ATTORTO agg.

0.1 attorta, attorte, attorti, attorto.

0.2 V. attorcere.

0.3 Jacopone, Laud. Urbinate, XIII ui.di. (tod.): 1.

0.4 In testi tosc.: Boccaccio, Filocolo, 1336-38.

In testi mediani e merid.: Jacopone, Laud. Urbinate, XIII ui.di. (tod.); Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.).

0.7 1 Attorcigliato, avvolto. 2 Contorto, teso (anche fig.).

0.8 Pär Larson 29.06.1999.

1 Attorcigliato, avvolto.

[1] Jacopone, Laud. Urbinate, XIII ui.di. (tod.), 4.139, pag. 499: Lo mento e la gol'era / como palida cera. / Erano quelle bracça, / siccomo la legaça, / attorte e denervate, / e ll'ossa deslocate: / e le carne e le vene / nere como catene.

[2] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 2, cap. 59, pag. 217.18: vedendo i begli occhi pieni di lagrime, e i biondi capelli sanza alcuno maestrevole legamento attorti e avviluppati al capo, e le dilicate mani legate con forte legame...

[3] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 2, cap. 10, pag. 61.15: E sieno li scrobi, ovvero fosse, o solchi cavati egualmente da bocca infine al fondo dalle latora, sicchè le viti non si pogniano attorte giacendo...

[4] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 189.11, pag. 245: Pioggia di lagrimar, nebbia di sdegni / bagna et rallenta le già stanche sarte, / che son d'error con ignorantia attorto.

2 Contorto, teso (anche fig.).

[1] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 3, cap. 36, pag. 310.31: la barba grande era divenuta rigida e attorta, i vestimenti suoi sordidi e brutti...

[2] Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.), son. 82.1, pag. 627: Oimé, ché l'arco con li strali attorte, / con qual già, saiettando alcuna volta, / prese deletto e fugge noia molta, / vegg'i' en la branca d'un ch'odia me forte.

[3] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 4, cap. 23, pag. 163.11: Voglionsi sceglier [[buoi]] novegli, colle membra quadrate e grandi, co' moscoli attorti, gli orecchi grandi, la fronte larga e crespa, i labbri, e gli occhi nericanti, e corni forti, e non rauncinati a modo di luna...

[4] Bart. Cast. Pieve, Due sonn., c. 1370 (tosc./umbr.), 166a, 7, pag. 167: Io lodava le stelle e 'l monte e 'l piano / de la nostra natura, e 'l solco e l'orto / de le cose terrene; or veggio attorto, / sol per lo specchio del suo viso umano, / perch'io credea che mai non si spegnesse / la luce e 'l raggio di quel vago lume, / che mi pascea sí dolze gli occhi e 'l core.

[u.r. 29.02.2008]