ATTRARRE v.

0.1 actraino, actratta, atraçe, atractu, atrae, atraele, atraendo, atrage, atragghi, atraggono, atraghono, atragono, atrahenduli, atrai, atraiti, atrare, atrarre, atrasse, atrassi, atrata, atratti, atratto, atrayre, atrayssj, attrae, attraendo, attraente, attraeràe, attraesse, attraessero, attraessono, attraeva, attraga, attraggea, attraggho, attraggono, attrahyri, attrai, attraienti, attrare, attrarebbono, attrarre, attrasse, attrassero, attrassi, attrate, attratta, attratti, attratto, attray.

0.2 Lat. attrahere (LEI s.v. attrahere).

0.3 Regimen Sanitatis, XIII (napol.): 1.

0.4 In testi tosc.: Fiore, XIII u.q. (fior.); Conti morali (ed. Zambrini), XIII ex. (sen.); Microzibaldone pis., XIII/XIV; Zucchero, Santà , 1310 (fior.).

In testi sett.: Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.); Arte Am. Ovid. (D), XIV pm. (ven.); Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.).

In testi mediani e merid.: Regimen Sanitatis, XIII (napol.); Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.).

In testi sic.: Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.); Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.); Simone da Lentini, 1358 (sirac.).

0.7 1 Attirare, richiamare a sé (anche pron.). 2 Condurre (anche pron.). 3 Fig. Interessare, allettare, sedurre; indurre a qsa. 4 Creare, inventare.

0.8 Pär Larson 20.01.2000.

1 Attirare, richiamare a sé (anche pron.).

[1] Regimen Sanitatis, XIII (napol.), 40, pag. 564: Airo de tucti dicise unu de li limenti, / lo plu necessario a l'omo certamenti, / ca nullo pote vivere un'ora solamente / se none attrae l'airo, eciamdio dormente...

[2] Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.), 25.216, pag. 156: Da poi che tu non ami / te, ma quella bontade, / cert'èi per veretade / c'una cosa se' fatto: / bisogno è che t'arami / sì co Sua caritade, / en tanta unitade / en Esso tu si' atratto.

[3] Conti morali (ed. Zambrini), XIII ex. (sen.), 10, pag. 100.5: tanto fece, che, appresso la sua morte, Idio l'alocò nel santo paradiso insieme co' suoi altri compagni [che] in un'ora e' fece morire, perch'ellino si mossero e si mantennero ad un'ora in ben fare; e perciò li atrasse Dio a· ssé ne la santa gioia du' egli ène.

[4] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 1, cap. 10, pag. 94.11: la terza sì è per trarre l'apostema del menbro principale al più vile; la quarta è per ischaldare i me[n]bri, per lo sangue ch'elle atragono, e la ventositade distrugiere...

[5] Comm. Rim.Am. (B), a. 1313 (fior.), ch. 188, pag. 877.7: Caridde è un altro luogo non di minore pericolo che le Sirte ed è contrario a quello ne la faccia, ma non nello effetto. Le Sirte atraggono, Caridde caccia sopra l'acqua sì come uno bollore.

[6] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 25. 61-78, pag. 527, col. 2.41: Guarda il calor... La vide che mena uva sí atrage cum le radise l'omore della terra che ha quello: lo quale omore per lo calor del sole in la vide sí cambia forma sustanziale e si fa vino: sí che per alcuna vertù dal sole conçunta cum lo omore se cambia in vino.

[7] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 1, cap. 8, pag. 100.6: Questo Appio nella cittadinesca guerra, [[...]] costrinse la sacerdotessa d'Apollo Delfico discendere nella profonda parte della sua sacra spelonca. Del quale luogo sì come si rende certano risponso a quelli che domandano consiglio, così lo troppo attrarre a sè lo spirito divino, pestilenzioso è dato a coloro che rendeno il risponso.

[8] Gregorio d'Arezzo (?), Fiori di med., 1340/60 (tosc.), pag. 57.6: nel capo di quello serpente et ne la coda abonda molto veleno, per molto rivolgimento che ffa in quelle parti, ma nel meço à poco veleno, perché quella parte non si muove cotanto, overo per molta humiditade che contrasta al calore. Al capo s'attrae più del veleno, dal quale si risolve molta fumusitade omorosa...

[9] Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.), pag. 81, col. 1.27: Et sì tosto come l'uomo àe beuto, le reni atragono quella humiditade, et l'uomo sè la orina, e questa è una infermità per la quale l'uomo bée molta acqua, né però la sete non va via.

[10] Libro del difenditore della pace, 1363 (fior.), diz. 2, cap. 16, par. 15, pag. 311.13: «A voi», dici'elli, «io dico alle gienti; quanto cierto lunghamente io sono appostolo di gienti, il mio ministero io l'onorificherei, se inn- alquna maniera a insiqurare io chiamo mia charne», questa giassia che alquna volta altressì io esorte (cioè attraggho di parole) i giudei a cciò, principalmente tuttavia alle gienti sono appostolo. || Cfr. Defensor pacis, II, 16, 15: «licet etiam Iudeos exhorter ad hoc...».

