0.1 avairo, avar, avar', avara, avare, avari, avarissima, avarissime, avarissimi, avarissimo, avaro, avaru, avary.
0.2 Lat. avarus (LEI s.v. avarus).
0.3 Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.): 2.1.
0.4 In testi tosc.: Brunetto Latini, Favolello, 1260/66 (fior.); Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.); Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.); Cecco Angiolieri, XIII ex. (sen.); Folgóre, Mesi, c. 1309 (sang.); Guido da Pisa, Declaratio, a. 1328 (pis.); Simintendi, a. 1333 (prat.); Pietro dei Faitinelli, XIV pm. (lucch.).
In testi sett.: Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.); Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Salimbene, Framm.volg., 1282-88 (emil.); Disticha Catonis venez., XIII; Matteo dei Libri, XIII sm. (bologn.); Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Paolino Minorita, 1313/15 (venez.); Mussato, a. 1329 (padov.); Enselmino da Montebelluna, XIV pm. (trevis.); Codice dei Servi, XIV sm. (ferr.).
In testi mediani e merid.: St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.); Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); Armannino, Fiorita (13), p. 1325 (abruzz.); Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.); Pietro di m. Angelo, XIV m. (perug.); Stat.cass., XIV.
In testi sic.: Formula di confessione sic., XIII; Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.); Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).
0.6 N Secondo ED, s.v. avaro, all'epoca di Benvenuto da Imola, ivi cit. per l'opposizione tra avarus in capiendo (cfr. qui 1) e avarus in retinendo (cfr. qui 2) il lemma aveva ormai comunemente il signif. moderno (2). Tutti gli ess. di Sacchetti, per es., pertengono al signif. di 'eccessivamente parsimonioso'.
0.7 1 Avido, bramoso, cupido di qsa. 1.1 Assol. Avido, bramoso, cupido generalmente inteso di beni e d'onori. 1.2 Sost. 1.3 Estens. Avido (rif. a soggetti non personali o a personificazioni figurate). 2 Riluttante a spendere; gretto nell'uso del denaro; eccessivamente parsimonioso. 2.1 Sost. 2.2 Estens. Gretto, ingeneroso (con rif. extrapecunario, allargato anche a sentimenti ed affetti). [In ambito lett., detto della donna che non concede amore]. 2.3 Estens. [Con referenti non personali]. 3 Avido e taccagno (ancipite tra 1 e 2, detto spregiativamente del mercante o del contadino). Estens. Crudele, spietato. 3.1 Estens. Crudele (con soggetto non personale).
0.8 Redazione interna 10.03.1998.
1 Avido, bramoso, cupido di qsa.
[1] Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.), 86, pag. 178: Ad ogn'altro lo [[scil. questo ricco Tesoro]] nego, / ed a voi faccio priego / che lo tegnate caro, / e che ne siate avaro: / ch'i' ho visto sovente / viltenere a la gente / molto valente cose; / e pietre prezïose / son già cadute i·lloco / che son grandite poco. || Con sfumatura di senso, in questo es.; che include anche il significato del tipo 2.
[2] Petrarca, Trionfi, 1351(?)-74, T. Famae Ia.148, pag. 317: E vidi Ciro, più di sangue avaro / Che Crasso d'oro; e l'un e l'altro n'ebbe / Tanto ch'al fine a ciascun parve amaro...
1.1 Assol. Avido, bramoso, cupido generalmente inteso di beni e d'onori.
[1] Brunetto Latini, Favolello, 1260/66 (fior.), 95, pag. 281: Certo l'amico avaro, / come lo giocolaro, / mi loda grandemente / quando di me ben sente; / ma quando no· lli dono, / portami laido sòno.
[2] Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.), cap. 29, pag. 53.13: Onore desiderare è una sollicitudine d'avere piú onore che non si conviene; e avegna che questo si possa attribuire a vanagloria, sí è detto questo cotale avaro; onde si dice ne la Scrittura che Adamo fu avaro perché peccò a intendimento d'avere piú onore che no li si facea.
