AURA s.f.

0.1 àore, aura, äura, aure, auree, ora, òra, ôra, òre.

0.2 Lat. aura (LEI s.v. aura).

0.3 Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.); Giordano da Pisa, Pred. Genesi, 1309 (pis.); Simintendi, a. 1333 (prat.); Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.).

In testi sett.: Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); Paolino Minorita, 1313/15 (venez.); Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.).

In testi sic.: Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.).

0.5 Locuz. e fras. fare aura 1.2.4.

0.7 1 Vento leggero, brezza. 1.1 Estens. Aria; atmosfera. 1.2 Alito, corrente (di vento). 1.3 [In contesto metaforico, nel lessico poetico].

0.8 Linda Pagnotta 23.03.2000.

1 Vento leggero, brezza.

[1] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), canz. 2.27, pag. 14: D'avril de l'òra s'ha gran[de] diletto; / poi ven lo mag[g]io: cala 'l suo afetto / e perde per la troppa soverchianza, / perché di le'è troppa [l'] abondanza.

[2] Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.), Tavola generale, pag. 41.17: Capitol de l'aura. Quest libr conten de la adorneza de l'aier, e dey oxey e de quelle colse che vola per l'aier.

[3] Gl Giordano da Pisa, Pred. Genesi, 1309 (pis.), 15, pag. 122.13: Aura è un vento che ssi leva dipo 'l meçço die, et fiatava quine in quel paradiso, et quella voce andava dipo lui per lo paradiso.

[4] Gl Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 28, 1-21, pag. 583, col. 1.12: Un'aura dolce, çoè, uno ventesello temperado in movemento, lo qual continua so moto non remittendo né no soperchiando.

[5] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 24, 142-154, pag. 513, col. 1.1: e dixe che a l'odore foe tut'a simele a quella aura che vene de maço, la quale anunzia la verdura, e aduxe cussí odore de fresche foglie e fiuri, lo quale evapor'e immuta l'aere della vertù dell'anima vegetativa, ch'è in so lavorero e adoveramento. Ambrosia si è una erba frigida, la quale, pur vegendola, resora colui che la vede; e póno li poeti che de quella erba cibano li cavalli che menano lo carro del Sole. Sí che dixe che quella aura lo resoròe.

[6] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 1, vol. 1, pag. 8.22: Sempre era primavera, e' piacevoli zefiri colle tiepide aure miticavano i fiori sanza seme nati.

[7] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 7, pag. 219.7: L'aure spirano nella notte, e la candida luna non niega il corso suo; splende il mare sotto il tremulo lume.

[8] Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.), cap. 23, par. 3, vol. 2, pag. 103.16: Et non te moveat, si lu textu di lu evangeliu dichi ki Cristu muriu circa la hura nona, et lu textu di Genesi dichi ki Deu andava poi lu mezuiornu, livata l'aura oy la boyra…

[9] Gl Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. IV (i), par. 20, pag. 174.31: Che l'aura eterna, in quanto non si muta la qualità di quella aura; ed è "aura" un soave movimento d'aere: per questa cagione non credo voglia dire il testo "aura", per ciò che alcuna soavità non ha in inferno, anzi v'è ogni moto impetuoso e noioso: e quinci credo voglia dire "aere eterno"...

[10] Antonio da Ferrara, XIV s. e t.q. (tosc.-padano), 68.159, pag. 342: S'io sia amigo d'i Vesconti, / ch'anzi che 'l sol tramonti / a trista morte ch'io mora, / ma i' ho pôra che l'ôra / se converta in tempesta...

1.1 Estens. Aria; atmosfera.

[1] Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.), L. 2, pag. 264.3: Certo, o se noi andremo per le aure dello etere presso del sole, la cera non potrà sufferire il calore…

[2] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 4.150, vol. 1, pag. 76: La sesta compagnia in due si scema: / per altra via mi mena il savio duca, / fuor de la queta, ne l'aura che trema.

[3] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 34, pag. 588.16: E a dare più chiaramente ad intendere questo centro e punto de l'universo, formeremo una così fatta figura: il circulo A sia il cielo, il circulo B sia il luogo naturale del fuoco, il circulo C sia l'aure, il circulo D sia l'acqua, il circulo E sia il globo della terra, il punto F sia centro del mondo.

[4] Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.), cap. 14, pag. 76.4: Questo Jove fecie una grande battaglia chon figliuoli de la terra, ciò furo i gighanti, e la battaglia fu in uno luogho che si chiama Flega; ne la quale battaglia, per gratia divina, dall' aure venne una grandine sì grossa con tuoni e con saiecte sopra a' decti gighanti, che tucti quasi moriro, e quegli che camparo de la battaglia fuggiro.