[11] Mascalcia G.Ruffo volg., a. 1368 (sic.), cap. 11, pag. 583.27: Una altra infirmitati aveni a lu cavallu accidentalimenti apressu di lu pulmuni. E stopa a lu cavallu la via dundi porta et atrai lu flatu, e stringili la gula kí nun pò flatari comu divi, anci fa grandi suflari pir li naski di lu nasu e li flanki li batinu forti...

[12] Sposiz. Pass.s. Matteo, 1373 (sic.), cap. 28 par. 8, vol. 2, pag. 178.19: Set, comu sirrà vuchi senza airu bactutu? Respundinu: Chicali non respiranu, et per airu connaturali non atractu, non reverberatu cantanu; cussì li beati in vita eterna.

[13] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. XIII (i), par. 28, pag. 609.10: Egli è vero che ogni animale vegetativo in nudrimento di sé attrae con le sue radici quella parte d'ogni elemento che gli bisogna...

[14] Arrighetto (ed. Battaglia), XIV (tosc.), L. IV, pag. 253.7: Sie amico della ragione, amico dell'onore e dell'onestà; e di tutte quelle cose che fanno i giusti sie amico. Questi comandamenti tu infermo attrai volentieri con vegghievole orecchie; li quali mescolati insieme béi, e sarai sano.

[15] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 3, cap. 37, pag. 214.30: La malicia de queli chi romanem [merita] che li bum omi, li qua' poeam esser utile a monti, tosto pasem questa vita e aprosimandose la fin de lo mu[n]do li electi su[m] atraiti per lor gratie, açò ch' eli no vegam peço.

2 Condurre (anche pron.).

[1] Microzibaldone pis., XIII/XIV, 2, pag. 196.25: lo re suo padre molto fue torbato e chiamò e araunò tutti li savii del suo regno, li quali così richiesti tutti s'accordonno in questo, che l'omo avea ingegno, valendoli studio più perfectamente e più compiutamente a quelle cose ale quali sua natura et sua costellatione e pianete di sua natura l'attraggea, che no avea all'altre cose, cole quali non si concordasseno.

[2] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 2, cap. 5.1064, pag. 192: Contra virtude, lasso, chi ne mena? / Non altro che l'inordinata voglia / Per qual s'attrista la natura umana / Nel tempo che del dolce sente doglia. / Il giudicare con gli empi scritti / Che fanno lagrimar gli occhi innocenti / E gli orfanelli in povertate afflitti, / Muover dal cielo fan la giusta piaga, / Giustificando queste grave genti, / Ciascun movendo che a virtù s'attraga; / Per gli orfani e le vedove e i pupilli / Chiamanti Iddio nello amaro pianto...

[3] Simone da Lentini, 1358 (sirac.), cap. 7, pag. 25.8: Lu conti Rogeri simulau timiri et fugia per fina chi fussiru lontanu di la chitati, et atrahenduli a longu et illu si girau cum sua genti et firiu alcuni.

[4] Astore da Faenza (?), Certo mi par, a. 1397 (tosc.), 3, pag. 318: Certo mi par<e> che 'l buon<o> Cesare Augusto / piú che null'altro fama meritasse, / però che a pace tutto 'l mondo atrasse / piú di ciascuno o novello o vetusto...

3 Fig. Interessare, allettare, sedurre; indurre a qsa.

[1] Fiore, XIII u.q. (fior.), 157.2, pag. 316: «Donar di femina si è gran follia, / Sed e' non s'è un poco a genti atrare / Là dov'ella si creda su' pro fare, / E che 'l su' don radoppiato le sia.

[2] Bart. da San Concordio, 1302/08 (pis.>fior.), dist. 11, cap. 2, par. 6, pag. 211.8: Siccome disse Tullio maestro del parlare, niuna cosa mi pare maggiore che potere, dicendo, tenere le menti degli uomini, attrarre loro volontadi, spingerle là dove voglia, ovvero onde voglia ritrarle. || Traduce il lat. allicere voluntates.

[3] <Zucchero, Esp.Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 65.41: Noi leggiamo dello 'mperadore Teodogio ch'elli tenea a grande bontade quando l'uomo il pregava ch'elli perdonasse suo maltalento, e come più era crucciato, allora perdonava elli più tosto, che elli volea più volontieri attrarre verso se sue genti per dibonarità, che per paura.

[4] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 87, pag. 250.36: le ricchezze non solamente non son bene, ma sono male; elle sarebbero ree, s'elle nocessero, e s'elle avessero, come dett'è di sopra, cagione costrignente, ma elle hanno cagione andante innanzi. Sanza dubbio ell'hanno cagione, non solamente accendente, e commovente l'animo, ma attraente, perocch'elle hanno apparenza di vero bene, e simigliante, e credevole a molti. || Cfr. Sen. Ep. 87, 34: «si [[...]] haberent efficientem causam: nunc praecedentem habent et quidem non inritantem tantum animos sed attrahentem».

[5] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 22, pag. 406.10: L'onesto è quello, dice Tulio, in secondo Rethoricorum, che per sua virtù a ssè noi attrae.