[3] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), Predica 50, pag. 260.20: Dice uno filosofo: «O avarissimo, tu primo che cominciasti a volere trovare l'oro, quanta fu l'avarizia tua, ch'entravi sotto terra e apressàviti al ninferno!».
[4] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 39.138, pag. 247: È questa soza marotia / semejante di diproxia [ed.: <di>] / ché l'omo avairo e coveoso / pu bevando è secceoso.
[5] Guido da Pisa, Declaratio, a. 1328 (pis.), c. 3.71, pag. 50: Partesi quinci et giugne a pigior lato / e ve' la giostra de l'avaro irsuto / che, gittando et tenendo, muta lato.
[6] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 2, vol. 1, pag. 92.17: E raccordasi che costei scoperse con la maladetta mano le cose segrete, cioè allora quando ella vide lo figliuolo di Vulcano creato sanza madre, contra' patti che le furo dati: e ch'ella sarebbe ricca per l'oro ch'ella, avara, ave domandato.
[7] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 3, cap. 14, pag. 91.34: Jn tale manera chisto Ysaac era sollicitu de guardare la povertate sua, como li avari homini so solliciti de guardare li ricchiçi...
[8] Velluti, Cronica, 1367-70 (fior.), pag. 304.19: Boccaccio, figliuolo del detto messer Ardovino [[...]] E` stato ed è molto diverso e rapace; à fatto nella giovanezza delle cose sconcie, e speso del suo: oggi è avaro, e piglia volentieri dell'altrui; presuntuoso molto, e non teme vergogna.
[9] S. Caterina, Libro div. dottr., 1378 (sen.), cap. 127, pag. 267.24: La sustanzia che tu ricevi temporale in virtù di questo Sangue, la ricevi largamente; e tu, misero avaro, non se' buono altro che per te, e come ladro e furo, degno della morte eternale, imboli quel de' povere e della santa Chiesa. || avido (Contini).
[1] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), Predica 23, pag. 121.4: E questo è quello che dice Salamone: «che l'avaro mai non si sazia, anzi quanti più n'ha, più s'accende la fame».
[2] Dante, Convivio, 1304-7, III cap. 15, pag. 247.2: In contrario anderebbe: ché, desiderando la sua perfezione, desiderrebbe la sua imperfezione; imperò che desiderrebbe sé sempre desiderare e non compiere mai suo desiderio (e in questo errore cade l'avaro maladetto, e non s'acorge che desidera sé sempre desiderare, andando dietro al numero impossibile a giugnere).
[3] Bart. da San Concordio, 1302/08 (pis.>fior.), Proemio, pag. 411.26: 1 Ora diremo noi del vizio d'avarizia; e quanto a ciò diremo tre cose. 2 La prima, che l'avarizia gravemente tormenta. 3 La seconda, che quanto l'avaro più ha, più disidera.
[4] Paolino Minorita, 1313/15 (venez.), cap. 23, pag. 27.11: E, segondo che dise Augustino, l'avaro ananti ch'elo vadagne el perde si medesmo, et ananti ch'el prenda la pecunia elo è preso da avaricia.
[5] Mussato, a. 1329 (padov.), 8, pag. 140: Gli se segnaro temendo el signore / che l'alma spana for d'ogni ben spene / e che distana çò ch'el cor distene / Con man d'avaro pò par che divore.
[6] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 190.7, pag. 246: Era sua vista sí dolce superba, / ch'i' lasciai per seguirla ogni lavoro: / come l'avaro che 'n cercar tesoro / con diletto l'affanno disacerba.
[7] Chiose falso Boccaccio, Inf., 1375 (fior.), c. 13, pag. 105.27: E dipinghonsi queste arpie pennute e con faccia di vergine angielicha, perché altri la pigli e dipinghonsi col ventre grande e piumoso, e questo è il ventre dell'avaro che mai non si enpie. Anchora si dipinghono cho' piedi artigliosi, e questo è propio nello avaro, inperò che sempre le sue mani son date a rapacità e rapina e ruberia.
