ATTRATTO (1) agg./s.m.

0.1 actratta, atracta, atracti, atracto, atraita, atrata, atratta, atratte, atratti, atratto, attracta, attracti, attracto, attratta, attratte, attratti, attratto.

0.2 V. attrarre e lat. attractus.

0.3 Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.): 2.

0.4 In testi tosc.: Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.); Doc. prat., 1296-1305; Giordano da Pisa, Prediche, 1309 (pis.); Neri Pagliaresi, XIV sm. (sen.).

In testi sett.: Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.).

In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.).

0.6 N Il valore incerto del termine traspare anche dal suo uso in traduzioni, dove talvolta manca di riscontro preciso nel testo originale: cfr. gli ess. 2 [1], [5] e [6].

0.7 1 Immobilizzato a causa di menomazione o perdita di funzionalità di uno o più arti; storpio, paralitico. 1.1 [Rif. a una precisa parte del corpo:] paralizzato, contratto. 2 Sost. Persona storpia, paralitica, impedita nel camminare (anche zoppa).

0.8 Pär Larson 13.09.1999.

1 Immobilizzato a causa di menomazione o perdita di funzionalità di uno o più arti; storpio, paralitico.

[1] Doc. prat., 1296-1305, pag. 296.29: Rosa, ch'èe atratta, vicina de' frati di s(an)c(t)o Agustino, ebbe un quarto far(ina).

[2] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 20, pag. 97.6: la storia d'uno miracolo, il quale il Nostro Segnore Iesù Cristo fece in sanando uno ch'era stato atratto trentotto anni a una pascina d'acqua, la quale l'angelo ad alcuna stagione de l'anno turbandola, il primo che cci entrava era sanato da ogne infermitade.

[3] Legg. S. Torpè, XIII/XIV (pis.), cap. 14, pag. 67.2: un'altra donna fue ne la cappella di santo Lorenso a la Rivolta, la quale era stata XVI anni actratta di tutto 'l corpo.

[4] Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.), L. 4, cap. 9, pag. 238.21: volendo Dio la predetta Romola far migliore e più perfetta, sì la percosse di paralisia, sì che molti anni giacque attratta e paralitica e destituta di ogni uffizio delle sue membra.

[5] Legg. S. Elisab. d'Ungheria, XIV m. (tosc.), cap. 39, pag. 55.17: Fue una donna in quelle parti, ch'avea nome Geredruda, la quale essendo agravata di molte infermitadi, intanto ch'iera doventata atratta e curva...

[6] A. Pucci, Libro, 1362 (fior.), cap. 21, pag. 162.31: Tito, essendo a oste a Gerusalem, gli venne novella che Vespasiano, suo padre, era fatto imperadore di Roma: leggendo le lettere per soperchio allegrezza quasi di tutte le membra diventò atratto...

[7] Boccaccio, Decameron, c. 1370, II. 1, pag. 76.8: «Domine fallo tristo! Chi non avrebbe creduto, veggendol venire, che egli fosse stato attratto da dovero?» Queste parole udirono alcuni trivigiani, li quali incontanente il domandarono: «Come! non era costui attratto

[8] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 4, cap. 15, pag. 237.30: voglando De' la dita Romula far meglor e pu perfecta, sì la percuse de parlaxia, sì che monti agni iaxé atraita, aparaletica e abandonâ da ogni oficio de le sue menbre.

[9] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 158, pag. 378.16: «Io non voglio andare a morire; io sono vecchio, e sono attratto di gotte: li Sanminiatesi hanno fatto sì e sì al tale, e così all'altrettale; egli è meglio ch'io rifiuti».

1.1 [Rif. a una precisa parte del corpo:] paralizzato, contratto.

[1] Legg. S. Elisab. d'Ungheria, XIV m. (tosc.), cap. 28, pag. 45.17: Uno huomo del vescovado traientino, ch'avea nome Tederigo, abbiendo una mano attracta ed al tutto avea perduto il viso...

[2] Chiose falso Boccaccio, Purg., 1375 (fior.), c. 19, pag. 398.21: Per le mani monche si dé intendere per lo vizio della avarizia, il quale vizio fa tenere all'avaro le mani chiuse e atratte e monche in tenere, e mai dall'avaro tu non puoi ispicchare, se per forza tu no gliele togli.

