AUGURIO (1) s.m.

0.1 aghuri, aghurii, aghurij, aghurio, aghuro, agoro, agur, aguri, agùri, agurii, agurij, agurio, aguriu, agurj, aguro, aguru, aughurio, auguri, augurî, augùri, augurii, augurio, auguriu, augurj, auguro, augùro, auguru.

0.2 Lat. augurium (LEI s.v. augurium/agurium).

0.3 Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.); Cecco Angiolieri, XIII ex. (sen.); Simintendi, a. 1333 (prat.); Cavalca, Specchio de' peccati, c. 1340 (pis.).

In testi sett.: Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Auliver, XIV c. s.d. (trevis.).

In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.); Dom. Scolari (ed. Grion), 1355 (perug.).

In testi sic.: Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.); Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).

0.5 Locuz. e fras. dare augurio 4.1; prendere gli auguri 1.2; trarre gli auguri 1.2; vivere per augurio 1.3.

0.7 1 Nell'antichità, previsione fondata sull'interpretazione del volo o del canto degli uccelli o di altri fenomeni e presagi; responso reso dagli àuguri. Estens. Predizione, vaticinio. 1.1 Pratica dettata da superstizione; scongiuro. 1.2 Fras. Prendere, trarre gli auguri. 1.3 Fras. Vivere per augurio: regolarsi nelle proprie azioni in base all'interpretazione dei presagi. 2 Arte della divinazione. 3 Segnale premonitore, presagio. 3.1 Buono augurio. 3.2 Tristo augurio. 4 Desiderio, auspicio relativo ad un avvenimento futuro; espressione del proprio voto augurale. 4.1 Locuz. verb. Dare augurio: augurare (a qno che avvenga qsa).

0.8 Linda Pagnotta 10.03.2000.

1 Nell'antichità, previsione fondata sull'interpretazione del volo o del canto degli uccelli o di altri fenomeni e presagi; responso reso dagli àuguri. Estens. Predizione, vaticinio.

[1] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 4, cap. 14, pag. 237.11: In quello medesimo anno Flaminio consolo, avuto in dispregio gli aguri, che contradiciano di combattere, contra i Galli combatteo, e vinse: nella quale battaglia nove migliaia d'uomini tagliati, e diciassette migliaia ne fuoro presi.

[2] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc., L. 7, cap. 62, pag. 296.5: Cesare sacrificava un giorno: Soprona, uno prete che sapeva d'augurî, li disse sopra quello sacrifizio, che si guardasse da pericolo, chè elli non passarebbe mica li quindici giorni di marzo.

[3] Auliver, XIV c. s.d. (trevis.), 47, pag. 511: a nïent ven quel ch'in amor s'incrùcola; / no i val agur de corf né de cornigla; / quelui ha 'l mal, che trop se n'incavigla.

[4] Armannino, Fiorita (07), p. 1325 (ven.), pag. 107.5: Non è meraveia se questi ave paura perché li avea de tal pronosticaçion ferma credença, però che lo demonio li feva creder tal vanitade. Lo re Arasto non stete per quelo aguro, ch'elo fexe far molti dì de bele feste per le noçe dele fiole.

[5] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 5, vol. 1, pag. 202.21: e Ettion, sagace di quinci a drieto di vedere le cose che doveano venire; ma allora fue ingannato per falso agurio...

[6] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 4, cap. 50, pag. 177.25: Et in pir zo Deu commandau in la 'Legi antiqua' ki li Iudei 'non divissiru dare sperancza in li agùri, nin divissiru sirvare li sonni': im pirò, adunca, ki Deu li vitau, mostrausi comu se divianu vitare. Alcuni fiati li sonni sì apparinu pir grandi pensamenti ki su passati avanti, e pir tantu dichi la Scriptura…

[7] Gl Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. III (i), par. 55, pag. 151.31: Questo vocabolo è disceso dall'antico costume de' gentili, li quali nelle più lor cose seguivano gli augùri, cioè quelle significazioni che dal volato e dal garrito degli uccelli, qual buona e qual malvagia, secondo le dimostrazioni di quella facultà, scioccamente prendevano...

[8] Bibbia (03), XIV-XV (tosc.), 4 Re 17, vol. 3, pag. 542.17: 17. E consacravanli i suoi figliuoli e figliuole per fuoco; e intendeano alle divinazioni e alli augurii; e diedero loro medesimi a fare male nel cospetto di Dio, e provocarlo.