1.3 Estens. Avido (rif. a soggetti non personali o a personificazioni figurate).
[1] Ceffi, Epistole eroiche, 1320/30 (fior.), ep. Penelope, pag. 4.1: Deh! or che mi giova ricordarti Pisandro, e Polibo, e Medonte crudele, e l'avarissime e rapaci mani di Eurimaco e di Alciono, e molti altri i quali per la tua assenza tu pasci delle cose acquistate col tuo sangue?
[2] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 18.63, vol. 1, pag. 303: E non pur io qui piango bolognese; / anzi n'è questo loco tanto pieno, / che tante lingue non son ora apprese / a dicer 'sipa' tra Sàvena e Reno; / e se di ciò vuoi fede o testimonio, / rècati a mente il nostro avaro seno».
[3] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 8.77, vol. 3, pag. 128: E se mio frate questo antivedesse, / l'avara povertà di Catalogna / già fuggeria, perché non li offendesse...
[4] Petrarca, Trionfi, 1351(?)-74, T. Temporis, 142, pag. 271: Tutto [Tanto] vince e ritoglie il Tempo avaro...!
[5] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 300.1, pag. 374: Quanta invidia io ti porto, avara terra, / ch'abbracci quella cui veder m'è tolto, / et mi contendi l'aria del bel volto, / dove pace trovai d'ogni mia guerra!
2 Riluttante a spendere; gretto nell'uso del denaro; eccessivamente parsimonioso.
[1] Gl Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.), L. 3, cap. 11, pag. 221.3: Et è detto avaro cului el quale ène disideroso in tenere; ma cupido è quelli ch'è disideroso in acquistare e di raunare peccunia.
[2] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), Vulgare de elymosinis, 528, pag. 257: Denanz tu fiv ai poveri lemosna e consolanza / E mo e' fag avaro, perzò ne port pesanza».
[3] Salimbene, Framm. volg., 1282-88 (emil.), 2.7, pag. 139: Cativo hom podhestà de terra, / e pover superbo ki vol guerra, / e senescalco k'intro -l desco me serra, / e villan ki fi messo a cavallo, / et homo k'è zeloso andar a ballo, / e l'intrar de testa quand'è fallo, / e avar hom ki in honor aventura, / e tutti quanti de solaço no cura.
[4] Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.), cap. 46, pag. 46.4: È un'altra sentenzia che s'appella disegnare, la quale à luogo quando il dicitore disegna a parole li reggimenti della natura d'alcuna persona, sia vanagloriosa, o invidiosa, o timida, o avara, o desiderosa, o di qualunque altra natura sia; i quali reggimenti sì come certi segni sono dati a l'uomo dalla natura.
[5] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), lett. 14, pag. 181.5: Ben meritando, è quazi ongni omo avaro, rendendo tanto o meno de quel che prende, e le più fiate è tardo; a male de mal rendendo, el piò avaro par largho...
[6] Disticha Catonis venez., XIII, L. 1, par. 29.9, pag. 50: Enpensaràs / Quel, ke fè vil, / Dever vignir caro, / Quela causa, ke sè cara, / Dever vignir vil; / En cotal mesura / Tu non seràs cognosudo / Desiros / Né avaro / A ti / Né ad algun.
[7] Formula di confessione sic., XIII, pag. 302.20: Li festi e li digiunii, chi su urdinati, no ll' agiu assirvati, ka su pijiuri e traversu kkiui ka no ssu lli sikulari, inkuetu, prijiuriu e ffaltzu, kupitu ed avaru, sentza karitat(i), sentza humilitat(i) e mmansitat(i), sentza urattzioni e puritat(i).
