AVÈRTERE (1) v.

0.1 aversi, averso, avertente, avertere; f: averse.

0.2 Lat. avertere (LEI s.v. avertere).

0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 1.

0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321; Cavalca, Atti Apostoli, a. 1342 (pis.).

0.6 N Doc. esaustiva.

0.7 1 Volgere altrove (sguardi, pensieri, sentimenti da qno); distogliere qno (da un'ideale).

0.8 Rossella Mosti 01.02.2000.

1 Volgere altrove (sguardi, pensieri, sentimenti da qno); distogliere qno (da un'ideale).

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 33.78, vol. 3, pag. 551: Io credo, per l'acume ch'io soffersi / del vivo raggio, ch'i' sarei smarrito, / se li occhi miei da lui fossero aversi.

[2] Cavalca, Atti Apostoli, a. 1342 (pis.), cap. 17, pag. 96.15: Questi, cioè Paolo Proconsolo, chiamando a se Paolo e Barnaba, disiderava d'udire la loro dottrina; ma contastava loro Elimas Mago, procurando d'avertere lo detto Proconsolo dalla fede.

[3] f Cavalca, Frutti della lingua, a. 1342: La V. Maria averse l'ira di Dio da noi. || TB s.v. avertere.

[u.r. 30.03.2018]