[3] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 112, pag. 251.27: «e quel maestro di firusica del Conco, che disse sì e sì, che Dio gli dia il malanno, che sta con la bottega piena d'orci invetriati, e di torni da balestra, e tiravi su le gambe attratte, e' andò pur l'altro dì a Peretola a tagliare uno gavocciolo tra la coscia e 'l corpo...

2 Sost. Persona storpia, paralitica, impedita nel camminare (anche zoppa).

[1] Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.), cap. 20, pag. 41.8: «Quando farai convito, non apellerai li amici o' parenti o' vicini o' ricchi, perché riconvitino te poscia e rendanti vicenda; ma chiamerai li poveri o l'infermi o li ciechi o gli attratti; e sarai beato... || Cfr. Lc 14, 13: «cum facis convivium, voca pauperes, debiles, claudos, caecos. Et beatus eris».

[2] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 69.30, pag. 286: Nel settimo fui tirato, d'uno ramo desprezato: / fui battuto e descacciato; ben me fo grave a portare. / Puoi l'ottavo me tentòne: fomme fatto grann'onore: / per la gran devozione l'attratti faceva andare.

[3] Cronica fior., XIII ex., pag. 83.9: La quale acqua guariva certe malactie e etiandio i lebrosi, e gli atractistendeva e li fediti sanava.

[4] Giordano da Pisa, Prediche, 1309 (pis.), 9, pag. 78.29: Qui erano attracti, ciechi et altri infermi, così fa la cupidità ne l'anima et nel corpo.

[5] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 66.25: quando tu farai grande mangiare appella i poveri, e fieboli, e vocoli, e attratti, e zoppi, e tu sarai beato, che elli nol ti potranno rendere, e Dio lo ti renderà nella resurrezione. || Cfr. Lc 14, 13: «cum facis convivium, voca pauperes, debiles, claudos, caecos. Et beatus eris».

[6] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 85, pag. 234.30: Che direm noi, s'alcun si vantasse di leggerezza, ragguardando agli attratti? || Cfr. Sen., Epist. 85, 4: «Quid si miretur velocitatem suam Ladas ad claudos debilesque respiciens?».

[7] Ugo Panziera, Trattati, a. 1330 (tosc.occ.), 12, cap. 7, pag. 85, col. 2.2: Rendendo agli attracti l'andare: a' ciechi il vedere: a' paralitichi l'operare...

[8] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 5, cap. 54, pag. 625.20: cominciò a predicare alle turbe e a sanare gl'infermi, a liberare gl'indemoniati, a mondare i leprosi, a dirizzare gli attratti e a guarire i paraletici, e qualunque altra infermità, e a suscitare i morti...

[9] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. VIII, cap. 155, vol. 1, pag. 628.7: si cominciarono a mostrare grandi e aperti miracoli nella città di Firenze per una figura dipinta di santa Maria in uno pilastro della loggia d'Orto Sammichele, ove si vende il grano, sanando infermi, e rizzando attratti, e isgombrare imperversati visibilemente in grande quantità.

[10] Jacopo Passavanti, Specchio, c. 1355 (fior.), dist. 3, cap. 1, pag. 39.13: come si manifesta quando alluminò il cieco nato, e quando sanò quello attratto ch'era stato trentotto anni alla pescina, non lasciava però il ben fare de' miracoli...

[11] Boccaccio, Decameron, c. 1370, II. 1, pag. 75.16: Rispose Martellino: «Dicolti. Io mi contraffarò a guisa d'uno attratto, e tu dall'un lato e Stecchi dall'altro, come se io per me andar non potessi, mi verrete sostenendo...

[12] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 208.15, pag. 248: Quanti tapini hai tratti d'aspra guerra! / Chi con la gonghia e chi imbavagliato / non potean dire o far ben di sua terra. / Monchi ed atratti, sordi, zoppi ed orbi, / tutti ha<i> sanati da diversi morbi.

[13] Neri Pagliaresi, XIV sm. (sen.), pt. 3, 4.1, pag. 34: E chi doventa monco e chi attratto / e così tutte queste malattie / a voi e me potrien venir di fatto / e unde non sapremo, né qua' vie.

[u.r. 20.09.2010]