[8] Cecco Angiolieri, XIII ex. (sen.), 87.7, pag. 205: E' dolci pomi li paion amari, / e ciò ch'elli od'e vede li è disgrato; / per lu' ritornan li cortes'avari: / or quest'è 'l secol del pover malfato!
[9] Fr. da Barberino, Doc. Am., 1314 (tosc.), pt. 2, docum. 5.179, vol. 2, pag. 124: Non è avaro ognun che mano stringe, / né largo ognun ch'aperta borsa porta...
[10] Gl Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 16. proemio, pag. 296.15: larghezza è una virtù mezzana tra donare, cioè prodigo, e ritenere, cioè avaro.
[11] Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.), 32.2, pag. 577: Qual è colui ch' è del suo aver tenace, / lo quale avar s' appella, ben lo saie, / che a sé non pro' ne face, anz' ha sol guaie, / né de donarne altrui pónto li piace...
[12] Velluti, Cronica, 1367-70 (fior.), pag. 143.8: e a me crescendo la famiglia, fu mia mossa di venire a divisione; e dividemmoci. Dopo la quale divisa, e' si raffreddò delle spese, e diventò avarissimo; ma le brigate e l'usanze non lasciò, per le quali, essendo grande mangiatore e bevitore, si facea assai danno.
[13] Stat. cass., XIV, pag. 72.27: Et no(n) studea essere avaro, (et) no(n) p(ro)digo, idest sprecatore (et) discerpatore de la substancia de lu monasteru, s(et) tutte cose facza cu(m) mensura (et) discrecione et s(e)c(un)do lu co(m)mandamento del suo abbate.
[14] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 194, pag. 490.25: Questo Matteo fu d'una piacevole condizione; e avendo per vicino uno ricchissimo cittadino di Firenze e molto avaro, chiamato Antonio Tanaglia, e considerato tutte le sue condizioni che erano di pruova a volersi serbare il suo, e non lo partecipare né con lui né con alcun altro, pensatosi una notte, ebbe trovato...
- [Prov.].
[15] Garzo, Proverbi, XIII sm. (fior.), 23, pag. 297: 4. Avaro per ricchezza / non sa far larghezza.
[1] Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.), 317, pag. 611: Molto poc ama Deu lo empio e l'avar; / la lemosena certo no se vol oblidar: / sença quela nug omo no se porà salvar...
[2] Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.), L. 2, cap. 45, pag. 147.12: Unde disse un filosofo: che la peccunia è tormento all'avaro, et al largo è honore, et humicidio al traditore.
[3] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. II, dist. 8, cap. 23, pag. 248.16: E per più variazione farà operazione d'amore sopra l'avaro e farallo deventare largo, e econtra; e lo vile farà deventare ardito e prod'omo, e econtra...
[4] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), lett. 9, pag. 118.7: Esso [è] che rende ai ciechi vizo, ai sordi audito, e ffa parlare li muti; crudeli fa pietosi, avari larghi, dizordinati retti e matti saggi, gustato e savorato in mente bene.
[5] Folgóre, Mesi, c. 1309 (sang.), 3.7, pag. 407: E di feb[b]raio vi dono bella caccia / di cerbi, cavrïuoli e di cinghiari, / corte gonnelle con grossi calzari, / e compagnia che vi diletti e piaccia; / can da guinzagli e segugi da traccia, / e le borse fornite di danari, / ad onta degli scarsi e degli avari, / o chi di questo vi dà briga e 'mpaccia...
[6] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 6.13: Avarizia mette l'uomo fuori di compagnia, che l'avaro non vuole nè se, nè sue cose accomunare coll'altrui, e perciò tali genti non hanno nè parte nè arte nel santo paternostro...
[7] Pietro di m. Angelo, XIV m. (perug.), 11, pag. 44: E possedesse[m] d'or de chi a Empoli; / [êl]la cità de fiorin gisse un raio: / dicer gli avar' :«Con estaio dar ne pò!»
