale è una provincia d'Affrica...

4 Uccidere.

[1] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 54, pag. 280.8: E se ttu dicessi: 'Le schiere dal lato de' dimonî sempre stanno, e non ne muore nullo, e non mancano, ma dal nostro lato ne mancano e muoionne e sonne aterrati'; e io ti dico che ttu gli puoi uccidere.

[2] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 12, pag. 212.5: Senacharib fue di tanta superbia, che non temette il vero Idio, ma avendo[lo] in contento, disertòe Judea con innumerabile oste, e fue sì terribile, che nullo uomo ardiva di mettere la mano in lui; mostra come la potenzia di Dio per la mano de' figliuoli propri l'aterròe in quello luogo, e da quelle persone, e in quello tempo, ch'egli si credea essere più sicuro.

[3] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 2, pag. 54.8: ma alli Dei è altrementi paruto: periscono e Ipanis e Dimas, confitti e atterrati dalli compagni... || Cfr. Aen. II, 428: «pereunt Hypanisque Dymasque / confixi a sociis».

[4] Guido da Pisa, Fiore di Italia, XIV pm. (pis.), Rubr. 103, pag. 201.13: In Grecia era uno palude, che si chiamava Lerna, nello quale palude si dice che era uno serpente, che avea molte teste ed avea questa natura che, tagliando uno capo, ne remettea tre. Allo quale palude venendo Ercole e non possendo atterrare lo detto serpente, che, quanti capi tagliava, tanti più ne remettea, all'ultimo tutto lo palude rempiette di legne ed arse lo detto serpente.

5 Indebolire, diminuire (anche pron.).

[1] Giacomo da Lentini, c. 1230/50 (tosc.), [canz.] 1.62, pag. 14: Che s'eo no li gittasse / parria che soffondasse, / e bene soffondara, / lo cor tanto gravara - in suo disio; / che tanto frange a terra / tempesta, che s'aterra, / ed eo così rinfrango, / quando sospiro e piango - posar crio.

[2] Guido delle Colonne, XIII pm. (tosc.), 4.19, pag. 104: traiete lo meo core ormai di guerra, / che per voi erra - e gran travaglia 'nd' ave; / ca sì gran travi - poco ferro serra / e poca piog[g]ia grande vento aterra: / però, madonna, non vi 'ncresca e grave, / s'Amor vi sforza, ch'ogni cosa inserra.|| Contini, nota ad. loc.: 'sfoga'.

[3] Bestiario moralizz., XIII (tosc./aret.-castell.), 6.5, pag. 750: Est'una fera nominata serra, / àne ale conmo ucello e vive en mare, / a li navigatori fa tal guerra, / qual nave giongne fa periculare; / talora alassa tanto ke s'aterra, / vanne im profondo sì ke poi non pare. || La Romano, nota ad loc., parafrasa: «talora si stanca [[il pesce sega]] tanto che perde le forze».

[4] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), Son. 244.1, pag. 155: Croçe digna, merçé, ch'el non si aterre / la nostra fede per lo molto sisma / de quigli che vilipendono il crisma, / forçandosi cum lor castella e serre / contra la glesia...

[5] Cavalca, Ep. Eustochio, a. 1342 (pis.), cap. 9, pag. 413.6: Ed ingannandomi così l'antico nemico, e deludendomi, la notte quasi a mezza Quaresima mi sopravvenne una terribile febbre, e atterrommi, e consumommi, in tanto che non m'era quasi rimaso se non la pelle, e l'ossa.

[6] Teologia Mistica, 1356/67 (sen.), cap. 3 part. 4, pag. 95, col. 1.25: Anzi, che è più, mai la mente attualmente con questi movimenti si potrebbe levare, se ella pensasse alcuna cosa levandosi. Anzi meravigliosamente l'affezione sarebbe atterrata dalla sua levazione, ma rimuove la intellettiva meditazione, e lasciala, come ancilla, di sotto.

6 Avvilire, angosciare, scoraggiare (anche pron.).

[1] Ugo di Perso, XIII pi.di. (crem.), 3.14, pag. 592: [e] vilan contrariar segnore; / om[o] qe per poco mal s'aterra; / e [tropo] temer çel e calore...

[2] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 6, 43-48, pag. 185, col. 2.2: Ed io a lui. Qui se scusa D. che nol conosse perché l'angossa e la pena l'à sí aterato ch'è fora della soa mente.

[3] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 36.2, pag. 50: S'io credesse per morte essere scarco / del pensiero amoroso che m'atterra, / colle mie mani avrei già posto in terra / queste membra noiose, et quello incarco...

[4] Dondi dall'Orologio, Rime, XIV (padov.), 31.7, pag. 74: et se la ragion alma segnoreggia / le passion', sì ch'el senso coreggia / quel verace iudicio che non erra, / l'animo sta constante et non se atterra, / ben che fortuna grave aprexar veggia.

[u.r. 23.12.2009]