1.1 Pratica dettata da superstizione; scongiuro.

[1] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 14.76, pag. 155: Contra questo comando fam / tuti queli chi se dam / a creer neguna gazaria, / sisma, error ni erexia; / e queli chi, per arte torte, / fan divinacion ni xorte, / aguri o maleficii, / nigromancia ni aotri vitii…

[2] Fr. da Barberino, Regg., 1318-20 (tosc.), pt. 16, cap. 36.22, pag. 399: Nell' entrar della donna: / Gittar lo grano, ed altre cose fare; / Che sono aghurio, e non piacciono a dDio: / E dicon cierti, che per queste cose / Milglior ventura si seguita poi.

1.2 Fras. Prendere, trarre gli auguri.

[1] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 143.169, pag. 605: Se devinar o incantar, / aguri o [di]viniae trar, / o faocímele far faesti / o se far le consentisti, / qualche arte diabolica / contra la santa fe catoli[c]a, / ché tuti queli chi zo fam / son re' e faozi cristian; / quando tu visti crexe mar, / se lento fosti in amortar!

[2] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 8, cap. 2, pag. 544.1: Claudio Centumalo, comandato dalli aguratori che abbassasse la sua casa de l'altezza la quale avea in monte Celio, però che impedìa costoro quando prendeano gli agurii, Claudio la vendeo a Calpurnio Lanario, e non li disse quello che comandato li era dal collegio delli aguratori, da' quali Calpurnio fu constretto guastare la casa.

[3] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 1, cap. 6, pag. 14.12: Romolo salìo nel monte Palatino, e Remo salìo in Aventino, per prendere augurio della bisogna.

1.3 Fras. Vivere per augurio: regolarsi nelle proprie azioni in base all'interpretazione dei presagi.

[1] Fr. da Barberino, Doc. Am., 1314 (tosc.), pt. 1, docum. 24.140, vol. 1, pag. 321: Più non parlo qui suso, / ché varria poco; ma volgo sermone / a certa gente ch'òne / trovata viver per aguro spesso.

[2] Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 3, parr. 49-53, pag. 135.16: E questo è un vocabulo improprie asumptum, però che antiquamente li pagani vivean per augurio, idest al moto e al garito de li ucelli; e quello el qual pervenia a bon fine se dicea "bene agurato", e quelo che pervenia al mal fine se dicea "siagurato"

2 Arte della divinazione.

[1] Lancia, Eneide volg., 1316 (fior.), Libro 12, pag. 755.5: E già era presente Giapis, da Apollo molto amato, al quale egli dava le sue arti e l'agurio e la cetera e le tostane saette.

[2] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), Son. 303.2, pag. 195: Qual se clama mastro d'alcun mistero, / scïentia, auguro, vaticinio o arte, / se cum rasone, en publico o disparte, / non la sostenne, fa folle pensero: / ché non çova garire o stare ostero, / o veglare nel lume o volçer carte, / ançi convien mostrarsi a parte a parte / ço che om rasona che sia il propio vero.

[3] Gl Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 12, vol. 1, pag. 82.31: La sesta specie si chiama negromanzia, per la quale per certe incantazioni si fanno apparire li morti. La settima specie di questi maladetti indivinamenti si chiama augurio, e sta propriamente in osservare il canto, ed il volato, e li movimenti di certi uccelli.

[4] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. XII, cap. 67, vol. 3, pag. 149.33: Ritornando alquanto adietro per seguire l'ordine del tempo nel nostro trattato, all'uscita di giugno del detto anno MCCCXXXVII nacquero in Firenze VI lioncini della lionessa vecchia e delle due giovani sue figliuole. La qual cosa secondo l'agurio delli antichi pagani fu segno di grande magnificenzia della nostra città di Firenze…

[5] Gl Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 20, parr. 8-13, pag. 323.32: Per spalla augurio è divinatione secondo il moto de alcuni ucelli li quali sono deputati a questo modo de divinar; et dicitur "augurium", idest 'avium gestum'; e questo usano molto in Spagna, e ancora questo de la spalla del montone.

3 Segnale premonitore, presagio.

[1] Lancia, Eneide volg., 1316 (fior.), Libro 3, pag. 221.3: per li augurii delli dii siamo menati: incerti dove i fati ci portino e in qual terra sia conceduto di fermare, raccogliemo li uomini.

[2] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 20, proemio, pag. 359.11: chi con tramutamenti di vasi in vasi d'acqua, e di gittarvi uova, e poi secondo le figure giudicano, ed è appellata idromatica: chi osserva agurj d'uccelli bianchi, o neri; di rapina, o di pascolo; se volano, o stanno.

[3] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 1, cap. 3, vol. 1, pag. 23.1: Per la quali vista pensandu Mariu que la divina providencia li dimonstrassi chò que issi divia secutari, commu homu doctu et insignatu di li expusiciuni de li agurij, issu impetrau da una multitudini di genti li quali eranu venuti ad aiutarlu que issu lu menassiru a mari…

[4] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 3, pag. 77.2: Dà, o padre, a noi el tuo augurio, e fallo intendere alli animi nostri.