[6] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 2, cap. 1, pag. 39.16: Volendu lu omnipotente Deu darj reposu a chillu monacu chi avia nome Romanu, e manifestarj a lu mundu la sanctitate de sanctu Benedictu, la qualj sanctitati a modu de lumera bem clara illuminassi et atrayssj li pirsunj a bem farj, apparse Deu ad unu previti...

[7] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 7, cap. 2, vol. 2, pag. 112.6: Eya, commu fu da laudari la pistula di Phylippu in la quali, sfurzandussi Alexandru di attrahyri a sì la benivolencia di certi Macedonici, issu Phylippu lu riprisi in quista guisa: «Qual rasuni, filyu, ti menau in quista vana speranza, que tu ti pensi que quilli homini te fussiru fidili, li quali tu avissi constricti ad amariti per forza di munita?».

[8] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. XIII, cap. 39, vol. 3, pag. 389.17: In questa stanza Marbasciano soldano di Turchi, veggendo che seguendo l'assedio perdea al continuo di sua gente, e poco potea fare alla terra, sì era forte, sì si provide maestrevolmente per attrarre i Cristiani di fuori a ccampo; sì si ritrasse colla maggiore parte di sua gente adietro alquante miglia alle montagne, e lasciò certa parte di sua oste a campo fuori della terra.

[9] Comm.Arte Am. (B), XIV pm. (fior.), ch. 301 P 1, pag. 739.20: Isforzato è Ettore da Tersite; però che il maestro hae trattato di sopra come tu attraga la giovane, qui in questa conchiusione dice che, secondo diverse nature sono, per diverse vie [è] da procedere.

[10] Arte Am. Ovid. (D), XIV pm. (ven.), L. III, pag. 535.2: A tutte queste cose, perché elle çova, donadi cura; emparadi portar l'andadura cum gradi de femena, e etiandio in lo andar è parte de belleça da non despresiar. L'andare atraçe li non cogniti omini e sì li descaça.

[11] Boccaccio, Trattatello (Toled.), 1351/55, pag. 67.3: Adunque, acciò che con fatica acquistata fosse più grata, e perciò meglio si conservasse, li poeti sotto cose molto ad essa contrarie apparenti la nascosero; e perciò favole fecero, più che altra coperta, perché la bellezza di quelle attraesse coloro li quali né le dimostrazioni filosofiche, né le persuasioni avevano potuto a sé tirare.

[12] Simone da Lentini, 1358 (sirac.), cap. 7, pag. 25.8: Lu conti Rogeri simulau timiri et fugia per fina chi fussiru lontanu di la chitati, et atrahenduli a longu et illu si girau cum sua genti et firiu alcuni.

[13] Torini, Brieve collezzione, 1363-74 (fior.), pt. 3, cap. 27, pag. 319.22: Or quale cosa attrae più che lo amore? Vedi che la cosa che tu ami, tu no' posi già mai infino che non ti se' congiunta con lei; sì che vedi ch'amore tira e attrae naturalmente.

[14] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 360.27, pag. 446: O poco mèl, molto aloè con fele! / In quanto amaro à la mia vita avezza / con sua falsa dolcezza, / la qual m'atrasse a l'amorosa schiera!

[15] Destr. de Troya, XIV (napol.), Prologo, pag. 47.38: Et avengadio che uno romano, chi se chamao Cornelio nepote de lo grande Salustio, avessella voluta transformare in lingua latina chesta ystoria e recazarela da li libri de li dicti rifirituri Dares et Dite, volendosende tosto scuytare de questa opera, le particularitate neccessarie, che veresemelemente deveno atrayre li animi de li audituri a delectatione, non lle volce rescrivere nén declarare, sì commo fece quisto Iudice Guido de Messina.

4 Inventare, creare.

[1] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 1, cap. 7, pag. 84.17: Ancora il sogno d'Annibale si come è da odiare al sangue romano, così è da abominare con certo antidicimento. Del quale Annibale non solamente il suo vegghiare, ma il suo medesimo dormire fue inimichevole al nostro imperio. Però che nel suo sogno attrasse una imagine, che si convenne al suo proponimento et alli suoi desiderii.

[2] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 5, pag. 80.16: li quali, poy che foro tutti accasati et ordenate commo a lloro conveneva, attrassero intre loro diversi iuochy delectuse in diversi muodi. Inprimo, loco se attrassero lo assennato iuoco de li schyachy; loco foro attrate li ssarusi e subiti iuochy de azara; loco foro attrate li altri iuochi de tabule co li dadi. || Cfr. G. delle Colonne, Hist. dest. Tr., L. V, p. 49: «Huius autem civitatis diversorum ludorum diversa genera diversis in ea adinventionibus statuerunt. In ipsa primo adinventa fuerunt scaccorum solatia curiosa...».

[2] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 7, pag. 98.28: Adunca, perire poza chillo che inprimamente attrasse a lo mundo, intre li iuvene mascule e le femene, lo desoniesto danzare e quelle tresche indelle quale se fayno cutale appardamienti malvasi...

[u.r. 29.03.2018]