[5] Braccio Bracci (ed. Volpi), 1373-78 (tosc.), "O tesorier", 8, pag. 226: Pregoti per colei, per cui sí fiero / divenne Apollo, che gittò vi'el freno, / per giugner la mal'ombra venne meno, / sí ch'aura prese e fallò suo pensiero, / che 'l te piaza delle tue rime alcuna / lassar vedere a me, bench'io non degno / sia di cotale a te domanda fare.

[6] San Brendano ven., XIV, pag. 84.2: E così somientementre per lo spazio de una ora diseva al besporo; e como fo l'ôra clara, ele comenzà tute a cantar per prima, digando: Timor domini sit super nos et super timentes te; dominus, initium sapientie timor domini.

1.2 Alito, corrente (di vento).

[1] Paolino Minorita, 1313/15 (venez.), cap. 29, pag. 38.14: E per entro l'osso trapassava un'ôra de vento, lo qual toccando li nervi rendeva alguna melodia; e de là se settijà li homini a far instrumente.

1.2.1 Fig. Aura vitale.

[1] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 278.4, pag. 352: Ne l'età sua più bella et più fiorita, / quando aver suol Amor in noi più forza, / lasciando in terra la terrena scorza, / è l'aura mia vital da me partita, / et viva et bella et nuda al ciel salita: / indi mi signoreggia, indi mi sforza.

1.2.2 Fig. Indizio, sentore.

[1] Deca terza di Tito Livio, XIV (fior.), L. 9, cap. 3, pag. 384.25: A coloro essere stata la romana plebe, a coloro la gioventudine di Lazio sempre avere data maggiore e più frequente per tanti uccisi eserciti: ma la sua plebe invilire, e imbelle essere ne' campi: e per prezzo parare gli ausilii della gente Africana ad ogni aura di speranza mobile e infida.

1.2.3 Fig. Favore, credito, fama.

[1] Deca terza di Tito Livio, XIV (fior.), L. 10, cap. 45, pag. 523.2: Il cognome d'Africano primieramente o il favore militare, o l'aura popolare celebre facesse, o siccome di Felice Silla e di Magno Pompeo nella memoria de' Padri, cominciato sia dalla lusinga famigliare, poco ho trovato.

1.2.4 Locuz. verb. Fare aura: provocare una corrente d'aria fresca sventolando un apposito oggetto.

[1] Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.), L. 1, pag. 230.20: Piccole cose pigliano i leggieri animi: a molti fue utile assettare il pimaccio con lieve e adorna mano, e giovò avere fatto aura con leggiere ventola e giovò avere porti i cavati scannelli (predellette) sotto i teneri (dilicati) piedi.

[2] Arte Am. Ovid. (D), XIV pm. (ven.), L. I, pag. 483.31: Le piçole cose piia li lievi animi: a molti fo utele aver componudo un piumaçolo cum leçera man, e a molti çovà far òra ala donna cum molle flabello e aver dado scanni cavadi sotto lo tenero pè.

1.3 [In contesto metaforico, nel lessico poetico].

[1] Dante, Convivio, 1304-7, II, cap. 1, pag. 64.4: Poi che proemialmente ragionando, me ministro, è lo mio pane [nel]lo precedente trattato con sufficienza preparato, lo tempo chiama e domanda la mia nave uscir di porto; per che, dirizzato l'artimone della ragione all'òra del mio desiderio, entro in pelago con isperanza di dolce cammino e di salutevole porto e laudabile nella fine della mia cena.

[2] G. N. da Polenta, Rime, a. 1330 (ravenn.>ven.), 4.9, pag. 215: S'i' be·llo entendo quando me rasona, / e' dice che nel mezo del meo core / ha un desio, che la vostra persona / entro vel pose co le man d'Amore; / onde la luce del vostro spiandore / per quell'äura piove / pietosa più che non se monstr'altrove.

[3] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 217.6, pag. 279: Già desiai con sì giusta querela / e 'n sì fervide rime farmi udire, / ch'un foco di pietà fessi sentire / al duro cor ch'a mezza state gela; / et l'empia nube, che 'l rafredda et vela, / rompesse a l'aura del mi'ardente dire; / o fessi quell'altrui in odio venire, / che' belli, onde mi strugge, occhi mi cela.

- [Con valore proverbiale].

[4] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 239.36, pag. 303: Ridon or per le piagge herbette et fiori: / esser non pò che quella angelica alma / non senta il suon de l'amorose note. / Se nostra ria fortuna è di più forza, / lagrimando et cantando i nostri versi / et col bue zoppo andrem cacciando l'aura. || Riprende Arnaut Daniel, Ab gai so, 43-44: "Ieu sui Arnautz qu'amas l'aura / e cas la lebre ab lo bueu"; cfr. Santagata, p. 979, nota: "i nostri sforzi saranno vani, come quelli di chi caccia un essere imprendibile come l'aria servendosi di un bue, per di più zoppo, anziché di un veltro".

[u.r. 24.08.2020]