[5] Cavalca, Specchio de' peccati, c. 1340 (pis.), cap. 10, pag. 74.6: E simile sentenzia dà, e dice di quelli, li quali osservano li dì, che comunemente si chiamano egiziachi, o altre ore, o punti, o segni di sole, o di stelle, o canti d' uccelli, o altri agurj, o dare o ricevere strenne in calendi gennaio, o in altre calendi, per segno, o principio di buono fatto.

[6] Dom. Scolari (ed. Grion), 1355 (perug.), II.88, pag. 343: In quella sala apparve un'altra insegna, / che parve a tutti un grande osiel vedere / volando per la sala. Ogn'uom notava / el grande agurio che ciò anonziava.

3.1 Buono augurio.

[1] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 9, pag. 133.19: Jove fu re di Creti, il quale aparecchiandosi alla battaglia contra li Giganti, e sagrificando, una aquila li apparve; onde considerando ch'ella significava buono agurio, prese una aguglia d'oro per sua insegna, e sotto questo segno prese Ganimedes.

[2] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 5, cap. 4, vol. 2, pag. 42.10: In la decivili et hunurata capu di lu quali Leliu, con chò sia cosa que unu picu se nci avissi assitatu et lu agureri avissi dictu que si issu guardassi et conservassi ben quillu picu, bonu aguriu era per la sua casata et malu per la patria, e se issu aucidissi lu picu lu contrariu end'aviria, volta vuluta issu muçicau lu picu in conspectu di lu Senatu et aucisilu con lu so muzicu.

[3] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 1, cap. 13.4, pag. 38:Costui, per buono agurio, il pico volse / portare in arme e, vinto il suo nemico, / Vienza combattendo prese e tolse.

3.2 Tristo augurio.

[1] Lancia, Eneide volg., 1316 (fior.), Libro 5, pag. 244.7: Guardando vide risplendere con fiamme le mura della disaventurata Dido. La cagione non sae; ma li animi de li Trojani per tristo agurio rivolgono quello che potrebbe fare la furiosa femina.

[2] Simintendi, a. 1333 (tosc.), Suppl. L. 9, vol. 4, pag. 12.31: Teletusa, temente quello che colei pregava, alcuna volta indugiava i tempi, mostrandosi inferma; e spesse volte dava cagione d'avere veduti tristi agùri.

[3] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), L. 11, pag. 197.7: Et intandu una di killi virgini, cumpagnissa di Diana, cum sua bucca pronunciava tristi auguri et dichia: "La nostra Camilla vay a li crudili baptagli et nulla cosa prisi di li nostri armi.

4 Desiderio, auspicio relativo ad un avvenimento futuro; espressione del proprio voto augurale.

[1] Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.), 22.75, pag. 142: Intro per Santo Petro e per Santa Santoro / mandasti tua fameglia facenno danza e coro: / li pelegrini tutti scandalizzati fuoro, / maledicenno tuo oro e te e tuo cavalieri. / Pensavi per augurio la vita perlongare: / anno, dì né ora omo non pò sperare; / vedem per lo peccato la vita stermenare, / la morte appropinquare quann'om pensa gaudere.

[2] Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.), L. 3, pag. 339.7: Che farà il guardiano, conciosiacosa che la chiave contrafatta c' insegni per augurio che noi facciamo, e sola la porta non dea quelle vie che tu domandi?

[3] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 5, cap. 3, pag. 364.16: Venite dunque nelle nostre mani, prosperi desiderii de' padri, figliuoli propaginati nelli felici augurii, li quali fate sì che diletti avere ingenerato e piace d'ingenerare.

[4] Boccaccio, Teseida, 1339-41 (?), L. 8, ott. 99.1, pag. 529: Omè, Amor, con che agurio omai / nella camera di qual di costoro / entrerò io, se non d'etterni guai?

4.1 Locuz. verb. Dare augurio: augurare (a qno che avvenga qsa).

[1] Cecco Angiolieri, XIII ex. (sen.), 59.6, pag. 177: Non potrebb'esser, per quanto Dio fece, / che babbo spesso non mangi de l'oro, / ch'e' vive fresco e razza com'un toro / e ha degli anni ottanta o 'n quella vece: / o ver ch'egli appiccat'ha con la pece / l'anima sua, che dice: - Dàll'agoro / ch'i' faccia fuor del su' corpo dimoro, / a questi, di che partir non mi lece!

[u.r. 29.03.2018]