[8] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, Accessus par. 51, pag. 12.10: sentendo per costui la qualità dell'avaro, il quale, per non diminuire l'acquistato, non ardisce toccarne e così in cose assai patisce disagio, potendosene adagiare.
- [Prov.].
[9] Garzo, Proverbi, XIII sm. (fior.), 112, pag. 300: Dur'è 'l becco a mugnere / e l'avaro a ugnere.
2.2 Estens. Gretto, ingeneroso (con rif. extrapecunario, allargato anche a sentimenti ed affetti). [In ambito lett., detto della donna che non concede amore].
[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), Disputatio rose cum viola, 48, pag. 78: Tu e' avara e stregia, dura e no pïatosa. / Tu nass e he bregadha pur entre spin ponzente, / Dond l'om, quand el t'acoie, se ponz vilanamente;
[2] Fr. da Barberino, Doc. Am., 1314 (tosc.), pt. 7, docum. 9.81, vol. 3, pag. 128: Ritorno al fornimento / e tutto aprestamento. / Quinale porta et ternale, / senale e quadernale, / manti, prodani et poggia, / poppesi et orcipoggia, / scandagli et orce e funi / e canipi comuni, / di che non sia avaro / ché fanno gran riparo...
[3] Boccaccio, Teseida, 1339-41 (?), L. 7, ott. 126.4, pag. 494: E' non saprebbe, posto che volesse, / tornare indietro, bella donna e cara, / cosa che la tua bocca li chiedesse; / dunque non m'esser de' tuoi prieghi avara, / alli qua' domandar, se io potesse, / sanza fallo verria; ma tu che rara / savia tra l'altre se', conoscer puoi / ciò ch'i' domando, tacend'io, se vuoi.
[4] Enselmino da Montebelluna, XIV pm. (trevis.), 712, pag. 46: Ma io te priego, o dolze fiol charo, / se spirito de vita in ti se tiene, / non eser de parlarme tanto avaro.
[5] Boccaccio, Decameron, c. 1370, proemio, pag. 4.35: Adunque, acciò che in parte per me s'amendi il peccato della fortuna, la quale dove meno era di forza, sì come noi nelle dilicate donne veggiamo, quivi più avara fu di sostegno, in soccorso e rifugio di quelle che amano...
[6] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 58.3, pag. 80: La guancia che fu già piangendo stancha / riposate su l'un, signor mio caro, / et siate ormai di voi stesso piú avaro / a quel crudel che' suoi seguaci imbiancha.
[7] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 358.5, pag. 441: et Quei che del suo sangue non fu avaro, / che col pe' ruppe le tartaree porte, / col Suo morir par che mi riconforte. / Dunque vien', Morte: il tuo venir m'è caro.
[8] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 11, terz. 81, vol. 1, pag. 131: Se tutto vuo' veder disteso, e chiaro, / leggi nel dir di Giovanni Villani, / che fu cortese, dov'io sono avaro.
[9] Paolo da Certaldo, XIV sm. (tosc.), cap. 249, pag. 147.12: Non essere avaro né pigro in fare che tu abbi santà, anzi vi metti ciò che puoi fare, e amici e parenti.
[10] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 248.44, pag. 295: Virgo de le vergini preclara, / a me non essere avara, / fammi teco piagnere. / Fa' ch'io porti in Cristo morte / de la sua passion la sorte / e le piaghe raccogliere; / da le piaghe esser<e> piagato, / da la Croce inebriato, / ne l'amore del Filio / infiamato.
2.3 Estens. [Con referenti non personali].
[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De scriptura rubra, 324, pag. 144: Pos ti que debio far? Lo viver m'è descaro, / In suspirar e in planze no è 'l me' cor avaro.
[2] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 35.10, pag. 124: Si om poveretto ioietta te dona, / la mente sta prona a darglie 'l tuo core: / con gran desio de lui se rasciona, / con vile zona te lega d'amore; / el gran Segnore da te è pelegrino, / fatt'ha 'l camino per te molto amaro: / o core avaro, starai più endurato?
[3] Boccaccio, Filostrato, 1335-36 (?), pt. 3, ott. 48.5, pag. 95.13: Criseida gli rispose sospirando, mentre che stretto nelle braccia il tene: - Anima mia, io udii, ragionando già è assai, s'i' mi ricordo bene, ch'Amore è uno spirto avaro, e quando alcuna cosa prende, sì la tene serrata forte e stretta con gli artigli, ch'a liberarla invan si dan consigli.
[4] Bernardo medico, 1386-a. 1397 (fior.), [1386] 134b.15, pag. 276: Non è <i>l saver possessione avara / che per piú dar di sé mai non rincara.
[5] Paolo da Certaldo, XIV sm. (tosc.), cap. 247, pag. 146.3: Uno de' segnali da vedere se la femina t'ama, il maggiore si è che la femina ti dia de' suoi danari e de le sue care cose, però ch'ell'è di natura avara: e s'ella esce di sua natura, sì n'esce per due cagioni, o per trarre maggiore cosa e più danari da te, o per amore che ti porta.
3 Avido e taccagno (ancipite tra 1 e 2, detto spregiativamente del mercante o del contadino). Estens. Crudele, spietato.
[1] St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.), pag. 330.19: E lo predecto Iuliano fo lecterato homo e de molta scientia, fo de miccina statura, fo studioso, fo avaro.
[2] St. de Troia e de Roma Laur., 1252/58 (rom.), pag. 291.23: Et poi Vitellius, nato de lo nobile Lutio Vitellio et era stato tre volte consolo, recipeo la sinioria et regnao viij mesi, lo quale fo superbo e crudele e avaro e omiciaro.
[3] Matteo dei Libri, XIII sm. (bologn.), 61, pag. 170.7: In ben servar iustitia, non esser avaro, non guardar odio né amore, fugir luxuria...
[4] Armannino, Fiorita (13), p. 1325 (abruzz.), pag. 24.15: Da lo destro et da lo senestro de questa via stano iniostri infra sé partiti; in primo sono li malvasi avary li qualy simonia àne facta con usura.
[5] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 7, cap. 6, vol. 2, pag. 133.22: Ma eu cryiu que zò fu factu per la providencia di li dei que et lu acattatur et lu vendituri end'appi quillu fini lu quali avia ameritatu l'unu et l'altru. Ca lu avaru vendituri et consuntu di fami non li fu licitu di usari la preda di li soy suzuri...
[6] Pietro dei Faitinelli, XIV pm. (lucch.), 11.6, pag. 431: - Muoiano i guelfi! fòr fòr, mariuola! / muoia re Berta, quell'avar treccone!-
[7] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 50.18, pag. 67: Come 'l sol volge le 'nfiammate rote / per dar luogo a la notte, onde discende / dagli altissimi monti maggior l'ombra, / l'avaro zappador l'arme riprende, / et con parole et con alpestri note / ogni gravezza del suo petto sgombra; / et poi la mensa ingombra / di povere vivande...
[8] Arrighetto (ed. Battaglia), XIV (tosc.), L. II, pag. 228.29: cavaliere usa i cavalli, il pescatore l'acque, [...]; il villano lavora la terra; l'avaro mercatante annovera i danari...
[9] Codice dei Servi, XIV sm. (ferr.), 3, pag. 220.31: Avaro sì è quello che cura de l'avere del mondo tropo solicitamente, oltra necessitae; et è tanta la soa avaricia ch'el g'è quasi pena a fare una piçola 'lemosena tal fiada...
3.1 Estens. Crudele (con soggetto non personale).
[1] A. Pucci, Libro, 1362 (fior.), cap. 15, pag. 118.1: «Perché laceri il misero ch'è qui sotterrato? Fuggi le terre crudeli, fuggi l'avara contrada! Io sono il tuo consorto Polidoro, per avarizia morto».
[u.r. 30.03.2018]